Porte aperte sulla natura

Nuova stagione e seconda puntata per la nostra rassegna delle riserve gestite dal Corpo Forestale dello Stato: ancora una collezione di nove mete per escursioni a piedi, in mountain bike e non solo, tra inusuali ambienti costieri e boschi di montagna, collina e pianura che spesso si trovano a breve distanza da rinomate località turistiche e offrono alle attività del pleinair un ambito privilegiato se non unico.

Indice dell'itinerario

Con la primavera torna il momento di indossare le scarpe da trekking e riprendere le passeggiate nel verde, magari con tutta la famiglia. Le 130 riserve naturali statali gestite dal Corpo Forestale dello Stato, che abbiamo iniziato ad esplorare nel numero di dicembre dello scorso anno, offrono proprio questo: un ambito privilegiato di contatto con la natura, immergendosi in paesaggi a volte inconsueti e apprezzando quella biodiversità che oggi è un termine di gran moda, ma il cui valore si comprende pienamente solo se la si osserva in prima persona.
Non è un caso, del resto, che molte di queste aree si trovino all’interno di un parco nazionale. E’ così ad esempio per alcune delle mete di questa seconda puntata: le Gole del Raganello nel parco del Pollino, il Feudo Intramonti in quello d’Abruzzo, il Lago di Lesina nel parco del Gargano. Il Bosco della Mesola, invece, si trova in prossimità del Delta del Po nell’omonimo parco regionale emiliano, confinante con quello veneto (a differenza di altri grandi fiumi europei, da noi non si è ancora riusciti a creare un’unica area protetta nazionale per tutelare la foce).
Canyon e foreste, saline e corsi d’acqua, ambienti collinari e spiagge: anche questa piccola selezione di riserve, che sarà completata in autunno con una terza tornata di proposte, rende giustizia della varietà di contesti tutelati dal Corpo Forestale. Molte di queste aree, un tempo di difficile accesso, si stanno aprendo sempre più ai visitatori, e conoscerle è il modo migliore per proteggerle e favorirne lo sviluppo. La visita, inoltre, è spesso resa più motivata e interessante dal fatto che si viene accompagnati, dopo averne fatta richiesta all’ufficio che gestisce la riserva. E allora, rimettiamoci in marcia e andiamo a scoprire, dal nord al sud dello Stivale, altri nove piccoli scrigni di natura.

Veneto • Nei boschi del Cansei

Superata Conegliano, si prosegue per Vittorio Veneto. E’ questa la porta del Cansiglio, Cansei, come si dice in veneto. Si abbandonano pian piano i vigneti del prosecco e si sale in montagna, l’aria si fa più frizzantina e si apre poi all’improvviso un vasto pianoro bordato da distese di alberi. Subito si nota il curioso fenomeno dell’inversione termica, per il quale si trovano l’abete rosso alle quote inferiori e il faggio a quelle superiori. Dalla cima del Monte Pizzoc – da dove si vede anche il campanile di San Marco a Venezia nelle giornate più terse – questo appare ancora più chiaramente, così come si percepisce che il Cansiglio è un habitat di grande valore, paradiso dei cervi e di tanti altri animali. Siamo a 1.000 metri di altitudine e il paesaggio contrassegnato dal carsismo, con doline e inghiottitoi, affascina e intimorisce il visitatore. La Forestale gestisce la Riserva Naturale Statale di Pian Parrocchia – Campo di Mezzo, circa 600 ettari sui 6.000 dell’intera Foresta del Cansiglio, mentre gran parte degli altri boschi ricade all’interno di riserve regionali. «Si tratta di una faggeta pura dove attuiamo una gestione silvicolturale di tipo naturalistico, non orientata al profitto. Attraverso i tagli successivi anticipiamo sostanzialmente il lavoro della natura» spiega Edoardo Dorigo, responsabile del posto fisso del Corpo Forestale a Pian di Cansiglio. Da questi boschi la Serenissima prendeva il legname per i remi e per l’arsenale, gestendoli con saggezza e lungimiranza.
Tanti sono i cervi, circa 800 secondo il censimento del 2004, visibili al tramonto con molta facilità: una ricchezza per questa terra e per il turismo. Il centro di educazione naturalistica di Veneto Agricoltura organizza visite dedicate proprio a questi ungulati, con due appuntamenti a settembre e due ad ottobre che richiamano un pubblico numeroso. A fare la selezione naturale dei cervi, invece dei lupi, ci penseranno le automobili durante l’inverno: gli animali infatti scendono in pianura e trovano spesso così la morte. Resiste ancora, poi, la barbara pratica del bracconaggio per procurarsi un trofeo, e capita che i Forestali trovino il corpo abbandonato di un maschio con la testa mozzata.
Chi si trova in zona può visitare anche il Museo Etnografico di Cultura Cimbra a Pian Osteria, per sapere di più dell’antico popolo che abitava l’altopiano. Il Giardino Botanico Giangio Lorenzoni, in località Boral del Giaz, raccoglie invece numerose specie botaniche e merita la visita soprattutto in primavera. Il Museo Ecologico Giovanni Zanardo, infine, espone una raccolta di animali imbalsamati e due interessanti diorami, offrendosi come utile tappa introduttiva alla fauna del Cansiglio.

Informazioni utili
Il Cansiglio si raggiunge dalla A27 Venezia-Belluno uscendo a Vittorio Veneto Sud, da cui si prosegue sulla provinciale 422 del Cansiglio e dell’Alpago verso Fregona e il Passo della Crosetta, accesso meridionale dell’altopiano. Chi arriva dalla A22 deve invece uscire a Trento e proseguire sulle statali 47 e 50 per Belluno, poi sulla 51 fino al Lago di Santa Croce, dove si imbocca la provinciale 422. Su questa direttrice, a Tambre d’Alpago, si sosta gratuitamente su prenotazione presso l’azienda agrituristica Malga Valmenera, che organizza varie escursioni nel territorio (Località Valmenera 1, tel. 0437 432056, annuale). A Belluno, sul percorso di accesso da nord, sono disponibili un’area attrezzata in Via Dino Buzzati, presso il Palaghiaccio, e l’agriturismo Rio Cavalli in Località Sagrogna 74 (tel. 0437 927380, www.riocavalli.it, info@riocavalli.it, annuale), con fattoria didattica. A sud del Cansiglio, invece, altre opportunità di sosta si trovano a Vittorio Veneto presso l’area di servizio Shell in Via del Cansiglio 12 (tel. 0438 940809) e a Sarmede che dispone di un’area attrezzata gratuita in Via Sandro Pertini.
La Riserva Naturale Statale di Pian Parrocchia – Campo di Mezzo è visitabile percorrendo a piedi la strada del Taffarel. Per saperne di più ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Vittorio Veneto (tel. 0438 585301, cs.cansiglio@corpoforestale.it) o a Veneto Agricoltura (tel. 0438 581757). Il Centro di Educazione Naturalistica Vallorch organizza numerose escursioni guidate e altre attività turistiche e didattiche (Via dei Cimbri 6, Località Spert, Farra d’Alpago, tel. 0438 585494 o 329 2170918, www.vallorch.it, info@vallorch.it). Molte le risorse che si possono consultare in Internet prima della visita: fra queste una ben fatta brochure illustrata sul Giardino Botanico Lorenzoni (scaricabile gratuitamente in pdf dalla pagina www.venetoagricoltura.org/basic.php?ID=893) e il sito del Centro Caseario ed Agrituristico del Cansiglio (www.cansiglio.com).

Emilia Romagna • Quando il cervo va al mare

“Ci infilammo su vasti sentieri, sotto le verdi chiome di venerabili querce, attraversate dai raggi dorati del sole al tramonto. La vegetazione era di una bellezza quasi tropicale. L’edera aveva proporzioni di albero…”. Così il Gregorovius, viaggiatore dell’800, scriveva emozionato dopo un’escursione in un bosco planiziale, cioè di pianura. Se l’immane foresta che copriva l’intera Pianura Padana era stata in buona parte trasformata in coltivazioni forse già in epoca romana, un frammento ha resistito fino ad oggi ed è il Bosco della Mesola, nel Delta del Po. Tra campi e specchi d’acqua, le valli, regno di aironi e fenicotteri, si è salvato (forse proprio perché difficilmente raggiungibile dall’entroterra) un bosco straordinario, che nel corso della storia è passato più volte di proprietà, fino a venire acquisito nel 1954 dallo Stato italiano. Vi dominano la farnia, una maestosa quercia piuttosto esigente in fatto di umidità, e il carpino bianco, che forma un secondo strato nella volta forestale. In primavera fioriscono le innumerevoli piante bulbose del sottobosco, quasi tutte dalle corolle bianche: è allora un candido tappeto di anemoni, bucaneve, campanelline, mughetti e molte altre.
Ma il fiore all’occhiello del Bosco della Mesola, come già nel Cansiglio, è il cervo che poco più di cinquecento anni fa era presente in quattro grandi foreste tra il Po e Ravenna. Il Boscone, com’è chiamato da queste parti, ha conservato nei secoli questo nucleo che dopo l’ultimo conflitto mondiale rischiava l’estinzione, ma oggi conta circa 120 capi ed è in via di ulteriore ripresa. Si tratta di un cervo geneticamente differenziato di piccole dimensioni e con una struttura semplificata dei palchi. Dagli anni ’60 è stato introdotto il daino e non è difficile incontrare la Testudo Hermanni, una specie di testuggine, soprattutto nella fascia costiera della riserva dove trionfa la macchia mediterranea. Una curiosità: grazie ai numerosi alberi cavi, per l’allocco, un rapace notturno simile al gufo, la Mesola è il sito europeo con la massima densità.

Informazioni utili
L’ingresso della Riserva Bosco della Mesola si raggiunge dalla statale 309 Romea, trafficato asse principale del Delta, che collega Venezia a Ravenna. Il Delta si raggiunge inoltre dalla A13 Bologna-Padova uscendo a Rovigo o a Ferrara e proseguendo verso il mare.
Ottime le possibilità per i turisti itineranti: in prossimità del paese di Bosco Mesola, che dispone anche di una propria struttura deputata alla sosta, si trovano l’area attrezzata Oasi Park 2 (Via Cristina 84, tel. 0533 794386 o 335 1804524, www.oasipark.eu, oasirubinia@tiscali.it, annuale, convenzionata con il Club del PleinAir) e l’agriturismo Cà Laura (Via Cristina 70, tel. 0533 794372, www.calaura.it, info@calaura.it, convenzionato con il Club del PleinAir). Un punto sosta si trova presso il parcheggio della ultramillenaria abbazia di Pomposa, fra i più spettacolari monumenti d’Italia. Il camping più vicino, con accoglienza di alto livello e centro benessere interno, è il Tahiti al Lido delle Nazioni (Viale Libia 133, tel. 0533 379500, www.campingtahiti.com, info@campingtahiti.com, aperto da metà maggio a metà settembre, convenzionato con il Club del PleinAir).
Un’area dedicata alla visita del Boscone è accessibile dal 1° marzo al 31 ottobre il martedì, venerdì, sabato e festivi (orario invernale 8/16, estivo 8/18) e l’escursione si effettua a piedi o in bicicletta. Per saperne di più ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Punta Marina (tel. 0544 437398, utb.puntamarina@corpoforestale.it).

Umbria • Nei luoghi di Francesco

Ad Assisi, oltre il muro che delimita la piazza della Basilica Superiore, si apre un paesaggio intatto di boschi, ulivi, case coloniche e chiesette. Il cosiddetto Bosco di San Francesco, esteso per 60 ettari, è oggi di proprietà del Fondo Ambiente Italiano, grazie a una donazione di Banca Intesa. Il Corpo Forestale si è impegnato ad aiutare il FAI a ripristinare i sentieri e a condurre attività di divulgazione e ricerca scientifica. «Il bosco ricade nel parco regionale del Monte Subasio, e anche se questa non è una riserva siamo da sempre parte attiva nella tutela del territorio, dove era stato predisposto un sentiero già dall’allora Azienda di Stato per le Foreste Demaniali» spiega Paolo Lepori, responsabile dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Assisi.
Il percorso escursionistico, cui si accede attraverso un piccolo portone dalla stessa piazza della Basilica Superiore, scende attraverso cerri e roverelle, frutteti e uliveti. Lungo il percorso si scopre il Tescio, un torrente che a ridosso di una grande ansa accoglie un complesso del XIII secolo con la chiesa di Santa Croce, dove un crocefisso affrescato ma privo del corpo di Cristo la trasforma in luogo di meditazione per ogni genere di fedeli. Ci sono poi i ruderi di un convento benedettino, il trecentesco Ponte de Li Galli e un mulino del 1100 in attività fino al secolo scorso.
Dopo gli interventi del FAI, per i quali è stata aperta una campagna di raccolta fondi, il bosco, gli alberi e le costruzioni riacquisteranno la loro identità originale grazie a un attento lavoro di riqualificazione ambientale e al restauro conservativo degli edifici. Così il Bosco di San Francesco tornerà a disposizione di tutti, mentre ora è percorribile solo da chi compie abitualmente escursioni e trekking. La speranza è che l’area diventi un ulteriore biglietto da visita per Assisi, che è patrimonio mondiale dell’umanità e che si candida a capitale europea della cultura per il 2019.

Informazioni utili
Le principali direttrici per l’avvicinamento ad Assisi sono la superstrada E45 Orte-Ravenna e il raccordo autostradale Bettolle-Perugia, che si imbocca dall’uscita Val di Chiana della A1.
Per il soggiorno pleinair nei pressi della città è consigliabile appoggiarsi al camping Fontemaggio (Via Eremo delle Carceri 24, tel. 075 812317 o 075 813636, www.fontemaggio.it, info@fontemaggio.it, annuale) o al camping Assisi, che dispone anche di un’area per brevi permanenze (Via San Giovanni in Campiglione 110, tel. 075 813710, www.campingassisi.it, info@campingassisi.it, aperto dal 1° aprile al 31 ottobre, convenzionato con il Club del PleinAir). Varie strutture di sosta si trovano a Santa Maria degli Angeli, Bastia Umbra, Spello, Armenzano, Foligno e in numerose altre località nel raggio di una ventina di chilometri.
Il sentiero del Bosco di San Francesco, non ancora aperto ufficialmente, è accessibile dal Ponte de Li Galli, che si trova alle spalle della città di Assisi ed è facilmente raggiungibile dalla statale 444 per Gualdo Tadino, svoltando in Viale Egidio Alvarez de Albornoz. Per saperne di più ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Assisi (tel. 075 812285, utb.assisi@corpoforestale.it), al FAI (tel. 02 4676151, www.fondoambiente.it) o al Parco Regionale del Monte Subasio (tel. 075 8155290, www.parks.it/parco.monte.subasio).

Lazio • Il sale della storia

Poche decine di chilometri a nord di Roma, percorrendo l’Aurelia in direzione della Maremma, troviamo una salina in fase di smantellamento ben conosciuta dai bagnanti, che affollano le spiagge del litorale dalla primavera alle soglie dell’autunno. Pur trattandosi di ambienti artificiali, le Saline di Tarquinia sono state ricavate da stagni salmastri naturali e costituiscono un habitat di grande importanza per la flora e la fauna. La vegetazione di questi ambienti è altamente specializzata: l’acqua salata, infatti, è letale per qualunque pianta che non abbia sviluppato adattamenti che impediscono al sale di entrare nell’organismo o che consentono di espellerlo. Le piante più caratteristiche delle lagune sono le salicornie, erbe grasse alte pochi decimetri: praticamente prive di foglie e dal colore cangiante, secondo le stagioni, dal verde al rosso, formano immensi tappeti al margine degli specchi d’acqua e sulle barene fangose (in Francia, tanto per la cronaca, si consumano in insalata).
Ma a colpire più di tutto è l’avifauna, ricchissima tanto in varietà di specie quanto nel numero di individui. A Tarquinia, oltre a diverse specie di aironi, troviamo i piccoli, graziosissimi cavalieri d’Italia dalle zampe di un rosso vivace, e anche l’elegante avocetta dal becco all’insù è riuscita a nidificare nella riserva, pur se gabbiani e volpi sono sempre in agguato per rubarle le uova. Una vera e propria caratteristica del paesaggio sono poi i grandi stormi di anatre, in decine di specie, che galleggiano pigramente sull’acqua e di tanto in tanto si alzano in volo. E ancora, non mancano rapaci specifici delle zone umide come il falco di palude dalla scura sagoma, che quando appare all’orizzonte semina il panico nelle vasche della salina. Tutt’intorno si stende il mosaico di ambienti della riserva, in cui si trovano, oltre alle spiagge, anche lembi di duna, steppa mediterranea, prateria e pineta. Senza dimenticare che questa è anche terra di Etruschi, le cui testimonianze in loco sono fra le più preziose dell’antichità mediterranea.

Informazioni utili
La Riserva Naturale delle Saline di Tarquinia si estende per 170 ettari in prossimità del Lido di Tarquinia, tra la foce del Marta e quella del Mignone, e si raggiunge dalla statale 1 Aurelia. Nella zona si sosta in numerosi campeggi litoranei, mentre sono assenti le aree attrezzate.
Visitare la riserva, al di là della richiesta del permesso, è molto semplice e non richiede abbigliamento o attrezzatura particolare, anche se un buon binocolo è consigliato. E’ in fase di completamento un interessante percorso didattico. Per saperne di più ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Roma (tel. 0766 864605, utb.roma@corpoforestale.it).

Abruzzo • Nel feudo degli orsi

L’intero territorio del Feudo Intramonti è oggi parte della zona di riserva integrale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise: venduto allo Stato nel 1957, in precedenza era appartenuto per lungo tempo a una famiglia nobile. Facile quindi intuire che si tratta di un patrimonio conservatosi integro nei secoli e che oggi costituisce il serbatoio di biodiversità delle contigue Val di Rose e Camosciara, due aree molto frequentate del parco. E’ il motivo per cui parliamo di questa riserva, anche se accessibile solo per motivi scientifici e di studio: perché è da qui che molti orsi, lupi, cervi e camosci si spostano nelle zone contigue, per la gioia di migliaia di visitatori che aspettano di poterli osservare. I Forestali raccontano che spesso, al rifugio che domina la riserva, ci si addormenta con i lupi fuori della porta.
Poiché nei 900 ettari di Feudo Intramonti l’uomo non entra se non in casi eccezionali, quest’angolo del parco è anche un’importante valvola di sfogo per gli animali, soprattutto nei mesi di maggior pressione turistica. La zona di Monte Forcone, resa ancora più selvaggia dalle frequenti piccole frane e slavine, è il rifugio dell’orso bruno marsicano che si nutre delle bacche del ramno alpino, un arbusto molto diffuso nella riserva; ma tutte le fasce vegetazionali sono rappresentate, dal bosco misto di cerro e acero nel fondovalle, alla faggeta, sino ai ghiaioni con ginepro e altre specie arbustive. L’intera riserva è compresa nel comune di Civitella Alfedena, uno dei paesi più conosciuti della zona, dove si trova anche un centro visite del parco con il museo del lupo e un’area faunistica ad esso dedicata.

Informazioni utili
Per farsi un’idea dei paesaggi conservati dalla Riserva Naturale di Feudo Intramonti basta percorrere la strada regionale 83 Marsicana, uno dei principali collegamenti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che unisce Pescasseroli ad Alfedena lungo la Val di Sangro e segna il confine meridionale dell’area in prossimità di Civitella Alfedena, fra i chilometri 54 e 56. Gli accessi più diretti da nord sono dalla A25 Roma-Pescara, uscendo a Pescina e proseguendo per Pescasseroli, Opi e Alfedena, oppure uscendo a Cocullo e continuando per Scanno e Villetta Barrea; da sud si arriva con la statale 17 Foggia-Campobasso-Isernia-Roccaraso, svoltando per Civitella Alfedena poco prima di Castel di Sangro, oppure dalla A1, uscendo a San Vittore o a Caianello e continuando per Venafro e Roccaraso. Una dozzina i camping della zona, oltre a un punto sosta sul Lago di Barrea vicino a Villetta Barrea.
Per saperne di più ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro (tel. 0864 845938, utb.casteldisangro@corpoforestale.it) o al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (tel. 0863 91131, www.parcoabruzzo.it, info@parcoabruzzo.it).

Molise • Natura a 360 gradi

Se salite a Fonte Maiuri, una fontana del ‘700 restaurata dalla Forestale, troverete dei tavoli da picnic e un panorama che spazia dalla città di Isernia, sul fondovalle, fino ai massicci della Majella e del Matese. Salendo ancora, dai 1.130 metri di altitudine della Croce di Pesco dell’Acqua, la vista sulle montagne abruzzesi e molisane è ancora più vasta e sconfinata. In questo maestoso paesaggio è inserita la Riserva Naturale Statale di Pesche, finora penalizzata dal fatto di essere poco accessibile se non agli escursionisti e ai biker: ma presto, con il completamento dei sentieri, le mulattiere saranno alla portata anche di chi vuole compiere facili passeggiate tra il verde e i caratteristici rifugi in pietra realizzati dai pastori. Nel frattempo, per la visita è necessario farsi accompagnare dal personale della riserva o partecipare alle gare podistiche e di mountain bike che vi si tengono d’estate.
Dal centro di Pesche, insolitamente caratterizzato dalla vegetazione mediterranea (agave, fico d’india ed enormi cespugli di rosmarino), in meno di 2 chilometri si sale facilmente verso la montagna, anche se la strada presenta un paio di curve piuttosto strette che richiedono qualche manovra con veicoli di una certa stazza; lungo il percorso si incontra una semplice cappella priva di immagini sacre, dove una volta si riparavano i pastori e si diceva anche la messa, e infine si raggiunge la sbarra d’ingresso, dove i mezzi a motore non autorizzati devono fermarsi. Vista la modesta distanza dal paese, i Forestali consigliano in ogni caso di cercare posteggio al margine orientale del paese vecchio o nella parte nuova dell’abitato, raggiungendo il sito a piedi.
Secondo gli studiosi ci troviamo in una zona di passaggio tra la regione bioclimatica mediterranea e quella temperata dove l’altimetria, fra i 600 e i 1.200 metri circa, consente di osservare splendide pinete da rimboschimento e boschi misti di latifoglie e faggete. In primavera, inoltre, fioriscono crochi e anemoni nei prati su cui pascolano ormai poche vacche e non si pratica più alcuna coltivazione. A rendere vario il paesaggio ci ha pensato l’uomo, visto che la proprietà dei terreni della riserva è per metà di privati e per il resto in parte comunale, in parte di enti ecclesiastici, un caso unico in Italia. Ognuno quindi ha lasciato la sua impronta a Pesche, ma il risultato è comunque dei più piacevoli, così come l’escursione.

Informazioni utili
Pesche dista pochi chilometri da Isernia ed è raggiunta dalla statale 650 della Valle del Trigno, che collega la A1 (uscite di San Vittore o di Caianello) alla A14 Adriatica (uscita di San Salvo). Ad Isernia si arriva anche dalla statale 17 Foggia-Campobasso-Isernia-Roccaraso. Il circondario è totalmente privo di campeggi; per la sosta breve, come detto, si può cercare una sistemazione in paese, mentre le aree attrezzate più vicine sono ad Isernia in Via Giovanni XXIII e a Miranda presso il centro sportivo.
Per saperne di più e per concordare la visita ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Isernia (tel. 0865 3935, utb.isernia@corpoforestale.it).

Puglia • Il Gargano lacustre
All’interno del Parco Nazionale del Gargano, la Riserva Naturale del Lago di Lesina tutela un vasto specchio d’acqua costiero di 51 chilometri quadrati, che è il nono per estensione tra i laghi italiani ed è separato dal mare solo da una sottile striscia di terra.
A due passi da località balneari tra le più apprezzate d’Italia, questo ambiente è frequentato dai pescatori di anguille (la pesca è regolamentata ma non proibita) e richiama innumerevoli appassionati di birdwatching per osservare, nel periodo delle migrazioni, migliaia e migliaia di folaghe. Con un buon binocolo non è poi difficile scorgere i simpatici tuffetti e gli aironi cenerini, e mentre passiamo a bordo del nostro barchino si leva in volo un airone bianco maggiore, disturbato dalla nostra pur discreta presenza. Tanti i falchi di palude, segno che le prede non mancano anche se riescono a nascondersi nel folto canneto: quest’ultimo tende ad espandersi, rischiando di sopraffare il lago, ed è la Forestale ad adoperarsi per il suo contenimento. Lungo il perimetro nord, in località Tamaricelle, e lungo il perimetro sud, a circa un chilometro dall’idrovora, si trovano due rustici posti di osservazione dell’avifauna che si possono raggiungere con veicoli fuoristrada, a piedi o in mountain bike: una gita che offre il perfetto complemento ai boscosi paesaggi della Foresta Umbra e alle coste del promontorio garganico, ricordando che le stagioni migliori per la visita del Lago di Lesina sono la primavera e le settimane a cavallo fra estate e autunno, quando la calura è meno intensa.

Informazioni utili
Il Lago di Lesina si raggiunge dalla A14 Adriatica uscendo a Poggio Imperiale e proseguendo sulla viabilità minore per Lesina e Torre Mileto. Chi arriva da Napoli può seguire la A16 fino a Candela e poi la superstrada per Foggia, dove ci si immette sulla A14 in direzione di San Severo e Pescara.
Tre le possibilità di sosta pleinair nella zona: nell’area attrezzata di Poggio Imperiale presso il santuario di San Nazario Martire, a Torre Mileto presso il Little Camping (tel. 0882 491275, 0882 472409 o 328 7170165, www.littlecamping.it, info@littlecamping.it, aperto da inizio giugno a metà settembre, convenzionato con il Club del PleinAir) e a Cagnano Varano presso l’agriturismo Falcare (Contrada Falcare, tel. 0884 8238, 347 1599271 o 340 2972147, www.agriturismofalcare.it, info@agriturismofalcare.it, annuale, convenzionato con il Club del PleinAir). Decine di campeggi e aree attrezzate si trovano più ad est, sulla pittoresca litoranea tra Rodi Garganico e Manfredonia, e nell’entroterra del promontorio.
Per saperne di più sulla riserva ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Foresta Umbra (tel. 0884 560944, utb.forestaumbra@corpoforestale.it) o al Parco Nazionale del Gargano (tel. 0884 56891, www.parcogargano.it, info@parcogargano.it).

Basilicata • Al mare in Magna Grecia
Tra le foci dei fiumi Bradano e Basento, lungo lo Jonio lucano, si estende la Riserva Naturale di Metaponto che presenta molti aspetti d’interesse, legati soprattutto al birdwatching e alla frequenza con cui le spiagge vengono scelte d’estate come sito di nidificazione dalla tartaruga marina: fra metà giugno e metà agosto la Caretta Caretta vi depone le uova, grandi come palline da ping pong, scavando di notte una buca nella sabbia. Meno rara ma ugualmente schiva e difficile da osservare la tartaruga d’acqua dolce, che nidifica nelle aree più interne della riserva. L’acacia salina ricopre vaste zone con esemplari contorti e cespugliosi che formano una macchia impenetrabile, mentre molto godibile è la pineta, frutto di un rimboschimento effettuato dalla Forestale negli anni ’50: i viali che la tagliano, anche con lo scopo di fermare l’avanzata del fuoco in caso di incendi, sono facilmente percorribili sia a piedi sia in bicicletta.
I dintorni non hanno bisogno di presentazioni, tanto più perché questa è una zona balneare giustamente rinomata. Ma anche la storia ha molto da raccontare: a Metaponto un sorprendente museo archeologico espone i reperti trovati in loco e nel vicino entroterra, mentre a poca distanza sorgono i resti di un tempio dedicato a Hera, altrimenti noto come Tavole Palatine.

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Metaponto si trova lungo la statale 106 Taranto-Reggio Calabria. Da nord gli altri possibili accessi sono dalla A3 Salerno-Reggio Calabria, prendendo il raccordo Sicignano-Potenza e continuando sulla statale 407 Basentana, oppure dalla A14 Adriatica, continuando fino a Taranto e seguendo la litoranea.
Una decina i campeggi stagionali al Lido di Metaponto, mentre è aperta tutto l’anno l’area attrezzata Pianeta Nettuno (Viale Magna Grecia, tel. 0835 745590, www.lidonettuno.com, mail@lidonettuno.com, convenzionata con il Club del PleinAir). Nell’entroterra, a una decina di chilometri dalla costa sulla strada per Matera, c’è l’agricampeggio San Marco nell’omonima località (S.S. 175 Km 34, tel. 0835 747050, www.sanmarcoagriturismo.it, info@sanmarcoagriturismo.it, aperto dal 1° aprile al 30 settembre e dal 1° dicembre al 10 gennaio, convenzionato con il Club del PleinAir).
Per saperne di più sulla riserva ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Potenza (tel. 0971 411064, utb.potenza@corpoforestale.it). Il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto risponde allo 0835 745327.

Calabria • Aspre gole del Pollino
Questo è il regno dei rapaci, che aprono le ali sullo strapiombo della Falconara da dove guardiamo incantati il panorama. Poiane e nibbi bruni sono di casa nella Riserva Naturale delle Gole del Raganello, dove le rocce del profondo canyon fanno da contraltare a quelle della vicina Timpa di San Lorenzo, un picco di 1.652 metri noto agli appassionati di arrampicata.
Dopo averci mostrato il giardino delle piante officinali della riserva, i Forestali ci confidano un sogno: realizzare un giardino di pterofile, quelle che volgarmente chiamiamo felci. In un solo metro quadrato ne crescono infatti sino a cinque specie diverse, per non parlare del folto tappeto di capelvenere in prossimità della cascata della Ficara. E’ un vero paradiso, attrezzato e curato attentamente dal Corpo, con un sentiero che consente di risalire la valle selvaggia e, con un po’ di fortuna, vedere anche le aquile. Nel torrente Raganello, invece, le trote risalgono la corrente in un’acqua cristallina.
Ancora più in alto, sulla Serra delle Ciavole e alla Grande Porta, cresce il pino loricato, simbolo del parco, che vegeta protetto dalla particolare corteccia assumendo forme statuarie, plasmate dai venti d’alta quota. Nella riserva è stato realizzato un piccolo rimboschimento sperimentale di questa specie, mentre nelle zone intermedie sono presenti le querce e in quelle più aride e cespugliose si trova la rosa canina, associata ad arbusti tipici della macchia mediterranea (la ginestra di Spagna e dei carbonai, il biancospino, il melo e il pero selvatico, rovi, primule, viole, genziane e orchidee). Verso valle, ai confini sud-orientali del parco, il Raganello forma invece una tipica fiumara calabrese intorno alla quale crescono l’oleandro e l’agave. E anche qui il mare non è così lontano: le strade secondarie sono tortuose e richiedono una certa cautela alla guida, ma dal Golfo di Sibari basta percorrere una cinquantina di chilometri per ritrovarsi nella splendida natura del Pollino.

Informazioni utili
La Riserva Naturale Statale Gole del Raganello si raggiunge dalla A3, uscendo a Castrovillari e proseguendo in direzione Villapiana-Cerchiara-San Lorenzo Bellizzi, oppure dalla statale 106 Jonica. Numerosi i campeggi costieri in cui fare base, pur a qualche decina di chilometri di distanza, ma c’è anche un approdo nell’entroterra, l’agriturismo Acampora a Cerchiara di Calabria (Contrada Milizia, tel. tel. 0981 991320, www.agriturismoacampora.it, agriturismoacampora@tiscali.it, annuale, convenzionato con il Club del PleinAir).
Per saperne di più sulla riserva ci si può rivolgere all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Cosenza (tel. 0984 76760, utb.cosenza@corpoforestale.it) oppure al Parco Nazionale del Pollino (tel. 0973 669355, www.parcopollino.it). L

Testo di Gabriele Salari Foto dell’autore e dell’Archivio Corpo Forestale dello Stato

PleinAir 454 – maggio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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