Pleinair allo stato brado

Intorno al delta del Rodano tra i paesaggi mozzafiato della Camargue: e a spazzar via le nuvole ci pensa il maestrale.

Indice dell'itinerario

Non ci vuole molto a convincere una bimba di 6 anni che la Camargue le piacerà. Basta dirle che da quelle parti ci sono cavalli bianchi come il latte. «Ma li posso accarezzare?». Certo: e allora, si parte! La nostra meta è una pianura di 820 chilometri quadrati di stagni, lagune e spiagge sabbiose, dove il Mediterraneo si confonde con il delta del Rodano. Una riserva naturale che io, Daniela e la piccola Alice raggiungiamo da Aix-en-Provence, dirigendoci verso Port-Saint-Louis-du-Rhône e da qui seguendo le indicazioni per il traghetto che attraversa il fiume tra Bac de Barcarin e Salin-de-Giraud. Oltrepassate le saline che danno il nome alla cittadina, pranziamo sulla frequentatissima Plage de Piémanson: l’acqua è fredda, ma alcuni coraggiosi bambini sono beatamente a mollo. Tornando verso il centro abitato ammiriamo un paesaggio quasi lunare, con le asciutte vasche di decantazione dell’acqua marina e le scavatrici che ne raschiano la superficie. Più in là, grosse dune di sale grezzo fanno da sfondo.
Ripartiamo verso Les-Saintes-Maries-de-la-Mer tra grandi stagni, ampie distese di erbe palustri e allevamenti di cavalli e di tori allo stato brado. La città si affaccia sul mare e la chiesa fortificata, costruita fra il IX e l’XI secolo, ospita la statua di Santa Sara, venerata dalla comunità gitana dei Rom che due volte l’anno si riuniscono qui da tutto il mondo per festeggiarla. Il giorno successivo pranziamo in un ristorantino nel piccolo porto di Le Grau-du-Roi e nel primo pomeriggio diversi pescherecci, avvolti da nuvole di gabbiani, entrano nella darsena per ormeggiare e selezionare il pescato. Più tardi andiamo a vedere Pointe de l’Espiguette, una spettacolare spiaggia di dune.
Ci dirigiamo quindi verso Méjanes, che si affaccia sull’Étang de Vaccarès. Qui si trova un’arena dove nei finesettimana è possibile assistere alla course camarguaise, incruenta corrida locale in cui il torero deve agganciare alcuni fiocchi colorati tra le corna del toro e scappare a gambe levate per non essere travolto. Alice insiste per fare il giro dello specchio d’acqua sul simpatico trenino che lo costeggia. Vaghiamo poi tra La Capelière e Beauduc tra erbe palustri che ondeggiano alla furia del vento e gruppi di fenicotteri rosa che solcano il cielo azzurro.
Il mattino seguente visitiamo il parco ornitologico di Pont du Gau, 12 ettari di palude in cui centinaia di uccelli acquatici vivono in completa libertà. Nel pomeriggio, una musica assordante intorno all’arena di Les-Saintes-Maries-de-la-Mer ci fa capire che sta per iniziare una corrida, e decidiamo di entrare. Dopo lo spettacolo, davvero entusiasmante, pensiamo di cenare sulla spiaggia della Digue à la Mer, percorrendo una strada sterrata dove incontriamo molti camper parcheggiati. Raggiunta la battigia, siamo soli con il mare: cala il maestrale, Daniela e Alice raccolgono conchiglie, qualche gabbiano grida fra le nuvole arancioni. E’ scesa la sera e rientriamo al camper: domani si torna a casa.

Testo e foto di Dario Bonetto

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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