Old England

Dalle antichissime pietre di Stonehenge al santuario naturale delle isole Farne, dalla cattedrale di Canterbury al Vallo di Adriano, che fu l'estremo confine settentrionale dell'impero di Roma: in camper attraverso un paese in perenne trasformazione eppure sempre fedele a sé stesso.

Indice dell'itinerario

Un allenamento di rugby di ragazzini scatenati, senza una mamma una venuta a rassicurare e a rassicurarsi. Campagne verdeggianti a perdita d’occhio, finalmente libere – allora si può! – dallo sfregio obbligato dei cartelloni pubblicitari a bordo strada. L’odore penetrante del fish&chips. I nomi degli attori nei titoli di coda dei film preceduti dal Sir. Cattedrali e fiumi, fiumi e cattedrali. E’ un paese grande e contraddittorio, l’Inghilterra. Giovane nella corsa un po’ rude al futuro, antico nell’attaccamento quasi cieco alle tradizioni. Una nazione dominata da una capitale mai così diversa da essa, quasi opposta nell’indole, e generosa di paesaggi, città, parchi, musei, organizzazione: insomma di tutto quel che rende piacevole e interessante una vacanza.
Gli inglesi, lo si capisce ben presto, al di là delle prodezze architettoniche di Londra e di uno stile di vita avanzato almeno quanto ci si attende da una delle maggiori potenze industriali del pianeta, sono in apparenza il popolo più conservatore e anticonformista che ci sia. L’obbligo di tenere la sinistra in strada, innanzi tutto: per chi viene quassù in camper è la prima delle novità cui far caso, ma ci si abitua in fretta. E poi le miglia al posto dei chilometri (per non dire di libbre, galloni, yards e il latte nei supermercati misurato in pinte), le rotatorie che si percorrono ovviamente all’incontrario e l’incredibile abbondanza di auto d’epoca circolanti, spesso per di più decappottabili nonostante piova quasi ogni giorno anche d’estate.
Quasi un mondo all’incontrario, dove però le civilissime abitudini di un paese del Nord non smettono di sorprendere chi proviene da latitudini più basse. I musei e i centri visita di parchi e monumenti, ad esempio: difficile trovarne di così ben fatti, né accademici né eccessivamente commerciali. Oppure la proverbiale educazione civica: qualche intemperanza giovanile a parte, a fine viaggio ci siamo resi conto di non aver mai sentito suonare un clacson al di fuori di Londra. Praticamente ovunque basta cercare una library, la biblioteca comunale, per avere accesso gratuito o quasi ad Internet e controllare la posta. A volte per inviare una mail vanno bene anche i telefoni pubblici, che dispongono dell’apposita funzione. L’itinerario descritto nelle pagine che seguono non ha naturalmente alcuna pretesa di raccontare la varietà e la ricchezza di una terra che si estende per circa 130.000 chilometri quadrati, vale a dire poco meno di metà Italia; ma piuttosto di proporre un tour di prima esplorazione, circa 5.000 chilometri per due o tre settimane (Londra esclusa), tralasciando tante mete di sicuro interesse – come la Cornovaglia e molte altre – che meritano un viaggio a sé o una tappa di avvicinamento durante un viaggio in Scozia oppure in Galles. A proposito, meglio chiarirsi le idee prima di partire: l’Inghilterra è la maggiore delle tre nazioni che compongono la Gran Bretagna e confina a nord con la Scozia e ad ovest con il Galles. Gran Bretagna e Irlanda del Nord insieme compongono il Regno Unito o United Kingdom, che conta poi anche numerosi possedimenti come Gibilterra, le isole Falkland e alcune porzioni dell’Antartide.
Bizzoso e mutevole come lo vogliono gli stereotipi, da queste parti il tempo è un’incognita vera: ma non lasciate che condizioni il vostro viaggio. Fughe precipitose in camper lasceranno il posto, dopo i primi giorni, a una scelta più accurata dell’abbigliamento e ad almeno un pizzico di quell’indifferenza olimpica che i locali ostentano – complice un sense of humour invidiabile e anch’esso proverbiale – anche sotto veri e propri nubifragi. Piove anche oggi, beh? Se l’Inghilterra è davvero una vecchia signora, non sarà un po’ di umidità a impedirvi di farle visita come si conviene. Have a nice trip!

Bianche scogliere
Probabilmente nessun paese in Europa ha un ingresso come Dover. Intanto perché l’esistenza della Manica concentra gli sbarchi ai terminali della traversata più conveniente, cioè in Francia da Calais o Dunkerque e appunto Dover in Inghilterra (appena 20 miglia, cioè 32 chilometri); e poi perché questo porto ha un singolarissimo fascino dato dalle sue celeberrime scogliere bianche. E’ assai probabile, insomma, che un viaggio in camper da queste parti inizi proprio da questa cittadina del Kent e magari sotto la prima, quasi impalpabile pioggia incessante.
Nonostante un castello, una villa romana e un museo cittadino, la visita alle falesie è l’attività più interessante nonché quella ideale per sgranchirsi le gambe dopo la lunga galoppata sulle autostrade francesi. Lunghe circa 16 chilometri, le scogliere hanno il loro tratto più bello nelle Langdon Cliffs che si estendono dalla città verso est e sono gestite dal National Trust, la più grande associazione di cittadini (oltre 3 milioni e mezzo di iscritti) che protegge e cura trecentocinquanta siti monumentali e paesaggistici. Comodi sentieri ben tenuti e segnati conducono a punti panoramici spettacolari e ad un centro visite – al solito, diremo ben presto – ricco di informazioni e materiale promozionale. Da notare che la caratteristica colorazione della roccia è dovuta alla natura gessosa del suolo, formatosi circa mezzo milione di anni fa sui fondali marini.
Da Dover alla tappa successiva, cioè Canterbury, sono circa 25 chilometri, ma le novità per chi si misura per la prima volta con le regole della circolazione stradale britannica fanno decisamente passare il paesaggio in secondo piano… La città è assai gradevole, con numerosi edifici storici dominati da quel pezzo da novanta che è indubbiamente la famosa cattedrale: a tre navate, notevole soprattutto per la sua lunghezza (168 metri) e la ricchezza delle decorazioni, ha meritato l’inclusione da parte dell’Unesco nella sua World Heritage List.
Superata Londra, che attrae come una calamita irresistibile anche chi c’è stato più volte, il nostro itinerario prende speditamente la via del nord dirigendosi verso Cambridge. Si tratta di uno dei poli universitari più noti e importanti d’Inghilterra, eterna concorrente di Oxford. Il fiume Cam, da cui prende il nome la città, bagna tanto i parchi verdeggianti del Backs che un centro storico ricco di edifici medioevali. Nel tour obbligato ai vari college va segnalata la visita alla King’s College Chapel, definita uno dei capolavori dell’architettura gotica in Europa. Con l’A1 e poi la statale A15 si raggiunge quindi Lincoln, cittadina sorta intorno alla sua bella cattedrale (la terza del paese per dimensioni) che occupa la sommità di una collina. Tutt’intorno la città vecchia offre un castello e palazzi in stile Tudor bianchi e neri.
La costa orientale del Mare del Nord offre innumerevoli tratti ancora integri dove passeggiate, pedalate e tutte le attività all’aria aperta trovano terreno ideale grazie a una rete sempre efficiente e ben tenuta di percorsi. Noi scegliamo la riserva naturale delle Bempton Cliffs, un altro gruppo di falesie costiere situate non lontano dalla cittadina di Bridlington nello Yorkshire settentrionale. Quest’area protetta è nota per ospitare la più numerosa colonia di uccelli marini dell’intera Inghilterra, qualcosa come 200.000 sule, urie, gazze marine, pulcinelle di mare e ben 80.000 coppie di gabbiani tridattili. Gestita dalla RSPB ovvero la Royal Society for Protection of Birds (la LIPU britannica), si visita agevolmente grazie a un sentiero di un’ora che percorre il ciglio della scogliera raggiungendo cinque punti di osservazione, i migliori dei quali sono alle due estremità. Al parcheggio dove termina la strada di accesso ed ha inizio il sentiero – solitario campo base dove, volendo, si può trascorrere la notte col solo rumore del mare e del vento – un piccolo ma fornitissimo centro visite espone ogni possibile tentazione per gli appassionati di birdwatching e natura.

Coste del Nord
Ancora mare è quello di Whitby, un’amena cittadina portuale con le case affacciate sul porto canale e barche ormeggiate di ogni tipo, compresi vecchi velieri. Una lunga e frequentatissima sequenza di locali lungo il porto vende soprattutto fish&chips, vanto nazionale, mentre su un colle sono i resti della grande chiesa gotica della Whitby Abbey.
Ben più interessanti in ogni caso le architetture della non lontana Rievaulx Abbey, all’estremità opposta del parco nazionale del North York Moors, una vastissima distesa di brughiere solcata da una rete di oltre 2.000 chilometri di sentieri e percorsi. Come una San Galgano d’Inghilterra, l’abbazia è senza tetto ma conserva gli slanciati archi ogivali e i giochi di bifore delle fiancate che si stagliano in fondo a un prato verdeggiante, in una vallata tranquilla orlata di boschi: un vero spettacolo.
Durham è la prossima tappa, dove le guide a ragione sprecano gli aggettivi per descrivere il principale monumento della città e cioè la cattedrale. Nella parte alta del centro, vicina al castello normanno oggi utilizzato come residenza dagli studenti universitari, è un edificio imponente in stile romanico con la navata sorretta da massicci pilastri. Salendo trecentoventicinque gradini si raggiunge la sommità della torre, da cui la vista si apre verso la lussureggiante campagna che circonda la città solcata dal pigro corso del fiume Wear. Durham è quasi tutta qui, ben altro rispetto alla dirimpettaia Newcastle-upon-Tyne che è quasi cinque volte più grande, il più grande centro urbano della regione. Aggiratane l’estesa periferia l’A1 porta ad Alnwick, sede di uno dei castelli più scenografici della zona e non a caso scelto di frequente come location dai registi cinematografici: le sue sontuose sale sono arredate con dipinti italiani di Canaletto e Tiziano, e anche il parco che lo circonda va visitato. D’altro genere è invece il fascino del Dunstanburgh Castle, altro maniero citatissimo dalle brochure degli uffici turistici (si raggiunge a piedi percorrendo un sentiero da Craster oppure da Embleton): quanto il primo è curato tanto quest’ultimo è diroccato e immerso in un paesaggio selvatico, appollaiato in riva al mare su un promontorio di basalto dove s’infrangono le onde.
Uno degli ultimi porti prima del confine scozzese è quello di Seahouses, dove la presenza di un campeggio e di numerosi chioschi per escursioni turistiche potrebbe sorprendere il visitatore ignaro delle peculiarità di questo villaggio di pescatori. Il fatto è che da qui partono le gite per le Farne Islands, vale a dire uno dei più straordinari santuari per il birdwatching in Europa. Questo piccolo arcipelago roccioso a circa 3 miglia dalla costa, oggi di proprietà del National Trust, è formato da due isolette aperte al pubblico, Inner Farne e Staple Island, più alcuni scogli minori. Appena sbarcati capirete il motivo di tanta fama: in pochi luoghi del Vecchio Continente è possibile avvicinarsi così tanto agli uccelli selvatici. Sterne, cormorani, pulcinella di mare, beccapesci, gabbiani tridattili si lasciano quasi toccare sporgendo la mano dai sentieri che solcano da parte a parte gli isolotti, quasi facendosi largo tra migliaia di nidi. Per assistere al meglio dello spettacolo è però opportuno effettuare la visita non prima di metà maggio e non oltre la metà di luglio, cioè nel clou della stagione riproduttiva. Se non bastasse, durante il tour la barca si avvicina ad alcuni isolotti minori che fanno da campo base dell’unica colonia di foche grigie d’Inghilterra: a decine se ne osservano sdraiate sugli scogli, incuranti degli spruzzi, fin quando l’approssimarsi dei turisti le costringe all’ultimo momento a tuffarsi in mare.

La periferia dell’impero
Oltre che una delle più entusiasmanti dal punto di vista naturalistico, le Farne sono anche la tappa più settentrionale del nostro itinerario. Da qui Edimburgo è a poche ore di strada e il confine con la Scozia, subito oltre Berwick, dista appena una cinquantina di chilometri, ma è in quest’ultimo lembo d’Inghilterra che si trovano altre due grandi attrazioni per il visitatore. La prima è il parco nazionale del Northumberland, uno dei più solitari e vasti del paese, 100.000 ettari e appena 2.000 abitanti, con paesaggi di brughiere immense e boschi. L’altra è il mitico Vallo di Adriano, vale a dire la piccola Muraglia Cinese di noi europei: ben 116,800 chilometri di muro, alto più o meno 3 metri, che doveva servire a separare i territori anglosassoni sottomessi a Roma dalle “barbariche” popolazioni scozzesi. Il confine settentrionale nell’impero, insomma, che venne eretto dai Romani in soli sei anni, tra il 122 e il 128 a.C., da costa a costa e intervallato da fortini. Nei tratti ancora in piedi, va visitato senza attendersi rovine spettacolari ma apprezzando piuttosto le esposizioni e ricostruzioni storiche e soprattutto i tratti sovente grandiosi del paesaggio.
La nostra esplorazione procede a tappe. Iniziamo dal museo delle armi romane, che oltre ai reperti propone ai visitatori un filmato introduttivo assai ben fatto su com’era in origine il Vallo, a quali funzioni adempiva e così via, il tutto corredato da magnifiche riprese dall’alto. Il parcheggio del museo, da notare, è anche uno dei pochi dove non esiste divieto di pernottamento in camper. Proseguiamo la visita recandoci a Vindolanda, un forte romano di cui resta ben poco, con museo attiguo dove sono esposti numerosi oggetti d’uso quotidiano per la guarnigione di soldati che vi stazionava, come calzari in cuoio, elmi, lettere vergate su tavolette in legno. Poco distante c’è Housesteads, il sito forse più bello per posizione e interesse dei resti, su un crinale erboso. Ma qui la cosa migliore da farsi è percorrere a piedi un tratto del Vallo, per esempio seguendo la stradina che dal parcheggio a pagamento del centro visite del parco del Northumberland attraversa la strada, sale sul crinale e supera un cancello in legno da cui parte un sentiero che corrisponde a un tratto dell’Hadrian’s Wall Path, vale a dire il percorso di trekking che segue interamente l’antico tracciato. Costeggiando il muro, dopo alcuni saliscendi si giunge a un punto di osservazione particolarmente panoramico, dove la parete rocciosa di Steel Rigg domina il piccolo specchio d’acqua di Crag Lough. Più avanti il crinale si abbassa e piegando a destra si può chiudere l’anello tagliando lungo il sentiero i prati del pendio, per fare ritorno al punto di partenza in un paio d’ore di passeggiata.
Lasciato il Vallo per iniziare la ridiscesa a sud, Carlisle ci porta verso il comprensorio del Lake District. Si tratta di una vasta area, protetta da uno dei più noti parchi nazionali d’Inghilterra, punteggiata di laghi su cui affacciano piccoli paesi curatissimi e d’estate presi d’assalto (si fa per dire) dai turisti. Per scegliere tra la consueta, portentosa offerta di percorsi da fare a piedi o in bici è consigliabile una recarsi al Visitor Centre di Brockhole, pochi chilometri a nord di Windermere, oltretutto attrezzato con grande parco adiacente, arboreto, punto noleggio di canoe nonché una grande Adventure Area apprezzatissima dai più piccoli.

Abbazie e cattedrali
Superata l’autostrada M6, con la statale A65 scendiamo verso York, ma prima è d’obbligo una sosta alla splendida Fountains Abbey. Si tratta del più visitato tra i siti a pagamento del National Trust, e non è difficile capire perché aggirandosi tra le cospicue e romantiche rovine dell’abbazia cistercense, fondata nel XII secolo. Tra i boschi si estende anche un magnifico parco, ingentilito da alcuni laghetti artificiali. Si visitano inoltre la vecchia grancia e il mulino, nonché il vicino parco dei cervi presso cui sorge la bella chiesetta di Saint Mary. Quanto a York, poco distante, è una gran bella città con un centro storico di origini medioevali tuttora cinto dalle mura duecentesche, sulle quali è possibile effettuare il giro di ronda. La magnificente cattedrale, seconda per importanza alla sola Canterbury, è la principale meta dei numerosi turisti e conserva all’interno, tra le altre opere d’arte, il quattrocentesco jubé del coro con l’effigie dei quindici re d’Inghilterra da Guglielmo I a Enrico VI. La torre della cattedrale, le porte delle mura, la Merchant Adventurer’s Hall, il museo storico dello Jorvik nonché quello nazionale delle ferrovie, il Railway Museum, sono alcune delle altre numerose attrazioni.
I giorni passano e il tempo non ce n’è mai quanto servirebbe. Così, con una lunga galoppata in autostrada tagliamo dritto fino a Leicester e poi a Coventry, passata la quale giungiamo a Warwick Castle. Fatto erigere da Guglielmo il Conquistatore nel Mille, oggi è una delle attrazioni storiche più frequentate del paese grazie anche allo spettacolare parco, alla raccolta di statue in cera (il maniero è di proprietà della famiglia Tussaud, quella del museo londinese delle cere) e alla magnificenza degli arredi. Poco prima di Oxford, altra residenza principesca è il Blenheim Palace a Woodstock, bel paesino con le case in pietra. La visita agli interni del palazzo, appartenuto a Winston Churchill, non ci entusiasma con la sua lunga sequenza di filmati e diorami; invece sono magnifici gli enormi giardini, tanto grandi da giustificare la presenza di un trenino per le visite, che comprendono fra le tante attrazioni un giardino delle farfalle, un’area giochi con scacchiere giganti e un grande labirinto di siepi.

Cerchi di pietre
Sono soprattutto i numerosi college di tradizione e architetture secolari a rendere splendida la cittadina di Oxford. Il più bello è il Christ Church – vi sono state filmate alcune scene della saga cinematografica di Harry Potter – che conserva lo splendido refettorio, la chiesa, il chiostro. In posizione più appartata il sontuoso Magdalen College, con cortili elegantissimi e parco dei daini, dove hanno studiato ben sette premi Nobel.
Ad Avebury, proseguendo a sud-ovest oltre Swindon, il tracciato della strada taglia inopportunamente uno dei più ampi cerchi di pietre del Regno Unito, risalente al 2200-2500 a.C. Non vi sono pietre orizzontali come a Stonehenge e i cerchi, concentrici, sono ampi e incompleti, ma resta un luogo affascinante, dove apprezzare l’atmosfera unica di questi singolarissimi monumenti preistorici senza cordoli di protezione e vocianti schiere di (altri) turisti. Ancora qualche decina di chilometri e giungiamo a Bath, assai nota per via delle terme già sfruttate dai Romani: l’antico complesso, risalente al I secolo, è reso ancor più interessante da un allestimento ben fatto e piacevolmente didattico. Il centro città è piacevole da girare a piedi, con zone pedonali, la piazza del Circus e la bella cattedrale.
E’ il momento di dirigersi nuovamente verso Londra per visitare una meta assai attesa e cioè Stonehenge, il sito preistorico più famoso d’Europa, che non delude le aspettative. L’accesso è a pagamento, e con un passaggio pedonale sotto la strada si sbuca davanti al celeberrimo cerchio di pietre. Una corda tiene lontani i turisti, che possono avvicinarsi ai massi e addirittura passarvi in mezzo solo in occasione di visite speciali. Le enormi pietre disposte verticalmente e in circolo, sopra cui vennero disposti lastroni in posizione orizzontale, sono pesanti ciascuna diverse tonnellate: la più grande si erge per 6,7 metri fuori dal terreno e per altri 2,4 metri è conficcata nel suolo. Come spiega (anche in italiano) l’ottima audioguida compresa nel prezzo del biglietto, gli archeologi non hanno ancora trovato un accordo sul significato reale di questo luogo mistico e dall’atmosfera magica: sito religioso per sacrifici rituali o gigantesco calendario astronomico che fosse, Stonehenge venne eretta lungo un arco di tempo di 1.500 anni a partire dal 3000 a.C. Da notare che è in progetto l’interramento della vicina strada in un tunnel, come pure la realizzazione di un centro visite ad almeno 3 chilometri dal sito, da cui i visitatori raggiungerebbero il monumento grazie ad un sistema di navette.
Da qui la città più vicina è Salisbury, sede dell’ennesima interessante cattedrale gotica attorno cui sorgono altre chiese, strade commerciali e canali. Più o meno la stessa atmosfera della non lontana Winchester, dove gli archi acuti della grande chiesa emergono tra le chiome degli alberi del parco pubblico. Con il tempo che corre via, è l’ultima cartolina dal viaggio: da qui l’autostrada ci riporta velocemente verso la capitale e più avanti verso Dover e le sue bianche scogliere. Magari in Francia c’è il sole.

PleinAir 431 – giugno 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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