Nel segno del corallo

In uno dei capisaldi mondiali dei viaggi organizzati senza impegno, si scoprono nuove formule capaci di coniugare la vacanza alla protezione dell'ambiente e al coinvolgimento attivo delle comunità locali. E così anche le Maldive diventano una possibile meta del turismo secondo natura.

Indice dell'itinerario

«Lo so, sembra un lavoro da sogno, ma la vita del biologo marino su quest’isola è piuttosto dura. L’impegno richiede dalle otto alle dodici ore al giorno e tanti non resistono più di quattro, sei mesi. A dispetto di tutto, però, l’amore per il mare e l’esigenza di difendere l’ecosistema della barriera corallina, in costante pericolo, sono i motivi per cui si riesce a tenere sempre viva la voglia di continuare».
Sono le parole di Elisabetta Colombo, responsabile dei progetti di educazione ambientale in mare e protezione della natura nell’isola di Kuda Huraa, atollo di Malé, arcipelago delle Maldive. Una destinazione fra le più battute dai viaggi organizzati, sempre in prima fila nelle preferenze di chi cerca la classica vacanza tropicale senza impegno su spiagge da cartolina, anzi da catalogo. Ma proprio il crescente afflusso di visitatori alle Maldive ha convinto la Best Tours, specialista in questo segmento turistico, a promuovere in collaborazione con alcuni dei maggiori operatori del settore una formula d’altro genere: un ecoturismo dinamico e appassionante da affiancare ai più usuali soggiorni che sino a qualche tempo fa caratterizzavano queste isolette dell’Oceano Indiano.
Il progetto ha preso il via nel 2001 con i corsi di biologia marina abbinati allo snorkeling, e alla fine del 2002 il turismo ambientale è diventato una realtà stabile arricchendosi di un sempre maggior numero di opportunità. La fragilità dell’ecosistema dell’arcipelago, composto da quasi 2.000 isole sparse in decine di atolli la cui altezza massima sul livello del mare non raggiunge i 2 metri, ha indotto il governo maldiviano ad appoggiare le iniziative dell’organizzazione Four Seasons, concedendo il permesso di realizzare scuole di formazione per i giovani del luogo nonché importanti ricerche scientifiche di notevole interesse per il mondo subacqueo. Sono i primi, importanti segnali di uno sviluppo in controtendenza, che cerca nuovi modelli di gestione e di fruizione non più orientati alla semplice soddisfazione del visitatore occidentale ma capaci di restituire alla gente del posto la possibilità di intervenire attivamente nella tutela dell’ambiente e nell’economia del territorio.

Polipi, coralli e squali
A bordo del catamarano Explorer, principianti ed esperti subacquei hanno la possibilità di seguire lezioni e di immergersi lungo la barriera corallina in compagnia di biologi marini e cineoperatori, che effettuano riprese video da commentare più tardi. Normalmente, secondo il programma della vacanza (da trascorrere in crociera o anche nel villaggio), in una settimana si assiste a cinque lezioni sulla vita marina che a diverse profondità popola il reef, soffermandosi in particolare sulle principali famiglie di pesci osservabili anche durante tranquille nuotate nella laguna con pinne, maschera e boccaglio. Si scoprono poi l’origine e la formazione degli atolli, studiando la vita dei coralli e delle minuscole creature che compongono le formazioni madreporiche, e si fa conoscenza con delfini e tartarughe, comuni in queste acque, recandosi nei pass, stretti passaggi nella barriera che permettono alle barche dei pescatori di uscire dalla laguna interna verso il mare aperto. E’ anche prevista un’immersione notturna con illuminatori e torce subacquee, ma l’incontro didattico più seguito è quello su mante, razze e squali, animali erroneamente ritenuti pericolosi per natura e oggi, purtroppo, in grave pericolo di estinzione. I biologi inoltre accompagnano i turisti nelle beach walk, escursioni a piedi sulle spiagge delle isole che si incontrano durante la crociera o presenti nelle vicinanze dei resort in cui si alloggia: è un’altra buona occasione per conoscere il processo di formazione della sabbia corallina, la vita che popola le basse acque della laguna, i fenomeni di erosione e la nascita di nuove isole, i tipi di conchiglie e di coralli che si incontrano sulla battigia. Per chi sceglie di trascorrere la vacanza sull’Explorer c’è inoltre la possibilità di raggiungere i sand banks, lingue sabbiose che compaiono in mezzo al mare solo con l’arrivo della bassa marea e sono il regno incontrastato di granchi e stelle marine, tra i rami di corallo spiaggiato e sbiancato.Non solo natura, ma anche cultura da vivere: una serie di escursioni guidate conducono alla scoperta di usi e costumi degli isolani toccando i cantieri dove si costruiscono le tipiche imbarcazioni da pesca chiamate dhoni e i villaggi un tempo edificati con blocchi di corallo (pratica ora vietata dalle autorità proprio per bloccare la distruzione del reef), nei quali si può assistere a canti e danze locali. Gli ospiti del catamarano hanno inoltre la possibilità di visitare una fabbrica di tonno.

Salvare la barriera
Oltre allo sviluppo del turismo ecologico, il governo maldiviano ha avviato insieme a fondazioni e gruppi di ricerca internazionali un importante studio scientifico per la rigenerazione e la protezione della barriera corallina, il Reef Ball Project. Speciali semisfere forate in cemento del diametro di 90 centimetri per 350 chilogrammi di peso, appunto le reef balls, sono state collocate in profondità nella laguna e sono divenute rifugio e area di riproduzione e di ripopolamento per diverse specie, tra cui murene, stelle marine, pesci palla e pesci istrice; inoltre il corallo, trapiantato e incollato con apposite resine in nicchie predisposte sulle semisfere, sta crescendo velocemente, segno che questo supporto è un’ottima soluzione per lo sviluppo e la ricostituzione della barriera, vero e proprio serbatoio di biodiversità oggi in grave pericolo a causa delle variazioni climatiche e non solo.
Prima di ritornare a casa, una raccomandazione d’obbligo ai diver: niente souvenir a ricordo dell’immersione. Molto spesso, infatti, accade che subacquei poco informati raccolgano rametti senza rendersi conto che quel fragile, meraviglioso pezzetto ha impiegato secoli per divenire tale, e che al suo posto rimarrà per anni e anni solo un corallo senza vita. Basta saperlo per non fare danni, lasciando intatto a crescere e a prosperare questo insostituibile patrimonio del pianeta.

Nascita di un’isola corallina
Tra la superficie dell’oceano e i 30 metri di profondità crescono e si sviluppano colonie madreporiche formate da migliaia di piccoli polipi gelatinosi. Uniti alla base da scheletri calcarei di forma ovoidale, i polipi si raggruppano e grazie alle maree, alla temperatura costante dell’acqua e alla luce del sole si accrescono generando conformazioni di dura roccia calcarea. La luce è di fondamentale importanza per la vita della barriera e per molti coralli – definiti duri – che vivono in simbiosi con piccole alghe chiamate zooxantelle, le quali sviluppano un processo di fotosintesi fondamentale per i polipi. Per questo motivo le formazioni madreporiche crescono verso l’alto ma, non potendo svilupparsi fuori dall’acqua, raggiunta la superficie si allargano orizzontalmente a formare ombrelli e ramificazioni. Più la colonia si espande, più si crea al centro una carenza di ossigeno finché i polipi del nucleo muoiono, indebolendo l’intera struttura calcarea; l’azione delle onde e delle maree la frantuma creando fragili ammassi che il moto ondoso sbriciola e trasforma in sabbia, la quale viene poi trasportata e accumulata dalle correnti in zone di acqua calma. In questo modo si generano banchi sabbiosi sui quali si depositano pezzi di legno, foglie, noci di cocco e semi di piante lasciati dagli uccelli. Con le piogge monsoniche, noci di cocco e semi germogliano rapidamente sviluppando lunghe radici che compattano, trattengono e raccolgono nuova sabbia allargando e consolidando il banco iniziale, mentre con la caduta delle foglie e il rigenerarsi delle radici le pianticelle crescono creando una coltre di humus che fertilizza il terreno permettendo la crescita di altre piante. Aironi, gabbiani e uccelli migratori iniziano a nidificare e dalle barche dei pescatori in visita alla nuova isola sbarcano insetti, lucertole e altri animali che colonizzano il territorio. In pochi anni la natura forma e consolida l’isola, predisponendola a ricevere anche insediamenti umani.

PleinAir 410 – settembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio