Passaggio di Tacco

Sempre più accogliente verso il pleinair vissuto in libertà, il Salento è una destinazione sopraffina per la classica ma non banale vacanza a tutto mare. Da Lecce in giù, esploriamo spiagge e scogliere della costa jonica e adriatica.

Indice dell'itinerario

Sono passati vent’anni da quando venimmo in Salento per la prima volta, e siamo tornati con il giustificato timore di trovare una situazione degradata dall’inevitabile sviluppo del turismo di massa: soprattutto perché il nostro è un itinerario marcatamente estivo e come tale basato essenzialmente sul mare, anche se la presenza di tre importanti centri artistici e culturali quali Lecce, Gallipoli e Otranto inserisce nella vacanza un pregevole tocco di varietà.
A dispetto delle nostre perplessità, ancora oggi ritroviamo con piacere spettacoli naturali d’intatta bellezza che in Italia non sono secondi a nessuno, e una costa a misura di v.r. forse senza paragoni nel Bel Paese. L’assetto territoriale è anzi migliorato nel corso di questi anni registrando una situazione che è l’esatto contrario – in meglio – di quella di altre coste italiane, dove nella maggior parte dei casi man mano che ci si avvicina al litorale le costruzioni si addensano fino a impedire la possibilità di vedere e talvolta di raggiungere il mare. Qui invece è proprio sulla linea costiera che troviamo molti spazi per la sosta in grande libertà e tolleranza, e gli unici edifici che toccano la costa sono i paesi di pescatori o i centri di villeggiatura di antica tradizione, all’interno dei quali è bene evitare di entrare con il veicolo. Ma anche in questi casi la via di attraversamento più semplice è proprio la litoranea: seguendola incontreremo approdi in sequenza che invitano a brevi spostamenti e fermate prolungate consentendoci di assaporare e godere appieno di ogni situazione e che, al termine del viaggio, lasciano soddisfatti come raramente accade.

La costa occidentale
La prima tappa ci regala purtroppo una delusione che riguarda il prezioso tratto di costa di Porto Cesareo, il quale tempo fa presentava nella sua isola – raggiungibile a guado – l’elemento più rilevante. Oggi di natura non resta quasi niente: l’abitato, del tutto impenetrabile, si è espanso a dismisura e la povera isoletta è aggredita da case, alberghi, porto, natanti di ogni tipo e dimensione e da una folla che si accalca nei parcheggi, sempre strapieni, situati a ridosso delle case e della duna.
La situazione migliora pochi chilometri più avanti a Torre Squillace, posta alla base di una penisola del tutto priva di insediamenti, ricoperta da una bella macchia e facilmente percorribile a piedi. Raggiungere la torre, il miglior punto di partenza per esplorare quest’ambiente, richiede un po’ di attenzione: circa un chilometro e mezzo dopo Porto Cesareo si nota sulla destra un cartello indicante l’Ittica Nettuno (un’azienda che fornisce fritture di pesce da asporto). Imboccate la stradina sulla destra e al termine del rettilineo girate a sinistra; vi troverete di fronte alla torre con molte invitanti postazioni di sosta, poche case e qualche spaccio. Per la notte si segnalano anche gli ampi spazi sul mare del vicino e tranquillo piccolo centro di Sant’Isidoro, malgrado i divieti che – almeno in bassa stagione – evidentemente non valgono.
Segue un tratto di costa molto vergine, ma poco fruibile: come gran parte del litorale orientale è infatti costituita da un tavoliere basso e piatto, ma fatto di rocce taglienti e privo di comodi accessi al mare.

I dintorni di Gallipoli
Nelle ultime tornate elettorali Gallipoli è stata teatro della contesa tra due personaggi di opposti schieramenti politici, e forse proprio grazie a questo interesse il territorio offre margini di miglioramento veramente notevoli che si percepiscono già una quindicina di chilometri prima di arrivare nella cittadina.Porto Selvaggio è un lembo di costa dirupata con un entroterra ricoperto da una bella pineta e dalla classica macchia mediterranea, reso fruibile da una serie di sentieri facilmente riconoscibili che uniscono la strada (sprovvista però di sufficienti parcheggi) al mare assolutamente intatto, ma difficile da raggiungere a causa delle rocce aguzze. Gli accessi migliori si trovano all’inizio, nei pressi di un ristoro e di una torre diroccata, e alla fine, cioè ai margini dell’abitato di Santa Caterina. Non entrate in paese da qui, ma ad ogni bivio prendete sempre la strada sulla destra: arriverete così sul mare, dove troverete numerosi punti per la sosta. Svoltando ancora a destra potrete parcheggiare sotto una torre, raggiungibile sia dal basso, con una facile passeggiata che immette nel sistema di sentieri del parco, che dall’alto, tramite un tracciato ben visibile che inizia presso una fontana, poco prima dell’ingresso nell’abitato. Se invece girate a sinistra entrerete nel grazioso borgo, con una bella spiaggia e meritevole di una visita.
Lo stesso vale per Santa Maria in Bagno, a cui si arriva proseguendo verso sud senza mai abbandonare la litoranea. Si tratta di un centro di villeggiatura dalle linee aristocratiche e di antica tradizione, che non ha perso il suo fascino originale. All’uscita dal paese, presso alcune vecchie torri, si trovano molte possibilità di parcheggio ma soprattutto un tratto di costa attrezzato per rendere accessibile anche ai bambini l’ostico tavoliere di rocce taglienti: la superficie è stata livellata e resa praticabile mediante camminamenti e ponticelli che agevolano sia l’attraversamento che la sosta, ricavando inoltre piscine, canali e sbocchi in mare aperto. La bellezza dell’ambiente, la vicinanza di un centro grazioso e animato e la frequente presenza di un colorito mercatino invitano a soffermarsi qui almeno un’intera giornata.
Anche nel prosieguo la costa è caratterizzata da ampie aree di sosta e da un aspetto attraente, pur se da lontano la vista dell’agglomerato di Gallipoli sembrerebbe predisporre al peggio. E invece il borgo marinaro è dotato di numerosi parcheggi proprio all’inizio del centro e nel porto adiacente, raggiungibili senza alcuna difficoltà. Inoltre sembra proprio meritare il nome che porta (dal greco Kalèpolis, la bella città): il nucleo storico appare infatti ottimamente ristrutturato e mantenuto, con le viuzze ben lastricate e fiancheggiate da bianche case, graziosi palazzi e soprattutto deliziose chiese, spesso piccole e raccolte ma anche monumentali, come la cattedrale dalle ricche linee barocche di tipo leccese. Il mare è ben fruibile, con una costa spesso sabbiosa che corre sotto le mura offrendo in più punti magnifici colpi d’occhio; e alla bellezza paesaggistica si aggiungono la ricchezza di stimoli e una piacevole animazione.
Il tratto costiero che si trova verso sud risulta più privatizzato rispetto ad anni fa, ma pur sempre accessibile. Occorre dire però che fino al capo di Santa Maria di Leuca ben pochi sono i tratti che valgono la visita, anche se siamo di fronte di situazioni non facilmente riscontrabili altrove, soprattutto per la ricchezza di spazi liberi che offrono comunque e dovunque la possibilità di sostare tranquilli.

I dintorni di Santa Maria di Leuca
Molto migliorati sono l’assetto urbanistico e la cura dell’abitato di Marina di Mancaversa, mentre i successivi Torre Suda, Torre San Giovanni, Torre Mozza, Marini, Torre Pali e Torre Vado sono dotati di buone strutture ma in più precarie condizioni di manutenzione. La situazione migliore si trova fra Torre Pali e Marina di Pescoluse, seguendo le indicazioni per la spiaggia libera attrezzata e il Chiosco Doly: si tratta di una lunga e solitaria successione di spiagge e dune che costituisce un’oasi di natura pura e intatta, ottima per una sosta di autentico pleinair. In questa zona è di un certo interesse anche l’ambiente agricolo dell’interno che caratterizza tutta la parte più meridionale del Salento, insolitamente verde grazie alle abbondanti acque che corrono nel sottosuolo e con un’edilizia di tipiche costruzioni a torre e muri a secco.
Molto frequentata e sviluppata è Santa Maria di Leuca, che tuttavia conviene superare rapidamente perché da qui inizia la risalita sul versante orientale del Tacco lungo un tratto tutto da gustare con soste prolungate e frequenti.
L’area più meridionale della costa adriatica salentina appariva, fino a qualche tempo fa, assai poco fruibile: ma anche qui la situazione è molto migliorata e si presenta sorprendentemente accogliente per l’ampiezza degli spazi di sosta che si trovano al termine delle frequenti discese a mare (tutte facilmente praticabili), unita alla presenza di numerose fontane.
Si comincia con Pontechiolo, poco prima del bivio per Gagliano del Capo, dove presso il ponte che attraversa un bel fiordo due punti di ristoro consentono di parcheggiare e di scendere a bagnarsi in un’acqua cristallina. Tre chilometri più a nord una discesa ripida ma comoda giunge a Marina di Novaglie: poche case, bar, ristorante, una fontana, buoni punti di sosta e un mare di superba bellezza. Inizia qui una costa la cui roccia è stata modellata più dalla mano dell’uomo che dalla natura, perché porta le tracce di numerose escavazioni per ricavare mattoni e porticcioli naturali: il risultato è in ultima analisi positivo perché ne è nata una fantastica serie di faraglioni artificiali, scivoli a mare, piccole vasche in cui rilassarsi, sedili e piattaforme per i bagni di sole.
Questo godibilissimo contesto si ripete nella vicinissima Marina Serra (preceduta da una brevissima tappa a Marina di Corsano, priva di ogni traccia di insediamenti) che, per la ricchezza e la varietà di anfratti, in questo costituisce forse il meglio. Qui l’unico problema sono i parcheggi in pendenza e quindi poco adatti alla sosta notturna: ma il problema si risolve subito, visto che a poca distanza si trova Tricase Porto con vastissimi spazi e un accogliente centro abitato, che può essere la base per godersi con calma ogni angolo di questo tratto di costa. Tanto più che, lasciando il mezzo e costeggiando a piedi il porto verso nord, si ammira un passaggio che immette in un tavoliere roccioso dove un viottolo conduce in poco tempo a un altro bel complesso come quello incontrato a Marina di Novaglie.
Procedendo sempre a piccoli passi si può sostare nei vasti parcheggi di Grotta Verde, località che insieme a un facile accesso al mare presenta un bel viale litoraneo pedonale e panoramico che la unisce alla limitrofa Marina di Andrano, ottima base per chi desidera sia una posizione tranquilla che la vicinanza a un paese in cui trascorrere piacevoli serate.
Marina di Marittima offre un’ammirevole struttura protetta e ben segnalata, facilmente accessibile e dotata di ampi e comodi spazi con possibilità di sosta notturna: si tratta dell’Insenatura dell’Acquaviva, una profonda rientranza rocciosa ricoperta da un fitto bosco attrezzato a parco pubblico. Al termine di una scalinata si può accedere a una bella spiaggia con bar che, in alta stagione, è dotata anche di toilette e docce.
Dopo una sosta d’obbligo per visitare la singolare Grotta Zinzulusa (zinzuli è la parola dialettale che indica gli stracci, e tali sembrano le curiose concrezioni che caratterizzano la cavità) si giunge a Santa Cesarea Terme, un altro centro di villeggiatura di antica fama con molti spazi per la sosta; dalla parte inferiore dell’abitato si raggiunge una costa fruibilissima, anche se parzialmente deturpata da una piscina privata e da altre strutture. Tutt’altra atmosfera a Torre Miggiano, solitaria località conservatasi nel suo aspetto naturale con la torre, il porticciolo scavato nella roccia e una magnifica costa con una tale ricchezza di accessi e piattaforme da invitare a una sosta prolungata. Tuttavia, malgrado la non trascurabile presenza di camperisti anche in bassa stagione, è uno dei centri più carenti di servizi in questo periodo.

I dintorni di Otranto
Continuando a salire verso nord fino ai Laghi Alimini si incontra un tratto di costa morfologicamente assai diverso da quello visto sin qui e per molti aspetti più simile a quello orientale, con rocce basse e appuntite intervallate da tratti di spiaggia e duna; ma a differenza dell’altra, mantenuta in condizioni di pulizia ammirevoli.
Porto Badisco è una splendida insenatura, profonda e ben protetta, che precede una costa solitaria e affascinante da apprezzare in tutta la sua bellezza percorrendo la strada panoramica che la unisce a Otranto. Una spiaggia amena e alcuni camminamenti sulla roccia rendono talmente agevole l’accesso che la località è letteralmente presa d’assalto in alta stagione, al punto che talora l’ingresso ai veicoli viene bloccato: poco male, perché nel villaggio situato sopra l’insenatura c’è un ampio parcheggio, mentre in bassa stagione si può sostare e pernottare negli estesi spazi retrostanti la spiaggia. Il luogo va gustato con calma cercando di risalire fin dove possibile nella fascia costiera che va verso Otranto ma anche esplorando l’entroterra costellato di masserie che offrono prodotti locali o che si sono trasformate in ristoranti o agriturismi.
Il centro storico di Otranto è un vero gioiello, a cominciare dalla preziosa cattedrale, e la cura con cui viene mantenuto è sempre migliore. Malgrado la città sia molto frequentata, grazie a una saggia politica di pedonalizzazione il parcheggio e la sosta notturna sono relativamente facili.
A nord dell’abitato, la costa più famosa e frequentata è quella dei Laghi Alimini, un complesso territoriale di notevole pregio naturalistico e ben conservato, costituito da due grandi stagni immersi in una rigogliosa pineta e da una fascia di spiaggia e di duna: il tutto ottimamente protetto dall’assalto turistico. Nei pressi dello sbocco a mare dell’emissario dei laghi si trovano le migliori occasioni di parcheggio e buone strutture di ristoro per un turismo balneare un po’ tradizionale ma sempre di alta qualità. Il modo migliore per fruire di questo ambiente è inforcare le bici e seguire il percorso cicloturistico, un tracciato sempre segnalato che corre lungo tutto il Salento e proprio qui si sviluppa maggiormente lungo strade sterrate immerse nella natura o comunque su vie asfaltate quasi del tutto prive di traffico.

I lidi leccesi
Da ora in poi la costa cambia nuovamente aspetto, essendo costituita da rocce ricoperte da una magnifica macchia e talora anche da una fitta pineta. E’ una zona molto estesa e preservata quasi ovunque da ogni insediamento, ma arrivare al mare non è sempre agevole a causa di una fitta rete di villaggi, residence e campeggi che a volte ostacolano l’accesso diretto dalla strada.
La base ideale per esplorare ogni metro di questa meraviglia è senz’altro Sant’Andrea, un piccolo villaggio di poche case, qualche ristoro, grandi parcheggi e una provvidenziale fontana. Subito al di sotto delle aree di sosta si possono ammirare un arco, molti faraglioni e magnifiche piattaforme rocciose – accessibili fino al mare grazie a scale ricavate nella pietra – che interessano tutta la falesia fino a Torre dell’Orso. Qui si può arrivare sia a piedi, percorrendo la macchia e successivamente il bel parco naturale, che scegliere di sostare con il v.r. in qualsiasi punto, imboccando la prima traversa sulla destra della statale che porta al paese e percorrendo una stradina secondaria parallela alla costa; poco distante, la solita scaletta scende al mare in un punto particolarmente suggestivo, caratterizzato da una serie di grotte scavate da alcuni ruscelli sotterranei che anche d’estate formano delle piccole vasche di acqua dolce e fresca, nelle quali è piacevolissimo liberarsi della salsedine dopo essersi bagnati in mare. Poco a sud di Sant’Andrea si estende invece una stupenda striscia di macchia, un po’ meno accessibile ma sicuramente spettacolare, dove è rilassante passeggiare soprattutto nelle temperate ore del mattino e del tramonto.
Il paese di Torre dell’Orso è invece uno dei pochi a presentarsi in una veste peggiore rispetto ad anni fa, a causa dell’eccessivo sviluppo delle costruzioni e dell’invasione degli stabilimenti lungo la bellissima spiaggia; ma il peggio è la fatiscenza degli spazi pubblici spesso invasi da rifiuti, come segnalano anche le reiterate proteste dei turisti riportate sui giornali locali. All’uscita dall’abitato verso nord, un sottopassaggio appena visibile davanti alle ultime case permette di scendere in una grotta con una piccola spiaggetta, dalla quale si hanno accesso e vista stupenda verso la falesia circostante.Da questo punto la costa si abbassa gradualmente, ma non per questo appare meno pittoresca: suggestivo è infatti il sito di Roca Vecchia, grazie alla diffusa presenza di alcune rovine situate in un parco naturale e archeologico ben segnalato. Lasciando il v.r. nel primo parcheggio che si incontra, vicino a una pregevole chiesetta, si raggiunge in breve una fantastica piscina naturale chiusa da ogni lato ma che comunica con il mare aperto tramite alcune gallerie; se poi avete la fortuna di incontrare qualcuno del posto potrete farvi guidare in una vasta e suggestiva grotta, accessibile tramite un angusto passaggio pressoché invisibile dall’esterno. Spostandosi verso l’estremità opposta del parco si possono apprezzare altri stupendi tratti costieri.
A San Foca la falesia si fa ancora più bassa alternandosi a bellissime spiagge e creando un’infinità di insenature e di isolotti, il tutto facilmente fruibile grazie a spazi sempre abbondanti e liberi tra la strada e la costa. Così è fino a Torre Specchia e ogni sito di sosta vale l’altro: c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ancora pochi chilometri ci separano dalla zona umida delle Cesine. La vecchia strada per San Cataldo, che permetteva un accesso più semplice ai laghi e al mare, è stata chiusa e sostituita da una superstrada che corre più all’interno. Chi ha spirito sportivo potrà godersi un’area protetta attraversata da una fitta rete di stradine che fanno parte del percorso cicloturistico e che conducono al centro visite del WWF, dal quale inizia l’escursione guidata nel cuore dell’oasi (l’orario è generalmente alle 16.30 ed è opportuno prenotare). E’ possibile parcheggiare nei pressi della struttura, a meno di non voler prolungare la sosta individuando una postazione per il pernottamento nel punto in cui la strada che viene da San Foca si distacca dal mare, con macchia e duna completamente libere; da qui si potrà esplorare l’ambiente in bicicletta, partecipando all’escursione il giorno successivo.
San Cataldo è la marina di Lecce e tuttavia non presenta alcuna congestione urbana. Le costruzioni sono ben distribuite e gli spazi disponibili veramente sconfinati, ma non si tratta certamente della migliore occasione di sosta in questa zona (specie dopo aver visto quanto precede). Si tratta però di un’ottima base per raggiungere comodamente Lecce, la meravigliosa città del barocco, sempre meglio presentata e mantenuta. Parcheggiare liberamente non è facile, e conviene lasciare il veicolo nel primo punto disponibile che si trova appena superata la circonvallazione; da qui ci vuole non più di un quarto d’ora per entrare nel centro storico e saziare la vista con la straordinaria facciata di Santa Croce, la stupenda Piazza del Seminario e quella singolare e vivace di Sant’Oronzo, le animate viuzze pedonali e tanti altri piccoli angoli meno noti ma altrettanto piacevoli. Da segnalare la chiesa di Santa Chiara con gli altari barocchi, le statue, il soffitto in cartapesta (un’arte, com’è noto, tipicamente leccese) e il singolarissimo Crocifisso che porta scolpiti tutti i simboli della Passione.
La visita del capoluogo è la giusta conclusione di una memorabile vacanza balneare: da qui le comode superstrade e le dritte statali che tagliano le campagne salentine consentiranno di immettersi rapidamente sulle principali direttrici per il rientro.

PleinAir 395 – giugno 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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