Piccola Groenlandia

L'altopiano di Campo Imperatore, che d'estate è il più grande pascolo dell'Abruzzo, d'inverno si trasforma in un eccezionale comprensorio per gli sport della neve. Non solo discesa e snowboard, ma anche fondo, scialpinismo e ciaspolate per immergersi negli straordinari ambienti del Gran Sasso con i modi e gli strumenti del pleinair.

Indice dell'itinerario

Nevi del Gran Sasso, ultimi giorni di marzo del 1923. Un alpinista lombardo arriva in vagone letto alla stazione di Giulianova, prosegue con l’accelerato per Teramo e poi con una sbuffante corriera verso la valle del Vomano. Alla base della valle del Rio Arno si lascia alle spalle il mondo dei motori e inizia a risalire, passo dopo passo, l’antica mulattiera che si arrampica verso Pietracamela e che solo fra qualche anno sarà sostituita da una strada rotabile. Due ore e mezzo più tardi il viandante sbuca sulla piazza del paese, dove i pretaroli lo guardano con sorpresa: a stupire, oltre all’accento lombardo di Aldo Bonacossa, è il paio di sci (o sky, con il termine del tempo) che porta legati sullo zaino. Conte, industriale della seta, ricco e colto, Bonacossa fa presto a farsi accogliere e a trovare un letto per la notte. L’indomani alle prime luci dell’alba il nostro s’incammina di nuovo tra i faggi della Val Maone, passa accanto alle cascate di Rio Arno, lascia a destra la Grotta dell’Oro e gli stazzi delle Capanne, completamente nascosti dalla neve. Un’ora più in alto il manto bianco nasconde anche il Rifugio Garibaldi, ma Bonacossa non ha bisogno di fermarsi e prosegue verso la Sella del Brecciaio. Continua un passo dopo l’altro verso l’alto, raggiunge i 2.912 metri della cima del Corno Grande, poi calza gli sci e torna a valle con grande velocità e in bello stile. A Pietracamela, dove i montanari lo accolgono ancora più stupiti del giorno prima, trova il tempo per brindare all’impresa con il calzolaio, il figlio del trattore e qualche semi-autorità del paese . Poi riprende il sentiero, la corriera e il treno, e torna ai piedi delle Alpi.
Qualche anno più tardi, dalle pagine della Rivista Mensile del CAI, Aldo Bonacossa spiega agli stupiti alpinisti padani di una scivolata bellissima, quanto mai veloce , a livello delle più belle delle Alpi Occidentali, e che supera nettamente il Nuvolau di Cortina . Negli anni successivi, insieme ad altri amici settentrionali, compirà le prime discese in sci del Monte Corvo, del Monte Camicia e di altre grandi vette del massiccio abruzzese.
Nevi del Gran Sasso, marzo del 2008. Un inverno in cui il manto bianco è finalmente abbondante porta migliaia di sciatori a Campo Imperatore, la piccola ma famosa stazione di sport della neve ai piedi delle rocce del Corno Grande. Qui gli impianti sono pochi, le pendenze limitate, le piste anche alla portata degli sciatori modesti. Principianti e ragazzi affollano i tracciati che scendono dall’Albergo di Campo Imperatore alle Fontari, mentre chi non teme le modeste difficoltà di una pista rossa preferisce l’Aquila Bianca e gli altri ripidi percorsi che scendono dal Monte Scindarella, eccezionale belvedere sull’Abruzzo.
Ma lo sci alpino, a Campo Imperatore, è solo una parte dell’offerta. A poca distanza dai tracciati battuti, ragazzi che amano surfare ed esperti del fuoripista lasciano le loro impronte sui tanti pendii di neve vergine raggiungibili in pochi minuti dagli impianti. Percorsi ancora più lunghi, impegnativi e ripidi si dipanano nell’imbuto dei Tre Valloni, che riporta a Fonte Cerreto e alla funivia dopo aver divorato 1.000 metri di dislivello. Piccole comitive di sciatori, spesso accompagnati dalle guide alpine locali, salgono verso il Rifugio Duca degli Abruzzi o la Sella di Monte Aquila, diretti alle grandi traversate che conducono verso i Prati di Tivo; i più tranquilli, una volta giunti sul versante teramano, scendono invece per facili dossi verso la Val Maone e il tragitto seguito ottantacinque anni fa da Bonacossa. I più bravi, dopo aver calzato i ramponi, salgono in vetta per i ripidi canali di neve della Direttissima e ridiscendono verso gli alberghi dei Prati per il ghiacciaio del Calderone, il Rifugio Franchetti e il Vallone delle Cornacchie, ai piedi delle rocce verticali del Corno Piccolo, con la possibilità di tornare comodamente a Fonte Cerreto al termine della traversata sugli sci grazie a un servizio di minibus organizzato da un paio d’anni da Luca Mazzoleni, appassionato scialpinista e gestore del Franchetti. Altri sciatori di pista, nelle stesse ore, affollano i brevi tracciati dei Prati di Tivo, ai piedi della parete Nord del Corno Piccolo, e i vasti campi di sci di Prato Selva, la piccola stazione in territorio di Fano Adriano che sta conoscendo un interessante rilancio grazie ai prezzi contenuti, al panorama e all’ambiente, particolarmente adatto ai giovani che usano lo snowboard.

Atmosfere nordiche
Tre piccole ma attraenti stazioni, molte belle discese fuoripista, alcune delle più entusiasmanti traversate scialpinistiche dell’Appennino e forse (così diceva Bonacossa) d’Italia. Questo è ciò che il Gran Sasso riserva agli appassionati della neve dopo che le mobilitazioni ambientaliste degli anni ’80 hanno bloccato i progetti di megaimpianti nel cuore di Campo Pericoli e del Venacquaro; poi, a partire dal decennio successivo, lo splendido parco nazionale che dal 1991 tutela il massiccio insieme ai vicini Monti della Laga ha definitivamente sbarrato la strada alla moltiplicazione delle funivie, degli alberghi e delle piste.
Per apprezzare il Gran Sasso d’inverno, però, non ci sono solo gli sci o le tavole da neve. L’altopiano di Campo Imperatore, che nel periodo estivo è il più grande pascolo dell’Appennino, dopo le nevicate di dicembre diventa una piccola Groenlandia che si allunga per una quindicina di chilometri ai piedi del Corno Grande, del Monte Camicia e del Monte Prena. Ancora più di Assergi e della sua funivia, le basi di appoggio migliori per esplorare l’altopiano sono gli antichi borghi posti lungo i margini meridionali, da Calascio a Santo Stefano di Sessanio (una delle località più frequentate dai camperisti anche per le buone opportunità di sosta libera) e a Castel del Monte. Principale attrattiva del settore orientale sono i quattro anelli per il fondo battuti ogni inverno dal Comune di Castel del Monte e ormai frequentati da migliaia di appassionati dello sci nordico. Il percorso più scenografico è quello che si snoda intorno alla Fonte Pietrattina, attraversa l’omonima spianata su cui veglia il Monte Guardiola e raggiunge il margine del selvaggio Vallone d’Angri. Più tecnico è l’anello dei Prati di Cretarola, i cui saliscendi permettono di spostarsi velocemente ma richiedono una buona padronanza della disciplina. Degli altri due itinerari, uno comincia dal Rifugio Ricotta ma viene battuto solo saltuariamente, mentre quello che parte dal pianoro di Natrella, proprio accanto al paese, pur essendo meno interessante dal punto di vista ambientale diventa prezioso nelle giornate di maltempo, quando la bufera costringe a volte a chiudere le piste dell’altopiano. Un altro breve anello viene occasionalmente tracciato con partenza dal Lago Racollo, che una strada panoramica e tortuosa collega al borgo medioevale di Santo Stefano di Sessanio.
Anche il fondo, dal canto suo, non è fatto solo di piste. Chi ama muoversi in silenzio nella natura intatta può partire dalla strada di Fonte Vetica e dirigersi verso il Vallone della Fornaca e la miniera abbandonata di lignite ai piedi del Monte Camicia dove, su un masso che spunta dall’altopiano innevato, spicca uno stemma aragonese scolpito almeno sei secoli fa. La gita per arrivare fin qui è elementare, e chi non conosce la zona difficilmente può immaginare la straordinaria sensazione di vastità e solitudine offerta da Campo Imperatore. Altre facili escursioni con gli sci da fondo ai piedi del massiccio sono quelle offerte dalla cosiddetta Valle dei Tre Laghetti che tocca i bacini di Racollo, Passaneta e Barisciano, permettendo inoltre di ammirare i ruderi dell’abbazia di Santa Maria del Monte (tenendo presente che, a causa delle condizioni delle strade, è preferibile raggiungere il luogo da Santo Stefano di Sessanio).
All’estremità opposta del Gran Sasso, un altro magnifico itinerario si dipana nei boschi della valle del Chiarino, che si raggiungono dalla statale 80 L’Aquila-Teramo attraversando la diga della Provvidenza e permettono di toccare i ruderi della Masseria Cappelli, un complesso medioevale fortificato rimasto per decenni in abbandono e finalmente ristrutturato dal parco e dalla Soprintendenza dell’Abruzzo. Un’ora più avanti, dalla Masseria Vaccareccia e dal Rifugio Fioretti, lo sguardo spazia sui canaloni del Monte Corvo.

Uno sguardo alla natura
Se a Campo Imperatore e sulle strade sterrate più lunghe i veloci e leggeri sci nordici restano il mezzo di locomozione più idoneo, le ciaspole permettono di inoltrarsi nei boschi nel modo migliore. Entrambi gli strumenti sono indicati per salire dal piazzale dei Prati di Tivo al Piano del Laghetto, uno straordinario balcone naturale verso il Corno Grande e il Corno Piccolo, dal quale nelle giornate serene lo sguardo può spaziare anche fino all’Adriatico. I boschi di Rigopiano, quelli del Venacquaro, i dossi del Monte Stabiata sono lo scenario di altri bellissimi itinerari. La sola raccomandazione importante per l’escursionista invernale, come su tutto l’Appennino innevato, è di fare molta attenzione quando la neve è poca e ghiacciata, e laddove la pendenza della montagna aumenta: molti itinerari del Gran Sasso, come degli altri grandi massicci dell’Abruzzo, vanno percorsi con la piccozza e i ramponi piuttosto che con le ciaspole o gli sci nordici.
Comunque si scelga di andare, varrà la pena portare con sé un binocolo. I grandi animali del massiccio, sterminati dai cacciatori fino all’estinzione negli scorsi decenni, sono stati riportati sul Gran Sasso dall’ente parco, e da qualche anno sono sempre più facili da osservare in natura. Il camoscio, reintrodotto nel 1992 nel Vallone d’Angri di Farindola e successivamente in alcune delle zone più selvagge del gruppo, ha ormai superato i trecentocinquanta esemplari stando al censimento dell’ottobre 2008, e lo si può vedere con relativa facilità anche nel Vallone delle Cornacchie e in Val Maone. Il cervo si lascia osservare nei boschi al confine tra il Gran Sasso e la Laga, come pure in Valle del Chiarino e addirittura sulla statale 80 che sale da Teramo al Passo delle Capannelle. Nel cielo si può scoprire il maestoso volo dell’aquila, mentre dal folto arriva spesso l’emozionante ululato del lupo. Anche d’inverno la natura del Gran Sasso è una splendida sorpresa.

PleinAir 437 – dicembre 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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