Primavera tra i calcari

Valloni scoscesi traforati da abitazioni e chiese rupestri, floride colline punteggiate da candidi paesi, una collezione di mete che da sole fanno due voci nella lista del patrimonio dell'umanità: da Matera all'Adriatico, una facile proposta in camper da sperimentare subito.

Indice dell'itinerario

Nel nostro Meridione il termine murgia, dall’origine alquanto incerta, indica ambienti che almeno in apparenza non hanno nulla in comune se non la natura carsica, che tuttavia genera morfologie territoriali assai differenti inserite in paesaggi che possono variare sensibilmente anche nel raggio di poche decine di chilometri. In Puglia, verso l’Adriatico, troviamo le Murge dei Trulli caratterizzate da colline verdeggianti e dai noti e incantevoli “paesi bianchi”, oltre all’enorme richiamo delle grotte di Castellana; procedendo verso occidente fino a penetrare nel territorio lucano si presentano invece aride pianure solcate dai grandiosi canyon, le gravine, che a loro volta presentano aspetti assai vari: alcune sono riarse e inospitali, altre invece più verdeggianti e forate da un’infinità di grotte (senza contare le chiese e gli antichi insediamenti rupestri), altre ancora ricoperte da una lussureggiante foresta.
Oltre alle impareggiabili presenze monumentali e paesaggistiche, si tratta di un ambiente che ha la singolare caratteristica di essere turisticamente fruibile tutto l’anno, escludendo la piena stagione estiva quando il caldo rende problematica una visita non occasionale. Il nostro itinerario – ideale per chi vuole farsi una prima idea di questo comprensorio e delle sue molteplici opportunità – si snoda da Matera fino a Ostuni, attraversando l’area più ricca e spettacolare da ovest a est, e può essere praticato ad esempio nelle settimane tra l’inverno e la primavera; oltretutto si fa sempre tappa in località animate e vivaci che, anche nelle corte giornate dei mesi freddi, riservano buone occasioni per trascorrere la serata en plein air.

Matera e i Sassi
Nel dopoguerra l’allora presidente del Consiglio De Gasperi, visitata Matera, definì i Sassi una vergogna nazionale. Cinquant’anni dopo l’Unesco ha dichiarato quegli stessi quartieri patrimonio dell’umanità. Basterebbe questo per capire quanta strada sia stata percorsa da allora, non solo sul piano dello sviluppo economico ma anche su quello culturale della sensibilità verso le proprie tradizioni e i valori ambientali. E i Sassi di Matera non sono che il più evidente e spettacolare dei tanti insediamenti situati sulle pendici delle gravine che solcano le pianure della Basilicata.
Giunti in città, le indicazioni guidano con facilità il camperista verso il parcheggio del Castello Tramontano (l’edificio è incompiuto e non visitabile) a due passi dal centro cittadino, dall’area pedonale e dalle celeberrime case ipogee. Fino a poco tempo fa la visita ai Sassi e in particolare alle chiese rupestri era organizzata un po’ alla buona, ma in anni recenti la promozione è stata affidata alla società SIC, facilitando così la fruizione: basta recarsi in Piazzetta Pascoli, dove ha appunto inizio il giro delle chiese, e alla prima di esse acquistare il biglietto cumulativo per visitarle tutte o solamente le più importanti, ottenendo nel contempo carta e guida (ognuno potrà comunque documentarsi in anticipo e procurarsi facilmente in libreria uno degli innumerevoli titoli turistici dedicati a Matera).
I Sassi sono in effetti i due quartieri antichi che si sviluppano sul versante occidentale della gravina materana. Il Caveoso contiene il maggior numero di chiese, di cui quattro splendidamente restaurate e visitabili (da non mancare Santa Lucia alle Malve e il Convicinio di Sant’Antonio), ma è meno curato nella parte edilizia tradizionale; il Barisano annovera invece una sola struttura rupestre, quella di San Pietro Barisano, ma presenta un più attento recupero edile complessivo. Molti ovviamente i punti panoramici; lungo il percorso si trova anche la casa-grotta di Vico Solitario, abitata fino a pochi decenni fa e testimone della vita assai dura di un tempo. Il circuito porta inoltre ad attraversare spontaneamente il centro storico con la bella Piazza Vittorio Veneto e il suo ipogeo, oltre ad altre chiese di pregevole fattura.

Il Parco della Murgia Materana
Con questo nome è chiamato un complesso di gravine e valloni situato tra Matera e Montescaglioso che, oltre alla bellezza paesaggistica, offre la possibilità di compiere due escursioni notevoli e originali: prima di effettuarle consigliamo però di recarsi all’Azienda di Promozione Turistica di Matera e di munirsi appunto della carta del Parco della Murgia Materana. Questo perché i toponimi che citeremo – e che sono quelli che la gente utilizza quando fornisce indicazioni a voce – non sono riportati sulle carte di uso comune e neppure sulla segnaletica stradale, ma solo su questa mappa.
Quella di Cristo la Selva è l’escursione che più facilmente può essere effettuata senza guida. Andando verso Montescaglioso, poco prima del Parco dei Monaci si incontra la Masseria Passarelli. Un viottolo liberamente accessibile sulla sinistra attraversa un uliveto e immette sul percorso di una vecchia ferrovia. Superato un ponte, subito sulla destra si trova un viottolo sbarrato da una catena, superabile a piedi, che immette su un sentiero facilmente riconoscibile il quale corre sopra un vallone detto della Femmina. Arrivando in breve a un cippo sormontato da una croce di ferro, cercate di portarvi sul ciglio del burrone finché troverete alcune scalinate scavate nella roccia che conducono alla chiesa rupestre, ma soprattutto ad altri edifici altamente suggestivi sulle pareti a picco. Un’altra scalinata nella roccia vi riporterà sulla via del ritorno.
Per la seconda escursione, quella verso Sant’Eustacchio, è consigliabile essere accompagnati da una guida (rivolgersi alla citata SIC). Occorre portarsi fin sotto Montescaglioso, prendere la strada per Ginosa e giungere al termine della gravina di Matera. Qui, uno sterrato di circa un chilometro conduce al Casino Irene, un’antica costruzione abitata tra l’altro da una gentile signorina, guida del parco. Attraverso percorsi variabili a seconda delle stagioni, si giunge sul ciglio del vallone della Loe che si supera facilmente mediante le usuali scale nella roccia; poi si continua sul ciglio della gravina materana e attraverso altre scalinate si scende sulla parete del burrone, lungo un sentiero di cengia che immette in una serie di strutture rupestri culminanti in questa bellissima chiesa dipinta, in parte franata. Lungo il percorso si incontrano numerose altre chiese con l’ingresso generalmente coperto dalla vegetazione, introvabili in mancanza di un accompagnatore esperto e senza il quale sfuggirebbero all’osservazione anche interessanti testimonianze della vita delle popolazioni primitive: in particolare i sistemi di raccolta e trasporto dell’acqua e le buche in cui venivano piantati i pali di legno che sostenevano le case.
Sempre vicino alla gravina di Matera si trova, arroccato in cima a un colle, il paese di Montescaglioso, veramente notevole per il suo centro storico ricco di scorci suggestivi e piacevolmente omogeneo nel classico stile architettonico che mescola tratti caratteristici di Puglia e di Lucania. Tra i monumenti spicca per la sua bellezza l’abbazia di San Michele, da poco restaurata e finalmente visitabile.

L’area delle gravine
Tutto il territorio di confine tra le due regioni del nostro itinerario è solcato da canyon che offrono strepitose occasioni paesaggistiche. Sceglieremo il meglio dirigendoci verso oriente e seguendo, appena entrati in Puglia, le indicazioni per l’Oasi della Gravina di Laterza, che conducono fuori dall’abitato presso un ponte che supera il burrone offrendo una bella vista sul centro storico, fatto di casette bianche che si stagliano sul ciglio della gola. Qui si diparte un sentiero naturalistico lungo circa un chilometro – ben segnalato ma davvero mal tenuto – che scende sul fondo della gravina, mostrandone alcuni aspetti di particolare pregio. Ma non è questo il punto più interessante: proseguendo si arriva infatti all’oasi gestita dalla LIPU, che si propone anzitutto di tutelare l’avifauna (in particolare i rapaci, tra cui il raro avvoltoio capovaccaio la cui presenza è sempre incerta) e che ha attrezzato e ottimamente mantenuto una magnifica rete di sentieri panoramici, estesa per svariati chilometri e apprezzabile al meglio soprattutto verso le ore del tramonto. Nei pressi del piccolo edificio in cui ha sede la direzione dell’oasi si trovano facili posizioni per sostare in piena tranquillità e nella natura, mentre a pochi metri di distanza hanno inizio i sentieri: il numero 1 porta subito a un godibilissimo punto panoramico, il 2 conduce a una grande caverna e, volendo, in fondo alla gola, il 3 è un facile e stupendo tracciato che corre in pianura lungo il ciglio del baratro, offrendo le maggiori suggestioni con meno fatica. Dopo quest’immersione nella gravina si potrà fare ritorno al ponte di Laterza e, lasciato il camper, passeggiare piacevolmente nelle viuzze tra le case bianche del centro storico.Procediamo ora in direzione di Palagianello incontrando, lungo il breve tragitto, anche la gravina di Castellaneta (che però non presenta interessi particolari né alcuna proposta di fruizione). Giungendo da sud, prima ancora di entrare in paese si trovano le segnalazioni per il parco naturale attrezzato: si tratta di un’ottima realizzazione tesa a rendere accessibile lo splendido ambiente scavato dal fiume Lenne, che nel settembre del 2003 ha peraltro provocato immani disastri a causa di una terribile alluvione. Anche in questo caso la gravina si presenta bellissima – pur con caratteristiche sostanzialmnete diverse da quella di Laterza – per le numerose cavità e per la rigogliosa e superba pineta che la avvolge: il parco si sviluppa sul versante occidentale, opposto al paese, al quale è unito da un sentiero attrezzato che scende sul fondo e risale dall’altra parte. I percorsi partono dal centro visite, cioè un punto di ristoro con bar, tavoli e due fontane gestito da un giovane che si occupa anche dell’area di sosta situata all’ingresso del parco; i sentieri che corrono in alto penetrano nella pineta, offrono belle viste panoramiche e conducono a chiese e ad altre strutture rupestri. Rivolgendovi al gestore del bar potrete avere ottimi consigli e magari anche una guida che vi conduca ai punti più belli, difficili da trovare andando a tentoni dato che sul greto del fiume si avanza con difficoltà e bisogna conoscere bene i percorsi e la meta.
Con Matera, Laterza e Palagianello, in tema di gravine si è senz’altro visto il meglio: ma vale la pena dedicare un po’ di attenzione anche a Massafra, tappa successiva del nostro percorso verso l’Adriatico. Entrati nell’abitato, non resta che seguire i segnali per il santuario di Santa Maria delle Scale, immerso nella gravina e circondato da chiese e altre strutture rupestri in un punto di rara bellezza (con comodo parcheggio) all’uscita dell’abitato: prima però occorre passare per il ben segnalato ufficio turistico, dato che l’edificio è accessibile solo a richiesta. Un altro punto molto suggestivo della gravina, caratterizzato da un’infinità di ex abitazioni rupestri in corso di restauro, si trova all’ingresso del centro storico.

L’area dei trulli e delle grotte
Passiamo ora a una Murgia del tutto diversa, meno selvaggia e più ridente, in gran parte costituita dalla cosiddetta valle dei trulli: un ambiente collinare con grandi spazi verdi coltivati a oliveto, vigneto, frutteto e scanditi da fattorie, case coloniche, villette, alberghi, agriturismi tutti realizzati nella classica architettura a trullo. Qui uno dei fili conduttori della visita è senz’altro l’enogastronomia: da non mancare infatti la ricerca degli ottimi vini locali che vanno dal corposo Primitivo all’ottimo bianco di Locorotondo, dal leggero Cisternino rosso a una gamma assai varia e pregevole di altri nettari che include anche alcuni rosati di rara personalità (il tutto a prezzi impensabili lontano da qui, praticamente un quarto di ciò che si paga in un qualsiasi supermercato delle nostre città).
A coronare il quadro, la presenza di alcuni paesi gioiello dei quali il più aristocratico – e anche il più popolato, con quasi 50.000 abitanti – è Martina Franca. Il centro storico si sviluppa attorno ad alcune belle piazze, tra cui spicca quella del duomo, e comprende diversi palazzi nobili; la moderna periferia si è estesa ai margini del centro storico anziché circondarlo, il che rende agevole la fruizione anche ai v.r. Inoltre qui, come in quasi tutte le altre località che andremo a toccare, quasi ovunque sono indicati appositi parcheggi per camper, in posizione sempre ottimale per la visita.
Pochi chilometri ci separano da Locorotondo, il cui compatto tessuto urbano spiega immediatamente il nome. Nella parte antica, priva di monumenti di spicco ma assai gradevole anche perché quasi impenetrabile al traffico, case e stradine tutte bianche culminano in un piccolo giardino panoramico.
Alberobello è un altro dei luoghi premiati dal titolo di patrimonio dell’umanità: e una visita alla “capitale del trulli” vale sempre la pena, ricordando di trovarsi nel cuore di una delle maggiori attrazioni turistiche d’Italia. Il quartiere delle antiche abitazioni – con la suggestiva chiesa posta alla sommità – è una vera meraviglia, tenuto in condizioni davvero ammirevoli: non ci si stancherebbe mai di girare per le viuzze e di fotografare tutto, approfittando anche della presenza di numerosi punti panoramici e degli inviti che provengono dagli stessi abitanti. A facilitare la sosta, la confortevole area per camper situata in un bel boschetto di ulivi al confine con il quartiere stesso.
Una breve deviazione verso sud-est porta all’abbagliante veduta della candida Ostuni, ancora una meta apprezzatissima dai turisti e un centro storico che offre innumerevoli scorci e prospettive alla passeggiata e alla macchina fotografica (mentre poco a sud delle vicine spiagge della marina si trovano soste da sogno, in piena natura e direttamente sul mare).
Da qui non resterebbe che andare a riprendere la via del rientro, ma non si può perdere l’ultima e spettacolare tappa che ritorna nel sottosuolo, questa volta scegliendo uno dei più preziosi complessi naturalistici ipogei d’Europa. Le Grotte di Castellana sono un’autentica meraviglia, sempre meglio presentata al pubblico e con annessa struttura di sosta. Consigliamo il giro completo, che comprende anche l’escursione nella Grotta Bianca: il primo impatto, a dire il vero, non è entusiasmante, ma la caratteristica di questo sistema (che si estende per una lunghezza di 2 chilometri) è di andare in crescendo, con concrezioni che si fanno sempre più fitte, più articolate e più bianche man mano che si procede, fino all’intatta e travolgente bellezza della camera finale. E parrà quasi di ritrovare in un luogo solo, come in una sorta di specchio magico, i colori, le forme e le suggestioni di questa facile, splendida Murgia.

PleinAir 392 – marzo 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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