Natale da artisti

Sulla spiaggia e in grotta, nei rifugi bellici e nei musei, un itinerario fra mare e colli di Romagna alla scoperta di dieci raffigurazioni della Natività che racchiudono tutta l'emozione della festa in superbe creazioni d'autore.

Indice dell'itinerario

Più o meno tre mesi fa, cinque Tir provenienti da una cava romagnola hanno rovesciato 1.500 quintali di rena nel teatro tenda della parrocchia di Santo Stefano, in Via Cesare Balbo a Cesena. Poi ci sono voluti settanta giorni di duro lavoro per trasformare quella montagna di materiale inerte nel monumentale presepe di sabbia che stiamo ammirando a bocca aperta. L’autore, Leonardo Ugolini da Fiumana di Predappio, è una sorta di Michelangelo dell’effimero, che ha creato il suo capolavoro riproducendo personaggi a grandezza naturale con particolari di un realismo impressionante. La luce al neon illumina uniformemente la scena – ogni anno un tema diverso tratto dalla storia sacra – mentre i faretti direzionali esaltano i più piccoli dettagli, le espressioni dei volti, le pieghe dei vestiti, i motivi architettonici, tra riflessi dorati e morbide ombre che formano un irripetibile gioco di chiaroscuri. Si resta sbalorditi di fronte alla potenza figurativa dell’opera, ma ancor più a pensare che è stata realizzata adoperando solo le mani e con il semplice aiuto di attrezzi e oggetti d’uso quotidiano: pialle da muratore, coltellini per rifinire i particolari, spruzzino per inumidire la sabbia, cannucce per soffiarla via e poi lamette, forchette, filo interdentale, il tutto preceduto dall’azione compattante dell’acqua che, eliminando i residui d’aria tra i granelli, la rende molto più pesante e in grado di resistere al peso della scultura che prende forma. Lo scorso anno Ugolini ha realizzato anche una mistica Natività di sabbia nella chiesa dei Santissimi Cosma e Damiano a Meldola, e faceva un curioso effetto vedere Madonne e santi dell’iconografia tradizionale che dalle pareti vegliavano sulle loro controfigure destinate a venir smantellate nel giro di poche settimane. Sempre a Cesena, da non perdere il presepe allestito da Davide Santandrea nell’ex rifugio antiaereo di Viale Mazzoni, a due passi da Piazza Duomo: un cunicolo largo 4 metri, alto 3 e lungo una sessantina, che era in grado di ospitare fino a mille persone durante i bombardamenti. E’ qui che vengono collocati i personaggi meccanici che Davide costruisce, in un caos creativo da artista inventore, nel suo laboratorio del Sacro Cuore di Martorano. Le accuratissime figure, alte da 30 centimetri a un metro circa, hanno testa, mani e piedi in cartapesta e gesso dentale (che tiene lontana l’umidità), mentre il corpo è in legno cavo per contenere gli ingranaggi che le fanno muovere. L’aura di serenità che emanano fa dimenticare l’oscuro passato del luogo, a maggior ragione quest’anno poiché l’allestimento sarà dedicato al tema della pace. E’ il presepe di sabbia, però, a essere diventato una sorta di vocazione romagnola. Anche a Rimini infatti sarà possibile ammirarne uno di eccezionali proporzioni, realizzato in questo caso prelevando la materia prima direttamente dall’arenile del Bagno 26 dei fratelli Fabrizio e Gabriele Pagliarani. Sotto una gigantesca struttura approntata per l’occasione, per un mese e mezzo lavora un’intera équipe di architetti della sabbia di varie nazionalità, coordinati dal faentino Carlo Cappelli: a fare da cornice alla Natività sono i monumenti e gli scorci della città antica con il Ponte di Tiberio, la Rocca Malatestiana e la Domus del Chirurgo (il cui originale, per inciso, riapre al pubblico proprio a partire dall’11 dicembre di quest’anno dopo gli scavi e la sistemazione che hanno reso fruibile il prezioso sito archeologico). Nella piccola capitale adriatica del turismo non mancano ovviamente altri presepi come quello nei giardini di Viale Vespucci a Marina Centro, il tradizionale allestimento all’Arco d’Augusto, quello sommerso di fronte al Molo G della Nuova Darsena, e c’è anche la mostra dedicata ai presepi di tutto il mondo presso il Museo della Città, con riproduzioni in parte realizzate dalle comunità di immigrati servendosi di materiali originali provenienti dai rispettivi paesi. E’ ancora la tradizione a tenere banco nella non lontana Cervia, con una proposta davvero singolare. Nei restaurati Magazzini del Sale, divenuti museo della memoria e centro espositivo, si osserva una Natività creata nel 1192 dalle abili mani di un salinaro oggi scomparso, Agostino Finchi, assemblando pazientemente solo minuscoli grani di sale: sono una quindicina le candide figure, alte circa 20 centimetri, protette da una speciale campana che mantiene costanti la temperatura e l’umidità. A vedere le statuine, con i salinari invece dei pastori, non si intuiscono appieno le difficoltà a cui l’artista andò incontro: il lavoro infatti ha richiesto grande impegno ma soprattutto l’uso di tecniche particolari, ad esempio la correzione quotidiana della cristallizzazione. La visita è anche l’occasione per ammirare l’architettura dell’edificio, preziosa testimonianza di archeologia industriale realizzata in mattoni e argilla nel 1689, dove potevano essere stoccati fino a 130.000 quintali del prezioso oro bianco di Cervia; foto, video e documenti illustrano la storia della civiltà del sale insieme agli attrezzi da lavoro e alla barca simbolo di questa attività, il burchiello. Altra curiosità, in pieno centro nella chiesetta del Suffragio, è un presepe animato che ogni anno si arricchisce di nuove statuine, mentre a Milano Marittima la Natività è ambientata nelle strade con una commovente rappresentazione alla quale prendono parte vari gruppi in costume. Pochi chilometri versi sud lungo la statale Adriatica conducono a uno dei presepi più suggestivi d’Italia, un’incantevole apparizione che si specchia nel porto canale di Cesenatico. Non è in grotte o capanne ma sui vecchi barconi da pesca tipici dell’alto e medio Adriatico (i bragozzi, le battane, le lance, i topi, i trabaccoli, le paranze) che dal 1986 viene allestito ogni anno il Presepe della Marineria. Nell’aria cristallina di dicembre le coloratissime barche dondolano lievemente sulle acque del canale progettato nel 1502 da Leonardo da Vinci, sullo sfondo delle case dipinte a loro volta in tinte vivaci, ma è all’imbrunire, quando il giorno svanisce nell’oscurità, che lo spettacolo diventa incomparabile: quarantaquattro statue a grandezza naturale fissate sulla tolda rappresentano figure quali la piadinaia, il suonatore di fisarmonica, il burattinaio, la lavandaia, insieme agli angeli, a San Francesco e a San Giacomo, protettore di Cesenatico. Poco distanti la barca con i Re Magi e il trabaccolo con la Sacra Famiglia dove Gesù, Giuseppe e Maria sono circondati dai pescatori fissati nei gesti quotidiani. Gli artisti Mino Savadori e Maurizio Bertoni hanno creato le figure adoperando solo materiali della tradizione marinara: gli abiti sono realizzati con la tela delle vele, i drappeggi si ottengono con cera pennellata a caldo sui tessuti – la stessa che serviva ad ammorbidire il sartiame – mentre la testa e gli arti sono in legno di cirmolo. Ogni anno si aggiunge una nuova statua (per l’edizione 2007 sarà il timoniere) e inoltre vengono restaurate quelle malandate e corrose dal tempo e dalla salsedine. Accanto al porto canale si può visitare anche il più semplice presepe allestito nelle antiche Conserve, le strutture dove un tempo veniva portato il ghiaccio per mantenere il pesce, e soprattutto il Museo della Marineria, dove sono in mostra due grandi barche tradizionali e una serie di reperti e documentazioni che illustrano le antiche tecniche di costruzione dei natanti e la vita dei marinai di un tempo, oltre a una serie di reperti archeologici ritrovati sui fondali dei dintorni.

Presepi in collina
Se la Riviera offre rappresentazioni della Natività fortemente legate al paesaggio e alla cultura del mare, l’entroterra romagnolo non è da meno nel proporre scenografie ispirate all’ambiente naturale e alla storia locale: come a Terra del Sole, la città fortezza voluta nel 1564 da Cosimo de’ Medici. Le possenti mura rinascimentali, lunghe più di 2 chilometri, racchiudono un centro storico di perfetta concezione che si articola intorno alla Piazza d’Armi su cui affacciano il Palazzo Pretorio con le sue tetre prigioni, quello dei Provveditori, quello della Cancelleria e la chiesa di Santa Reparata. Nelle casematte dell’omonimo bastione, dove in passato era ospitata la polveriera, androni e corridoi fanno da sfondo a una grande mostra di presepi con una cinquantina di diversi allestimenti, esaltati da una suggestiva illuminazione, fino ad arrivare alle statue di terracotta a grandezza naturale che raffigurano la Sacra Famiglia attorniata dai Magi (l’opera è un dono dello scultore forlivese Lino Battistini). A pochi chilometri, sono invece i cunicoli della Grotta della Zolfatara di Predappio Alta ad ospitare durante le feste una serie di quadri della Natività. Il borgo medioevale, arroccato intorno a un millenario castello, lega la sua storia appunto all’estrazione dello zolfo, che per secoli fu fonte di sostentamento degli abitanti cessando verso la metà del ‘900. Il presepe – che quest’anno sarà dedicato al tema di Dio che va incontro all’uomo e alla storia della Rivelazione – è suddiviso in una dozzina di scene meccanizzate, che vengono collocate negli angoli più scenografici della cavità (dove tra l’altro si stagiona un ottimo formaggio); il percorso si snoda come una sorta di film tra giochi di luci e rumori in sottofondo, come quello delle gocce d’acqua che stillano dalle volte o degli ingranaggi che muovono le figure, a rendere l’insieme profondamente genuino. Anche quest’anno il presepe della Zolfatara è stato realizzato dalla famiglia Gualtieri di Montiano il cui capostipite Quarto cominciò l’attività di presepista da bambino, negli anni ’50, trasmettendo poi la passione alla moglie Giuseppina e ai figli Marco e Caterina. Nella loro casa-laboratorio tutto funziona come una catena di montaggio che sforna decine di statue in legno, con testa e mani in gesso, dipinte a mano e vestite di stoffe e broccati; ma la vera particolarità è l’utilizzo, per quanto possibile, di ogni genere di materiale di recupero, riciclando cartone, imballaggi e scampoli. Proprio a Montiano – che è anche sede della rassegna dei Piccoli Presepi – nelle cantine dell’antica Rocca Malatestiana i Gualtieri si accingono a costruire un nuovo presepe, oltre a quello meccanico di 30 metri quadrati nel duomo di Cesena e a un altro ancora ospitato nell’ex rifugio bellico del vicino paese di Longiano. Quest’ultimo, dominato da un castello la cui prima fondazione risalirebbe al VII-VIII secolo, si offre nella sua interezza a fare da scenario alla mostra presepistica allestita negli angoli più caratteristici del borgo e negli spazi museali: un apposito pieghevole distribuito dall’ufficio turistico illustra le quindici tappe dell’itinerario, fra cui il presepe d’autore realizzato ogni anno da un artista diverso negli ambienti della Fondazione Tito Balestra, quelli del Museo d’Arte Sacra e di Palazzo Vicini, il citato allestimento nel rifugio in Via Santa Chiara e infine il presepe del convento del Santissimo Crocefisso, con scene che ripropongono la vita quotidiana dal sorgere del sole al tramonto fra giochi d’acqua, luci e musiche. L’altro “paese dei presepi” è Portico di Romagna, ormai poco lontano dal confine con la Toscana, lungo la valle del Montone percorsa dalla statale 67 che scende verso Firenze. Su questi colli a ridosso del Falterona e delle Foreste Casentinesi il tempo sembra scorrere a un ritmo diverso, lento e placido come una volta: ed è qui che da qualche anno, per iniziativa del Comune e in special modo dell’assessore Rosanna Gazzotti, vengono realizzate fantasiose riproduzioni della Natività utilizzando i materiali più disparati, dai sassi ai ciocchi di legno, dalle cortecce d’albero alle arnie o alle cassette della frutta. Passeggiando nel borgo si scoprono così tante piccole e grandi rievocazioni della Notte Santa sui davanzali delle finestre, nei cortili ma anche sulle panchine, sulle fontane e perfino sui rami degli alberi coperti di neve. Tutt’intorno un borgo che già di per sé, con le sue case di pietra, il ponte a schiena d’asino sul Montone, il castello in cima all’abitato, sembra un presepe adagiato nella valle: e alla magia del Natale non manca proprio nulla.

PleinAir 425 – dicembre 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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