Piccoli Balcani crescono

Dei paesi nati dalla dissoluzione della Jugoslavia, il Montenegro è oggi quello che riassume il meglio per un pleinair d'avanscoperta: mare e monti, tradizione e genuinità, storia antica e natura protetta. Ma anche un'accoglienza tutta da sperimentare in piena libertà.

Indice dell'itinerario

Accoccolati davanti a un bel fuoco sulle rive del fiume Tara, abbiamo impiegato mezzo pomeriggio a scarabocchiare su dei foglietti mescolando italiano, serbo, inglese e anche latino per cercare di capire, con il ranger del parco nazionale del Durmitor, la traduzione letterale di Crna Gora: che in realtà non vuol dire Monte Nero, ma Cime Boscose. Questa infatti è la caratteristica delle montagne della piccola repubblica (poco meno di 14.000 chilometri quadrati per 662.000 abitanti), resasi indipendente dalla federazione serba nel giugno del 2006. Le pendici ripidissime e sassose sono ricoperte da foreste di una particolare specie di pino dalle foglie molto scure, che cresce solo nei Balcani adriatici; ma dato che i fianchi dei monti sono brulli e di roccia grigia, con pochissima erba perché franosa, da lontano l’effetto è di lunghe dorsali argentate con la sommità nera.
La nostra piccola ricerca etimologica, in realtà, era solo una scusa per meglio assaporare l’ospitalità dei montenegrini, un popolo molto riservato ma che può vantare un’onestà proverbiale e una lunga tradizione di pace e autonomia, oltre che storici rapporti con l’Italia dai tempi in cui il re Vittorio Emanuele I prese in moglie Margherita, sorella del sovrano di Montenegro. Ma anche da prima, quando i Veneziani della Serenissima Repubblica scesero oltre l’antica Ragusa, verso Cattaro.
Ancora oggi, ammirando dall’alto delle vette a picco sul mare la baia di Kotor, se ne coglie la splendida posizione per il commercio e la difesa: un golfo lunghissimo con uno stretto ingresso ben difendibile, acque profonde ma sempre tranquille tanto da permettere l’accesso delle grandi navi da crociera. Ed ecco il ricamo di borghi in pietra bianca lungo la costa, in puro stile veneziano, con tanto di leoni scolpiti di fronte al palazzo del commissario del Doge. Perast, Kotor, Budva, Bar sono come perle di una collana che cinge le montagne dalla riva del mare. Un paesaggio maestoso, fortemente modellato dall’uomo sulla costa ma assai selvaggio nell’entroterra, e protetto sin dagli anni ‘40 da ben quattro parchi naturali, uno dichiarato addirittura patrimonio dell’umanità: il Durmitor, il Biogradsko, lo Skadarsko e il Lovcen. E poi acque cristalline a lambire piccole spiagge dorate, santuari arroccati su minuscole isole costruite pietra su pietra per far posto alle chiese, baie profonde su cui si specchiano vette alte 2.000 metri, canyon scavati da torrenti così puliti da essere potabili, foreste primordiali cresciute rigogliose sulle gelide paludi montane dove si rifugiano l’orso e il cervo, candidi monasteri aggrappati a pareti inaccessibili, laghi verdissimi e fiumi sinuosi su cui si attardano i pellicani: Crna Gora sembra racchiudere gli ultimi paradisi.
In maggioranza cattolici di rito greco ortodosso, i montenegrini sono riusciti a evitare la guerra civile che ha sconvolto la Jugoslavia negli anni ‘90. Il paese, pur restando per anni estremamente povero, ha vissuto una certa tranquillità e stabilità fino ad accettare nel 2006 l’euro come unica moneta corrente, anche se per il momento non ha il permesso di stamparla. Visitare il Montenegro in camper è quindi una buona alternativa alla Croazia o alla Grecia: i prezzi sono ancora contenuti e la sosta notturna dei v.r. è permessa anche sulla costa, senza seri pericoli perché i furti e la piccola delinquenza sono molto rari. L’unico inconveniente è la viabilità: ad eccezione della superstrada nei dintorni della capitale Podgorica, della litoranea a due corsie da Kotor a Ulcinj e di quella principale da Budva a Cetinje, l’entroterra è un intrico di stradine poco più larghe di un mansardato, con buche frequenti, cunette non transitabili e bordi privi di sponde. A peggiorare la situazione c’è la scarsa abilità al volante dei montenegrini, ma per fortuna si procede a bassa velocità e le possibilità di incrociare un veicolo sono remote. L’ideale, se ci si vuole allontanare dai percorsi più battuti, è disporre di un furgonato o un integrale di piccole dimensioni.

Il golfo di Kotor
Varchiamo la frontiera tra Croazia e Montenegro a Debeli Brijeg, sulla strada da Dubrovnik verso Herceg-Novi. Le formalità doganali impegnano pochi minuti, perché quasi tutte le assicurazioni europee coprono anche quest’area e non c’è bisogno di altri documenti tranne il certificato di proprietà e la Carta Verde.
La prima cittadina che si incontra, appena arrivati sul mare, è appunto Herceg-Novi, cresciuta disordinatamente attorno al vecchio centro veneziano. La strada principale, un po’ caotica, esce diretta verso Kotor; seguendo l’indicazione Stari Grad una variante permette di avvicinarsi al castello, ma la sconsigliamo ai mezzi ingombranti che non troverebbero parcheggio. Proseguendo per Kotor, dopo il punto panoramico si incontra un AutoKamp, ovvero una delle piccole aree di sosta recintate con fondo in erba dotate di acqua, allaccio elettrico e fornelli a gas.
A Kamenari, dove le due sponde delle Bocche di Cattaro si avvicinano nello stretto di Verige, per poche decine di euro è possibile traghettare su chiatta il veicolo fino a Lepetani, ma questa scorciatoia evita la parte interna del golfo con le cittadine più belle. Procediamo dunque lungo la strada costiera in direzione di Kotor superando il panoramico promontorio di Turski, dopo il quale la baia si restringe nettamente e i rilievi circostanti appaiono sempre più ripidi; anche la limpidezza dell’acqua ne risente un po’, tingendosi di tonalità più scure.
A Morinj si incontra un altro AutoKamp (un po’ sacrificato nell’esposizione al sole durante le prime ore del giorno per le alte montagne alle sue spalle). Poco più avanti seguiamo un’indicazione per i graffiti rupestri di Lipci, che però non valgono le difficoltà di parcheggio e la salita a piedi. Subito dopo il paesino di Strp si trova un’altra deviazione per la grotta di Sopot, facile da esplorare nel primo tratto con un paio di scarponcini e una torcia.
Giunti a Perast, oltre alla visita del piccolo museo ricco di oggettistica militare e marinara, noleggiando una barca di pescatori si può compiere l’escursione per Nostra Signora delle Isole lasciando il v.r. nel parcheggio del PiratBar, il primo che si incontra fuori dalla cittadina; la traversata costa pochi euro, l’ingresso alla chiesa un euro e comprende la guida italiana o inglese e la visita al museo del mare con gli ex voto, dipinti di tempeste e imbarcazioni con scritte in veneziano ottocentesco. Tutta l’isoletta è artificiale, costruita in più di due secoli dagli abitanti di Perast che gettarono pietre benedette attorno a uno scoglio su cui due marinai in naufragio trovarono un quadro della Madonna. Ogni anno, in agosto, una processione di barche legate tra loro porta nuove rocce attorno al santuario; sulla vicina isola, invece, la chiesina è privata e visitabile solo ad agosto.
Il lungomare di Dobrota, molto frequentata dai montenegrini perché esposta al sole del pomeriggio, offre alcune possibilità di parcheggio ma la spiaggia è inesistente e si può accedere al mare solo dai pontili in cemento. Prettamente turistico e molto visitato è anche il piccolo capoluogo del golfo, Kotor, pieno di caffè e negozietti di souvenir, ma vale la sosta per le belle chiese e il gradevole centro storico; alcuni parcheggi a pagamento sono di fronte alle mura della città, mentre quelli gratuiti si incontrano superando il ponticello e seguendo la strada principale all’ingresso del porto. Proseguendo il giro intorno al fiordo lungo la penisola di Bogdasici la carreggiata si restringe bruscamente: consigliamo ai v.r. molto ingombranti o a chi non vuole faticare nella guida di usare la via principale per Budva, svoltando poi per Tivat all’aeroporto. Chi segue invece la litoranea, punteggiata di caratteristici borghi marinari ancora in stile veneziano, incontra altri due AutoKamp a Stoliv e appena passato Lepetani; a Tivat, vicino alla spiaggia di Dora Lastva, ce n’è un terzo.
Dal paesino di Dora Lastva, con un fuoristrada o una lunga passeggiata di 15 chilometri si seguono le indicazioni per il parco naturale con il simbolo di un omino che fa trekking per arrivare, superando un dislivello di circa 600 metri, al tracciato della vecchia strada militare austro-ungarica, una massicciata a picco sul mare dal panorama davvero unico su entrambi i versanti del golfo.
La penisola di Lustica, poco più avanti, è una delle perle della costa montenegrina: anche qui la viabilità è difficoltosa, ma accessibile ai mezzi più piccoli. L’isola di Sveti Marko, all’inizio del promontorio, è un hotel di lusso con piccoli bungalow in stile tropicale che tuttavia, nonostante la fama, non gode della migliore posizione. Molto più pittoresco l’altro versante di Lustica che, dopo alcune piccole spiagge e punti panoramici, sale sulla falesia rocciosa color ocra. La stretta stradina scende nuovamente al mare al borgo di Rose, di fronte a Herceg-Novi, oggetto di un recente restauro grazie soprattutto al centro turistico Forte Rose, con un piccolo parcheggio gratuito per pochi mezzi che permette la visita a piedi.
Seguendo ora le indicazioni per Zanijc-Turista, su un asfalto stretto ma ben fatto si arriva a Placa Zanijca, una spiaggia incantevole con ottime possibilità di parcheggio anche notturno, due bar e noleggio canoe o gommoni; per una cifra compresa tra i 10 e i 15 euro è possibile affittare una barca di pescatori per visitare due isolette, anch’esse impreziosite da cappelle e santuari. Poco più avanti, lo sterrato per Mirista non è percorribile in camper, ma con una breve passeggiata permette la visita a Torre Arza e soprattutto regala alcune spiagge davvero poco affollate, dove più di un bagnante pratica il naturismo (nonostante il clima rilassato e disinibito, ricordate che nei santuari ortodossi si deve entrare ben coperti e le signore, se possibile, anche con un foulard sul capo).
Prima di lasciare la penisola e il golfo di Cattaro, la spiaggia più bella e attrezzata è sicuramente quella di Horizonti, ben indicata verso l’omonimo hotel, con ingresso e parcheggio privato a pagamento; all’interno c’è anche un campeggio attrezzato con toilette, acqua calda e scarico delle reflue.

Budva e il parco di Lovcen
La strada principale, scorrevole a due corsie e ben pavimentata, porta da Kotor a Budva. Dopo un breve tratto nell’entroterra si sbuca sul mare in prossimità delle belle spiagge di ciottoli, acqua cristallina e porticcioli attrezzati di Jaz, Ploce e Trstno, ben indicate con accesso comodo e dotate di AutoKamp con acqua e allaccio elettrico (scarico solo a Jaz).
La città vecchia di Budva è chiusa nella piccola baia dall’isola di San Nicola, raggiungibile a nuoto o noleggiando un’imbarcazione alla marina. Numerosi i parcheggi a pagamento, subito di fronte al mare ai piedi della Stari Grad; il museo delle mura merita più per il panorama che per i vecchi libri e i camminamenti che racchiude.
Subito fuori dalla città nuova una strada ampia e ben segnalata porta in meno di 30 chilometri a Cetinje, la capitale storica del Montenegro. Il cuore del vecchio regno è una tranquilla località di montagna con case tipiche in pietra e legno, dove hanno sede i migliori musei del paese: tra questi il Palazzo Reale, ancora arredato secondo lo stile voluto dall’ultimo sovrano Nicola Petrovic (fratello della regina italiana Margherita), che annovera i ricchi ritrovamenti di epoca paleolitica e punico-greco-romana e ci aiuta a comprendere il ruolo del Montenegro nella battaglia dell’Europa cristiana contro i Turchi, oltre a imparare qualcosa delle alterne vicende della Prima e Seconda Guerra Mondiale fino all’ingresso nella Jugoslavia comunista di Tito. Ci sono anche un prestigioso centro etnografico e una raccolta d’arte moderna e contemporanea, con opere dal ‘700 ad oggi, e una collezione di antichissime icone votive (biglietto cumulativo per tutti i musei 5 euro, con guida in italiano o inglese).
Appena fuori dall’abitato si entra a Cetinjski Manastir, centro di devozione medioevale e ancora oggi meta di pellegrinaggio. All’ingresso, nell’unico tratto dove la strada diventa a quattro corsie, si trovano le indicazioni per il parco naturale di Lovcen. Circa 20 chilometri di strada con tornanti stretti, ma ben transitabile anche in camper, portano al mausoleo di Njegosev, a 1.657 metri di altitudine; il posteggio al termine dell’asfalto può contenere solo pochi mezzi e perciò, nell’alta stagione, consigliamo di lasciare il v.r. lungo la strada e proseguire a piedi. Dal parcheggio bisogna salire 230 gradini fino all’ingresso del mausoleo che accoglie la statua e le spoglie del famoso poeta e patriota del XIX secolo, ma ciò che colpisce è prima di tutto la bellezza del panorama, anche senza entrare nell’edificio: dalle alte vette del Durmitor, lontane verso nord, fino alla baia di Kotor e al lago Skadar. Nel parco è possibile pernottare nelle varie piazzole adibite a questo scopo, facendo attenzione a non sostare sui prati d’erba verde dove si raccoglie il fieno.
Tornati sulla costa, proseguendo verso sud il litorale si fa sempre più sabbioso, con la zona retrodunale che assume un aspetto paludoso. Assolutamente da non perdere, pochi chilometri dopo Budva, il villaggio di Sveti Stefan che alcuni definiscono il Mont Saint Michel balcanico, un delizioso borgo arroccato sull’ultimo promontorio roccioso che porta i segni della dominazione veneziana; l’isolotto è privato ma si può visitare a pagamento (5 euro per il parcheggio e 7 per l’ingresso).

La costa meridionale e il parco di Skadar
Passato il moderno centro di Petrovac-na-Moru si incontrano varie possibilità di pernottamento libero sul mare e alcuni AutoKamp: a Buljarica ci sono ben tre campeggi attrezzati anche con scarico, ma il contesto è piuttosto frequentato e non offre l’ambiente genuino incontrato sinora. E’ possibile pernottare sulla spiaggia a Kolac, ma per raggiungere lo spiazzo si percorre una strada stretta e a tratti sterrata; arenili attrezzati con possibilità di sosta e facili da raggiungere si trovano invece a Misici e a Sutomore (spiaggia di Zagrade).
Se non siete interessati ai progetti di sviluppo urbanistico e architettonico potete tralasciare Stari Bar, comunque ben raggiungibile e dotata di un ampio parcheggio gratuito: fu quasi rasa al suolo da un terremoto nel 1979 e un progetto del 1985 prevedeva il recupero degli edifici per attività artistiche e artigianali, ma tuttora non c’è molto da vedere ad eccezione di un laboratorio e un teatro all’aperto nel mese di agosto.
Poco più a sud si entra nel territorio di Ulcinj, una specie di enclave a maggioranza albanese (il confine tra i due paesi dista ormai poche decine di chilometri). La costa si è ormai trasformata nel litorale adriatico simile al versante italiano con lunghe spiagge sabbiose, acque piuttosto torbide, vento costante e onde lunghe sulla battigia poco profonda. L’ultima piccola baia in stile montenegrino-croato con una bella spiaggia di ciottoli e acqua cristallina è quella privata di Valdanos, ben indicata prima dell’ingresso a Ulcinj, dove si trova un campeggio grande e ombreggiato, un tempo pretenzioso ma oggi con un sentore di abbandono, immerso in un bosco di ulivi secolari dalle forme grottesche (docce e acqua calda gratuite, elettricità, scarico, ristorante e market e affitto canoe). La Stari Grad di Ulcinj, visitabile sostando gratuitamente di fronte alla spiaggia, è piuttosto in rovina nonostante alcuni recenti restauri. Nel complesso, questa zona e la città sono le uniche di tutto il paese che abbiamo trovato degradate e poco accoglienti, senza quell’atmosfera di sicurezza e tranquillità che pervade il resto del territorio: non diversa è la situazione che si incontra proseguendo sul litorale di Velika Plaza, le cui spiagge attrezzate, ben indicate e facilmente raggiungibili hanno nomi invitanti come El Cubanito o Copacabana, ma spesso si presentano sporche. Più pulita quella per nudisti con albergo annesso ad Ada Bojana, presso la foce dell’omonimo fiume al confine con l’Albania, mentre il campeggio naturista Ada è piccolissimo, senza ombra e incredibilmente caro per non essere affacciato né sul mare né sul fiume.
Rientrati a Ulcinj, si seguono le indicazioni per Vladimir-Sukobin o per i monasteri dello Skadarsko Jezero, il lago Skadar: la strada asfaltata è più stretta di quelle affrontate sin qui, ma percorribile anche con un mansardato di buona stazza. Facendo attenzione a svoltare a sinistra per Ostros prima di Sukobin, si sale tra le montagne coperte di castagneti secolari; superato il valico, si gode una vista spettacolare sulle acque smeraldine del bacino, sulle isolette con i monasteri e sulle paludi popolate di uccelli. I piccoli furgonati possono scendere sulla sponda a Murici dove, indicato sulla strada principale, si trova un AutoKamp dotato di toilette e acqua calda nel quale si può dormire gratuitamente se si cena nel ristorante annesso; è possibile inoltre noleggiare una barca a poco prezzo per scoprire l’avifauna locale e i due santuari sugli scogli.
Avanzando verso nord si giunge a Virpazar, centro famoso per il birdwatching: numerose le escursioni in battello alle paludi e lungo il fiume, anche se non è assicurato l’incontro con i pellicani che solitamente vengono qui a trascorrere i mesi più freddi. Solo i guidatori espertissimi potranno proseguire con grande cautela per Rijeka Crnojevica, pittoresca cittadina di fiume costellata di ponti sulle paludi, raggiungibile in circa 25 chilometri di stretto asfalto a una sola corsia che costeggia il percorso sinuoso di un fiume. A circa 5 chilometri dall’abitato una strada più ampia riporta a Podgorica, che i mezzi più ingombranti avranno raggiunto da Virpazar con la strada principale a due corsie.

I parchi dell’entroterra
Talvolta indicata nei vecchi cartelli come Titograd, l’odierna capitale Podgorica è un moderno centro amministrativo, economico e industriale che non vale la sosta. E’ invece da consigliare una deviazione (circa 120 chilometri fra andata e ritorno) verso la cittadina di Niksic, che permette la visita al monastero di Ostrog: scavato nel ventre della montagna sopra Bogetici, spicca con le sue pareti candide nel rosso ocra della ripida falesia. Sul posto si giunge con un primo tratto molto scorrevole e ben indicato di circa 35 chilometri e un’ultima salita ripida e stretta di una quindicina, a strapiombo vertiginoso nella valle. Di fronte al santuario c’è un ampio parcheggio e i pullman turistici salgono sino all’entrata, ma se non amate il brivido dell’incontro con uno di questi bestioni vi consigliamo di parcheggiare lungo la strada principale vicino al ristorante e contrattare un passaggio con i bus collettivi (da 8 a 10 euro).
Tornati al nostro tracciato principale, si procede nella direzione Centar-Beograd e poi solo Beograd. La strada è incredibilmente panoramica sul ripido e stretto canyon del fiume Moraca, purtroppo talvolta usato come discarica. Tra Kolasin e Mojkovac si viaggia lungo il confine occidentale del parco di Biodgraska Gora, ben indicato, dove si può passare la notte nell’unico parcheggio vicino al ristorante di fronte al lago Biogradsko, all’ombra di faggi maestosi. L’escursione più semplice effettuabile in loco dura circa un’ora e compie il periplo del bacino, anche su passerelle di legno, offrendo lo spettacolo della foresta umida primordiale.
Usciti dall’area protetta, lasciando la strada principale per Beograd se ne prende una minore ma ampia e ben asfaltata che segue il corso del Tara, il fiume con il secondo canyon più profondo e lungo d’Europa, sino a un ponte davvero spettacolare a Pljvja, ultimo bivio prima di Zabljak, cittadina a ben 2.000 metri di quota. Siamo così arrivati alle porte del più settentrionale dei quattro parchi montenegrini, quello del Durmitor, dall’omonima vetta che si innalza per 2.522 metri. Molteplici le possibilità di escursioni e sport all’aria aperta: torrentismo a piedi nel canyon, discese di rafting in gommone, la visita al lago Crno o la salita in funivia (6 euro a persona andata e ritorno) ai 2.300 metri delle vette del Savnik Kuk. L’area protetta non è accessibile ai mezzi a motore, ma svoltando sull’asfalto a destra dalla piazza di Zabljak si arriva all’ingresso e al centro informazioni, dove sono in vendita cartine dettagliate e si trovano informazioni su tutte le attività e i sentieri.
Una bella escursione ad anello con il veicolo, di nuovo a patto di essere conducenti provetti alla guida di un mezzo non troppo ingombrante, si può invece effettuare prendendo per Trsa sulla strada che passa di fronte alle funivie: dopo circa 7 chilometri di asfalto stretto misto a terra battuta, si incontra un ottimo sterrato più ampio e liscio che si arrampica per 5 chilometri sulle montagne brulle sino al Passo di Sedlo, a quota 1.907. Si torna poi su asfalto che in 20 chilometri porta a Trsa passando per Pluzine. Seguendo ora per Nedanjo, all’ultimo bivio si entra nel canyon del Susica (dove c’è anche un campeggio) per tornare a Zabljak, con uno sterrato di pochi chilometri ma questa volta a strapiombo e in condizioni veramente brutte.
Dopo questa esplorazione dell’entroterra, si potrà nuovamente riprendere la via della costa attraverso Kolasin e Podgorica per qualche altra giornata di mare prima di raggiungere, dalla stessa frontiera d’ingresso, le strade principali della Croazia e i porti da cui reimbarcarsi per il ritorno a casa. Ma una cosa è certa: dopo aver scoperto quest’inedito angolo dell’Europa balcanica, una sola vacanza non sarà bastata ad esaurire la voglia di esplorarlo in tutta la sua genuina bellezza.

Testo di Federica Botta Foto di Alessandro De Rossi


PleinAir 413 – Dicembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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