Quattro passi sul tratturo

In Abruzzo, sul Tratturo Regio, per una facile passeggiata fra natura e storia adatta a tutte le stagioni dell’anno

Indice dell'itinerario

La montagna esercita un fascino magnetico sugli appassionati di escursioni: sarà per le sue pieghe, per l’orografia complessa, per le ampie vedute a fil di cresta e le valli remote dove sembra di essere fuori dal mondo. E poi c’è tutto quel territorio d’interregno costituito dalle pendici di queste montagne, terre non alte e non basse dove gli uomini sono passati e si sono insediati, hanno vissuto e combattuto. Lande che scontano i disagi della montagna – freddo, spopolamento, comunicazioni difficili – senza goderne i vantaggi in termini di visibilità e frequentazione. Andiamo allora alla scoperta di quella fascia pedemontana dove transitava il Tratturo Regio, l’antica via di transumanza che dalle falde del Gran Sasso conduceva greggi e pastori ai pascoli del Tavoliere.

Gran Sasso
Gran Sasso

Dagli 802 metri di Prata d’Ansidonia un sole radioso riscalda i nostri passi in una campagna serrata nell’inverno. In breve l’agile carrareccia raggiunge l’altopiano dove sorge quello che rimane delle possenti mura di Peltuinum, la città romana che sorvegliava i traffici su questa parte del tratturo, che qui coincide con il tracciato della Via Claudia Nova.

Peltuinum
Peltuinum

Ci aggiriamo nel silenzio del vento fra gli antichi bastioni, il teatro e il tempio di Apollo, circondati dalle vette innevate dell’Ocre, del Sirente, del Gran Sasso e della Majella, in una scenografia di meraviglia che include anche la lontana Rocca Calascio.

Peltuinum Monte d'Ocre
Peltuinum Monte d’Ocre

Tussio

Un’agevole combinazione di strade vicinali ci conduce ora al deserto borgo di Tussio, dove un nordafricano solitario innaffia le sparute piante della chiesa, ancora imprigionata nelle impalcature post terremoto. Per i deserti vicoli, nell’odore caldo dei camini, due cani ci abbaiano dietro e poi si fanno accarezzare.

Tussio, San Martino
Tussio, San Martino

Mentre il Corno Grande del Gran Sasso si affaccia dalle creste, c’incamminiamo sulla sterrata che aggira in una piacevole pineta il versante settentrionale di Monte Buscito e ai 1.070 metri del valico appare la torre del Castello di Bominaco.

Castello di Bominaco
Castello di Bominaco

Bominaco

Lungo il cammino incontriamo Chiara e Dora che – guarda un po’ il caso – sono le custodi delle due magnifiche chiese del borgo. La storia religiosa abruzzese abbonda infatti di costruzioni medievali, sorte in luoghi allora quasi inaccessibili ma adatti alla difesa da possibili aggressioni e idonei alla vita monastica dell’ora et labora.

Bominaco, Santa Maria Assunta
Bominaco, Santa Maria Assunta

Fra queste le due mistiche chiese di Bominaco, due veri e propri gioielli di architettura religiosa: Santa Maria Assunta, in uno splendido e spoglio romanico abruzzese, realizzata con i resti di preesistenti edifici romani; l’Oratorio di San Pellegrino, forse commissionato da Carlo Magno e interamente affrescato con temi della vita di Cristo, della passione di San Pellegrino, episodi dell’Antico e Nuovo Testamento e un calendario liturgico ad uso della comunità monastica.

Bominaco, Oratorio San Pellegrino
Bominaco, Oratorio San Pellegrino

Salutiamo Chiara e Dora e raggiungiamo il vicino castello affacciato sulla piana di Navelli: davanti, alta e bianca, risplende la Majella, dirimpetto il Gran Sasso e alle nostre spalle il dolomitico versante nord del Sirente.

Castello Camponeschi
Castello Camponeschi

È tempo di riprendere il cammino su una tiepida carrareccia fra radure selvagge che ci riconduce a Tussio e quindi all’arroccato borgo murato di Castello Camponeschi, da dove manca poco per rientrare a Prata d’Ansidonia con il sole di nuovo radente. 

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