Parco Fluviale del Nera

Tra foreste secolari e fortezze che dominano la vallata il Parco Fluviale del Nera – che tutela la parte più bassa del fiume e i suoi affluenti – ha un protagonista indiscusso: l’acqua

Indice dell'itinerario

Corre cristallina e gelida sotto i ponti antichi, si nasconde tra la macchia delle rive, scroscia tuonando giù per i gradoni della Cascata delle Marmore. Furono i Romani, nell’intento di bonificare la piana reatina, a convogliare le acque del Lacus Velinus fino alla rupe da cui il Velino si getta con uno spettacolare salto verso il Nera; dell’antico bacino rimane oggi traccia nel piccolo Lago di Piediluco, piacevole meta e valido rifugio dalla calura estiva.

Visibili solo in orari stabiliti (normalmente le acque vengono convogliate in condotte idroelettriche in direzione di Terni), le cascate coprono un dislivello di 165 metri: lo spettacolo del progressivo aumento di portata che segue l’apertura è impressionante. Per ammirare i balzi fragorosi si può salire sulla riva sinistra del fiume fino a una serie di belvedere; attenzione a quello dedicato agli innamorati, che nelle ore di flusso è assai esposto agli spruzzi e ai vapori.

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A monte della Cascata delle Marmore il Nera presenta il suo tratto più selvaggio e affascinante, divenuto non a caso negli ultimi decenni una meta d’elezione gli amanti del kayak, del rafting e di altre attività acquatiche. Accanto al corso del fiume i Romani edificarono l’antica Via Flaminia, ricalcata in larga parte dall’odierna statale: l’importanza di questa via di comunicazione è testimoniata dalle ripide fortezze di Ferentillo, costruite per controllare il territorio e il transito. In corrispondenza di quest’ultimo borgo, dalla riva sinistra si gettano nel Nera le acque che hanno scavato la forra del Fosso di Salto del Cieco, mentre otto chilometri più a valle ci attende la forma severa del centro storico di Arrone, con i bastioni e la cinta murata.

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La Valnerina divenne nel Medioevo una terra di contemplazione, attraendo eremiti e monaci per l’isolamento delle sue foreste e il silenzio delle valli verdeggianti. Il simbolo più importante di quest’epoca è l’abbazia di San Pietro in Valle, fondata dai Benedettini nell’VIII secolo e affidata ai Cistercensi a partire dal XIII secolo. Il complesso, oggi trasformato in una struttura ricettiva, conserva le imponenti forme originarie e custodisce nella chiesa alcune lastre scolpite d’epoca longobarda.

Nel fondovalle fra Ceselli e la Cascata delle Marmore si snoda l’itinerario della Via di Francesco.
Il tracciato proviene dalle alture che separano il Nera da Spoleto risale verso Piediluco e la valle del Velino e prosegue verso Rieti e i suoi monasteri francescani.

Un parco dedicato alle acque, quindi: e non c’è da stupirsi se lungo il Nera s’incontrano allevamenti di trote e di altre specie fluviali che fin dall’antichità caratterizzano la cucina di questo tratto solitario e selvaggio dell’Umbria. 

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