Olmi, spezie e palafitte

Amsterdam insolita per turisti curiosi

Indice dell'itinerario

Nel ‘600 fu il più grande porto del Nordeuropa, ed è senz’altro a questo ruolo di crocevia commerciale e marinaro che Amsterdam (di fatto la capitale olandese, anche se la sede governativa è all’Aja) deve tuttora il suo carattere di città cosmopolita in cui si intrecciano culture, razze, religioni. Non per nulla è considerata in tutto il mondo una meta simbolo della tolleranza, della mentalità liberale, dell’apertura alle usanze più disparate: ed è proprio questa sua natura – insieme al pittoresco impianto urbanistico – a richiamare folle di turisti in cerca di un clima davvero internazionale. Ma di ciò a volte la città sembra soffrire, e non sempre è facile districarsi nell’offerta di merci e di servizi che in certi quartieri fanno sembrare Amsterdam una sorta di Las Vegas del Vecchio Continente. Molte belle strade del centro storico sono letteralmente invase da negozi di tutti i generi, specchietti per le allodole che finiscono con lo sviare il visitatore in cerca degli aspetti più autentici del luogo. Lo Zeedjik, la via principale di Chinatown (il cosiddetto Red Light District), se in orari lavorativi è un caratteristico quartiere cinese nel cuore dell’Europa fiamminga, di sera si trasforma in un crocevia di persone e di affari più o meno leciti dai quali è meglio stare alla larga. Lo stesso dicasi per Damrak, la lunga arteria che congiunge la stazione centrale alla piazza del Dam sulla quale affaccia il Beurs, il monumentale palazzo della Borsa: anche qui, oltre a un mare di bar, ristorantini a poco prezzo e vetrine colme di souvenir di dubbio gusto, si affollano personaggi che cercano di sbarcare il lunario alla meno peggio. Il Waterlooplein, mercato giornaliero che si tiene sulla grande esplanade intitolata alla sconfitta di Napoleone, è ormai diventato un comune mercatino delle pulci nel quale sono davvero pochi i banchi che suscitano qualche interesse. Il tanto celebrato Leidsplein, una delle piazze più vivaci dopo il Dam, ha invece suscitato notevole clamore per le pompose architetture (cupole dorate, neoclassicismi) che per alcuni – non a torto – hanno parzialmente deturpato la fisionomia della città.
Per sfuggire alla spiacevole sensazione di essere incappati in una trappola commerciale, abbiamo optato per una visita più particolareggiata con l’intento di andare al di là della superficie. Consigliamo di lasciare il camper o la caravan in uno dei numerosi campeggi della periferia – la generale mancanza di parcheggi diurni adatti al v.r. si fa sentire – sfruttando la metropolitana e i trasporti di superficie: la Strippen Kaart nelle sue varie combinazioni vi farà viaggiare risparmiando quasi la metà della tariffa, ma non acquistatela a bordo perché il costo è maggiorato. La stazione centrale, terminal di tram e bus, diventerà subito un riferimento indispensabile; inoltre, appena al di fuori c’è uno degli efficienti sportelli di informazioni turistiche VVV nel quale potrete acquistare quasi tutti i biglietti d’ingresso per musei ed eventi, oltre che per gli stessi mezzi pubblici.
Un’ottima alternativa è ovviamente la bicicletta (anche a noleggio per circa 5 euro al giorno) spostandosi lungo le frequentatissime piste ciclabili: il modo migliore per conoscere Amsterdam è quello di curiosare nelle stradine, negli angoli nascosti dove non arrivano le frotte di turisti e dove si può ritrovare un carattere più vero. Se decidete di entrare in un pub o in un ristorante, evitate quelli dalle insegne sgargianti e pieni di gente preferendo gli antichi locali in legno, riscaldati anche d’estate e gestiti da autoctoni, dove la birra locale (Amstel, ma anche Heineken) costa meno che in Italia e le aringhe affumicate e le sarde marinate sono una leccornia irrinunciabile.Per il resto non aspettatevi particolari prelibatezze, visto che l’Olanda è l’unico paese europeo ad aver escogitato una risposta al McDonald’s: si chiama Febo ed è una popolarissima catena di distributori automatici di crocchette fritte e patatine a buon mercato. A prescindere da queste drastiche soluzioni fast food, le ottime e sostanziose zuppe di cipolle, di curry e di verdure costituiscono uno dei piatti forti insieme alla carne di manzo o di pollo condita con salse dolci e di mirtilli; il borrelhapjes, grosso modo un misto di formaggio, olive, croquette e fette di carne, può essere un buon inizio. Per gustare i prodotti tipici in ambienti altrettanto caratteristici vi consigliamo ‘t Fornuis (Utrechtsestraat 33) oppure Groene Lantaarn (Bloemgracht 47): sbirciare in questi locali, dove i clienti abituali giocano a carte su enormi tavoli di marmo, costituisce un’esperienza e un approccio singolare con questo paese. Suggeriamo anche di provare uno degli innumerevoli ristoranti orientali, visti gli storici rapporti tra Amsterdam e l’Asia, al punto che alcuni sostengono che nel centro cittadino si trovino i migliori locali indiani, cinesi o malaysiani. Un passaggio da Top Thai, ristorante famoso per le sue salse (in Herenstraat 22, non lontano dalla centralissima casa di Anna Frank), o da Eat Mode (Zeedijk 105), nel pieno del quartiere cinese, vi regaleranno sapori inattesi a prezzi relativamente modici e, tra gli odori delle spezie, quasi la sensazione di trovarvi a bordo di una delle antiche navi della Compagnia delle Indie.
Un’avvertenza: nei bagni pubblici all’interno di ristoranti o quant’altro è d’uso pagare per poter usufruire dei servizi (il prezzo normale va dai 25 ai 50 centesimi), ma ciò consente di trovare toilette sempre pulite e ordinate. Per piccole necessità estemporanee gli uomini troveranno invece vespasiani pubblici sparsi ovunque, comodi ma decisamente sgraziati e a volte piazzati proprio nel bel mezzo di scorci caratteristici.
Andando a zonzo nelle vie secondarie vicino al celebre canale Singel, dove si svolge il mercato dei fiori, o nei paraggi dell’altrettanto famoso Van Gogh Museum, ai bordi dell’enorme Vondelpark (nel quale è possibile noleggiare skateboard), scoprirete il gusto delle signore olandesi nel curare il proprio giardino e nell’abbellire i davanzali con oggetti delle più svariate fogge e dimensioni. La cosa ancora più singolare è che ogni padrona di casa sceglie un tema particolare per la propria decorazione: potrete quindi osservare una finestra colma di bamboline d’epoca, una con modellini di navi, un’altra ancora con bottiglie di vari colori e dimensioni, una con fiori finti e riproduzioni vegetali, e tutto ciò nello spazio di un isolato. Quanto detto dà per scontato il fatto che gli olandesi non usano le tende o, per meglio dire, utilizzano quelle che lasciano in vista più di metà della vetratura, per far entrare quanta più luce possibile nelle case dato il clima umido e brumoso: per il turista curioso quest’abitudine diventa un’occasione imperdibile per osservare, sia pure con discrezione, ciò che avviene all’interno delle abitazioni. L’arredo, il gusto nel comporre le aiuole, perfino il modo di ricordare i propri cari scomparsi vi regaleranno un’immagine di questo paese che rimarrà senz’altro più viva di tanti altri particolari più vistosi ma meno significativi. Una lunga passeggiata nei pressi della stazione e di Nemo, l’edificio polifunzionale progettato da Renzo Piano, vi porterà a KNSM Island, una zona piena di birrerie, ristoranti, negozietti e bar molto caratteristici. Dalla parte opposta, tra Lijnbaansgracht e Prinsengracht, vi suggeriamo di raggiungere Jordaan, uno dei quartieri attualmente più hype di Amsterdam: oltre agli artisti che vi risiedono, qui potrete dare un’occhiata a uno dei numerosi negozi di antiquariato o fare una pausa in un caffè di una delle zone meglio conservate della città vecchia.
La classicissima gita sul battello lungo tutti i canali più antichi (Herengracht, Keisersgracht e Prinsengracht, ovvero i canali dei Signori, del Re e del Principe) vi permetterà infine di respirare un’atmosfera languida e spesso malinconica con i tramonti rossi e turchini intravisti da sotto i ponti, tra le fronde degli olmi che accompagnano l’ozioso scorrere delle acque. Potrete così notare una delle caratteristiche più originali della città, ovvero le palafitte in legno – oggi sempre più spesso sostituite da moderne installazioni in cemento – che a decine di migliaia furono conficcate nel mare per costruire abitazioni ed empori. E forse è proprio questo il senso profondo del luogo: la consapevolezza del mutamento e della fugacità del vivere in una città sottratta con tenacia, metro dopo metro, alle fredde acque del Mare del Nord.

PleinAir 406 – maggio 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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