«E’ la stampa, bellezza» diceva Humphrey Bogart nel 1952 interpretando il ruolo del giornalista Ed Hutchinson nel film L’ultima minaccia. E chissà se qualcosa del genere sarà venuta in mente al tipografo tedesco che nel 1472 stampò a Foligno, in trecento copie, la prima edizione della Divina Commedia. Johannes Neumeister, un chierico allievo di Gutenberg, era giunto nella città umbra nel 1463 come copista di manoscritti e lì trovò i finanziatori della nuova impresa, i fratelli Orfini, orafi pontifici. Dal punto di vista commerciale fu però un fallimento: sommersi dai debiti, Neumeister e Orfini furono dapprima incarcerati e poi costretti a vendere perfino gli strumenti da lavoro e gli inchiostri.
Tra le mura di Foligno
In quegli anni Foligno era ormai sotto lo Stato Pontificio e aveva perso la libertà e la ricchezza di cui godeva con la signoria dei Trinci, che avevano regnato dal 1310 al 1439. Fioriva però l’arte con il pittore folignate Niccolò l’Alunno, tanto che fra il XV e il XVI secolo la città poteva porsi sullo stesso piano di Firenze, Milano, Ferrara. Ancora oggi, se girate il centro storico a piedi o in bicicletta – un mezzo qui molto usato – scoprirete dentro le mura due Foligno: quella medioevale, che si apprezza soprattutto con il duomo, e quella cinquecentesca, che balza agli occhi continuamente nelle architetture dei tanti palazzi nobili. E’ nel ‘500 che la città sulla Via Flaminia riacquista la centralità che aveva in epoca romana, diventando una sorta di porto di terra per lo Stato Pontificio e per gli intensi traffici commerciali sui due versanti dell’Appennino. Oreficerie, argenterie, legatorie e, lungo il fiume Topino, le concerie furono le attività principali del nuovo sviluppo, capaci di richiamare cervelli anche da lontano. Foligno, del resto, è sempre stata caratterizzata dallo sviluppo di piccole imprese che ne hanno plasmato la fisionomia, e chi la visita per la prima volta avendo in mente l’idea del tipico borgo umbro medioevale rimane deluso o almeno perplesso, perché l’impianto è decisamente di tipo urbano e i monumenti sono immersi in un contesto che si è completato architettonicamente anche nell’800 e nel ‘900.
Porta Romana
Il punto migliore per iniziare la visita è Porta Romana, da cui parte Corso Cavour che conduce alla piazza dove si trovano il duomo e il Palazzo Comunale. E’ la via del passeggio pomeridiano, ripavimentata di recente con la pietra serena originaria. Si incontra sulla destra il Palazzo delle Logge, costruito nel 1517, con un gradevole porticato che è quasi un unicum per la città. Di fronte è stato conservato il decoro esterno di quello che era il più celebre caffè della città, il Sassovivo, ora sede di una banca. Più avanti colpisce la facciata dell’ex Teatro Piermarini, eretto nel 1827 e distrutto nel bombardamento del 1944: è intitolato al folignate Giuseppe Piermarini, allievo del Vanvitelli, che lasciò le sue opere più importanti a Milano dove divenne Imperial Regio Architetto realizzando fra l’altro il Teatro alla Scala e il Palazzo Ducale. Nella sua città, dove era nato nel 1734 e morì nel 1808, curò invece la trasformazione ottocentesca dell’interno del duomo. L’esterno della chiesa, però, è rimasto fortunatamente fermo agli anni fra il 1133 e il 1201 quando venne rinnovata la primitiva chiesa del IX-X secolo. Soffermatevi in particolare sull’ingresso laterale che affaccia su Piazza della Repubblica: da qui sembra di trovarsi davanti a una chiesa a sé stante, ma non lo è. Nella pietra bianca e rosa spiccano il portale con i bei leoni ai lati e poi, in alto, la loggetta con le colonne a tortiglione.Collegato con un passaggio ad arco al duomo è Palazzo Trinci. Non fatevi ingannare dalla facciata neoclassica che si dovette costruire ex novo dopo un terremoto (uno dei tanti che hanno travagliato la città), perché l’interno vi lascerà senza fiato per un ciclo di affreschi che rappresenta una vera e propria enciclopedia umanistica del primo ‘400. Studi recenti vi hanno visto la mano di Gentile da Fabriano, ma anche i pittori minori della scuola umbra meritano attenzione e così i quadri esposti nella pinacoteca del palazzo, le pale d’altare, il Museo Archeologico e il Museo dei Tornei e Giochi Cavallereschi, anch’essi ospitati nel complesso.
Da qui si percorre Via Gramsci, una delle strade più belle di Foligno, dove una volta si affacciavano numerose botteghe oggi ridotte ormai a pochi esempi d’epoca. Vi affacciano diversi palazzi nobiliari cinquecenteschi e seicenteschi: una torre medioevale è rimasta incastonata in uno di questi, Palazzo Deli, sede dell’Archivio di Stato, mentre più avanti una casa con frammenti di epoca romana è ora inserita in un edificio rinascimentale. Al termine ci si trova di fronte l’Auditorium San Domenico, realizzato negli anni ’90 trasformando una chiesa originaria del 1285. L’esterno è in pietra con un bel portale ogivale, ma è l’interno – da ammirare magari in occasione di un concerto o uno spettacolo teatrale – che sorprende con le sue pareti coperte da suggestivi affreschi della fine del ‘300, opera di pittori della regione. Affacciata su Piazza San Domenico è anche la chiesa romanica di Santa Maria Infraportas, dell’XI secolo: preceduta da un portichetto e completata da una nitida torre campanaria, è molto ben conservata anche all’interno dove ha subito solo qualche aggiunta nel ‘400, ma purtroppo è attualmente oggetto di lavori di restauro che rendono difficoltosa la visita agli affreschi del XVI e XVI secolo. Da qui ci si può dirigere verso il parco dei Canapè, il cui nome si deve ai settecenteschi sedili in cotto che ne delimitano il lato meridionale. Tornando invece verso il duomo è interessante percorrere il Corso in direzione del cosiddetto Trivio, che rende evidente l’impianto medioevale della città. Se si piega su Via Garibaldi si arriverà presto nella piazza omonima dove si trova la trecentesca San Salvatore, un’ex abbazia benedettina con facciata a bande bianche e rosse. Rimane ancora da visitare il rione delle Conce, cresciuto attorno alle rive del fiume Topino e dove una volta si trovavano opifici e concerie, tanto che è ancora presente un canale che scorre nel letto originario del fiume ed è detto Topinello.
Anche qui si trovano numerose chiese come la gotica San Giacomo, che noteremo sulla sinistra dopo essere rientrati in città superando il ponte. Lungo il fiume si può passeggiare o fare un picnic guardando le anatre che sguazzano placide o le oche dal candido piumaggio. Al tramonto, da una casa medioevale affacciata sul fiume, un signore scende da un pertugio con una scaletta e dà loro da mangiare, emettendo un invitante richiamo e spargendo il cibo con ampi gesti. Un’immagine d’altri tempi alle soglie di questa Foligno che ha portato la sua storia nel XXI secolo.