Natale nel trullo

Il Presepe Vivente ambientato nelle caratteristiche abitazioni e una mostra di oltre cento Natività artistiche sono l'occasione per una visita ad Alberobello durante le feste di dicembre.

Indice dell'itinerario

Architettura simbolo della campagna pugliese, ad Alberobello il trullo perde la sua identità di isolata abitazione rurale per divenire parte integrante di un tessuto urbano in cui ferve la vita di ogni giorno. Vista nel suo insieme, la cittadina sembra essere nata dalla fantasia di un eccentrico progettista: ma l’origine di queste tozze dimore somiglianti a capanne di sassi risale addirittura al Neolitico, quando l’homo sapiens iniziò a costruire strutture megalitiche circolari e, tra queste, le abitazioni a cupola.
Il primo nucleo abitato di Alberobello sorse intorno al XIII secolo nei pressi di un fitto bosco di querce, la cosiddetta Sylva Arboris Belli (selva dell’albero della guerra, da un fatto d’armi di cui era stato teatro), da cui il nome del paese. Divenuto feudo dei conti Acquaviva di Conversano, iniziò a popolarsi di contadini attirati dai vantaggiosi contratti per coltivare la terra, nonostante il divieto degli Aragonesi di costituire nuovi agglomerati urbani: quest’imposizione, insieme alla volontà di sottrarsi al pagamento delle tasse sulla costruzione di edifici, indusse il conte Giangirolamo a ordinare che le case fossero erette solo con pietre a secco, quindi facili da smantellare in caso di controllo regio. Si spiega così l’origine dei trulli, nati utilizzando il materiale disponibile sul posto: la duttile pietra calcarea tagliata a forma di piccoli parallelepipedi (le chiancarelle) che, sovrapposti in cerchi concentrici decrescenti, formano il tipico tetto conico poggiante su una base cilindrica e sormontato da un pinnacolo, anch’esso in pietra. L’interno, protetto da solidi muri perimetrali spessi da uno a 2 metri e mezzo, presenta un pavimento di lastre calcaree, piccoli locali in cui si svolgono le attività quotidiane (cucina, stanze da pranzo e da letto) e alcove a nicchia ricavate nello spessore dei muri. La fede religiosa, la fantasia e le credenze popolari hanno poi arricchito le case di significati magici con segni tracciati a calce bianca sulle cupole, forse allo scopo di augurare prosperità e difendere dal malocchio.
Dichiarata monumento nazionale fin dal 1910 e inserita nel ’96 dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità, oggi Alberobello è una vivace cittadina frequentata da migliaia di turisti. Il flusso dei visitatori converge principalmente nel rione Monti, il più conosciuto, formato da oltre mille trulli che si aprono letteralmente al pubblico: basta passare davanti a un uscio e si sarà invitati all’interno, per affacciarsi sui terrazzi panoramici e magari dare uno sguardo ai prodotti artigianali in mostra (tra i più comuni troviamo soprammobili in pietra locale, presepi, ciondoli in argento, ceramiche, tessili e specialità alimentari). Negozi di souvenir e ristoranti hanno purtroppo snaturato le antiche abitazioni, ma qui il turismo rappresenta una delle principali fonti di reddito; nel periodo natalizio, esempi delle varie attività sono esposti anche in una mostra-mercato dell’artigianato e dei prodotti tipici allestita in Piazza del Popolo. Percorrendo in salita Via Monte San Michele si giunge in Piazza Lippolis dove affaccia la chiesa di Sant’Antonio, con cupole costruite secondo i dettami qui in uso. Un’altra curiosità, in Via Monte Nero, sono i Trulli Siamesi così chiamati perché originariamente si trattava di un unico edificio doppio, oggi provvisto di due ingressi separati che affacciano su strade diverse.Meno conosciuto ma di notevole interesse è il rione Ala Piccola (diametralmente opposto al precedente), cui si accede da Piazza Martellotta. In un contesto tipicamente medioevale, conserva circa quattrocento trulli in gran parte ristrutturati, che denunciano la loro età per l’asimmetria delle pietre e il colore scuro dei tetti che mette ancor più in risalto il candore dei muri; qui si può anche visitare il Museo dell’Olio.
Tornando sui propri passi ci si avvicina al centro incontrando, in Piazza XXVII Maggio, il complesso di Casa Pezzolla comprendente ben diciotto ambienti, recentemente restaurati a cura dell’amministrazione comunale e oggi sede del Museo del Territorio. In Piazza Ferdinando IV sorge invece Casa D’Amore, la prima a essere costruita con calce, mentre alle spalle della basilica dei Santi Medici si erge il Trullo Sovrano, l’unico a due piani e composto da più vani.

Le Vie dei Presepi
Proprio il Trullo Sovrano è l’ideale punto di partenza di una passeggiata alla scoperta delle tradizioni natalizie: tra Monti e Aia Piccola, lungo strade parate di luci, festoni e tappeti vermigli, si affacciano oltre cento presepi artistici in una mostra senza pari curata dal Comune. Passando per la basilica dei Santi Medici, si raggiunge la bottega del sarto-cartapestaio Sebastiano D’Oria, in Vico Carducci: da oltre settant’anni questo artista costruisce i suoi presepi con una tecnica particolare utilizzando – al contrario dei maestri leccesi – piccolissimi pezzi di carta (anche di pochi millimetri) per modellare pupi vestiti di tutto punto, perfino con gli indumenti intimi. Si prosegue per Casa D’Amore e, dopo aver ammirato le Natività con le figure di maggiori dimensioni, si passa alla chiesa della Madonna del Carmine e a Casa Pezzolla, nelle cui sale sono esposte opere di artisti pugliesi (e altre provenienti da collezioni private) che raffigurano presepi delle forme e ambientazioni più varie, dalla classica mangiatoia al coccio di terracotta, dallo chassis di un televisore all’immancabile trullo. Si prosegue per il Museo dell’Olio, i trulli della Villa Comunale e di Piazza D’Annunzio, la chiesa di Sant’Antonio e quella della Madonna del Rosario, in frazione Correggia, includendo anche la curiosa mostra Alberobello in Miniatura (nel retro di un negozio di souvenir in Via Monte San Michele 34).
Ma il piatto forte ci attende ad Ala Piccola, che si trasforma completamente per accogliere uno straordinario Presepe Vivente rappresentato da oltre trent’anni con peculiarità che lo distinguono da altre manifestazioni similari. Il giro ha inizio alle ore 17, con partenza ogni quarto d’ora, in gruppi di massimo 15 persone al seguito di una guida che illustra le attività svolte nei vari trulli: vi troviamo la riproposizione di antichi mestieri tra i quali l’acconciatore di vasi, lo stagnino, il maestro d’ascia, il calzolaio e il trullaro, uno degli ultimi maestri ancora in attività che spiega le tecniche per squadrare le pietre da sovrapporre in modo da lasciar circolare l’aria. Gli ambienti, inoltre, accolgono massaie intente nella preparazione di pietanze contadine o impegnate in lavori di tessitura.
Ma la particolarità di questa rassegna è data dalle esibizioni teatrali che hanno per protagonisti i giovani del luogo, i quali portano in scena un tema ogni anno diverso (nel 2003 era, per la cronaca, il pettegolezzo): gli attori, in un misto di dialetto e di italiano, riescono a coinvolgere e a divertire il pubblico rendendo questa tappa particolarmente piacevole e interessante. Nell’ultimo trullo, invece, l’intensa recita di un’attrice suggerisce di considerare più cristianamente l’evento che ci si appresta a contemplare e, in una suggestiva atmosfera che induce tutti al silenzio, introduce al quadro della Natività.
Prima di lasciare definitivamente il circuito, un’altra piacevole sorpresa attende i visitatori all’uscita. Su un lungo tavolo sono poste, a disposizione degli ospiti, tutte le pietanze preparate dai figuranti del Presepe: orecchiette al sugo, focacce e crostini con ricotta forte, baccalà fritto, le tipiche pettole, dolci e vino, per salutare Alberobello e i suoi trulli all’insegna della genuinità di questa terra.

PleinAir 389 – dicembre 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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