Primo mare

Dopo il mare d'autunno e il mare d'inverno ecco il mare di primavera: ancora un invito di PleinAir a cogliere le insospettate quanto ignorate bellezze del fuoristagione. Mettiamo in moto i nostri veicoli e andiamo a scegliere il nostro angolo di beatitudine...

Indice dell'itinerario

Parco del Conero
Da Numana la cosiddetta Strada del Monte si arrampica sulle pendici occidentali del Conero e lì rimane a mezza costa fino ad Ancona. Il mare praticamente non lo si vede più, tranne che negli spettacolari slarghi sopra Portonovo. Per raggiungerlo, lasciando la macchina in alto, ci sono vari stradelli (vedi PleinAir n. 287); accanirsi a scendere d’estate è autentica follia. Da Numana e Sirolo due stradine asfaltate, strette e a tornanti raggiungono le rispettive calette denominate Numana Alta e Spiaggia Urbani. I parcheggi in basso sono inutilizzabili: quello di Sirolo, a pagamento e vietato ai camper, si riempie in un attimo; lo spiazzo di Numana Alta è minuscolo. Ma fuori stagione non c’è nessuno, e ci si può piazzare in una tiepida sera di aprile, maggio, giugno proprio in faccia alla spiaggia. Quanto a Portonovo (la meta più ambita di tutto il comprensorio) a essere pazienti si riesce a trovare un posto (gratuito e senza divieti) nella piazza in cui termina la discesa, e addirittura in agosto: ma poi? La spiaggia raggiunge densità umane incredibili: quando di domenica le macchine vengono fatte parcheggiare in alto, la folla del primo bus navetta è sufficiente a mettere in fuga chi dal mare si aspetta ben altro.
Portonovo dista da Ancona, dove abitiamo, solo 12 km. Quindi piuttosto che rovinarci la serata con la ricerca del parcheggio perduto andiamo a pernottare presso uno dei laghetti salmastri, preferibilmente quello di destra, dove la strada finisce contro il cancello della romanica chiesetta di Santa Maria. Nella tarda primavera ci svegliano gli uccelli che costruiscono i loro nidi; i divieti si riferiscono all’alta stagione. Al mattino, oltre che della spiaggia lì davanti si può godere (se è la domenica giusta) di una visita guidata e gratuita alla splendida chiesetta romanica. Quando poi siamo in giro e fa bel tempo, la tentazione di arrivare per pranzo al bivio di Portonovo è fortissima. Stavolta non c’è bisogno di scendere in basso: a seconda dello spiazzo scelto, la dinette con vista sarà orientata sull’arco di costa del Trave o sulla famosa antica frana che ha dato origine alla spiaggia più ambita del Conero.
Proprio in cima al Conero possiamo toglierci un’altra soddisfazione. Tornando indietro verso Sirolo si incontra l’unica strada che si arrampica per tornanti, ampia e asfaltata fino all’ex convento oggi albergo-ristorante. Non ci sono apparenti motivi per una limitazione del traffico, ma il divieto per i camper, posto all’imbocco della salita, vige tutto l’anno, festivi e prefestivi. Se siete in un “ponte” di primavera andate a sfidare i divieti su e giù per la strada e pernottate là in alto; o perché no, cenate al ristorante giusto per dimostrare quanti clienti potenziali vanno persi per l’ottusità di certi amministratori!

Bocca d’Ombrone
Quando un parco arriva fino al mare la spiaggia dovrebbe essere automaticamente protetta dalle mire degli umani, e invece non è sempre così. Troppi interessi coinvolge la balneazione, e un compromesso è sempre nell’aria, persino a latitudini impensabili per noi mediterranei. Così nella rigorosa Olanda dove in prossimità dei litorali è proibito praticamente tutto (a cominciare dalla sosta libera dei camper). Il National park De Kennemeer Duinen (di cui abbiamo parlato nel supplemento a PleinAir n. 252/253 “Europa in camper più bici”) consente, fra dune ingabbiate nel filo spinato, alberelli promossi a monumento nazionale, piste ciclabili e sentieri pedonali, l’ingresso alle auto laddove si debba raggiungere una spiaggia. Peggio ancora a Lacanau Plage, a due passi da Bordeaux. Anche qui dune ingabbiate, divieti, e poi’ casermoni in piena regola in faccia al mare. Sorprende dunque trovare un esempio positivo proprio nella vituperata Italia.
Uccellina, Bocca d’Ombrone, Spergolaia, Trappola: nomi che da sempre ci hanno affascinato. Bisognava dunque andare a vedere. Il Parco della Maremma è troppo importante per non essere stato trattato da tutte le riviste di turismo: compreso la nostra (n. 304). In marzo siamo andati a pernottare d’istinto davanti alla biglietteria del Parco, ad Alberese. Poi al mattino ci siamo spostati alla Bocca d’Ombrone.
Lasciato il mezzo all’ombra ci siamo incamminati per il segnalato sentiero che porta all’Ombrone.
Il richiamo con certi angoli della Camargue, dove il Rodano sfocia in mare (e non arrivano i turisti, come sulla diga di St.-Marie-de-la-Mer) è inevitabile: anche qui stagni e resti di una salina, uccelli di palude, e persino un torello nero. Non ci saranno i famosi cavalli bianchi, in compenso il paesaggio è trafitto dalle imponenti corna dei buoi maremmani. Ma quello che più ci ha colpito è stata la spiaggia, dove l’Ombrone ha scaricato tronchi e rami a formare cataste e isolate sculture.

PleinAir 309 – aprile 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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