Quando Robin Hood chiama

A tre ore di marcia da Londra, le East Midlands sono un'ottima introduzione alla scoperta del territorio britannico: celebrate da letterati e artisti per la bellezza del paesaggio, ricche di motivi d'interesse storico e naturalistico, punteggiate da splendide residenze nobiliari e da maestose cattedrali che dominano su villaggi e città, con un patrimonio di leggende che vedono il bandito gentiluomo fra i protagonisti più celebri. Un'Inghilterra pleinair con attività all'aria aperta per tutti i gusti e più d'una possibilità di sostare al di fuori dei campeggi.

Indice dell'itinerario

A chi ha in mente i panorami delle Alpi o degli Appennini la parola peak, picco, sembra un po’ esagerata per descrivere i 600 metri di altezza delle colline che formano il Peak District National Park; così come, se parliamo della Sherwood Forest, ci riferiamo al bosco più famoso d’Inghilterra dimenticando tutto quell’insieme di campagna coltivata e pascoli di proprietà della Corona che ne fanno parte. Eppure le East Midlands, le “terre di mezzo” dell’isola britannica affacciate sulla costa orientale del Mare del Nord, racchiudono alcuni dei paesaggi naturali più emozionanti di tutta la Gran Bretagna: brughiere coperte da infinite distese di erica i cui piccoli fiori compongono un manto di velluto lilla, falesie scoscese di rocce dalla tonalità purpurea, grotte ricche di laghi sotterranei e minerali preziosi, boschi che conservano alcune delle querce più antiche dell’isola, addirittura millenarie. E poi una serie di castelli tra i più sfarzosi del regno britannico, accoglienti cittadine, solenni abbazie in cui riposano le spoglie di nobili e cavalieri. Uno scenario senza eguali, che nei secoli ha ispirato romanzieri, poeti, artisti dell’immagine: la scrittrice Jane Austen era solita dire che non c’è regione più elegante in tutta l’Inghilterra. La dolce e bizzarra luce del nord ritaglia cartoline sempre mutevoli sull’orizzonte della campagna. Un lungo raggio di sole penetra fra le nuvole illuminando un albero ormai secco che svetta in un mare ondeggiante di arbusti, mentre il vento spazza via un temporale che si era addensato in uno scuro angolo di cielo. Uno scoiattolo appare e scompare con mosse giocose tra i rami di un faggio, goccioline di rugiada incastonate fra le corna di un cervo brillano come minuscoli gioielli. Non ci sorprenderà scoprire che chi abita queste lande pittoresche le considera la vera essenza dello spirito inglese, perché qui tutto è traditional English. Per i piccoli borghi delle colline è un onore accogliere le fiere del bestiame dove i cani da pastore, comandati solo dal fischio del loro padrone, fanno a gara per spingere nei recinti buffe pecore dal vello incredibilmente ricciuto. I parchi di ville e residenze nobili rivaleggiano in competizioni floreali dove lo stile nazionale si esprime in tutta la sua originalità: lasciati in un sapiente e rigoglioso disordine ben lontano dalle rigorose geometrie dei giardini all’italiana, dipingono la primavera e la breve estate nordica con un arcobaleno di colori che accendono il grigio delle giornate piovose, al cospetto delle statue muschiose di mitiche creature nascoste tra labirinti di piante esotiche, cascatelle, piccoli capanni di caccia. E i centri urbani non sono da meno, anch’essi impeccabilmente inglesi e deliziosamente casual: si tratti di una tipica abitazione a graticcio con le mura sbilenche o della torre imponente di un’abbazia sormontata da guglie finemente intarsiate, l’architettura pare voler prendere in giro la forza di gravità. E il pleinair? Ancora una sorpresa delle migliori, perché questa è una delle poche zone dell’Inghilterra in cui è possibile uscire dai campeggi (peraltro numerosi e molto ben organizzati) dedicandosi a un po’ di abitar viaggiando vecchio stile, come vedremo più volte nel corso dell’itinerario.

Tappa per tappa
Duecentosettanta chilometri di rapida marcia da Londra ci portano verso Sheffield e il Peak District National Park, l’unica grande area protetta della regione. Il parco si rivela subito un ambiente ideale per le attività all’aria aperta: ce lo conferma la graziosa cittadina di Bakewell, un piccolo paradiso dell’outdoor con numerosi negozietti in cui è possibile acquistare a prezzi vantaggiosi attrezzature per lo sport e le escursioni, mentre gli appassionati di giardinaggio potranno sbizzarrirsi negli empori che schierano utensili d’ogni genere. Qui si svolge uno dei più antichi mercati della zona, la cui prima citazione risalirebbe addirittura al XIII secolo; il lunedì mattina ce n’è un altro dedicato agli animali di fattoria, mentre l’ultimo sabato del mese è riservato ai produttori locali tra cui – effetto di un’avanzata politica di integrazione – non mancano indiani che coltivano grano biologico per le chapati e italiani che propongono formaggio, olive e mozzarella. Altro motivo di vanto per Bakewell sono i forni in cui acquistare il traditional pudding, una tortina dolce di pasta sfoglia, e la peak pie, sorta di calzone ripieno di carne e uovo, perfetto per darsi la carica prima di una lunga escursione. Durante il giorno si può usufruire di un parcheggio a pagamento presso l’Agricultural Business Centre, dove si svolge la fiera del bestiame, ma la sosta è gratuita se vi fermate sul prato. A pochi chilometri, ben indicata sulla A619 per Chesterfield, si trova la Chatsworth House and Garden: una delle dimore più belle d’Inghilterra, di proprietà del duca del Devonshire, con un giardino di oltre 40 ettari. La splendida villa-museo sfoggia interni in legno intarsiato, arazzi e dipinti che portano la firma di maestri dell’arte mondiale come Tintoretto e Rembrandt, mentre fra le sculture si ammira l’incredibile Vestale velata del Canova, che toglie il fiato per la delicatezza e la trasparenza dell’impalpabile tessuto che copre il viso; di inestimabile valore due coppe giganti in Blue John Stone, un minerale ormai quasi introvabile dalle splendide sfumature multicolori, diffuso proprio nel Peak District. Chi lo desidera può scegliere anche il solo ingresso ai giardini per visitare la grande tenuta con piante secolari, piccoli salti d’acqua e labirinti di siepi, mentre i bambini hanno a disposizione un parco avventura. Il parcheggio di Chatsworth House è a pagamento, ma i cartelli accolgono i camper con un benvenuto che scalda il cuore e fa dimenticare il sovrapprezzo: con il beneplacito della famiglia ducale, potete aprire la veranda e tirare fuori il tavolino. Tornati verso Bakewell con la A6 proseguiamo in direzione ovest fino a Buxton, la città principale del Peak District: oltre al bel centro georgiano, meritano una visita il quartiere universitario e i Pavillon Garden (dove troverete un parcheggio a pagamento). Lungo la strada si incontra il caratteristico villaggio di Ashford-in-the-Water nel quale si dovrà cercare un parcheggio estemporaneo dietro la parte vecchia del paese, ma la sosta vale senz’altro la pena poiché qui si trova un antico ponte adibito al lavaggio delle pecore: gli allevatori sfruttavano le acque del fiume Wye che facevano attraversare dalle greggi prima della tosatura. Continuando sulla A6 verso nord in direzione di Stockport, dopo una decina di chilometri si svolta sulla A623 per Peak Forest. Poco dopo questa località si giunge a un incrocio dove, prendendo a destra, si arriva a Tideswell, un sereno villaggio con un’imponente cattedrale fra le più belle del distretto. Se invece si gira a sinistra, passando attraverso Bradwell e Brough, si giunge a Castleton. Lungo tutto il percorso su queste e altre secondarie troverete buoni parcheggi gratuiti al limitare del bosco o dei ruscelli, dove è possibile anche pernottare. Castleton è il cuore del parco nel senso letterale del termine, perché qui si concentrano le grotte che costituiscono uno dei motivi di attrazione dell’area protetta. I posteggi al centro del paese e presso le rovine del Peverill Castle sono a pagamento e solo diurni, come quelli delle prime cavità che si incontrano sulla strada principale del centro abitato: la Peak Cavern e l’affascinante Speedwell Cavern, con 105 scalini in discesa e un laghetto percorso da un battello. La Treak Cliff Cavern è invece una vecchia miniera, più modesta rispetto alle altre grotte ma praticamente l’unica in cui si può vedere il Blue John Stone. Il parcheggio sotto l’ingresso non è molto ampio, ma è gratuito e permette di lasciare il v.r. anche per una passeggiata a piedi sull’Odin Mine Path, il sentiero per il Mam Tor, un torrione di pietra rossa molto famoso tra gli arrampicatori. Oltre la Speedwell Cavern, una rotabile a corsia unica (che richiede un certo impegno a chi conduce un mezzo voluminoso) passa attraverso un canyon fino alla cima delle colline; a destra, seguendo per Blue John e Chesnut Cavern e svoltando su una curva molto stretta per Edale, un itinerario ad anello incredibilmente panoramico riporta a Castleton. Salendo ancora verso nord si raggiunge il lago artificiale del Derwent Reservoir, un sito con numerosi parcheggi immersi nella brughiera e ideali anche per la notte. Ridiscesi sulla A625 verso Hathersage e usciti dal Peak District, si superano le colline agricole e la zona densamente abitata di Chesterfield mediante la A632 e la A616 per Ollerton. E’ qui che si entra nella Sherwood Forest, una vasta area che va ben oltre i confini del celeberrimo rifugio di Robin Hood. Il centro visitatori (da non confondere con il Centre Forest, che è un villaggio turistico) è indicato lungo la strada: vi troverete una ricostruzione del villaggio in cui il “principe dei ladri” viveva con i suoi compagni e l’inizio del sentiero per la Major Oak, probabilmente la quercia più vecchia di tutta l’Inghilterra, forse la stessa su cui riposava il bandito gentiluomo e dove oggi si possono ammirare le evoluzioni di decine di scoiattoli grigi. Il parcheggio vicino al centro visitate chiude alle 17, ma quello gratuito per gli autobus, poco prima, può essere un’ottima base di pernottamento. Su una strada minore, lo Sherwood Forest Pines Centre offre bici a noleggio con itinerari di ogni livello, anche per bambini, e un percorso di tree climbing. A pochi chilometri da Ollerton si trovano anche le rovine di Rufford Abbey, un’antica abbazia cistercense completata da una villa padronale di epoca successiva e da un bel chiostro con alberi di limone, visitabile gratuitamente e con un bel parcheggio libero. Gli appassionati di storie e leggende vorranno certamente proseguire per Nottingham, ma la città si rivela poco adatta alla visita con il camper: i parcheggi sono tutti coperti e di altezza insufficiente, le attrattive non facili da raggiungere e un po’ deludenti per chi è in cerca di notizie su Robin Hood. Molto più interessanti la Newstead Abbey sulla A60 tra Mansfield e Nottingham nei pressi di Ravenshead, e la residenza di Wollaton Hall, subito all’esterno della circonvallazione di Nottingham, entrambe con parcheggio a pagamento. Nei dintorni, lungo la valle del Trent, Southwell è un tranquillo borgo con le tipiche casette di mattoni rossi o a graticcio su cui svetta il Minster, duomo del XII secolo con splendidi intagli in pietra che hanno meritato un nome tutto loro, Leaves of Southwell. Un parcheggio gratuito si trova proprio di fronte alla chiesa, un altro nella non lontana piazza del mercato, dove è possibile pernottare. Prendendo la A617 si raggiunge Newark-on-Trent, ancora una piacevole cittadina con edifici in mattoni e varie chiuse lungo il fiume, che si aprono per consentire il passaggio delle tante imbarcazioni fra le quali non mancano le houseboat, sempre più popolari su questi ampi corsi d’acqua dall’andamento tranquillo. Lungo la strada non si potrà fare a meno di notare Kelham Hall, magnifico edificio vittoriano oggi sede distrettuale, anche qui con un bel posteggio gratuito circondato dalla campagna. Ci aspetta l’ultima tappa, forse la più rappresentativa delle East Midlands, oltre che una meta di grande significato per la storia di tutta l’Inghilterra: a Lincoln, infatti, è conservata una delle quattro copie originarie della Magna Charta, la dichiarazione firmata nel 1215 con cui, fra le varie clausole, il re Giovanni Senzaterra riconosceva una serie di diritti ai baroni, accettava di essere soggetto alla legge come tutti i cittadini e demandava a un parlamento la ratifica di nuove tasse. La città mostra l’atmosfera di un luogo dalla dinamica vita culturale: gli amanti della mondanità e dell’arte moderna non perdano la passeggiata lungo il fiume (Riverside), sapientemente illuminata di sera, con opere di street art, e la zona universitaria sui laghi. Da quest’ultima partono gli autobus walk&ride, mentre in tutto il centro sono ben indicati numerosi coach park, parcheggi per autobus ideali anche per la sosta in camper. All’epoca dei Normanni, Lincoln era la terza città del regno per importanza e ricchezza: la costruzione del suo castello, con panoramiche fortificazioni tuttora ben conservate, ebbe inizio già nel 1068 per volere di Guglielmo il Conquistatore. Per farsi un’idea della storia locale si possono inoltre visitare il museo della vita della contea con figuranti in costume, l’Ellis Mill, un mulino a vento che ricorda i tempi di una dominazione olandese, e una singolare collezione espositiva di trattori e treni a vapore.
Nel nucleo antico ritroviamo le case in legno e pietra intonacata, sovrastate dall’inconfondibile profilo della cattedrale con le due alte torri gotiche a coronare la facciata e un terzo torrione che si leva al di sopra del transetto. Nel chiostro, che conserva una suggestione medioevale, sono state girate alcune scene del film tratto dal celebre romanzo di Dan Brown Il Codice da Vinci. Per la visita della chiesa decidiamo di aggregarci a un tour guidato; puntualissimo, si presenta all’appuntamento un anziano signore con bombetta, orologio da taschino e ombrello sotto il braccio. Mister Gray, oggi in pensione, dimostra il suo senso civico e l’amore per la sua città offrendosi come volontario per accompagnare i turisti. Il suo accento inglese è irresistibile, il suo humour sottile e venato di garbata ironia, la sua premura nel raccontare la storia della Magna Charta o nel tradurci i termini meno comprensibili sarà l’ultimo dei molti regali di questa gentile Inghilterra delle East Midlands.

Testo di Federica Botta
Foto di Alessandro de Rossi

PleinAir 442 – Maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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