Pagaie a nord-est

Le acque della Slovenia sono ideali per la canoa e il rafting: seguiamone la corrente lungo l'Isonzo, sui laghi del Triglav, sui grandi fiumi delle regioni centrali e intorno alle coste dell'Istria, con l'essenziale supporto logistico del veicolo ricreazionale.

Indice dell'itinerario

Per chi, come noi, viaggia con la canoa al seguito facendone un essenziale complemento della vacanza all’aria aperta, non sempre è facile coniugare le occasioni d’impiego del natante con il desiderio di realizzare un itinerario completo e stimolante sotto tutti i punti di vista. E ben presto, nel programmare le tappe e le attività, ci si accorge che la scelta del luogo è fondamentale se non si vuol correre il rischio di trascorrere due o tre settimane solo a pagaiare, ma senza altri particolari motivi d’interesse, o al contrario trovarsi in zone bellissime e ben organizzate per il soggiorno turistico, ma dove le possibilità di scendere in acqua con il nostro piccolo natante sono solo casuali e poco soddisfacenti.
Così non è in Slovenia, dove la tradizione del turismo attivo nella natura è coltivata da lungo tempo e, soprattutto negli ultimi anni, ha ricevuto notevole impulso con lo sviluppo di strutture adeguate e scuole en plein air in cui praticare le discipline più diverse; la varietà dei paesaggi e dei motivi storici e culturali offerti dal territorio fa il resto, consentendo di mettere a punto una vacanza capace di rispondere a tutte le esigenze.
Indispensabile complice di questo progetto è il veicolo ricreazionale: un agile e capiente furgonato, preso a noleggio, che non per caso porta il marchio della slovena Adria. La vasta rete di campeggi, ben distribuiti in località strategiche, si rivelerà ideale per la miglior fruizione delle vie d’acqua e del circondario.

La valle dell’Isonzo
Il nostro viaggio inizia da Mestre, dove ritiriamo il camper e lo carichiamo con tutte le attrezzature: tre canoe pneumatiche, un gommone da rafting, mute, giubbetti salvagente e zaini. L’autostrada ci porta in breve a pochi chilometri dal confine di Nova Gorica, porta d’ingresso privilegiata per chi proviene dall’Italia. Alla frontiera, la gentilezza e il senso di ospitalltà degli sloveni sono annunciati da una hostess che ci dà il buongiorno con un cordiale «Doberdan!» e ci porge una dettagliata cartina stradale ricordandoci, in perfetto italiano, che dovremo tenere i fari sempre accesi.
Saliamo rapidi lungo la vallata dell’Isonzo, qui ampia e verdeggiante, che dopo pochi chilometri incomincia a restringersi in un paesaggio tipicamente montano, dominato dalla caratteristica roccia carsica lavorata dal tempo e dagli elementi in guglie, anfratti e forre. Superiamo il paese di Tolmin dove il fiume crea un piccolo lago con un affluente laterale: il colore e la trasparenza dell’acqua sono irripetibili, e lasciano intuire un corso superiore che a ragione è ritenuto uno dei più begli itinerari canoistici d’Europa.
Ai piedi del massiccio del Krn sorge Kobarid, ovvero Caporetto, noto per gli eventi legati al primo conflitto mondiale: vi si trovano fra l’altro un esemplare museo della guerra, con numerose testimonianze, plastici e documenti anche multimediali, e l’Ossario alla memoria dei caduti italiani, con oltre 7.000 salme. Il ricordo di quegli eventi contrasta con la bellezza dei panorami che attraversiamo diretti alla nostra prima tappa canoistica; qui la strada si restringe ulteriormente – pur senza presentare particolari difficoltà per la guida – e iniziamo a notare numerosi centri per la pratica di ogni tipo di sport fluviale. Scegliamo di fermarci nel camping Koren, essenziale nelle dotazioni ma a 10 minuti dal centro.Fino a Bovec l’Isonzo – che qui si chiama Soca – è un piccolo paradiso della nautica da diporto, ma non bisogna farsi trarre in inganno dalla facilità di alcuni tratti: in altri punti il fiume si fa estremamente impegnativo e richiede un’ottima conoscenza del percorso e piene capacità tecniche per avventurarsi in solitaria senza pericoli. In aiuto del neofita non mancano tuttavia centri dedicati e guide esperte che consentono di effettuare in tutta sicurezza piacevolissime discese.
La strada che conduce a Bovec presenta numerosi locali in cui consumare sia un rapido spuntino che un pasto più impegnativo a qualunque ora della giornata, poiché un’escursione in canoa può protrarsi fino al pomeriggio inoltrato: per questa ragione, alcuni negozi specializzati sono aperti dalle 8 alle 10 del mattino e dalle 16 in poi (un vero canoista non potrà non visitare il Camp Tony, uno chalet dove si trova lo spaccio della famosa azienda tedesca Prjon, gestito nei mesi estivi dallo stesso Tony Prjon). In paese e nel circondario, oltre alle memorie militari, sorgono alcune suggestive chiesette, alcune inserite in un ambiente di boschi e campagne di notevole suggestione.
A monte di Bovec il corso d’acqua si fa più largo e ispezionabile, permettendo di utilizzare canoe canadesi o imbarcazioni più turistiche. Colpisce l’incessante viavai di veicoli che trasportano piccoli natanti sul tetto o trainano carrelli con gommoni; verso sera i locali si riempiono di amanti del rafting che, in scarpe da trekking e pile imbottito, tra una consumazione e l’altra descrivono i passaggi effettuati durante la giornata.

I laghi di Bled e di Bohinj
Nel grazioso villaggio di Trenta si trova un centro visite del parco del Triglav, la vasta area protetta che tutela un’ampia porzione della Slovenia nord-occidentale. Ci dirigiamo verso il passo di Vrsic che dall’alto dei suoi 1.610 metri offre una vista incantevole sul Triglav, il monte più alto del paese con la vetta a 2.864 metri. L’Adria Van si arrampica velocemente sulla ripida strada che porta in quota, e dal punto in cui si diramano i sentieri escursionistici di questo splendido comprensorio naturale esistono numerose possibilità di sosta dietro pagamento di una quota più che accessibile.
Kranjska Gora, subito al di fuori del perimetro del parco, è la prima città che si incontra scendendo verso la pianura e il confine con l’Austria: è il più noto centro sloveno di sport invernali, con innumerevoli impianti di risalita e alberghi che ci annunciano un triste ritorno alla civiltà. Da qui una veloce statale (che più avanti, all’altezza di Hrusica, incrocia l’autostrada proveniente da Villach e da Tarvisio) ci porta verso il lago su cui sorge la cittadina di Bled: questo animato centro turistico e termale oggi dotato di numerosi servizi ha una storia che risale esattamente a 1.001 anni fa (il suo pittoresco castello, attualmente sede di un museo, fu fondato nel 1004). Al centro del piccolo bacino, contornato dal verde di una vegetazione rigogliosa e molto curata, si trova un isolotto con un santuario che richiama visitatori da tutta Europa. Siamo in alta stagione e, com’è facile prevedere, i campeggi sono stracolmi; riusciamo però a trovare un buon punto di sosta per la giornata in uno dei parcheggi a pagamento in prossimità del lago. Nelle acque di Bled la navigazione a motore è vietata – si trovano facilmente a noleggio le imbarcazioni a remi caratteristiche di questa zona – ed è con gran divertimento che mettiamo di nuovo in acqua le nostre canoe raggiungendo l’isola, dove gettiamo gli ormeggi e ci concediamo un bel bagno.Poiché il pernottamento libero al di fuori dei camping non è consentito, decidiamo di rimetterci in marcia per la nostra prossima meta: il lago di Bohinj. La strada segue anche su questo versante il confine del parco del Triglav risalendo la vallata del fiume Sava Bohinjka, incastonato in uno splendido contesto naturalistico d’alta montagna. Rientrati nell’area protetta, ci spingiamo fino alla sponda ovest del bacino per raggiungere il campeggio Zlatorog, anch’esso pieno di turisti ma dove, viste le dimensioni contenute del nostro veicolo, abbiamo la possibilità di scegliere la piazzola che preferiamo: con un po’ di zigzag fra tende e caravan ci sistemiamo in una gradevole piazzola ombreggiata da un grande pino a poca distanza dall’acqua.
Al mattino il lago sembra una lastra di acciaio risplendente, un richiamo irresistibile per gli appassionati. Decidiamo di non mettere in acqua le nostre imbarcazioni, noleggiando presso il camping quelle più adeguate, e in pochi minuti ci troviamo a solcare la superficie ammirando la strabiliante trasparenza dell’acqua, nella quale si scorgono con facilità grosse trote che giocano a nascondino dietro alle canoe (anche qui è vietato l’impiego di motori e i battelli pubblici sono alimentati ad energia elettrica). Lo spettacolo è di una serenità e di una bellezza davvero impagabili, con il sole a illuminare le vette circostanti che si riflettono nel lago: vorremmo compierne il periplo, ma un affluente laterale attira la nostra curiosità e iniziamo a risalirlo scoprendo deliziose spiaggette isolate che ci fanno rimandare il giro completo ai prossimi giorni.

Lungo la Drava e la Sava
Dopo aver esplorato il nord-ovest della Slovenia, è ora la volta di dirigerci verso est per scoprire le due grandi valli della Drava e della Sava, che solcano la parte centrale de paese. L’autostrada ci porta velocemente a Lubiana, la capitale, e di qui nuovamente verso il confine austriaco in direzione di Maribor. Giunti nel paesino di Prebold, più o meno a metà strada fra le due città, ci mettiamo alla ricerca del camping Dolina e, seguendo le indicazioni, finiamo nel giardino di un’abitazione; ci raggiunge una signora la quale ci conferma che siamo nel posto giusto, chiedendoci quanti giorni intendiamo fermarci e invitandoci a trovare una sistemazione di nostro gradimento. Siamo nel verde di un curatissimo prato all’inglese scandito dagli alberi, con pochi equipaggi ben distanziati l’uno dall’altro e servizi dalla pulizia impeccabile: un angolo talmente accogliente da farcelo scegliere come base logistica per le nostre discese su entrambi i fiumi, anche grazie alla strategica posizione del luogo.
La Drava dista da qui una cinquantina di chilometri: partiamo di buon’ora in una giornata inaspettatamente uggiosa, con il cielo coperto da nubi basse e una temperatura piuttosto rigida. Arrivati a Dravograd, di nuovo a pochi chilometri dalla frontiera con l’Austria, fermiamo il camper nell’ampio parcheggio a fianco della stazione degli autobus. Sulle pendici della collina, non manca di interesse il centro storico medioevale dominato dalla chiesa di San Vito: ma l’ambiente ci appare nettamente cambiato, le abitazioni, le strade, il clima stesso ci richiamano alla mente l’atmosfera delle ex repubbliche di matrice sovietica, e quando entriamo in un locale per prendere un caffè l’impressione di essere osservati con una certa freddezza diventa tangibile.
La Drava è stata una delle principali vie di comunicazione commerciale di questo territorio (vi si effettuano tuttora discese a bordo di grosse zattere di legno), anche dopo l’avvento di altre modalità di trasporto. Il corso lento e possente è di notevole portata con numerosi sbarramenti e centrali elettriche; per questa ragione, non conoscendo l’ubicazione esatta delle chiuse, individuiamo dalla strada un tratto che riusciamo a vedere per intero e finalmente ci imbarchiamo. Alcune anse si distanziano dalla strada e numerosi sono gli uccelli acquatici e i pesci che si lasciano trasportare lentamente dalla corrente: quando questa rallenta e forma quasi un piccolo lago, è segno che ci si sta avvicinando a uno sbarramento e che si deve necessariamente navigare a vista, per poter sbarcare in piena sicurezza prima di giungere in prossimità dello stesso.Il clima piovoso ci spinge a ritirarci nel caldo abitacolo del camper, ma le poche decine di chilometri che ci separano da Maribor ci invitano a compiere la digressione. La seconda città dopo Lubiana e capoluogo della Stiria slovena ha rappresentato per secoli l’anello di congiunzione tra l’impero austro-ungarico e i Balcani, ciò proprio grazie alla presenza della Drava: oggi è un centro turistico e culturale assai garbato con un interessante nucleo storico ricco di monumenti e musei, una vivace area shopping e numerosi ristoranti in cui gustare la saporita enogastronomia, che trova una delle sue migliori espressioni nel pregiato vino locale (ad esso è dedicata anche una strada tematica).
L’autostrada ci riporta rapidamente al campeggio di Prebold da dove ci muoviamo all’alba del giorno seguente per raggiungere la valle della Sava, il fiume più lungo della Slovenia, che ha origine con due rami distinti nella zona del Triglav: da qui scende a sfiorare Lubiana e più avanti riceve la Savinja, per poi tagliare le regioni del sud-est e proseguire oltreconfine sino a gettarsi nel Danubio. Il tratto di maggior interesse per la piccola navigazione, poiché meglio praticabile, è quello dopo Lubiana in direzione di Sevnica; fino alla Savinja il corso, in un’angusta vallata tra la ferrovia e la strada, è però relativamente stretto con diverse rapide e sbarramenti che richiedono una discreta esperienza nautica. Se non si riesce a contattare una guida locale conviene perciò effettuare discese a vista poiché sono numerose le anse e le curve repentine che potrebbero nascondere passaggi impegnativi, anche se dopo la confluenza la vallata si apre e il fiume diviene più placido. Nei pressi di Sevnica, per finire, la costruzione di una grande centrale elettrica e la connessa cementificazione rendono il fiume paesaggisticamente meno interessante.

Relax sull’Adriatico
Dopo tanta acqua dolce e climi da Mitteleuropa, un certo desiderio di mare fa lentamente capolino tra l’equipaggio. E’ tempo di una bella pagaiata nelle calde acque mediterranee di Portoroz, la principale stazione marittima del paese e una delle più frequentate nell’alto Adriatico: e così, dalle verdi acque della Sava facciamo rotta verso il sud-ovest e l’Italia lungo la comoda autostrada. Avvicinandosi alla località balneare il traffico si fa molto più intenso rispetto all’entroterra, poiché questa breve zona costiera – scenario di numerosi appuntamenti nautici internazionali – rappresenta l’unica meta possibile per i turisti locali che non vogliono spingersi verso la Croazia. La cittadina (che come molte altre località slovene è anche un conosciuto centro termale) presenta una veste moderna, con gli alberghi e i negozi concentrati vicino al mare, su cui si riversa praticamente la totalità dei visitatori; una parte della costa è dedicata agli stabilimenti a pagamento, ma ci sono anche spiagge libere verso la parte meridionale dell’abitato.
I campeggi della zona subiscono l’influenza di una certa urbanizzazione, ma nel complesso restano vivibili e la pulizia, il silenzio e il quieto vivere vengono sempre rispettati: la nostra meta è il ben attrezzato camping Lucija, situato proprio a ridosso della spiaggia libera e con accesso diretto al mare. La differenza rispetto alle strutture finora visitate risulta evidente, con un gran numero di dotazioni al servizio della vacanza balneare: ristorante, birreria, gelateria, minimarket concorrono a rendere più confortevole il soggiorno, e anche chi non cerca particolari comodità e privilegia l’attività sportiva finisce con il rilassarsi al sole, riservando alle fresche ore del mattino le escursioni in canoa. Uscendo da Portoroz, infatti, si incontra una piacevole area salmastra con bassi canneti e vegetazione, in cui ci si può anche dedicare alla pesca, mentre procedendo verso l’Istria croata si ritrova una costa rocciosa che si innalza gradatamente sino a formare vere e proprie pareti a strapiombo. Da qui siamo ormai a pochi passi da casa, rientrando in Italia da Trieste dopo la nostra esplorazione della Slovenia in camper e canoa.

PleinAir 395 – giugno 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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