Paglia, orzo e ceci

Alludono alla farina di orzo e ceci, e ai fuochi di paglia, le maschere simbolo di Putignano e Massafra, dove si svolgono i due Carnevali più lunghi, più antichi e più spettacolari della Puglia.

Indice dell'itinerario

Quello di Putignano, in provincia di Bari, è forse il Carnevale più antico d’Italia, anche se il primato gli viene contestato con forza (e documenti) dalla città di Fano.
Ma se la primogenitura è controversa, alla cittadina pugliese spetta l’incontestabile record della durata: i festeggiamenti, infatti, iniziano addirittura il 26 dicembre.
Il giorno dopo Natale si tiene la Festa della Propaggine che ricorda la traslazione delle reliquie di Santo Stefano, patrono della città. E la leggenda narra che per accompagnare la processione alcuni gruppi di contadini abbandonarono il lavoro nei campi, adornarono i loro carri con frasche, fascine, tralci di vite (propaggini) e si avviarono tra canti e balli improvvisando filastrocche. La tradizione è ancora oggi tramandata da gruppi di persone che, vestite alla contadina, declamano versi a dispetto dei potenti.
Seguono, a partire dal 17 gennaio, vari Giovedì: appuntamenti settimanali per le strade cittadine, animate di maschere e compagnie di spettacolo che si divertono a prendere in giro monsignori, monache, vedovi, scapoli, cornuti…
Nel giorno della Candelora, poi, la Festa dell’Orso ripropone un rito pagano collegato alla fertilità della terra: per l’intera giornata un uomo, travestito da orso, percorre la città improvvisando e ricevendo scherzi d’ogni genere.
Infine arrivano gli appuntamenti più attesi: i cortei mascherati e le sfilate degli spettacolari carri allegorici che, per quattro volte, si snodano lungo il centralissimo Corso Umberto: in mattinata nelle ultime tre domeniche di Carnevale e in notturna nel successivo Martedì Grasso. A precedere i carri è sempre la maschera ufficiale del Carnevale, Farinella, disegnata agli inizi degli anni Cinquanta dal grafico Domenico Castellano. Il nome gli deriva dallo sfarinato di ceci e orzo, uno degli alimenti più antichi e poveri della campagna; ma l’abito a toppe colorate e il cappello a sonagli con tre punte, una per ogni colle di Putignano, lo fanno assomigliare a un giullare di corte.
Prima che il corteo si muova, il pubblico può ammirare da vicino le imponenti costruzioni di cartapesta e scattare foto ricordo.
Dalla semplicità dei carri di fine Ottocento si è giunti, oggi, alla creazione di complesse strutture che impegnano per molti mesi i maestri cartapestai della città. Ingegnosi meccanismi e un’attenta regia danno movimento alle figure, che spesso competono in altezza con i palazzi del Corso. La satira politica è uno dei temi preferiti delle rappresentazioni, sia dei carri che dei gruppi mascherati. E così, irridendo ai personaggi della vita pubblica locale e nazionale, il corteo rende omaggio all’antica tradizione che solo nel periodo di Carnevale concedeva la libertà di sbeffeggiare impunemente l’autorità costituita.
Al termine delle sfilate una giuria assegna vari premi, solitamente in danaro; mentre il Carnevale si chiude, alla mezzanotte del Martedì Grasso, con un simbolico funerale accompagnato dalla cosiddetta Campana dei Maccheroni che batte 366 rintocchi, la gente balla e mangia pastasciutta al sugo e salsiccia.

Cento di questi cinquanta
Il Carnevale di Massafra, siamo in provincia di Taranto, pur essendo molto più giovane rispetto a quello di Putignano e nonostante qualche accidentale interruzione, ha già celebrato il suo cinquantesimo anniversario.
Nel passato anche qui i festeggiamenti iniziavano a metà gennaio, con la ricorrenza di Sant’ Antonio Abate, quando contadini e massari conducevano il bestiame all’annuale benedizione. La festa terminava con abbondanti libagioni e l’accensione di falò nelle strade. Gli anni successivi comparve anche l’albero della cuccagna e, col passare del tempo, la festa assunse un carattere ancor più laico e privato, con intrattenimenti danzanti che si svolgevano nelle case sia dei nobili che dei contadini: allegre occasioni in cui, tra un lancio di coriandoli, un pettegolezzo e un buon bicchiere di vino, s’intrecciavano affari e si combinavano matrimoni.
Fu solo nel 1950 che si pensò di organizzare una festa che coinvolgesse tutta la città: dagli iniziali sparuti gruppi di giovani mascherati si è passati, oggi, alla partecipazione di centinaia di persone e alla presenza di almeno otto carri mascherati. Tanta adesione ha giustificato la ricerca di un emblema del Carnevale. E recentemente è nata la maschera del Pagghiuse, nomignolo attribuito ai massafresi per indicare una loro peculiarità: l’entusiasmo che si accende e brucia come un fuoco di paglia.
Il corteo dei carri, preceduti da gruppi di giovani mascherati che danzano e lanciano coriandoli, si svolge più volte. La mancanza di transenne permette di passeggiare a fianco delle grandi costruzioni allegoriche e si ha l’impressione, osservando da lontano, che le composizioni di cartapesta navighino su un mare di folla. Dopo aver percorso un iniziale ampio viale, i carri spargono i decibel delle loro potenti casse acustiche lungo le strade cittadine, strette al punto che solo con abili manovre i conducenti riescono a schivare insegne e balconi.
Il Martedì Grasso, con la terza sfilata, il Carnevale si conclude nella piazza centrale con la consegna del premio al carro vincitore. Da notare che la scorsa edizione ha visto la presenza di un folto gruppo di camperisti supportati dal Club Campeggiatori Jonici. Gli ospiti si sono avvalsi del locale Camper Stop La Stella, avendo a disposizione un bus navetta per gli spostamenti.

PleinAir 366 – gennaio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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