Principato alpino

Sulle grandi rotte dell'Europa centrale, il Liechtenstein è un condensato di Medioevo renano, solida economia, arte contemporanea e paesaggi montani: 160 chilometri quadrati di relax fra castelli, banche, musei e alpeggi.

Indice dell'itinerario

Nel gioco delle capitali d’Europa, per mettervi in difficoltà, vi chiedono sempre quelle degli stati più piccoli: «E il Liechtenstein?». Qui anche molti campioni cadono, come quando chiedete loro di indicare i confini del minuscolo Principato. Si fatica persino a scrivere il nome correttamente: alcuni per esempio si confondono con Roy Lichtenstein, l’artista americano della pop art, e lo scrivono senza una e.
Resta il fatto che pochi pensano a questo stato come a una possibile destinazione turistica. Eppure, se nei vostri viaggi attraverso l’Europa centrale seguite il corso alpino del Reno, tra Svizzera e Austria potete fare una passeggiata da queste parti – in senso letterale, visto che si può scegliere fra oltre 400 chilometri di sentieri – oppure andare a zonzo tra musei, castelli e alpeggi.

La piccola capitale
Varcando il confine svizzero sul fiume (sulla A13 dopo Trübbach) il primo paese che incontriamo è Balzers con i suoi due castelli isolati sulle rispettive alture, circondati da vigneti e molto scenografici. Come è facile immaginare non ci si è neanche accorti di attraversare il confine, tanto più che non cambiano né la moneta, che è sempre il franco svizzero, né la lingua, il tedesco.
Dopo pochi chilometri si avvista il castello di Vaduz, che emerge dai boschi a mezza costa sulla montagna che domina la cittadina. L’impatto con il paese (gli abitanti sono appena 5.000) è straniante per chi si aspetta di visitare una capitale europea: le dimensioni del Principato sono davvero ridotte e tutti gli edifici più importanti si trovano nel giro di poche centinaia di metri. Avvicinandoci al nucleo storico non possiamo fare a meno di notare la Rothaus, ovvero la casa rossa, tipico esempio di abitazione medioevale con frontone a gradoni; poi ci dirigiamo verso la cattedrale di Sankt Florin, accanto alla quale si trovano le sedi istituzionali e i tre principali musei. Colpisce soprattutto il Parlamento, un palazzo appena costruito e inaugurato da pochi mesi, dove si riuniscono i 25 deputati. L’attenzione alle nuove tendenze dell’architettura è testimoniata anche dalla vicina banca centrale, un edificio bianco a forma di stella, e dall’università, che ha sede in una ex fabbrica tessile: il tetto di legno a capriate e gli orologi che un tempo scandivano il lavoro degli operai oggi sono lì per gli studenti che arrivano dai più vari paesi del mondo per studiare le materie finanziarie e, per l’appunto, l’architettura. L’unica aggiunta alla struttura originaria è un lungo parallelepipedo di acciaio e cristallo che ospita la mensa e la biblioteca. Nei pressi della facoltà si trova il museo dello sci, con una documentazione completa della storia di questa disciplina sportiva in Europa e le attrezzature di grandi campioni del passato come Toni Sailer e Hanni Wenzel. L’inconfondibile cubo di granito nero del Kunstmuseum Liechtenstein ospita invece una collezione permanente di arte moderna e contemporanea, nonché mostre di opere provenienti dalle immense proprietà del principe. L’offerta culturale è elevata anche al vicino Landesmuseum, il museo nazionale, con sale dedicate alla storia e all’archeologia locale e interessanti rassegne tematiche. Al momento della nostra visita ce n’erano due: una sulla biodiversità, sorprendentemente ricca in un paese così piccolo, e una sulla polizia in occasione del suo centenario. Abbiamo così scoperto che l’intero organico delle forze dell’ordine è composto da 100 uomini, mentre il corpo militare è stato abolito nel 1868. Un carcere lo avranno? «Sì, ma ospita solo i colpevoli di reati minori, per i grandi criminali ci appoggiamo alle prigioni svizzere» ci spiega la nostra guida.
D’altronde qui l’ordine regna sovrano, e ci si domanda come riempiano le pagine i due quotidiani locali oltre a rendere conto della festa nazionale, il 15 agosto, quando il principe apre a tutti i sudditi i giardini del castello trecentesco, normalmente chiuso al pubblico perché vi risiede la famiglia reale. Nelle cantine di corte è possibile degustare e acquistare vini provenienti da vigneti del principe, in particolare chardonnay e pinot nero.
I vecchi collezionisti di francobolli, per i quali un esemplare del Liechtenstein era una felice rarità come quelli delle Isole Tuamotu o dello Zambia, ricorderanno il volto di una principessa o l’immagine di un castello e si saranno chiesti se si trattasse di una fiaba o di un paese reale. Certo è che la passione filatelica qui è forte e si fa la fila all’ufficio del turismo per avere un annullo speciale, che si può apporre anche sul passaporto. Per gli appassionati c’è ovviamente un museo del francobollo; chi invece vuole seguire le orme di Gina, la principessa ritratta sulle affrancature, dovrà lasciare Vaduz per le vicine montagne.


A spasso con Gina

La contessa Georgina von Wilczek, scomparsa nel 1989, amava tanto camminare che le è stato dedicato un sentiero, quello stesso che percorreva al tramonto per godere dei grandiosi panorami alpini. Oggi una seggiovia aperta tutto l’anno, che parte dai 1.600 metri di Malbun, consente di risparmiare 400 metri di dislivello e iniziare a camminare a quota 2.000, arrivando ai 2.359 metri della vetta dell’Augstenberg per poi scendere lentamente verso il rifugio Pfälzerhütte e quindi scegliere se dirigersi a valle verso l’Austria oppure rientrare a Malbun, tra lingue di ghiaccio che ancora non si è sciolto e splendide fioriture di genziane, ranuncoli e nontiscordardimé (ma guai a cogliere i fiori, sono tutti protetti e la multa è salata). Anche il birdwatcher non rimarrà deluso, perché è facile avvistare qualche aquila o i più comuni gracchi alpini; senza contare le numerose tane di marmotte e i fischi con cui segnalano, allarmate, la presenza degli escursionisti. Con un buon binocolo potremo scorgere i camosci, che in estate hanno i piccoli al seguito e cercano refrigerio sui versanti in ombra, dove è rimasta qualche lingua di ghiaccio.
Malbun è dunque una buona base per escursioni a piedi o in mountain bike, anche se per queste ultime occorre un certo allenamento, mentre esistono passeggiate adatte a tutti, come il Panoramaweg che porta anche all’Alp Pradamee, una malga dove si possono assaggiare yogurt, burro e un formaggio d’alpeggio simile alla fontina valdostana. Non è detto che si incontreranno tutte le 590 mucche che danno il latte per questi eccellenti prodotti, ma certo si sentiranno i loro campanacci a tutte le ore del giorno, mentre di notte l’unico disturbo sarà il fragore del torrente. Un altro sentiero che parte dalla Friedenskapelle, una suggestiva chiesetta di montagna, è indicato anche per i bambini, tanto più che ad intervalli regolari si trovano pannelli illustrati con brani del testo di una fiaba: l’unico inconveniente è che per sapere come va a finire bisogna completare l’escursione, e non è possibile barare!


Un regno con le ali
Chi ama i rapaci prenderà probabilmente in considerazione l’ipotesi di trattenersi un paio di giorni a Malbun. Norman Vögeli, chef e gestore di un albergo in paese, è anche un noto e appassionato falconiere che organizza escursioni in compagnia dei maestosi pennuti, nel corso delle quali ognuno partecipa direttamente alle attività di addestramento. Si impara presto a richiamare l’attenzione del falco con un pezzetto di carne e a godere dei voli dell’uccello che ci seguirà fedelmente per l’intera escursione. «Ho venti specie diverse di rapaci e ogni volta che li mostro spiego ai turisti anche un po’ della loro etologia. E’ un mestiere impegnativo, anche perché ti chiamano continuamente per diverse emergenze. Se un contadino si ritrova con il campo di grano assalito dai corvi o se ha le vigne affollate di tordi, mi chiama perché faccia una visita insieme ad uno dei miei “assistenti”, e in pochi giorni la situazione torna alla normalità» spiega sorridendo Norman.
Esaurite le curiosità ornitologiche, scendiamo a valle percorrendo una deviazione panoramica lungo l’antico tracciato della strada, più affascinante ma praticabile solo in automobile o con v.r. di dimensioni molto compatte, sia per le pendenze del 24% che per la presenza di una galleria molto stretta. In breve si arriva a Triesenberg, un paese walser. Di questa popolazione germanica rimangono pochi insediamenti tra Svizzera, Austria e Italia; qui l’antica cultura non si è conservata al meglio, ma meritano una visita sia la chiesa che il Walser Heimatmuseum, con la ricostruzione fedele di una cucina di un tempo e alcuni oggetti in uso nei secoli scorsi. In una sala sono esposte anche sculture che un valente artista ha ricavato da radici di alberi, mentre il filmato, anche in italiano, offre una buona panoramica sulle tradizioni locali.
Ancora immersi nelle fantasticherie di un tempo passato, ripercorriamo le brevi strade di questo ordinato paese di castelli, di banche e di mucche, e quando attraversiamo il Reno per tornare in Svizzera ci sorprendiamo di non aver trovato sulla via la scarpetta (o magari la scarpa da trekking!) di qualche principessa. .

Testo e foto di Gabriele Salari


PleinAir 442 – Maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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