Natura ritrovata

Il Terminillo ha la fama di essere uno dei luoghi dell'Italia centrale più colpiti, negli ultimi settant'anni, dal turismo del cemento: e invece la grande montagna reatina è ancora generosa di paesaggi intatti e grandiosi, da scoprire in camper e a piedi.

Indice dell'itinerario

Era il 1932 quando Mussolini volle la costruzione della strada che da Rieti si arrampicava sulle pendici del Terminillo: cominciò così la storia dell’assalto edilizio alla “montagna di Roma”, favorendo la successiva urbanizzazione di Pian dei Valli e Campoforogna. Il primo albergo venne costruito nel ’36, e da allora innumerevoli villette e sempre più invadenti impianti di risalita hanno occupato il versante reatino; nel frattempo, però, è aumentata la sensibilità dei fruitori del luogo e questo – insieme alla concorrenza degli impianti sciistici abruzzesi e all’oggettiva diminuzione dell’innevamento – ha convinto molti operatori turistici a prendere in seria considerazione il turismo ecocompatibile, promuovendo un uso più rispettoso dell’ambiente e dei suoi molti valori. Nonostante gli scempi degli ultimi settant’anni il Terminillo rimane infatti una montagna di notevole bellezza, e la sua selvaggia maestosità lo rende ancora uno dei luoghi più suggestivi del Lazio.
L’escursionismo è oggi una preziosa realtà e una concreta speranza per il futuro, anche se molto resta da fare. Il diretto ma emozionante sentiero per la vetta principale (2.216 m) che parte dal rifugio Sebastiani è divenuto un vero e proprio classico per gli amanti del trekking, e la stessa montagna sembra concedersi con facilità ma sa al contempo essere molto impegnativa, in grado di far divertire anche i camminatori più esigenti. Tutto il versante nord-orientale è in effetti pressoché intatto, e per rendersene conto basta imboccare la strada della Vallonina che da Campoforogna scende verso Leonessa.
Il gruppo montuoso, che comprende anche le cime del Monte di Cambio (2.081 m) e dell’Elefante (2.015 m), è circondato da una serie di paesi interessanti e ben conservati come Sigillo, Micigliano, Lisciano, Cantalice e Poggio Bustone. Visitando questi ultimi due borghi ci si collega al sentiero di San Francesco – realizzato dall’Azienda di Promozione Turistica di Rieti grazie a una felice intuizione del direttore Diego di Paolo – che percorre per intero la conca reatina (in totale 80 chilometri) congiungendo il capoluogo ai quattro santuari francescani più importanti e ai laghi Lungo e Ripasottile, ideali per rilassanti passeggiate e attrezzati con capanni per l’osservazione della fauna.

Un percorso di scoperta
Le strade disegnano un cerchio completo intorno al Terminillo, tagliato al centro dalla strada 4 bis e dal suo prolungamento, la provinciale 10, che da Rieti arriva a Leonessa. E’ quindi possibile effettuare il periplo del massiccio, attraversando per prima cosa l’agro reatino sulla statale 79 in direzione di Terni e visitando la Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. La sterrata che vi arriva, comodamente accessibile ai v.r., si ferma alla vecchia stazione di pompaggio (testimonianza dell’opera di bonifica nella piana) dove ora è allestito il centro visite e nel cui piazzale antistante si può lasciare il mezzo, proseguendo a piedi lungo il tracciato che fa parte del sentiero francescano, come ben segnalato dalle apposite tabelle.
Imbocchiamo ora la 521 per Leonessa, cittadina dall’atmosfera rinascimentale situata a quasi 1.000 metri di quota. Di origine duecentesca, nel corso dei secoli si è arricchita di palazzetti nobili lungo le graziose stradine che convergono nella piazza del municipio; vanta inoltre alcuni edifici medioevali, una fontana del Cinquecento e notevoli chiese decorate da affreschi e preziosi dipinti.La strada prosegue ora per la Val Carpineto, in direzione di Posta, inanellando diverse curve fino a sbucare sulla Salaria: riprendendola verso Rieti si attraversano le gole del Velino, lungo le quali merita la deviazione il piccolo abitato di Micigliano. Superati Antrodoco e Borgo Velino si arriva a Cittaducale, immersa tra i boschi. Questo giro offre continue viste sulla montagna e innumerevoli possibilità per soste ritempranti, ed è forse uno degli anelli stradali più interessanti dell’Italia centrale.
Giunti infine a Rieti si sale verso il comprensorio sciistico, che a molti piacerà per la grande chiesa di Pian de’ Valli dedicata a San Francesco e realizzata in un interessante stile moderno, con l’abside decorata da un grandioso mosaico e la cui cappella racchiude una reliquia del Poverello. Alcuni edifici di epoca fascista, inoltre, sono stati recuperati per essere utilizzati come strutture ricettive, e bisogna ammettere che l’operazione ha dato risultati non disprezzabili. Per l’amante del pleinair, sia Pian de’ Valli che la successiva area di Campoforogna offrono ampi parcheggi dove lasciare il veicolo in tutta tranquillità; utilizzando la funivia si può raggiungere la parte sommitale della montagna e affrontare alcuni dei sentieri più belli. Proseguendo sulla strada si arriva alla Sella di Leonessa per poi scendere repentinamente nella selvaggia faggeta della Vallonina, dominata dalla parete nord-est del Terminillo, con diverse radure in cui sostare nella natura.
Un ulteriore percorso ricco di opportunità di visita è quello che collega la 4 bis alla 521. Dal moderno centro di Vazia, chi viaggia a bordo di un mezzo non troppo ingombrante potrà concedersi la deviazione per Cantalice, delizioso grappolo di case strette a uno sperone di roccia affacciato sulla piana reatina, proseguendo subito dopo verso Poggio Bustone, al cui ingresso una statua dedicata a Lucio Battisti ci ricorda che il paese diede i natali al grande cantautore. Raggiungibile anche dalla statale 79, il sito è un’altra delle tappe del sentiero francescano poiché qui si trova il convento di San Giacomo, edificato sopra la grotta in cui il santo visse durante la sua permanenza in questi luoghi. Dal piazzale antistante (dove si può lasciare il v.r.) parte il tracciato per l’eremo superiore in cui spesso San Francesco si ritirava in preghiera: la passeggiata, non lunga ma discretamente impegnativa, resta nel cuore per la bellezza dei paesaggi e l’atmosfera che si respira nel piccolo romitorio.
Sempre da Vazia, prendendo a sinistra il raccordo con la Salaria e imboccando il bivio ancora a sinistra, ci si può dirigere verso il minuscolo borgo di Lugnano, collocato in una posizione davvero scenografica ma da raggiungere in bici perché con il camper è impossibile entrarvi.

Itinerari a piedi
Dei numerosi percorsi escursionistici che si snodano nel comprensorio, ne abbiamo sperimentati tre di varia difficoltà che presentano notevoli valenze paesaggistiche e permettono di apprezzare alcune delle situazioni più godibili del massiccio.

Valle Scura Attraversata da un limpido torrente, è percorsa da una stradina sterrata che la risale a lungo, per trasformarsi poi in un sentiero che si inerpica sui fianchi precipiti della montagna fino al rifugio Sebastiani, con un dislivello complessivo di ben 1.300 metri. L’escursione che vi proponiamo si limita invece a toccare la straordinaria sorgente dei Pisciarelli, in ambiente suggestivo e verdissimo.
Punto di partenza è il paese di Sigillo, che si trova sulla Salaria presso le gole del Velino e dove parcheggeremo il v.r. Una stretta strada (sulla sinistra provenendo da Rieti) scende al torrente e lo risale brevemente fino al viadotto della stessa Salaria. I segnavia del CAI conducono lungo la sterrata che entra nelle gole; si supera una serie di edifici e a un bivio si lascia a destra la stradina in netta salita per le Casette, proseguendo a sinistra lungo il corso d’acqua. Si arriva così a un guado, oltrepassato il quale una biforcazione va a sinistra verso i Monti Valloni e Pian della Scura lungo il sentiero CAI 5A: noi invece proseguiamo a destra sulla sterrata e in circa 20 minuti arriveremo ai Pisciarelli, dove un velo d’acqua limpidissima e potabile scivola sulle rocce muschiose creando una sorta di manto argentato. Il sentiero CAI 5 continua verso il rifugio Sebastiani, mentre il rientro avviene sulla stessa via dell’andata (circa 3 ore tra andata e ritorno).Monte di Cambio L’interesse di questa escursione è data dalle belle viste sul Terminillo nella parte iniziale e dai vasti e solitari paesaggi che si susseguono fino alla vetta.
Da Campoforogna si segue la strada per la Vallonina e si superano il rifugio Sebastiani e la Sella di Leonessa, iniziando a scendere. Dopo alcuni tornanti e una parete rocciosa con strutture antifrana, si trova sulla destra una stradina sterrata in salita con i segnavia del sentiero CAI 4: qui si parcheggia proseguendo a piedi (se però lo spazio non fosse sufficiente si dovrà necessariamente lasciare il mezzo verso la Sella). Dopo la prima rampa si prende il sentiero a sinistra che taglia a mezza costa la montagna, offrendo panorami via via più ampi; poi si gira verso Monte di Cambio scendendo in direzione del rifugio Maiolica (1.704 m), collocato in una piacevole valletta con fontanile. Poco prima dell’edificio si gira a destra passando accanto a una briglia in cemento e a una presa dell’acquedotto, quindi si risale su un percorso comodo e ben segnalato, dove la vista si apre verso le montagne di Leonessa. Più avanti si entra in un bosco di faggi, uscendo dal quale ci si trova di fronte a un verde vallone circondato da tipiche rocce carsiche. In breve il sentiero svolta a sinistra seguendo un’esile traccia, sbuca su una collina e procede senza dislivello. Aggirando Monte Il Piano (1.790 m) ci si affaccia su una conca dove si trovano il rifugio Vallebona e un altro fontanile proprio ai piedi del Monte di Cambio, poi si digrada attraversando ancora una volta a mezza costa e risalendo a una sella (1.757 m). Da qui, per tracce di sentiero e in modo intuitivo si guadagna faticosamente la vetta (2.081 m). Poco sotto, i cartelli del CAI ricordano che per il rientro si può prendere il sentiero 430 che scende sulla cresta erbosa a sud-ovest e ritorna a Monte Il Piano, utilizzabile anche per la salita; altrimenti si torna sui propri passi (circa 4 ore e mezzo tra andata e ritorno).

Monte TerminilloGrande classica dell’escursionismo reatino, questa passeggiata è ripida e faticosa nella parte iniziale, poi diviene grandiosa e godibilissima.
Lasciato il mezzo nel piazzale del rifugio Sebastiani, si segue il sentiero 401 che si inerpica subito con decisione sul fianco della montagna (il tracciato si può anche imboccare da uno slargo al passo di Leonessa, che consente di diminuire il dislivello) e si continua a salire con belle viste sui monti Il Cambio, Elefante, Brecciaro e all’orizzonte anche il Gran Sasso. Non appena si spiana su una crestina erbosa appare in tutta la sua solennità la rupe del Terminillo: una cascata di roccia scabra e instabile, con ai piedi un immenso brecciaio. Raggiunta la vetta, si seguono i segni bianchi e rossi tralasciando il bivio a sinistra che scende verso il rifugio Rinaldi. Dopo una serie di passaggi abbastanza complicati, il percorso diviene più tranquillo e si avvicina a una sella erbosa: qui il panorama si apre verso Pian de’ Valli, il Terminilletto e la piana di Rieti, quindi continua sulla cresta fino a un bivio con tabelle CAI dove si va a destra in discesa nella conca sul sentiero 403. L’itinerario aggira la valletta, risale il crinale e scende al di là, in ambiente selvaggio e solitario. Superata una profonda valle glaciale ai piedi della parete principale del Terminillo, si sale con qualche difficoltà una paretina, ci si affaccia su un valloncello e lo si supera. Dopo alcune doline ci si ritrova sulla strada che riporta verso il punto di partenza (circa 3 ore tra andata e ritorno).

PleinAir 396/97 – luglio/agosto 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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