Orrido, anzi bellissimo

Alla scoperta del canyon scavato dal Rio Sass vicino al paese di Fondo: un'emozionante passeggiata per grandi e bambini in un ambiente selvaggio e incontaminato.

Indice dell'itinerario

Adagiata su un verde altopiano poco al di sotto dei 1.000 metri di quota, Fondo è il capoluogo dell’Alta Val di Non o Anaunia, dal nome di un’antica popolazione presente nella regione assai prima dei Romani. Siamo in un territorio di grande interesse per gli itinerari fuorirotta in Trentino, a poche decine di chilometri dal corso dell’Adige: a nord il Passo della Mendola e quello di Palade conducono verso Bolzano e Merano, a sud la statale 43 scende in direzione di Trento.
Il borgo, che conta 1.500 abitanti, è oggi un importante centro agricolo e di lavorazione del legname. La piacevole passeggiata lungo le sue stradine può iniziare dalla parrocchiale di San Martino, costruita in stile gotico nel 1519 e più tardi riedificata come chiesa neoclassica; lo svettante campanile fu invece realizzato in varie fasi a partire dal 1447 e la sua ultimazione richiese più di tre secoli. Delle otto campane, fuse nel 1780, cinque vennero requisite durante la Prima Guerra Mondiale per ricavarne cannoni e furono rimpiazzate negli anni ’20. Da vedere anche la seicentesca chiesa di San Rocco, quella di San Michele all’interno del cimitero e infine Santa Lucia, un po’ fuori del paese sull’omonimo colle, con dipinti esterni della seconda metà del ‘300 dedicati a San Cristoforo e un prezioso altare ligneo del XVII secolo. Affreschi datati fra il XIV e il XVI secolo, molti dei quali dedicati a San Giacomo di Compostella e a una pestilenza che nel ‘400 decimò la popolazione, decorano invece le mura di alcune abitazioni del centro storico.
La principale attrattiva turistica di Fondo non si trova però in paese, ma nel selvaggio ambiente naturale circostante: si tratta del Canyon del Rio Sass, scavato dalle acque impetuose del torrente che divide in due l’abitato. La parte più larga dell’orrido è percorribile con una tranquilla e suggestiva escursione che parte dal centro del paese, nei pressi di San Martino, e in una mezz’ora di cammino fra pareti di roccia alte anche 50 metri scende al Lago Smeraldo. Il comodo sentiero, quasi pianeggiante, è attrezzato con passerelle e tavoli da picnic ed è illuminato nelle ore notturne; lungo il percorso s’incontrano un vecchio lavatoio restaurato e un mulino ad acqua tuttora funzionante, mentre nel tratto finale si nota un grande masso erratico incastrato fra le pareti. Raggiunta una piccola cascata formata da una diga si risale davanti al bacino, creato nel 1964 con lo sbarramento delle acque del Rio Fondo. Lo specchio lacustre, incastonato nello scenario alpino e circondato dai boschi, è l’ideale per trascorrere un giorno di riposo, mentre d’inverno le sue acque gelate diventano una suggestiva pista di pattinaggio. Non lontano parte il sentiero 513 che in circa due ore e mezzo porta in cima al Monte Macaion (1.865 m), una terrazza naturale affacciata a precipizio sulla Val d’Adige e la conca di Merano.
Chi invece vuole vivere un’esperienza non comune e sentirsi speleologo per un giorno ha la possibilità di esplorare in tutta sicurezza il tratto più a valle del Rio Sass, stretto e selvaggio, ricco di spettacolari formazioni rocciose (stalattiti, stalagmiti, marmitte dei giganti) e giochi di luce che creano effetti speciali. E’ un’escursione da assolutamente da non perdere, adatta anche ai bambini, che regala un’ora e mezzo di emozioni lungo un percorso attrezzato con passerelle di metallo sospese fra le rocce, a picco sulle acque vorticose del torrente. La lunghezza totale del percorso è di circa 800 metri con un dislivello di 145 metri, per un totale di 337 gradini, in un ambiente con una temperatura di circa 10 gradi e un’umidità media dell’85%, che richiede un abbigliamento adeguato. I partecipanti, accompagnati da una guida esperta che illustra con dovizia di particolari la morfologia e la storia dell’orrido, vengono forniti di mantellina, casco protettivo e radiocuffia con cui ascoltare le spiegazioni anche a distanza. Unico neo, durante le visite turistiche non è consentito scattare fotografie: ma la magia del Rio Sass è tale da rimanere a lungo nella memoria.

testo e foto di Mauro Toccaceli

PleinAir 444 / 445 – Luglio / Agosto 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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