Nel nome di Oswald

E' nata meno di trent'anni fa, ma si ispira a una delle figure più note della storia altoatesina, la Cavalcata von Wolkenstein che alla fine di maggio richiama decine di squadre e migliaia di tifosi nei paesi dello Sciliar. Un appuntamento spettacolare nella altrettanto piacevole cornice della natura primaverile di queste montagne, dove antichi paesi e castelli rievocano un Medioevo tutt'altro che lontano.

Indice dell'itinerario

Alle due del pomeriggio esce finalmente il sole, e lo spettacolo diventa straordinario. Le pareti di roccia dello Sciliar, il massiccio dolomitico che separa l’Alpe di Siusi dalla valle dell’Isarco e da Bolzano, fanno da sfondo alle torri di Castel Presule, uno dei più bei fortilizi medioevali dell’Alto Adige. Ai piedi del castello, tra gli alberi, migliaia di persone passeggiano tra stand che vendono birra, wurstel e souvenir. Su uno spiazzo ai piedi delle mura, tutto è pronto per la premiazione.
La curiosità del pubblico, però, è tutta concentrata sulla gara. Su una pista di terra battuta lunga un centinaio di metri, centoquarantaquattro fra uomini e donne a cavallo compiono un emozionante slalom tra alti pali di legno. E’ una gara a staffetta, tra squadre di quattro cavalieri: al termine del proprio tragitto, il primo concorrente consegna al secondo la lancia che funge da testimone e che poi passerà al terzo e al quarto. Il cronometro scatta quando l’ultimo componente della squadra arriva al traguardo, e ogni palo toccato aggiunge una penalità al tempo effettivo.
Sul podio, come primi classificati, salgono i tre cavalieri e l’amazzone della squadra di Rabenstein in Val Sarentino: Peter Gross, Patrizia Premstaller, Hannes Gross e Siegfried Nussbaumer. Segue la squadra di Lajon I composta da Klaus e Peter Chizzali, Andreas Hofer e Leonhard Prader, che nel 2002 era salita sul gradino più alto. Si classificano solo terza e quarta le prime due squadre di Castelrotto, quelle di Telfen e di Dorf, causando un po’ di delusione a Denise Karbon, la campionessa di sci che vive nel paese altoatesino e fa il tifo dalla tribuna d’onore. Si piazza decima la squadra di Siusi, sedicesima quella di Fiè allo Sciliar: per i paesi che ospitano la Cavalcata Oswald von Wolkenstein, si tratta di un risultato non straordinario ma dignitoso.
Otto ore prima, alla partenza, l’atmosfera e il clima sono completamente diversi. Una pioggia triste, insistente e quasi autunnale bagna Castel Forte, Trostburg in tedesco, e le squadre che si accingono a partire. Niente pubblico, qui, ma solo organizzatori, concorrenti, cavalli e qualche giornalista, tra i quali chi scrive. Dopo il saluto di Gudrun Panitz, che presiede il comitato organizzatore, la ventisettesima edizione della gara ha inizio con una tappa di trasferimento in salita. Uno alla volta, dopo un caffè (e per molti uno Schnapps), cavalli e cavalieri si incamminano sull’antica mulattiera, in parte selciata, che sale dalla valle dell’Isarco e da Ponte Gardena in direzione di Castelrotto. Con giacche a vento, teli impermeabili e cappelli a larghe tese, chi è in sella cerca di limitare i danni, ma niente può riparare gli stendardi delle squadre ormai fradici.
Il tempo inizia a cambiare alle nove e mezzo, quando il primo dei quattro tornei in cui si articola la Cavalcata inizia nel campo di gara di Castelrotto, sul Monte Calvario che sorveglia dall’alto il paese. Uno alla volta, i componenti di ogni squadra devono lanciare il cavallo al galoppo e gettare per tre volte un’asta facendola passare attraverso tre anelli; il cavaliere di turno, ultimato il proprio giro, deve passare l’asta a chi lo segue e tutti e quattro devono portare a termine il percorso, ripetendo la prova ad ogni errore di lancio. La tribuna e il prato all’interno del circuito traboccano di turisti e tifosi, l’atmosfera inizia a essere quella di una grande sagra popolare. Intanto, i quattro cavalieri di Rabenstein si portano in testa alla classifica.
La seconda prova inizia qualche minuto prima delle undici. Siamo a Siusi, in una conca circondata da abeti ai piedi dei boschi e delle rocce dello Sciliar e a valle delle rovine di Castelvecchio, quella fortezza di Hauenstein che fu residenza di Oswald von Wolkenstein. I quattro componenti della squadra devono impugnare contemporaneamente un’asta tenuta di traverso, e galoppare tutti insieme fino a una torre di legno: da qui, uno alla volta, devono percorrere un labirinto delimitato da pali in bilico simili a quelli degli ostacoli nei concorsi ippici, e anche in questo caso ogni errore causa una penalità. Quando tutti i componenti della squadra hanno seguito il percorso tornano ancora una volta, in parallelo e impugnando l’asta, in direzione del traguardo. Qui la squadra della Val Sarentino perde qualche posto in classifica e la vittoria di tappa va all’esperto team del Renon, tra i favoriti per la vittoria finale, mentre la squadra di Sankt Valentin II sale al primo posto nella classifica generale provvisoria.
Per le ultime due gare ci spostiamo di nuovo, questa volta a Fiè allo Sciliar. La prima prova, che inizia poco dopo mezzogiorno, si corre accanto al laghetto di Fiè e viene effettuata in buona parte al galoppo: a metà percorso ogni concorrente deve prendere una palla di legno, poggiarla in uno scivolo, riprenderla al volo e depositarla in un cesto. Alla conclusione, i cavalieri devono superare in retromarcia un cancello.
In questa prova il miglior tempo va alla squadra di Castelrotto-Hauenstein, ma è il team di Rabenstein a passare in testa alla classifica generale. Lo slalom ai piedi di Castel Presule, ancora nel territorio di Fiè, ha visto la vittoria del team di Castelrotto-Dorf: il vantaggio della squadra di casa, però, non è stato sufficiente a scalzare dal primo posto i fortissimi cavalieri della Val Sarentino.
Chi scrive, invece, il giorno della Cavalcata 2009 si è trovato a fare il tifo per l’unico concorrente di madrelingua italiana su un totale, come dicevamo, di centoquarantaquattro. Si chiama Savio Ciardo, è arrivato in Alto Adige da Lecce e partecipa alla gara nella squadra del Ritten-Bad Siess insieme a Markus e Marion Fink e a Nadin Cocker. Alla fine si piazzano ventesimi, ovvero a metà classifica. Un risultato dignitoso anche questo.

Voci dal Medioevo
Colorata, spettacolare, divertente, vera. Questi sono gli aggettivi più adatti a descrivere la Cavalcata Oswald von Wolkenstein, nata nel 1983 con la partecipazione di sole quattordici squadre e diventata da qualche anno una delle manifestazioni più belle e seguite dell’Alto Adige. I cavalli utilizzati sono di razza avelignese, Haflinger in tedesco, dall’inconfondibile pelame sauro, cioè di colore rossastro, e dalla lunga criniera bionda. Nata ufficialmente solo nel 1874 a Sluderno, in Val Venosta, questa razza era inizialmente utilizzata soprattutto per il lavoro in montagna; oggi, grazie al suo carattere docile, l’avelignese è diventato un cavallo da sella, molto amato anche dai bambini. D’inverno, sull’Alpe di Siusi e in altre località, questi eleganti animali trainano le slitte delle divertenti gite turistiche fra i paesaggi innevati.
«L’idea della Cavalcata è nata a tavolino, ma in ventisette anni questa manifestazione è diventata un evento celebre in Italia e all’estero» spiega la presidentessa Gudrun Panitz. «Oggi alla gara partecipano trentasei squadre, il massimo consentito dai campi di gara e dai tempi. La metà dei team, per essere ammessa, deve superare una prova di qualificazione in cui un’altra ventina di squadre restano fuori». All’ingresso di Castelrotto, Fiè allo Sciliar e Siusi, alcune sagome in legno di cavalieri e cavalli ricordano tutto l’anno questa manifestazione, dedicata a un singolare personaggio fra i più noti e amati del Sudtirolo.
Musicista, cavaliere, consigliere di re e imperatori, Oswald von Wolkenstein è una delle figure di maggior rilievo della storia del Sudtirolo, e la sua composita biografia (non priva di spunti leggendari e di contraddizioni, come spesso accade per quell’epoca) ne rivela l’eccezionalità. Nato nel 1376 o 1377, perse l’occhio destro a nove anni per un incidente, forse durante i frenetici festeggiamenti del Carnevale. Un anno più tardi era già al seguito dell’esercito nella campagna contro i Lituani pagani. Successivamente andò in Svezia, in Russia, in Inghilterra, in Italia, in Francia, in Terrasanta e, dopo il suo ritorno da quest’ultimo viaggio, visse perlopiù nel romantico Castel Hauenstein, ai piedi dello Sciliar, fino alla morte sopravvenuta nel 1445. Von Wolkenstein è stato uno dei più grandi poeti cavallereschi di lingua tedesca: della sua opera ci sono rimasti sessanta Lieder a una sola voce e venticinque a due voci.
Se le quattro competizioni della Cavalcata von Wolkenstein si concentrano in una sola domenica, vale senz’altro la pena arrivare un giorno prima per seguire la sontuosa sfilata in costume che attraversa il centro di Fiè allo Sciliar, seguita nel tardo pomeriggio dalla Messa dei Cavalieri, che si celebra nella parrocchiale del paese e alla quale partecipano molti dei concorrenti. Il giorno della gara, poi, è bene trovarsi nella zona molto presto, dato che nel corso della domenica le strade vengono prese d’assalto e non è semplice spostarsi tra i vari paesi che ospitano la manifestazione. Per l’intera giornata sono in funzione appositi bus navetta, ma le distanze non eccessive consentono in ogni caso di muoversi a piedi o, meglio ancora, in bicicletta. Volendo evitare un tour de force si possono comunque scegliere due o al massimo tre gare, senza dover passare la giornata a correre dall’una all’altra. Nell’opinione di chi scrive, i due appuntamenti più scenografici sono la gara degli anelli di Castelrotto e naturalmente lo slalom finale di Castel Presule. Spostandosi dalla prima all’ultima ci si può fermare brevemente al campo di Siusi, mentre l’andata e ritorno verso il laghetto di Fiè rischiano di portare fuori strada arrivando troppo tardi all’affollatissimo torneo finale.
Prima o dopo la Cavalcata, naturalmente, non si mancherà di dare uno sguardo ai paesaggi, ai monumenti e ai sentieri dei tre paesi ai piedi dello Sciliar, e alle ondulazioni dell’Alpe di Siusi. Nel centro storico di Castelrotto, in tedesco Kastelruth, spiccano gli edifici affrescati a cavallo tra ‘800 e ‘900 dal pittore locale Eduard Burgauner. L’imponente parrocchiale, rifatta nel 1849, conserva numerose opere d’arte barocche. Tra le costruzioni agricole dei dintorni si segnala il Maso Lafay, del 1559. La processione del Corpus Domini – che quest’anno si tiene pochi giorni dopo il torneo cavalleresco – permette ai cittadini di Castelrotto di sfoggiare i costumi tradizionali, così come in altri appuntamenti dell’anno.
Citata per la prima volta fra il 982 e il 987, Siusi allo Sciliar, Seis am Schlern in tedesco, si è affermata come località di soggiorno nell’800 grazie alle acque termali dei Bagni di Razzes. Sorvegliano il paese dall’alto le rovine di Castelvecchio, l’Hauenstein che fu residenza di Oswald von Wolkenstein, e di Castel Salego. Più a valle sono le rovine di Castel Rovereto, Schloss Aichach. Tra i monumenti religiosi la chiesa di San Valentino, meta di una piacevole passeggiata, vanta affreschi della fine del ‘300 che mostrano l’influsso dell’arte veneta sui pittori altoatesini di quel tempo.
Fiè allo Sciliar, Völs am Schlern, venne in parte distrutta nel 1857 da un violentissimo incendio, ma si sono salvate la cinquecentesca parrocchiale di Santa Maria Assunta e la cappella romanica di San Michele. A poca distanza dal paese il sito di Colle San Pietro, il Peterbuhl, è stato abitato fin dal Mesolitico e conserva resti di mura del secolo VI avanti Cristo. Oggi vi sorge una chiesa quattrocentesca, al cui interno è un notevole pulpito. Di grande suggestione anche le chiese di San Costantino, nell’omonima frazione a metà strada tra Fiè e Siusi, e di Santa Margherita, del XV secolo, nella frazione di Fiè di Sopra.
Citato per la prima volta nel 1279, Castel Presule, Prösels in tedesco, venne eretto dai signori di Völs, poi conquistato dal conte Mainardo II di Tirolo e, all’inizio del ‘500, trasformato in un’elegante residenza da Leonardo di Völs, capitano dell’Alto Adige e del Tirolo. Accanto alla chiesa, al cortile e agli altri ambienti, purtroppo in buona parte privi di arredi, si sosta nella Sala dei Pilastri dov’è esposta la collezione di armi di Franz Anton von Kofler, acquistata dalla Provincia e data in prestito alla struttura. Dal castello inizia il Sentiero dei Masi, che conduce verso Aicha di Fiè e la valle di Tires toccando varie osterie tradizionali.
I giorni a cavallo tra maggio e giugno, quando si tiene la Cavalcata, sono ottimi anche per una passeggiata sui pascoli dell’Alpe di Siusi, che in questa stagione sono prodighi di fioriture. Le ultime nevi complicano la percorribilità dei sentieri che salgono verso il rifugio Alpe di Tires e lo Sciliar, ma non ci sono problemi per seguire invece i percorsi escursionistici che attraversano l’altopiano, che scendono verso Castelrotto e la Val Gardena e che salgono ai 2.174 metri del Puflatsch, la Bullaccia, straordinario belvedere verso le Odle, il Sassolungo, lo Sciliar e i monti del Sarentino. In questo splendido Alto Adige, cavalli, cavalieri e gare sono solo una parte del quadro.

Testo e foto di Stefano Ardito

PleinAir 454 – maggio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio