Paese dalla luce blu

Un facile itinerario per il primo approccio alla Danimarca o per tornarne a scoprire alcune caratteristiche località. Si inizia naturalmente da Copenhagen, per finire tra dune che si stendono lungo il Mare del Nord e cittadine storiche amate dai pittori e dagli escursionisti.

Indice dell'itinerario

E’ curioso pensare oggi alla Danimarca come a un luogo di cultura profondamente e autenticamente marinara, ma almeno a partire dall’VIII secolo la sua storia è costellata di imprese attraverso gli oceani. Una fase particolarmente attiva si ebbe con i Vichinghi (furono loro a scoprire l’Islanda e probabilmente a compiere la prima traversata fino alla parte settentrionale del continente americano) e più tardi, nel XVII secolo, con la Compagnia Danese delle Indie Orientali, per non dire della florida industria ittica sviluppatasi dall’antica e diffusissima tradizione della pesca.
Il più piccolo e meridionale dei paesi scandinavi, del resto, ha un’estensione di coste quasi identica a quella dell’Italia – tutti i suoi centri distano al massimo un’ora d’auto dal mare – con la differenza che il suo territorio è di gran lunga meno vasto, coprendo una superficie pari a quella di Lombardia e Piemonte messi insieme. E il Mare del Nord, con la sua luce straordinaria che già fa pensare all’Artico, è la costante di un viaggio da queste parti, con le sue immense spiagge di sabbia bianchissima che d’estate richiamano decine di migliaia di bagnanti pronti a sfidare la temperatura di acque non propriamente calde.
Forse proprio il desiderio di ritrovare quelle atmosfere è stato lo spunto per programmare un viaggio in Danimarca, con due criteri a guidarne la realizzazione: una durata relativamente contenuta ma adatta a una vera e propria vacanza, dunque un paio di settimane compreso il trasferimento da e per l’Italia, e la scelta di poche località di sicuro interesse capaci di offrire un ampio ventaglio di motivi d’attrazione, allo scopo di rendere stimolante e divertente ogni giornata.

La capitale dal volto umano
Così è stata spesso definita Copenhagen, una città che sembra non conoscere lo stress da traffico a dispetto dei suoi 2 milioni o quasi di abitanti. Il segreto sta nelle piste ciclabili, talmente diffuse che chiunque si sposta in bici, dal ministro al fioraio, e quindi anche il turista trova la perfetta occasione per servirsi della propria dueruote. In alternativa ci si può servire delle biciclette messe gratuitamente a disposizione dal Comune, previo un deposito di 20 corone, ma non sono facilissime da trovare libere e risultano un po’ scomode e pesanti.
Per godersi le molte bellezze del centro storico da un’altra prospettiva e scoprirne i placidi e pittoreschi canali, che il sovrano fece costruire dopo aver visitato Amsterdam, si può mettere in acqua o noleggiare una canoa, prestando attenzione ai silenziosissimi battelli turistici. Anche un giro a bordo di uno di essi è un’esperienza molto piacevole, soprattutto quello sulla linea verde che tocca prima la fortezza di Kronen di fronte al porto, raggiungibile solo via mare, poi la celeberrima statua della Sirenette, den lille Havfrue, protagonista della fiaba di Hans Christian Andersen. Allo scrittore, una delle icone indiscusse del paese, è dedicato anche un piccolo museo poco distante dal palazzo del Municipio.
Ognuno troverà i suoi angoli preferiti, ma certamente il più romantico e famoso è il canale di Nyhavn, lungo il quale si allineano le case dalle strette e alte facciate multicolori che guardano i velieri ormeggiati su entrambe le sponde. Qui si attestano i battelli turistici, si può visitare il curioso museo dell’ambra o ancora, lasciato il tavolino di uno dei numerosi locali, dirigersi ad Amalienborg, residenza dell’attuale regina Margrethe II: l’ampia corte pavimentata a ciottoli che vi troverete di fronte arrivando alla reggia ricorda Piazza Castello a Torino ma con San Pietro sullo sfondo, perché Federico V volle realizzare una chiesa con una cupola ispirata proprio a quella vaticana. Merita una visita anche il Parlamento, non fosse altro per le sale di rappresentanza dove la sovrana incontra re e capi di stato, ma i palazzi storici da ammirare sono innumerevoli e compongono un quadro piacevolissimo. Per lo shopping, invece, si passeggia lungo lo Strøget, lunghissima zona pedonale con ogni genere di negozi, ristoranti, caffè e botteghe – in qualche caso si tratta di ditte storiche dalle affascinanti vetrine vecchio stile – da cui si accede al cosiddetto quartiere latino, che è poi quello universitario. Librerie e mercatini costituiscono un ulteriore invito a prendersela con calma, a meno che non vogliate salire sulla Rundetarn, la torre rotonda nata come osservatorio astronomico e dalla quale si apprezza una bella vista sui tetti della città.Nel quartiere di Christianshavn si può scoprire un altro insolito aspetto della vita cittadina rendendosi conto di quanta gente viva sui canali, posteggiando la propria barca sotto casa per usarla magari nei finesettimana. Meno attraente risulta invece Christiania, la “città libera” fulcro dell’utopia alternativa degli anni ’70, ormai inserita negli itinerari turistici e non molto diversa da un immenso centro sociale, dove peraltro è vietato scattare foto.
I numerosi musei richiedono senza dubbio una buona guida per scegliere e orientarsi nella visita, cominciando ad esempio dal Nationalmuseet (ad ingresso gratuito) che permette di farsi un’idea della storia danese. Per tutti i gusti la vastissima collezione dello Statens Museum for Kunst, che spazia dal primo Rinascimento all’arte contemporanea. Noi consigliamo inoltre la Den Hirschsprungske Samling, una bella raccolta appartenuta a un industriale del tabacco, e la Ny Carlsberg Glyptotek, che ospita un eterogeneo assortimento di opere ma soprattutto vanta un’architettura di assoluta originalità, con la sala centrale decorata da palme che toccano il soffitto e una lussureggiante vegetazione tropicale fra statuette greche e sarcofagi romani. A fianco si trova il parco di divertimenti Tivoli, tappa obbligata per chi viaggia con bambini al seguito, altrimenti un lunapark forse un po’ sopravvalutato; è anche il primo incontro con Copenhagen per chi giunge in treno, essendo proprio di fronte alla stazione centrale.

Pescatori e contadini
Difficilmente troverete sulle carte il nome dell’Odsherred, un’area nel nord della penisola di Sjælland caratterizzata da infinite spiagge sabbiose, a volte con la duna ben conservata che avanza verso le pinete dell’interno: un paesaggio che ricorda analoghi contesti del nostro paese, se non fosse per le ben diverse temperature e per il colore di cielo e mare.
Rørvig è meta di vacanza per molti abitanti di Copenhagen, che affittano i cottage per passarvi l’estate e godere delle lunghe ore di luce. Singolare l’assenza di un vero e proprio centro storico, anche perché a causa delle tempeste di sabbia il paese si è spostato in una zona più riparata e ora la sua caratteristica chiesa gialla si trova a 2 chilometri dal nucleo principale. Intorno al porto i bambini si lanciano in gare appassionate di pesca ai granchi: per catturarli basta fare un’esca con gli avanzi di pesce che l’ottimo ristorante nei pressi lascia a disposizione dei passanti proprio a questo scopo.
Passeggiando lungo i sentieri che costeggiano l’arenile a nord e sud del paese vi capiterà anche di imbattervi in cesti di mele da cui potrete servirvi liberamente: ad agosto gli alberi sono così carichi di frutti che, invece di lasciarli a marcire sui rami, si preferisce offrirli agli escursionisti. Da vedere ci sono, oltre al paesaggio, le bellissime case tradizionali con il tetto in paglia, ma attenzione a quelle che hanno due semicolonne accanto al portone: è un segno che il proprietario possiede una barca e non è un contadino. Un altro modo per esplorare la zona è ovviamente la bicicletta, con diversi percorsi che conducono attraverso il bosco e fino alle dune. I lupi di mare potranno invece noleggiare un kayak al porto ed essere anche accompagnati da guide esperte. Il gestore Thomas Roland, da vero vichingo, ci racconta della sua ultima traversata fino a Capo Nord: quattro mesi di tempo e 3.000 chilometri di pagaiata.

Verso le grandi dune
All’estremità della stretta e lunga penisola di Sjællands Odde, dal porto di Odden (non perdete la visita del mulino a vento prima dell’imbarco) si attraversa rapidamente in traghetto il braccio di mare che separa il Sjælland dallo Jutland, sbarcando ad Århus. La seconda città della Danimarca, con 300.000 abitanti, possiede un bel centro storico dove spicca l’imponente cattedrale, la cui navata di 100 metri è la più lunga del paese. Merita una visita anche il museo di Moesgård, in cui è esposta una sorta di mummia (solitamente molto apprezzata dai giovani visitatori) risalente a 2.000 anni fa e conservatasi perfettamente grazie al fatto di trovarsi in una torbiera. Se volete saperne di più della torba, ma anche della preistoria danese e delle pietre runiche questo è il posto che fa per voi; per la storia più recente, invece, si può visitare Den Gamle By, un complesso di settantacinque edifici d’epoca provenienti da tutte le regioni della Danimarca e qui ricostruiti per darci l’idea di una cittadina in cui si circolava a cavallo tra case a graticcio.
Poco più di 200 chilometri di un’autostrada un po’ monotona, dove l’unica presenza interessante sono le pale eoliche disseminate ovunque, si arriva all’estremità della penisola e a Skagen. Ogni anno passano a pochi chilometri da qui migliaia di camper (fra i quali molti italiani) che traghettano da Frederikshavn in Norvegia e in Svezia, ma non tutti si fermano per esplorare i dintorni, ignorando così le mille sorprese naturalistiche e artistiche offerte da questa cittadina scoperta dai pittori già a metà dell’800. Qui gli impressionisti venivano a dipingere, attratti dalla luce particolare che si osserva al tramonto quando si fondono il blu del cielo e quello del mare. Anna Ancher, nata a Skagen, dopo gli studi a Parigi fu l’iniziatrice di questo movimento che attirò qui molti artisti scandinavi, i cui quadri sono oggi esposti sia a Skagen che a Copenhagen; inoltre, alcune delle loro abitazioni sono visitabili perché trasformate in museo. Mentre le belle case sono dipinte di giallo con le caratteristiche tegole arancioni bordate di bianco, al porto si mangia in due file di edifici di legno rossi che oggi non sono più usati dai pescatori e sono stati riconvertiti in pescherie e ristorantini di pesce. L’architetto che li realizzò nel 1907, Thorvald Bindesboll, è lo stesso che ha disegnato il logo della birra Carlsberg ed è considerato un pioniere dell’apprezzatissimo design danese.
Se non avete la bici al seguito ne troverete certamente una nei numerosi noleggi di Skagen, raggiungendo facilmente Gren: si tratta della lunga lingua di sabbia al cui vertice si incontrano e si scontrano il Mare del Nord e il Mar Baltico. La veduta migliore di questo suggestivo paesaggio si abbraccia dal faro, il secondo più alto della Danimarca (da salire ci sono duecento gradini, ma ne vale sicuramente la pena) che si alza in mezzo a prati infiniti di erica in fiore. Sull’arenile, la cui sabbia è talmente fine da essere utilizzata per le clessidre, si cammina piacevolmente fino alla punta, e se siete stanchi potete tornare indietro con il Sandormen, un trattore che trascina una carrozza puntualmente piena di turisti. Bisogna invece percorrere 15 chilometri per trovarsi di fronte a un imperdibile spettacolo della natura: Råbjerg Mile, le più estese dune di sabbia d’Europa, ancora più importanti se si pensa che questo habitat copre appena l’1% della Danimarca e nel resto del continente è ancora più raro. Sulle morbide colline di sabbia, alte più o meno 40 metri, crescono l’erica, un pino di tipo strisciante e il mirtillo della torbiera, ma la cosa più emozionante consiste proprio nell’arrampicarsi su una duna per poi giungere in cima e trovarne un’altra di fronte a sé: vi sembrerà di stare in mezzo al deserto, una sensazione che da sola vale il viaggio fin qui, e che lascia un ultimo splendido ricordo della Danimarca in chi, come noi, si accinge a riprendere la via di casa.

PleinAir 431 – giugno 2008

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