Prima di Colombo

Messico, Guatemala, Honduras e Belize con l'auto a noleggio: un itinerario appassionante fra storia e cultura delle popolazioni precolombiane, toccando antichi insediamenti e siti archeologici fra i più spettacolari del mondo e avvicinandosi alle espressioni più autentiche della cultura mesoamericana.

Indice dell'itinerario

Quando si arriva in una metropoli come Città del Messico, uno degli agglomerati urbani più estesi del pianeta con i suoi 20 e più milioni di abitanti, non si sa mai da dove iniziare la visita. Per fortuna l’hotel che abbiamo prenotato si trova nel quartiere dello Zocalo, da cui si accede comodamente al centro storico di quest’immensa città che sorge a 2.300 metri di quota nella parte centro-meridionale del paese.
La piazza dello Zocalo, la seconda al mondo per estensione, ospita i principali edifici pubblici della capitale. Al centro campeggia un’enorme bandiera messicana che viene ammainata tutti i giorni alle 18 per essere conservata al Palacio Nacional in stile coloniale, situato sul lato orientale, che ospita il presidente in carica. All’interno dell’edificio le mura del cortile sono quasi interamente affrescate dai murales di Diego Rivera, iniziati nel 1929 e rimasti incompleti: un ciclo pittorico di incredibile potenza espressiva, che narra la storia di questo territorio dal leggendario arrivo di Quetzalcoatl (il serpente piumato, una delle divinità più enigmatiche) fino alla rivoluzione del 1910. La parte centrale degli affreschi illustra con grande realismo la sottomissione ai conquistadores spagnoli, le malvagità e i soprusi commessi verso il popolo soggiogato.
Il lato nord dello Zocalo è occupato in buona parte dalla Catedral Metropolitana affiancata dal Sagrario, palazzo arcivescovile del XVIII secolo: entrambe le costruzioni sono state rimaneggiate varie volte, e il risultato attuale è un compendio di tutta l’arte coloniale messicana. Meritevoli di un’accurata visita sarebbero molti altri palazzi e chiese di Città del Messico, ma noi siamo spinti soprattutto dal desiderio di conoscere le culture mesoamericane, in particolare i Maya, e perciò il nostro tour non può che proseguire presso il Museo Nacional de Antropología. Assolutamente eccezionale per la quantità e qualità dei reperti (anche se le spiegazioni sono solo in spagnolo), espone fra l’altro notevoli e accurate ricostruzioni in scala delle più antiche e importanti città.
Continuiamo il nostro viaggio indietro nel tempo a Teotihuacán, la città degli dèi, che si trova una cinquantina di chilometri a nord di Città del Messico. Quello che oggi è il maggior sito archeologico dell’America precolombiana (sono tuttora controverse le teorie su quale etnia lo abbia fondato) raggiunse il massimo splendore fra il VI e l’VIII secolo, come ricordano le spettacolari vestigia situate lungo la grande Via Sacra o Viale dei Morti. Qui si ergono le più grandi piramidi riportate alla luce nel continente americano: quella del Sole, alta 65 metri, e quella della Luna, che raggiunge i 45. Il complesso include numerosi templi e piramidi di dimensioni inferiori, una delle quali dedicata a Quetzalcoatl.

Le terre della rivolta
Ritirata l’auto e percorsi circa 250 chilometri giungiamo a Oaxaca, capitale dello stato omonimo ma ben diversa nelle proporzioni rispetto a Città del Messico, contando solo 200.000 abitanti. Nel perfetto accostamento di magnificenza coloniale e cultura nativa assolutamente da non perdere è la chiesa di Santo Domingo, raffigurato al centro della facciata barocca affiancata da due torri sormontate da cupole rivestite di azulejos, mentre l’interno – al pari di quasi tutte le chiese messicane – trabocca di stucchi dorati da togliere il fiato. Singolare il contrasto di tanto splendore con l’atmosfera popolare dei mercatini, specchio fedele della vita locale, dove si vendono anche specialità della cucina indigena come le locuste fritte.
Adiacente alla città è il sito archeologico del Monte Albán, fulcro del territorio abitato dagli Zapotechi. Quest’antica civiltà, che aveva una propria scrittura e notevoli conoscenze matematiche, spianò la cima di una montagna per creare un importante centro cerimoniale, ancora in buona parte visibile. Intorno a una vasta piazza sono collocati imponenti edifici, alcuni di funzione ancora incerta, ma il ritrovamento più importante consiste nella cosiddetta Tomba 7, tornata alla luce nel 1932, in cui erano stivati oltre 500 suppellettili e oggetti – molti dei quali in oro e argento – fondamentali per lo studio e la conoscenza delle usanze e delle pratiche religiose zapoteche. Tutti i reperti sono custoditi nel museo regionale di Oaxaca.
Tappa obbligata verso sud-est è Santa María del Tule, dove si può ammirare una meraviglia della natura: un albero vecchio di ben due millenni che misura 45 metri d’altezza e addirittura 60 di circonferenza, uno dei più antichi e maestosi del mondo. Ritroviamo l’archeologia a Mitla, altro importante insediamento degli Zapotechi con un centro cerimoniale caratterizzato dagli elementi decorativi che abbelliscono le pareti, con grandi pannelli ornati da mosaici geometrici che si mescolano a intricati arabeschi di pietra.
Una lunga marcia di quasi 500 chilometri è necessaria per arrivare alla prossima destinazione: San Cristóbal de las Casas, nello stato del Chiapas, a 2.100 metri d’altitudine. Questa cittadina coloniale, fondata nel 1528 con il nome di Ciudad Real, prese la denominazione attuale nel 1700 in onore di un vescovo che molto si adoperò per migliorare le condizioni di vita degli indios. A metà degli anni ’90 è stata il simbolo della rivolta zapatista contro il governo centrale, per rivendicare giustizia dei soprusi a cui erano sottoposti i nativi. San Cristóbal è il centro di un vasto territorio di produzione del cacao, che i Maya coltivavano già molto tempo prima dell’arrivo degli europei impiegando schiavi nelle piantagioni. Chiese e palazzi sono di grande interesse storico e culturale; la popolazione che vive di turismo è come sempre molto attenta e ospitale, ma al di fuori dei normali circuiti ricordate che gli indios spesso non gradiscono essere fotografati ed è quindi buona norma chiedere sempre il permesso.
Arriviamo così a Chamula, abitata dalla popolazione autoctona degli Tzotzil. Davvero incredibile la chiesetta di San Juan (all’ingresso un guardiano, con cortese fermezza, si fa consegnare le macchine fotografiche) con il buio interno rischiarato da migliaia di candele, mentre il pavimento è completamente ricoperto da aghi di pino verdi. Non ci sono sedie né panche, e i fedeli pregano inginocchiati intorno al santo prescelto intonando nenie incomprensibili, poi si alzano lasciando offerte che normalmente consistono in pugni di riso avvolti in foglie, uova e galline sacrificate al momento. Siamo di fronte a un concentrato di animismo, feticismo e idolatria, di cui la religione cattolica è solo il contenitore: in questo villaggio sperduto fra le montagne si respira ancora l’atmosfera del tempo dei Maya prima che fossero costretti alla conversione.

Teste di pietra
Prossima sosta presso uno dei siti storici più importanti e meglio conservati: Palenque, la cui vastissima zona archeologica è solo in parte aperta al pubblico, ma una visita accurata può richiedere anche un giorno intero. Appena varcato l’ingresso si scorge la piramide del Tempio de los Inscripciones, così chiamato per i tre pannelli situati nella parte posteriore dell’edificio che riportano una lunga scritta in caratteri maya; nel 1952 al suo interno è stata ritrovata la tomba del re Pakal, che ora si trova nel museo di Città del Messico. La salita all’edificio sacro non sempre è consentita ma, quando possibile, il panorama circostante la rende unica.
Centocinquanta chilometri di strade secondarie, a rischio di allagamento nella stagione delle piogge, ci separano da Bonampak che abbiamo deciso di visitare soprattutto per il Tempio de las Pinturas, che contiene alcuni murales estremamente rari. E’ composto da tre ambienti con ingressi autonomi e affreschi nella parte alta delle pareti e sul soffitto, e quasi tutte le scene raffigurate mostrano sacrifici o sofferenze umane non solo dei nemici sconfitti, ma anche degli stessi abitanti e perfino dei sovrani: per raggiungere il contatto con il divino, infatti, il re e la regina dovevano sottoporsi a dolorose fustigazioni.
Da Bonampak attraversiamo in motobarca il Rio Usumacinta, che segna il confine con il Guatemala, e andiamo a visitare le rovine di Yaxchilán. Anche questa città raggiunse il massimo splendore fra il VII e l’VIII secolo sotto il re Scudo Giaguaro, come attestano numerosi geroglifici. Non è restaurata e sono state soltanto riportate alla luce le strutture più complete; l’assenza di turisti e la natura incontaminata rendono la visione dalla cima dell’edificio 41, un’alta e quasi integra piramide, uno dei momenti più emozionanti della visita.
E’ l’ora di risalire verso nord fino a Villahermosa e al parco museo La Venta, nello stato del Tabasco che fu originariamente abitato dagli Olmechi. Anche questo popolo edificò templi e piramidi all’apice della prosperità, ma oggi è famoso in particolare per le cinque enormi teste scolpite in basalto custodite nel parco: la più grande pesa 24 tonnellate e raffigura guerrieri con curiosi tratti somatici africani.
Un altro trasferimento di quasi 350 chilometri ci porta alla Reserva de la Biosfera de Calakmul, che protegge la più estesa foresta pluviale del Messico nella quale si trovano alcuni dei più noti insediamenti maya, che però non rientrano nei normali itinerari turistici essendo privi di confortevoli strutture di soggiorno. Il sito di Calakmul, iscritto dall’Unesco fra i patrimoni dell’umanità, è composto da rovine completamente immerse in una rigogliosa vegetazione, e numerose stele si possono ancora osservare nei luoghi dove furono innalzate tra il X e l’XI secolo. La salita alla piramide principale, alta 50 metri, non è molto agevole a causa degli stretti scalini, ma dalla cima si apre una vista mozzafiato sugli edifici dei dintorni, circondati dal verde.

Scienza e religione
Stiamo per arrivare nel cuore del territorio che vide prosperare la civiltà maya, ovvero la penisola dello Yucatan, dove furono edificate le città più belle e famose. Le costruzioni appaiono infatti più elaborate in un nuovo stile chiamato puuc, probabilmente influenzato da una popolazione che si era amalgamata con i Maya. La divinità ora maggiormente raffigurata è il dio della pioggia Chac, a simboleggiare il principale problema di queste zone: la scarsità d’acqua.
A Uxmal l’architettura puuc si esprime in costruzioni articolate in lunghezza, vantando splendidi cortili e facciate decorate da elaborati mosaici in pietra. Fu forse il centro che raggiunse il maggior sviluppo politico ed economico della penisola, ed è il sito archeologico meglio conservato. L’atmosfera è completamente diversa in confronto alle severe città erette nella giungla, con templi e piramidi che svettano in altezza fino ad oltrepassare la rigogliosa flora tropicale. Uno dei monumenti più famosi, la Piramide dell’Indovino dalla caratteristica base ovale, ha un’altezza di soli 39 metri ma sembra molto più imponente di tutti quelli già visti proprio per il fatto di essere libero dalla vegetazione: la marcata inclinazione rende difficoltoso salire fino al tempio sovrastante, ma la ricompensa è un panorama di incredibile bellezza.
La celeberrima Chichén Itza è l’insediamento precolombiano di maggior estensione e rappresenta l’esempio più completo e spettacolare di una città maya-tolteca. La piramide di Kukulkan, detta il Castillo, testimonia una profonda conoscenza della matematica, della geometria e dell’astronomia: 364 sono i gradini su ogni lato, che arrivano a 365 – come i giorni dell’anno – se si conta la piattaforma sommitale. Ma quello che più sorprende e impressiona durante la visita sono le vestigia dedicate ai frequenti sacrifici umani: anche nella stanza segreta all’interno del Castillo si possono ammirare un Chac Mool, tipica scultura precolombiana sul cui ripiano venivano depositati i cuori ancora palpitanti delle vittime immolate, e un sorprendente trono monolitico a forma di giaguaro in cui sono incastonati dischi di giada, occhi di pirite e zanne d’osso. A circa 300 metri dalle rovine si trova, ancora pieno d’acqua color smeraldo, il sacro cenote, anche questo utilizzato a scopo sacrificale.

Fra templi e natura
A Cancún, dove ci concediamo un paio di giorni in assoluto relax, termina la parte messicana del nostro viaggio. Riconsegnata l’auto all’aeroporto ci trasferiamo in Guatemala, prima tappa Quiriguá al confine con l’Honduras. Di questa città maya i resti più notevoli sono le numerose stele raffiguranti i sovrani che regnarono dal VI al IX secolo, ritratti con elaborate acconciature alcune delle quali ancora ben visibili. Una breve deviazione in Honduras ci porta a Copán, a 30 chilometri dalla frontiera. L’area archeologica, benché considerata secondaria, presenta notevoli palazzi, altari, templi e sculture, ma è famosa soprattutto per le numerose stele ancora in buone condizioni e per la Scalinata dei Geroglifici: formata da 63 gradini monolitici, è ricoperta da 2.500 glifi scolpiti che formano una lunghissima iscrizione comprendente nomi di regnanti maya e una serie di dati storici ancora non del tutto decifrati.
Rientrati in Guatemala, al Lago de Izabal noleggiamo un cayuco>, ovvero una canoa a motore, e ci facciamo trasportare a Livingston, nel parco nazionale del Rio Dulce. Costeggiando le rive del fiume ammiriamo a distanza ravvicinata molte varietà di uccelli più o meno note, ma soprattutto abbiamo la fortuna di poter fotografare da pochi metri un esemplare di jassana, volatile che ha la particolarità di camminare sull’acqua: la straordinaria lunghezza delle dita consente infatti all’animale di distribuire il peso del corpo su uno spazio molto ampio, sfruttando anche il più labile sostegno per sorreggersi sulla superficie. Gli abitanti della cittadina, di etnia garifuna, sono perlopiù discendenti degli schiavi neri portati dall’Africa nel Nuovo Mondo: quelli che riuscirono a fuggire o scamparono ai naufragi nel Mar dei Caraibi si riunirono via via in questo luogo, che oggi vive di pesca e di turismo in un clima disteso e festaiolo.
Dopo questo piacevole intermezzo riprendiamo la strada in direzione nord per visitare l’ultimo sito maya del nostro programma: Tikal, dove sorgono i templi più alti e imponenti. Il complesso archeologico si estende per quasi 16 chilometri quadrati: probabilmente si trattava della città-stato di maggior estensione. Quasi tutti gli edifici che formano il centro cerimoniale sono databili a un periodo compreso tra il VI e il IX secolo, epoche spesso ricorrenti nella storia dei Maya, che videro anche la decadenza e l’abbandono da parte della popolazione forse a causa di un lungo periodo di siccità. E’ questa un’ottima conclusione del nostro viaggio fra le testimonianze storiche, artistiche e architettoniche dell’America precolombiana: i templi di Tikal sono veramente magnifici e le piramidi culminano in una sorta di cresta che le rende uniche, tanto da farle somigliare a piccole isole incastonate nella vegetazione.

Gli amici del giaguaro
Fondata nel 1527 dagli spagnoli ai piedi di tre vulcani attivi, Agua (3.766 m), Fuego (3.763 m) e Acatenango (3.975 m), la città coloniale di Antigua Guatemala è stata distrutta varie volte da eruzioni o terremoti, cosicché la nuova capitale è stata riedificata a un centinaio di chilometri di distanza, in un territorio meno a rischio. Ad Antigua sono rimasti il nome e un meraviglioso centro storico – da lungo tempo entrato nel patrimonio dell’umanità – con strade acciottolate, basse abitazioni dipinte in vivaci colori e gli indios ancora in costumi tradizionali. Da qui inoltre partono le escursioni al vulcano Pacaya, organizzate da agenzie locali.
Non si può lasciare il Guatemala senza aver visitato Chichicastenango, preferibilmente la domenica, giorno di mercato. Nonostante la posizione isolata, già anticamente era un importante nodo commerciale per gli indios che abitavano le campagne circostanti e si ritrovavano qui per vendere o acquistare. I suoi abitanti, i Mashenos, sono conosciuti per i riti precristiani che si svolgono sul sagrato e all’interno della chiesa coloniale di Santo Tomás: questa semplice parrocchiale, sebbene sia di culto cattolico, è infatti molto spesso utilizzata per cerimonie intrise di usanze popolari di molto precedenti all’arrivo dei conquistadores.
Un nuovo trasferimento aereo ci porta all’ultima tappa, in Belize, per un safari fotografico nel Cockscomb Basin Wildlife Sanctuary. A bordo di un fuoristrada a noleggio arriviamo in questo parco altrimenti noto come Jaguar Reserve da quando, una ventina d’anni fa, la casa automobilistica britannica fece una sostanziosa donazione affinché il territorio diventasse un’area protetta dedicata al felino. Con il tempo vi sono stati trasferiti giaguari anche dagli stati confinanti, e le probabilità di osservarli in libertà adesso sono maggiori. La riserva comprende un’area attrezzata per il campeggio e alcuni semplici capanni utilizzabili durante la visita; occorre solo essere autosufficienti per l’acqua potabile e i viveri, non disponibili in loco. Insieme a una guida percorriamo per due giorni i numerosi sentieri tracciati per le escursioni a piedi, alcuni dei quali accessibili anche di notte, e riusciamo a riprendere moltissime specie di uccelli, insetti, farfalle e, a coronamento di questo splendido viaggio, anche il giaguaro.
Mentre concludo queste note mi torna alla mente una storia piuttosto inquietante che ho appreso in Messico. Secondo il calendario maya detto del Conto Lungo, che sembra abbia avuto inizio il 6 settembre dell’anno 3114 a.C., il computo dei giorni avrà fine il 12 dicembre 2012. Non è molto chiaro cosa avverrà dopo tale data: noi, di solito, in quel periodo andiamo in camper in Africa. Staremo a vedere…

Testo e foto di Andrea Pelli

PleinAir 446 – Settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio