Parco vista mare

In camper tra i borghi del Beigua e della Riviera di Ponente, a piedi lungo i sentieri: una Liguria in verde e azzurro fra antiche abbazie, musei del territorio, tappe golose e soste a tutto pleinair.

Indice dell'itinerario

Nel Medioevo era un fondamentale asse di collegamento dalla costa ligure all’Alessandrino e ai centri del fondovalle dello Stura. Oggi la statale 456, che da Genova Voltri sale in direzione di Ovada attraverso il Passo del Turchino, è affiancata dall’autostrada che le ha sottratto il maggior volume di traffico, restituendo ai paesi la loro tranquillità: un percorso ideale per il viaggiatore pleinair, invogliato a prima vista dai borghi adagiati lungo il fiume con le loro case ordinate, le chiese, qualche castello. Un’occasione da non lasciarsi sfuggire anche perché, da quando è stato istituito il Parco Regionale del Beigua, questi luoghi ne hanno tratto nuova linfa e un motivo in più per essere scoperti.
Noi procederemo da nord verso sud, con qualche incursione nell’area protetta. Ovada, la cittadina piemontese ormai prossima al confine con la Liguria, è un punto di partenza ideale perché offre non pochi motivi di interesse monumentale ed è provvista di una bella area attrezzata per i v.r.

 

Intorno alla Valle Stura

L'abitato del Campo Ligure lungo le rive dello Stura
L’abitato del Campo Ligure lungo le rive dello Stura

Il primo paese che fa sfoggio della sua appartenenza al parco è Rossiglione: dopo aver visitato le due borgate, inferiore e superiore, seguiamo le indicazioni per Tiglieto e Sassello. La strada è abbastanza ampia, sfatando subito il timore di ritrovarsi sugli stretti tracciati che caratterizzano tanta parte delle alte quote liguri. Siamo sulla cosiddetta Via del Ferro che congiungeva la Valle dello Stura e l’Alta Val d’Orba, ricche di foreste e di risorse idriche grazie alle quali si specializzarono nella lavorazione dell’ematite, che l’aristocrazia genovese faceva importare dall’Elba nei suoi feudi appenninici: dalle ferriere di Rossiglione partiva il metallo che soprattutto fra il XVI e il XVII secolo fece la potenza e la prosperità del capoluogo e della sua flotta.

I 10 chilometri fino a Tiglieto ci offrono il primo approccio con l’ambiente del parco, caratterizzato da aree rigogliose di vegetazione e altre quasi brulle con pini che non riescono ad innalzarsi in verticale. Aria pura, verde e silenzio ci avvolgono nella visita del paesino, che solo in piena estate vede una certa animazione; ma qui la meta da non perdere è la Badia di Tiglieto, in splendida posizione a poca distanza dalle rive dell’Orba. Intatto e bellissimo è il ponte medioevale – parallelo a quello moderno – che scavalca il fiume nelle vicinanze del complesso monastico, primo insediamento cistercense in Italia: lo si può raggiungere da qui (una sbarra impedisce il passaggio ai veicoli) oppure da un parcheggio più avanti che si presenterebbe anche più comodo e tranquillo, ma è purtroppo reso inutilizzabile da un incongruo divieto di pernottamento in camper. Ci si consola con la visita della Badia, finalmente in procinto di tornare a nuova vita grazie a una serie di accorti restauri che la stanno riscattando da anni di abbandono.

Una trifora della Badia di Tiglieto
Una trifora della Badia di Tiglieto

Continuando verso sud e verso est attraverso Urbe e i passi di Faiallo e del Turchino si rientra sulla 456: consigliamo però di non chiudere l’anello da questo lato, bensì di fare ritorno a Rossiglione riprendendo la statale fino a Campo Ligure e a Masone. I due borghi, entrambi provvisti di altri utili parcheggi, offrono un contesto piacevolmente rilassante con bei centri storici e alcuni importanti monumenti, oltre a diverse opportunità di facili passeggiate. Da Campo Ligure, dove spiccano il Palazzo Spinola e il ponte medioevale, un percorso attrezzato di poco più di 3 chilometri parte dall’abitato e scende fin quasi allo scalo ferroviario con scorci di notevole interesse; ma è solo una delle numerose escursioni – in parte effettuabili anche con la mountain bike – illustrate in un pieghevole che ci si può procurare all’ufficio turistico.

La cascata del Serpente è un angolo di quiete assoluta immerso nel verde
La cascata del Serpente è un angolo di quiete assoluta immerso nel verde

Da Masone si raggiunge invece la cascata del Serpente, con il frastuono della non lontana autostrada che presto si dissolve nel musicale mormorio del torrente; lungo il percorso si vedono i ruderi della cartiera Savoi. Legato alla storia recente è il Sacrario dei Martiri del Turchino, in memoria dei partigiani e dei prigionieri politici vittime di un eccidio nel 1944; nei pressi, all’altezza di un’edicola sacra, si imbocca un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri (segnali bianchi e rossi AV) che in circa mezz’ora conduce all’imponente fortificazione del Bric Geremia, raggiungibile anche con il veicolo seguendo una strada asfaltata.

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Passeggiate in quota

Il cocuzzolo dello Sciguelo sulla riva per il Beigua
Il cocuzzolo dello Sciguelo sulla riva per il Beigua

Da Masone costeggiamo ora il confine orientale del parco verso sud superando il Passo del Turchino, arrivando sulla costa e seguendo l’Aurelia fino a Varazze per risalire nel cuore dell’area protetta. In auto vi si potrebbe accedere anche da Cogoleto e di qui a Sciarborasca, proseguendo verso l’Eremo del Deserto, ma per i camper la strada è decisamente troppo stretta. Vale tuttavia la pena fare tappa a Sciarborasca per seguire il percorso pedonale dell’Ecomuseo, che parte dalla località Bricco Falò e illustra il mondo rurale ligure e le sue attività; se i giorni e gli orari di apertura lo consentono, si può completare il giro con la visita alla tipica abitazione contadina ligure ristrutturata per mostrare come si svolgeva, fino a mezzo secolo fa, la vita quotidiana di queste comunità.

Una tipica casa contadina ligure è fra le tappe di maggior interesse all'Ecomuseo di Sciarbosca
Una tipica casa contadina ligure è fra le tappe di maggior interesse all’Ecomuseo di Sciarbosca

Giunti a Varazze, quasi a metà dell’abitato seguite le indicazioni per Sassello e poi quelle per l’Eremo del Deserto: in 12 chilometri vi troverete in un piccolo paradiso di pace e di bellezze naturali. Da questo versante la strada è percorribilissima e richiede qualche cautela solo nell’ultimo tratto fino al complesso monastico, dove i Carmelitani Scalzi che lo abitano saranno lieti di farvi sostare dietro cortese richiesta e, se lo desiderate, partecipare alle liturgie. Intorno all’Eremo si sviluppa ad anello per 2 chilometri e mezzo un facile quanto suggestivo percorso botanico, che presenta una successione di ambienti di grande varietà e notevole interesse didattico: undici tabelloni generali descrivono le principali associazioni vegetali che si incontrano lungo il cammino, mentre una cinquantina di piccoli pannelli indicano le specie principali. Interessante è la convivenza, resa possibile dalla peculiarità del clima, di piante che normalmente crescono in differenti habitat e latitudini; in maggio – l’epoca della nostra visita – abbiamo potuto ammirare ad esempio quattro tipi di orchidee, oltre alla viola Bertoloni e alla profumatissima dafne odorosa che compaiono nel simbolo del parco.

L'Eremo del Deserto è un ottimo punto di partenza per le passeggiate
L’Eremo del Deserto è un ottimo punto di partenza per le passeggiate

Sempre dal convento parte un sentiero (perfettamente indicato da segnavia di color rosso) che in circa 3 ore porta in cima al Monte Beigua. Superato un torrentello poco dopo essersi avviati, si gode una bella veduta dell’Eremo; dopo un tratto pianeggiante si riprende a salire fra gli alberi e, se si volge lo sguardo verso la costa, già si intravvede il mare. Usciti da questo bosco misto inizia il tratto più brullo senza alberi né arbusti, sempre in salita, finché la traccia ridiventa erbosa (prestare attenzione ai segnavia dipinti sui sassi; un cartello indica il Monte Sciguelo, sempre sulla buona strada). Circa due ore dopo la partenza il sentiero si immette, in una curva a gomito, su un’ampia e bella mulattiera; poco più avanti, volendo, si può proseguire per il Monte Sciguelo, mentre il Beigua si raggiunge continuando sul percorso principale che più su sfocia sulla provinciale asfaltata all’altezza del rifugio-ristorante di Prà Riondo. Da qui, per arrivare in vetta, mancano ancora un paio di chilometri di salita, in una rigogliosa vegetazione dove non è difficile avvistare qualche capriolo. Lo scenario è stupendo: il mare da un lato, monti a perdita d’occhio dall’altro fino alle Alpi e persino al Monviso se avete la fortuna di trovare una giornata limpida. Unico pesante disturbo, una volta giunti in cima, è la selva di antenne sparse ovunque, persino intorno a una chiesetta costruita dai frati dell’Eremo. Al Beigua si arriva anche col proprio mezzo per la strada asfaltata di cui sopra, passando da Alpicella (attenzione però a non imboccare la deviazione per Le Faie).

Un’altra bella escursione è quella che in meno di un’ora conduce alla Torbiera del Laione, un’interessante zona umida che ospita numerose specie florofaunistiche: il sentiero parte più o meno a metà strada tra il rifugio di Prà Riondo e la cima del monte.

 

Fiori e amaretti

Pontinvrea, una delle tappe del giro in bicicletta
Pontinvrea, una delle tappe del giro in bicicletta

Arrivando dal mare la via più diretta per Sassello, il piccolo capoluogo del parco del Beigua, è la 334 che da Albisola Marina sale per il Colle del Giovo. Per chi è rimasto nell’entroterra, invece, un’alternativa è la strada che da Tiglieto – cioè dalla prima parte del nostro itinerario – prosegue per Urbe e per Palo. Giunti nella cittadina, si cercherà per la sosta il tranquillo parcheggio sterrato nei pressi della chiesetta di San Rocco; poco distante è un’altra area con fondo in erba.
Oltre ad offrire un borgo seicentesco con palazzi affrescati, chiese barocche e l’interessante Museo Perrando che conserva fossili, reperti preistorici, testimonianze medioevali, dipinti, ceramiche e un ricco erbario, Sassello è patria di numerose leccornie. Sono ormai famosi i morbidi amaretti nati intorno alla metà dell’800 per merito di Geltrude Dania, una signora con la passione della pasticceria: incartati uno ad uno per mantenerne la fragranza, ancora oggi vengono prodotti seguendo la ricetta tradizionale ma prevedono anche numerose varianti di più recente introduzione (curiose quelle alla frutta esotica). Non sono da meno altre specialità come le focacce ovali chiamate tirotti a base di farina e patate, i liquori, gli insaccati e i funghi porcini che nella stagione adatta si trovano in abbondanza.
Se capitate da queste parti nel periodo del Corpus Domini, non perdetevi l’Infiorata: istituita nel XIII secolo, è un evento particolarmente sentito dagli abitanti che creano lungo le strade un tappeto di splendide composizioni multicolori realizzate con milioni di petali di fiori raccolti nel circondario, mentre le facciate delle case vengono abbellite con rami e frasche.

Il laghetto dei Gulli
Il laghetto dei Gulli

Anche da Sassello è possibile salire alla vetta del Beigua, ma l’ascesa richiede circa 4 ore. Non mancano tuttavia altre occasioni di passeggiate brevi e lunghe – illustrate negli opuscoli realizzati dagli enti locali – a cominciare da quella che porta alla foresta della Deiva e dal facile percorso che porta ai Gulli, una sorta di laghetto formato dall’incontro di due torrenti (manca però l’indicazione nel punto cruciale: dopo un agriturismo occorre procedere diritto al primo incrocio). Nel raggiungere le varie frazioni si apprezzano splendide vedute della zona, così ricca di verde da ricordare certi paesaggi alpini. Chi ha la bici al seguito e buone gambe per affrontare le pendenze può seguire con soddisfazione – come abbiamo avuto modo di sperimentare – un anello di circa 30 chilometri che, uscendo dal paese in direzione di Acqui Terme, prosegue per Ponte Erro, Miogliola, Pontinvrea e il Colle del Giovo, tornando alla base lungo la 334.

 

 

Ritorno sul mare

Una vista del gradevole borgo con numerose chiese e palazzi storici
Una vista del gradevole borgo con numerose chiese e palazzi storici

In comoda posizione per esplorare un lungo tratto della Riviera di Ponente, Albisola Marina offre un’area attrezzata per camper che dista circa 800 metri dal litorale e si rivela strategica per lasciarvi il mezzo, servendosi ancora della bici o dei trasporti pubblici per la visita dei dintorni; beninteso, il periodo ideale per fruirne è il fuoristagione perché d’estate, come prevedibile, l’affollamento può essere notevole. L’altro fondamentale motivo per una sosta è la ceramica, il più rinomato prodotto artistico del territorio (innumerevoli le botteghe per acquisti di qualità): con questo materiale è stata realizzata nel 1963 anche la pavimentazione a mosaico della passeggiata lungomare che vanta opere di grandi firme tra cui Aligi Sassu, Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Giuseppe Caporossi, Roberto Crippa, Asger Jorn e altri.

La ceramica di Albisola Marina nasce da una tradizione artistica antica e pregiata
La ceramica di Albisola Marina nasce da una tradizione artistica antica e pregiata

Per chi vuole procedere in direzione di Genova, semplice da raggiungere anche sulle dueruote è Varazze, con le sue belle chiese: quasi tutto il percorso, lungo meno di 5 chilometri, si sviluppa su camminamenti pedonali ad esclusione di un brevissimo tratto al termine di Albisola Marina fin dopo una galleria. Proseguendo sul bellissimo Lungomare Europa per altri 7 chilometri circa si giunge a Cogoleto, prima su asfalto e poi su sterrato, attraversando alcune gallerie (non illuminate e prive di servizi) un tempo facenti parte di una ferrovia oggi dismessa: siamo nella zona dei Piani d’Invrea, che nei prossimi anni sarà trasformata in parco e attrezzata ad uso dei turisti. Consigliabile intanto avere con sé costume e asciugamano, perché le possibilità di fare un bel tuffo sono numerose.
Andando nella direzione opposta, dopo Savona, ci si può spingere sempre in bicicletta fino a Vado Ligure, Bergeggi (con la splendida costa della Riserva Naturale Regionale che non ci si aspetterebbe dopo la zona delle fabbriche e del porto) e ancora più avanti a Spotorno, Noli, Finale Ligure e Albenga.

La Torre Leon Pancaldo, simbolo di Savona
La Torre Leon Pancaldo, simbolo di Savona

Ma la tappa più prossima ad Albisola e anche la più stimolante è proprio il capoluogo, Savona, che dista appena 3 chilometri e si può raggiungere anche in autobus per visitarne con tutta calma il centro storico e gli interessanti musei. Il primo monumento che si incontra è la Torretta, ovvero la Torre Leon Pancaldo assurta a simbolo della città. Costeggiando il porto si arriva alla Torre del Brindale, sull’omonima piazza, e alle vicine torri medioevali; nei dintorni si può passeggiare e soffermarsi piacevolmente tra bar e ristoranti prima di immettersi in Via Pia, cuore del centro storico. La strada, animata e ricca di negozi, si immette su Via Paleocapa, l’elegante salotto cittadino affiancato da lunghi portici su ambo i lati. Per Via Manzoni si giunge invece al duomo, con l’attigua Sistina (omonima della celeberrima cappella romana perché voluta dallo stesso papa, Sisto IV) e il Palazzo Vescovile. La monumentale Fortezza del Priamar, con i suoi intatti bastioni, ci offre l’occasione di una sosta fra il verde e il mare, oltre alla possibilità di visitare i tre musei che vi sono ospitati: la Pinacoteca Civica, il Museo Storico Archeologico e il Museo d’Arte Sandro Pertini con opere lasciate dall’ex Presidente della Repubblica (che era originario di Stella, un paese alle spalle di Albisola). Volendo infine recarci in spiaggia seguiremo Viale Dante fino a Piazza Eroe dei Due Mondi, un balcone sul mare dove troneggia l’enorme statua equestre di Garibaldi: e lo sguardo del condottiero rivolto verso Nizza, la sua città natale, sembra quasi invitarci a proseguire nella scoperta.

 

 

 

 

 

 

 

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