Piemonte, il Paradiso fa 90

I festeggiamenti per il novantesimo anno del primo parco nazionale italiano sono un motivo in più per visitare il versante piemontese del Gran Paradiso, forse meno noto di quello valdostano ma ugualmente godibile e ricco di opportunità per l’escursionismo e la vacanza all'aria aperta

Indice dell'itinerario

Il 3 dicembre 1922 veniva istituito il primo parco nazionale italiano. Da allora sono trascorsi novant’anni. Anni non sempre facili, talvolta decisamente difficili. Ma gli scontri del passato tra l’area protetta e le amministrazioni sono ormai decisamente superati, e gli abitanti delle valli del Gran Paradiso (Valsavarenche, Cogne, Rhêmes, Orco e Soana) hanno compreso che il parco è un formidabile veicolo di promozione turistica e di sviluppo delle economie locali, purché siano basate sulla valorizzazione ambientale. Così ora anche molti albergatori propongono settimane e weekend naturalistici, e gli uffici turistici organizzano escursioni guidate in collaborazione con guide specializzate. I sentieri sono ben segnalati, soprattutto sul versante valdostano; i centri visitatori sono diffusi in tutte le valli, e ciascuno offre un museo tematico, anche se gli orari di apertura sono in balia delle sempre più scarse risorse finanziarie a disposizione dei parchi. E l’ultima iniziativa per coinvolgere gli operatori economici, il Marchio di Qualità del parco, ha visto una notevole adesione, soprattutto nelle valli piemontesi.

una veduta sulle Levanne.
una veduta sulle Levanne

Intanto alcune difficili scelte si sono consolidate e hanno dimostrato la loro validità. Ad esempio trent’anni fa si cercava di realizzare un collegamento stradale tra Valle Orco e Valsavarenche, prolungando la strada che sul versante piemontese serve due bacini idroelettrici e sale fino al Colle del Nivolet. Oggi l’idea non solo è definitivamente tramontata, ma è stata avviata l’iniziativa “A piedi fra le nuvole”, ovvero la chiusura del traffico motorizzato nel tratto fra il Lago del Serrù (2.250 m) e il Colle del Nivolet (2.636 m). Il divieto vige solo nelle domeniche e nei festivi di luglio e agosto, ma è stato sufficiente per cambiare radicalmente la fruizione e il godimento di questi luoghi. Già in passato nei giorni feriali poche auto salivano al colle, ma il flusso domenicale rimaneva imponente; da alcuni anni invece le auto devono fermarsi nei vasti parcheggi realizzati ai piedi della diga del Serrù (2.250 m), da cui un efficiente servizio di bus navetta porta i turisti fino alla vasta piana che si apre subito oltre il colle. Molti scelgono di percorrere in bicicletta il nastro di asfalto deserto che conduce al Nivolet, mentre qualcuno sale a piedi alternando strada e antiche mulattiere. Al capolinea dei bus i turisti possono partecipare alle visite guidate con i guardaparco, fare splendide camminate o più semplicemente trascorrere una giornata a quota 2.500 ammirando i magnifici panorami che si godono da lassù.

Un tratto della vecchia mulattiera selciata per il Colle del Nivolet
Un tratto della vecchia mulattiera selciata per il Colle del Nivolet

Questo risultato è stato raggiunto grazie all’impegno e alla determinazione dei responsabili del parco nel dissipare i dubbi degli operatori di fondovalle, che temevano una fuga dei turisti a causa della chiusura della strada. Invece è avvenuto il contrario: la Valle Orco è uscita dalla condizione di Cenerentola dell’area protetta, non è più solo una meta domenicale dei torinesi ma è diventata un luogo di vacanza per turisti italiani e stranieri che si fermano almeno una settimana: proprio come vi proponiamo in questo servizio.

 

Le gite dal Nivolet

Una veduta sulla Valle dell’Orco dalla cima del colle
Una veduta sulla Valle dell’Orco dalla cima del colle

La chiusura domenicale della strada non ha avuto ancora un indispensabile complemento, ovvero lo sviluppo di un servizio di trasporto per chi intende rinunciare all’uso del proprio mezzo a motore. I bus sono in funzione soltanto nei festivi, con una corsa alle 9.30 da Ceresole (troppo tardi per escursioni di lunga durata) e un ritorno alle 16 dal Colle del Nivolet (troppo presto). Nessun bus di linea sale al Nivolet nei feriali, mentre la domenica il servizio di navetta c’è solo per chi è salito in auto al Lago Serrù. Così i camperisti per effettuare le gite più belle in quota devono affrontare i 14 chilometri che dall’area attrezzata di Chiapili portano al Nivolet. La strada è buona, ma è meglio se il guidatore non patisce di vertigini.

camper in sosta ai Laghi del Nivolet
camper in sosta ai Laghi del Nivolet

Dopo un paio di salite e discese ci si abitua al percorso: l’ideale è alternare le gite con partenza da Ceresole a quelle dal Nivolet, optando per le seconde nei giorni con le previsioni meteo migliori, e dedicando la domenica a una gita dalla cima del colle dopo esservi arrivati con il bus di linea. Per la sosta si può utilizzare la nuova area camper allestita a Chiapili Inferiore, oppure uno dei campeggi di Ceresole. Per chi si muove con la tenda, l’ideale è trascorrere qualche giorno in un campeggio del fondovalle e poi salire al Colle del Nivolet sistemandosi al Rifugio Città di Chivasso o al Savoia.

Un tratto della vecchia mulattiera selciata per il Colle del Nivolet
Un tratto della vecchia mulattiera selciata per il Colle del Nivolet

A questo punto l’escursionista non ha che l’imbarazzo della scelta. Quale autore di guide, devo riconoscere che il mio lavoro più piacevole è stato proprio la raccolta di itinerari nel Parco del Gran Paradiso: due estati passate su mulattiere e strade di caccia incontrando camosci, stambecchi, aquile e ammirando panorami straordinari.

I laghi Rosset e Leità visti dal sentiero per il Col Leynire e il Tout Blanc
I laghi Rosset e Leità visti dal sentiero per il Col Leynire e il Tout Blanc

L’itinerario che prediligo parte un po’ prima del Nivolet dal parcheggio dei Laghi Losere (2.461 m), otto tornanti sopra il Lago Agnel (è consigliabile anche in questo caso utilizzare il bus, con fermata a richiesta). È un tratto dell’immenso sistema di strade, fatte costruire da Vittorio Emanuele II per le sue battute venatorie, che formano un semicerchio intorno al massiccio del Gran Paradiso: una sorta di trekking ante litteram scandito dalle case di caccia, antesignane dei rifugi. Questa tappa partiva da quella del Nivolet (oggi Rifugio Savoia), arrivando a quella del Gran Piano (l’attuale Rifugio Vittorio Emanuele II) con un lunghissimo tracciato di mezza costa che domina la Valle Orco. Dai Laghi Losere si va in piano o in leggera salita per 6 chilometri, con un percorso rilassante e panoramico (in basso il Lago di Ceresole, a destra i ghiacciai delle Levanne). Poi dalla conca alluvionale del rio di Percià si alza in diagonale fino ai 2.911 metri del Colle della Terra (2.30 ore). Chi ha utilizzato il bus può ora raggiungere il sottostante Lago Lillet e poi scendere ancora – incontrando più camosci che escursionisti – fino alla frazione Mua e ai campeggi di Ceresole.

Dai 2.500 metri del Piano del Nivolet si può effettuare la bellissima gita al Col Rosset: appena due ore di cammino per affacciarsi sulla Val di Rhêmes e superare quota 3.000, toccando due grandi laghi (Leytà e Rosset) e i laghetti di Chanavey, tutti ottime mete intermedie.

Panorama dalla costa di Mentà sul Lago Agnel, le Rocce del Nivolet e Punta Basei
Panorama dalla costa di Mentà sul Lago Agnel, le Rocce del Nivolet e Punta Basei

Dal Colle del Nivolet si può raggiungere con una salita di tre ore anche una vera cima di 3.438 metri: il Tout Blanc, panoramica vetta che si affaccia sulla Valsavarenche e la Val di Rhêmes. Da questo itinerario si stacca un tracciato pianeggiante, non segnalato, che porta ai Laghi Trebecchi e al Lago Nero (1.30 ore).

Tutte le gite dal Nivolet offrono stupendi panorami sul massiccio del Gran Paradiso, con la cima principale attorniata da Tresenta e Ciarforon: per ammirarli con una facile e breve gita c’è la salita alla Costa di Mentà (1.15 ore), aggirando a nord i laghi del Nivolet.

Tornando dal Lago Nero, con lo sfondo dei ghiacciai del Gran Paradiso
Tornando dal Lago Nero, con lo sfondo dei ghiacciai del Gran Paradiso

Chi cerca escursioni più lunghe può percorrere per intero il Piano del Nivolet fino ai Laghetti di Pian Borgnoz, in un ambiente ricco di acque e di marmotte (almeno 4 ore a/r), oppure salire al Grand Collet (2.15 ore), che offre uno scorcio ravvicinato sul Gran Paradiso e sul valdostano Vallone di Seyvaz, e l’incontro quasi garantito con i camosci.

Al Nivolet il campeggio è vietato, ma il consiglio è di fermarsi almeno una volta fino al tramonto, cenando nel camper in silenzio e con la porta chiusa: dai finestrini si potranno osservare le marmotte che giocano a pochi metri di distanza.

A piedi da Ceresole e Noasca e verso la Val Soana

Il bel pianoro di Prà del Cres
Il bel pianoro di Prà del Cres

Per alternare i viaggi al Nivolet con qualche gita dal fondovalle, nulla di più comodo del sentiero per il Rifugio Jervis che inizia dall’area sosta di Chiapili, costeggia lo skilift e poi sale nel bosco, alto sulle gole del torrente, fino al rifugio e al lago artificiale in gran parte interrato: la conca in cui si trovano è dominata dalle Levanne, le “dentate scintillanti vette” del Carducci (2 ore).

Un’altra gita sul versante sud della valle, quindi fuori dal parco ma con un costante panorama sui ghiacciai del Gran Paradiso, sale dalla sponda meridionale del Lago di Ceresole fino al bel Lago di Dres (2.30 ore).

Tornando alle escursioni nell’area protetta, nulla di meglio del tracciato che dalla frazione Broc, una delle prime di Ceresole, segue la GTA (Grande Traversata delle Alpi) fino alla baita Prà del Cres: da qui con il sentiero 542 si sale per pascoli al panoramico Colle Sià (2.15 ore), da cui appare il solitario Vallone del Roc.

Per i più pigri, o per gli amanti della corsa, c’è il tracciato pianeggiante ad anello che contorna tutto il bacino artificiale di Ceresole (8 km).

Se si scende a Noasca, magari in occasione della rievocazione storica “Noasca da Re” del 21 e 22 luglio, si può fare la traversata sulla GTA fino a Ceresole: per evitare il rientro in bus è possibile percorrere solo il suggestivo tratto che dai tornanti di Noasca risale fra le borgate del Vallone del Roc, fino a Borgo Vecchio (2.15 ore).

Il sentiero che raggiunge il pianoro di Prà del Cres, attraverso un bel lariceto
Il sentiero che raggiunge il pianoro di Prà del Cres, attraverso un bel lariceto

Verso la Val Soana

Per chi cerca minuscole borgate, tranquillità e una montagna meno appariscente ma più selvaggia, nulla di meglio della Val Soana, che delimita a oriente il parco. Tornando verso Pont Canavese è meglio non farsi tentare dal Vallone di Piantonetto: la strada è molto ripida e stretta, ma in alcuni giorni l’ufficio turistico di Locana organizza visite guidate con un pulmino.

Anche il Vallone di Ribordone ha una strada stretta ed è più adatto a gite autunnali. Invece la provinciale della Val Soana richiede attenzione solo nell’attraversamento di Pont Canavese, poi brevi strettoie si alternano a tratti più larghi. Poco prima di Ronco si trova a sinistra il bivio per Forzo, punto di partenza per una passeggiata sulla mulattiera che lungo il torrente porta alle borgate Boschietto e Boschettiera.

Un pilone votivo sotto una roccia aggettante sulla mulattiera da Forzo a Boschietto
Un pilone votivo sotto una roccia aggettante sulla mulattiera da Forzo a Boschietto

Proseguendo lungo la valle principale si arriva a Valprato, dove è stata allestita un’area attrezzata. Nei pressi inizia il sentiero per la borgata Andorina, mentre tra le case una mulattiera sale alla borgata Nivolastro.

Da Valprato una ripida strada porta a Piamprato: purtroppo i lavori di costruzione di una seggiovia appena fuori dal confine del parco hanno snaturato l’inizio della gita per il Colle Larissaz. Meglio seguire la breve strada (2 km) che collega Valprato a Campiglia: dal piccolo paese una passeggiata di mezz’ora conduce nel vasto Piano d’Azaria, uno dei più belli del parco. Poco prima del pianoro si stacca sulla destra il sentiero che in due ore sale al santuario di San Besso, addossato a un’imponente parete di roccia: è la conclusione ideale di una vacanza davvero en plein air nel versante piemontese del Gran Paradiso. 

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