Passeggiate in cresta

Tra il Cimone e il Corno alle Scale per un itinerario in camper di vera scoperta, tra due parchi regionali che comprendono alcune delle mete più belle e fruibili dell'Emilia appenninica.

Indice dell'itinerario

All’inizio eravamo in pochi. Potevamo fare praticamente quello che volevamo, e il camper ci permetteva di rivivere quasi le stesse emozioni dei primi viaggiatori come Goethe e Stendhal quando vennero alla scoperta del Bel Paese, dei suoi paesaggi, delle sue genti, della sua arte. Oggi non è più così. Siamo in tanti, cresciamo di numero e inevitabilmente la qualità del pleinair tende ad abbassarsi. Per evitarlo occorre aggiornare di continuo il nostro modo di rapportarci all’ambiente, non rinunciando a fare del veicolo ricreazionale uno strumento privilegiato di approccio alla natura e non limitandosi a frequentare solo strade, città e parcheggi, come sempre più spesso accade.
Ma il fatto è che il turismo itinerante ha bisogno di obiettivi di forte impatto, più facilmente rintracciabili nelle città d’arte e nei grandi monumenti; mentre i contesti naturali spesso nascondono i propri aspetti più preziosi, rivelandoli solo a chi è disposto a cercarli con pazienza. Così si presenta l’Appennino, e non a caso lungo quasi tutta la catena montuosa il pleinair è sostanzialmente limitato ai campeggi residenziali. Si tratta però, al tempo stesso, di un ambiente accogliente e dotato di ampi spazi, e in molte zone capace di offrire un fascino tutto particolare che lo rende assai diverso da una sorta di brutta copia delle Alpi, come molti credono: anzi, in alcuni tratti si rivela ancora più selvaggio e inaccessibile. Lo scopriremo in questa piccola antologia di luoghi e di emozioni, dedicata alla fascia appenninica tra le province di Modena e di Bologna.
L’intero versante settentrionale dei monti che separano l’Emilia Romagna dalla Toscana è protetto da un sistema continuo di parchi, più precisamente il Corno alle Scale, l’Alto Appennino Modenese e, nel Reggiano, il Gigante. Le quote relativamente modeste – pochissime cime superano i 2.000 metri – fanno sì che il periodo in cui si può realizzare una vacanza in zona sia piuttosto ampio, tenendo inoltre conto del richiamo esercitato dallo splendido sentiero 00 che si sviluppa tutto in cresta ed è raggiungibile in più punti con relativa facilità, permettendo di spaziare su panorami immensi in un ambiente totalmente integro. Ma ci sono anche valli nascoste e poco frequentate di magica bellezza, e un’organizzazione tutta al servizio del turismo nella natura con una rete di percorsi pedonali e ciclabili assai estesa, la valorizzazione di aree con interessi particolari e una serie di manifestazioni dedicate alla conoscenza dell’ambiente.

Il Parco Regionale del Corno alle Scale E’ questa l’unica area di modeste dimensioni che ricade nella provincia di Bologna: alla montagna omonima (1.945 m) si accede da Lizzano in Belvedere, dove si trova anche un’area di sosta. La prima delle nostre escursioni inizia con una classica e facile proposta, che dalla base delle funivie del Corno alle Scale (dove si può facilmente lasciare il camper al termine della strada e all’inizio del sentiero) porta in circa un’ora al Lago Scaffaiolo e poi in cresta, a quota 1.800; qui si può spaziare con insolita facilità sia verso l’aspra vetta del Corno che in direzione del vicino valico di Croce Arcana.
Un’altra semplice escursione si trova più in basso, all’altezza del ben segnalato santuario della Madonna dell’Acero (con comodo parcheggio). Seguendo il segnavia 333 e le indicazioni per le cascate del Dardagna, le si raggiunge con una bella passeggiata di circa un quarto d’ora lungo il tracciato di una godibile pista per lo sci di fondo.
La valle del Dardagna è una delle aree più preziose e inviolate della zona, assai difficile da fruire. Una possibilità è offerta dal minuscolo abitato di Rocca Corneta, sulla strada che porta a Fanano, dove un campanile diroccato svetta su un cocuzzolo a dominare la vallata. Prendendo la brevissima deviazione che porta al villaggio, si può parcheggiare e salire fin sotto la torre campanaria; da qui, seguendo ancora il segnavia 333, si scende per un ripido sentiero fino a una forra dove le acque rumoreggiano in mezzo al verde fitto e alle pareti rocciose.Le valli di Fanano
Fanano si trova all’incrocio di due valli quanto mai affascinanti, quelle del Fellicarolo e dell’Ospitale. Una terza stradina sale verso Serrazzone e la bella conca del Lago Pratignano, ma dal paese in poi si fa stretta e totalmente priva di parcheggi, mentre gli ultimi 4 chilometri sono costituiti da una pessima mulattiera assolutamente non transitabile con il veicolo.
Anche la valle in cui sorge il borghetto di Fellicarolo, percorsa da una strada stretta e poco frequentata, scoraggia a prima vista i camper (e infatti non se ne vedono), ma ciò rende la scoperta ancora più interessante. Giunti in paese, si può sostare per la notte in tutta tranquillità vicino alla chiesa; più avanti si prosegue su asfalto per altri 3 chilometri, ma solo a metà tragitto si incontrano una spianata con un altro abitato e buoni spazi per la sosta. Converrà dunque lasciare qui il veicolo e percorrere a piedi l’ultimo chilometro e mezzo (circa mezz’ora di marcia), dopodiché l’asfalto termina e si notano le indicazioni per i Taburri e le cascate del Doccione. Queste ultime costituiscono il maggior richiamo turistico della zona e si raggiungono sia seguendo lo sterrato che, meglio, infilando un sentiero ben segnalato nel bosco che costeggia il fiume. I salti coprono una lunghezza notevole e un dislivello di 130 metri distribuito su numerosi gradini, separati da dolci tratti in scivolata accessibili in più punti ma soprattutto da quello indicato. Con un facile tracciato si sale poi in una decina di minuti all’amena radura dei Taburri, dotata di area picnic e piccolo parcheggio per i mezzi che possono affrontare i circa 2 chilometri di sterrato.
E’ questo sia un punto d’arrivo (chi non vuole proseguire può tornare al camper in meno di un’ora) che di partenza per addentrarsi in alcune delle zone più inviolate e preziose del Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese, precisamente sulle creste che dividono questa vallata dalle due che la affiancano sui due lati. La più facile è quella che prosegue sulla sinistra lungo uno sterrato – molto frequentato dagli amanti della mountain bike – salendo dai 1.230 metri dei Taburri ai 1.530 del Passo del Colombino, crocevia di moltissime escursioni e splendido punto panoramico che immette nell’adiacente valle dell’Ospitale (richiede un’altra ora abbondante di cammino, lungo il quale si incontrano belle radure). Volendo si può attraversare la cresta che separa le due valli e che costituisce uno dei tratti più vergini del parco; l’intero itinerario si effettua senza troppa fatica in una mezza giornata.
I più allenati, proseguendo dai Taburri in salita sulla destra, possono raggiungere la cresta più aspra (a quota 1.900 circa) che unisce il Monte Libro Aperto al Cimone, attraverso sentieri meno gradevoli soprattutto nella prima parte ma che comprendono una magnifica zona centrale dell’area protetta, irraggiungibile per altra via. Tra andata e ritorno occorrono un paio d’ore: chi volesse accorciare i tempi può procedere in camper fino all’inizio del tratto sterrato e parcheggiare qui o alla prima curva presso l’inizio del sentiero delle cascate (sperando che i due o tre spazi di parcheggio non siano già occupati) o ancora, se il mezzo è piccolo, affrontare la salita fino ai Taburri. La valle di Ospitale si presenta senza dubbio più fruibile della precedente, anche se sempre stretta e con ridotti spazi di parcheggio. Si può sostare per la notte nel villaggio omonimo (dove è preferibile arrivare di sera per evitare di incontrare i Tir che trasportano a valle le acque minerali della vicina sorgente); in alternativa ci si può spingere fino al Rifugio Capanna Tassone (1.320 m), centro turistico e punto di partenza di molti sentieri, di fronte al quale c’è posto per tre o quattro camper in spazi piani, sicuramente liberi per la notte. Dal rifugio si diparte il facile percorso della Via Romea, che chiunque del posto vi saprà indicare: non ha una meta specifica, ma penetra nella zona più tipica e affascinante della valle.
Dopo Capanna Tassone la strada prosegue sterrata per circa 4 chilometri e mezzo fino al Passo della Croce Arcana: in condizioni normali si possono percorrere in camper almeno i 3 chilometri e mezzo sotto il bosco, al termine del quale si trova un ampio piazzale dove conviene lasciare il veicolo per gustare a piedi i vasti panorami che si aprono per tutto l’ultimo chilometro e i successivi possibili percorsi lungo i morbidi prati che ricoprono la cresta. Dal valico (1.675 m) suggeriamo di seguire a piacimento il sentiero 00 che sale molto lentamente verso ovest, fino a quota 1.937 del lontano Libro Aperto.

Il Monte Cimone
Con i suoi 2.165 metri, il grandioso cono di questa vetta domina isolato tutti i panorami della zona (si trova infatti fuori dal tracciato di cresta del sentiero 00). Inutile dire che d’inverno è preso d’assalto dagli amanti dello sci e d’estate mostra le cicatrici inferte per ricavare le piste, anche se la concentrazione di impianti e strutture si sviluppa interamente sul versante settentrionale. Quello meridionale è invece del tutto compreso nel Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese, ma vi si accede meglio dalla valle del Fellicarolo seguendo i sentieri che si dirigono verso ovest.In questo caso, dunque, per l’esplorazione del territorio sceglieremo attività più riposanti facenti capo a Sestola, l’unica località della zona – insieme a Fiumalbo – ad offrire valenze storiche e architettoniche e la possibilità di coltivare anche altri interessi che non siano la natura o gli sport (vedi riquadro “Gli hi-fi dell’Ottocento”). Nei dintorni è quasi d’obbligo recarsi in camper al piccolo Lago della Ninfa, circondato da boschi e ampi spazi panoramici nei quali si può piacevolmente passeggiare o pedalare senza fatica alla ricerca delle viste più spettacolari.
Scendendo da Sestola sul versante opposto a quello da cui siamo venuti, si raggiunge l’area più occidentale del parco che ha come riferimento Pievepelago. Lungo la strada si incontrano il grazioso borgo di Montecreto e quello di Riolunato, dove il fiume Scoltenna forma un bel bacino artificiale e presenta alcuni tratti ben fruibili, soprattutto attorno a due vecchi ponti: uno appunto a Riolunato, subito a monte del lago (dove si trova anche un parcheggio ottimo per la sosta notturna), e l’altro poco prima di Pievepelago. Un cartello indica in quali punti della strada che unisce i due paesi si può raggiungere, attraverso sentieri appositamente predisposti e ben segnalati, il letto del fiume per pescare o bagnarsi.
Da Pievepelago vale la pena visitare Fiumalbo, paese dalle pregevoli architetture. La circostante area dell’Abetone, pur panoramicamente splendida, appare definitivamente compromessa dall’industria dello sci alpino: noi ci porteremo invece in uno dei lembi più intatti del parco che comprende le cime delle Tre Potenze, forse così chiamate perché sfiorano i 2.000 metri.
Il tratto sicuramente più bello ma più impegnativo si sviluppa attorno al Passo di Foce a Giovo (1.674 m) e infila in breve l’Alpe delle Tre Potenze (1.940 m), il Monte Rondinaio (1.964 m) e il Giovo (1.991 m). Il passo tuttavia si può avvicinare in camper solo dal versante toscano, perché la Strada del Duca – chiamata così perché univa i ducati di Modena e Lucca – sul versante emiliano è sbarrata, e comunque impraticabile. La cosa migliore è quindi scendere da Sestola verso Pievepelago e da qui salire ai 1.500 metri del Lago Santo (facilmente raggiungibile in camper e dotato di comodi parcheggi) dal quale parte una bellissima escursione che mediante un percorso ad anello sale prima direttamente al passo (segnavia 519), segue un non facile percorso di cresta in direzione del Monte Rondinaio (sentiero 00) e scende sui laghi Torbido e Baccio (segnavia 521) e di nuovo al Santo (segnavia 523). Chi non volesse affrontare la fatica può limitarsi a esplorare quest’ultimo, incastonato sotto la parete rocciosa del Monte Giovo, grazie al bel camminamento attrezzato che scorre lungo la costa toccando due confortevoli punti di ristoro, e poi salire in una ventina di minuti alla bella conca del Lago Baccio; il tutto richiede circa un’ora.

Verso la Garfagnana
La posizione di sosta più confortevole di tutto il parco si trova a poca distanza da Pievepelago nel paesino di Sant’Anna, in direzione del Passo delle Radici (1.529 m). Poco prima di uscire dall’abitato, di fronte alla strada che porta alle seggiovie è situata infatti una tranquilla area pianeggiante ai lati di un parco pubblico con giochi, tavoli e panchine, panoramico sul borgo e sulle montagne; un centinaio di metri più sotto si raggiunge a piedi il centro per gli approvvigionamenti.
Il Passo delle Radici è un osservatorio privilegiato poiché permette di arrivare con poca fatica a punti panoramici di eccezionale valore, che consentono allo sguardo di spaziare a tutto tondo sui parchi dell’Appennino Modenese e Reggiano, dell’Orecchiella e delle Apuane. Ciò è possibile facendo base nei pressi del valico, dove un ristoro offre comodi spazi per la sosta, e seguendo la cresta in entrambe le direzioni. Verso sud-est si può percorrere a piedi o in bici la Strada del Saltello, un facile sterrato in falsopiano che si imbocca circa un chilometro e mezzo dopo il passo andando verso San Pellegrino in Alpe, proprio dove si trova il cartello che segna il confine tra le province di Modena e Lucca (un comodo parcheggio si incontra 300 metri più avanti). Il percorso, che copre circa 5 chilometri, conduce fin sotto il Monte Albano e il rifugio omonimo, ma vale la pena di seguirlo soltanto nel primo chilometro finché si sviluppa in cresta su spazi aperti e panoramici, dove si trovano una cappella e un sito molto frequentato chiamato I Giri del Diavolo (vedi riquadro “I miracoli di San Pellegrino”). Oltre questo punto la strada si infila nel bosco che nasconde la vista, e tale rimane anche se si segue la deviazione che sulla sinistra sale fino ai 1.700 metri del Monte Albano.
Dal passo, in direzione nord-ovest, si può invece raggiungere con facilità quello straordinario belvedere che è l’Alpicella delle Radici (1.682 m). Basta imboccare il tracciato della pista di fondo e seguire le indicazioni (dove scarseggiano, piegare sempre a sinistra) per il lontano Passo delle Forbici, altro eccezionale punto panoramico che richiede 2 ore di cammino. Si taglia la pista di sci che scende su San Geminiano, sito sciistico di Piandelagotti, e in circa 40 minuti si raggiunge la vetta che, con i suoi magnifici panorami, ci consente di dominare con gli occhi tutto il territorio di quest’ultima parte del nostro itinerario.

PleinAir 394 – maggio 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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