Montenegro in camper: da Ulcinj a Pluzine

Situato al confine con la gettonata Croazia e più vicino della popolarissima Grecia, il Montenegro è ancora poco noto al viaggiatore italiano nelle sue potenzialità di destinazione turistica. Dalla costa all’entroterra, un viaggio in camper nella giovane repubblica balcanica

Indice dell'itinerario

Esistono luoghi che, pur non mancando di potenzialità e attrattive, rimangono ai margini delle scelte di viaggio. Uno di questi è senz’altro il Montenegro: la repubblica balcanica appare a molti italiani come una destinazione lontana, da non prendere in considerazione durante la programmazione delle vacanze. Eppure si trova ad appena una notte di traghetto da Bari, al confine con la frequentata Croazia e assai più vicino della popolarissima Grecia. Forse permane ancora qualche pregiudizio – peraltro del tutto infondato – sulla sua gente, oppure pesa il fatto che, con la più potente Serbia, il Montenegro abbia concorso al sanguinoso conflitto interno dei primi anni ’90.

Con questo articolo vogliamo invitarvi a fare rotta verso questo giovane stato, che conta appena 600.000 abitanti e ha un’estensione territoriale così ridotta che dalla costa bastano tre ore di guida per raggiungere le montagne più interne.

20220207_Ulcinj

100 km frontemare

Se è vero che sono ancora pochi i viaggiatori del nostro paese che si recano in Montenegro è altrettanto vero che russi, serbi, macedoni e kossovari ne hanno da tempo scoperto la costa, affollandola in modo anche eccessivo nei mesi estivi. Molti complessi alberghieri sono sorti a ridosso del mare e gli spazi non privatizzati sono assai frequentati. Il periodo ideale per apprezzare le incantevoli spiagge montenegrine è dunque la tarda primavera e ancora di più il mese di settembre, quando l’acqua è deliziosamente tiepida e la temperatura esterna gradevolmente calda. I due punti estremi del litorale distano appena un centinaio di chilometri: l’itinerario di visita che vi proponiamo prende il via da Bar (Antivari), punto di approdo dei traghetti provenienti da Bari.

A circa quattro chilometri dal porto si visita Stari Bar (Antivari Vecchia), dominata dai Veneziani dal 1443 al 1571 e ancora racchiusa dalla cinta muraria: da vedere la fortezza dell’XI secolo, i resti della cattedrale di San Giorgio e della chiesa di San Nicola e la ristrutturata chiesa di San Giovanni; da non perdere la Torre dell’Orologio e quel che rimane dell’acquedotto.

Lasciata Bar si scende verso Ulcinj, ai confini con l’Albania, prestando attenzione a non perdere le indicazioni per Stara Maslina. Qui, protetto da un recinto e sorvegliato, sorge uno degli ulivi più antichi d’Europa; fino a pochi decenni fa la pianta era considerata sacra, e ancora oggi è venerata dagli abitanti del luogo.

20220207_Ulcinj_Stari Grad

Ulcinj

Sembra che Miguel de Cervantes, l’autore di Don Chisciotte, fu imprigionato per cinque anni a Ulcinj (Dulcigno): il nome di questa città avrebbe ispirato quello di Dulcinea del Toboso, la donna amata dal cavaliere errante. Nel nucleo antico sono interessanti la Piazza degli Schiavi, la chiesa-moschea oggi sede del museo archeologico e la torre dei Balsic, adattata a sede espositiva. Poco più a sud, proprio al confine con l’Albania, c’è la Velika Plaza, tredici chilometri di sabbia interrotti solo dal delta del fiume Bojana; un’oasi di pace soprattutto in bassa stagione.

20220207_Budva_La citta vecchia

Budva

Tornando verso nord incontriamo Budva; se non ci lasciamo impressionare dalla presenza eccessiva di hotel possiamo scoprire anche qui la città vecchia perdendoci fra antiche case, caratteristiche chiese e minuscoli vicoli. Ancora più a settentrione ci attendono le Bocche di Cattaro, un ampio tratto di costa in cui il mare si insinua creando baie e insenature in uno scenario ambientale tra i più suggestivi del Mediterraneo. “Mi sembra strano che il sole possa tramontare su tale bellezza”, scriveva un secolo e mezzo fa lo scrittore e poeta serbo Ljuba Nenadovic. Su queste acque sembrano quasi galleggiare cinque isole, ognuna delle quali per quanto minuscola ha molte storie da raccontare.

20220207_Bocche di Cattaro_Isola di San Giorgio vista dall'isola della Madonna dello Scalpello

Kotor

E quando il mare finisce ecco apparire Kotor (Cattaro), spettacolare nella visione d’insieme e splendida in ogni dettaglio. Circondato da mura, il borgo medioevale ha tre accessi: la Porta Nord, la Porta Sud e la Porta Marina, dalla quale si entra nella Piazza delle Armi. Su quest’ultima affacciano il Palazzo del Municipio, quello del Principe e la Torre dell’Orologio, e da qui si può vagare liberamente fra le strette vie della cittadina, scoprendo a ogni angolo antichi edifici, piazzette, archi e chiese, fino alla cattedrale di San Grifone risalente al 1166, l’edificio religioso più importante. Sono numerosi i borghi e le cittadine affacciati sulle Bocche di Cattaro: citiamo fra le più interessanti Tivat (Teodo), Risan (Risano) e Perast (Perasto); appartiene a quest’ultima l’isola artificiale di Gospa od Skrpjela (Madonna dello Scalpello), sede di un santuario votivo eretto fra il XVII e il XVIII secolo.

Le due capitali: Podgorica e Cetinje

L’attuale capitale del Montenegro è Podgorica, rasa completamente al suo durante la Seconda Guerra Mondiale e integralmente ricostruita. Ciononostante merita una visita di almeno mezza giornata per il tempio del Cristo Risorto, una delle più grandi cattedrali ortodosse d’Europa inaugurata nel 2014 che sembra fare da contraltare alla Chiesa di San Giorgio, il più antico edificio religioso della città risalente al XII secolo. Le tracce della dominazione ottomana sono evidenti nella Sahat Kula, la Torre dell’Orologio, e nella moschea di Osmanagic. La storia più recente è testimoniata dal sobrio castello del re Nicola e dall’annessa cappella reale. Podgorica è diventata capitale della Repubblica del Montenegro dal 2006, quando il paese si è separato definitivamente dalla Serbia.

L’antica capitale è invece Cetinje, ai piedi del Monte Lovcen, raggiungibile in un’ora da Budva oppure attraverso una spettacolare ma impegnativa strada da Kotor. Molti montenegrini la considerano ancora la capitale morale del loro paese, e la visita alla piccola città spiega bene il perché. A partire dal versante sud incontriamo il monastero ortodosso, risalente al 1704 e meta di pellegrinaggi. Si trova nel luogo in cui oltre due secoli prima il sovrano Ivan Crnojevic, considerato il Padre della Patria, aveva edificato il suo palazzo. Lo stesso Crnojevic nel 1484 costruì anche un importante monastero ormai scomparso; al suo posto c’è ora la chiesa di Cipur, che conserva le spoglie dell’unico re del Montenegro, Nicola, di sua moglie e di Ivan Crnojevic. Molto significativa è la visita del palazzo reale; sebbene dall’esterno non appaia particolarmente sontuoso, all’interno un’esposizione che si snoda attraverso diciannove sale illustra la storia recente del Montenegro. Da non perdere anche il Palazzo Bilijarda, con il museo dedicato a Pietro II Petrovic Njegos – vescovo e governatore del Montenegro dal 1830 al 1851, considerato uno dei più grandi letterati del paese – e il Museo dell’Arte.

20220207_Lago di Scutari

Un po’ Montenegro, un po’ Albania

Lasciamo ora la costa per fare un tuffo nella natura superba dello Skadar Jezero (Lago di Scutari). Il bacino ha una superficie variabile da trecentocinquanta a cinquecento chilometri quadrati, a seconda della pioggia caduta, e appartiene al Montenegro per due terzi: il resto rientra nel territorio albanese. Parco nazionale dal 1983, lo Skadar, è luogo di riproduzione del raro pellicano riccio; per osservarlo conviene affittare una delle barche tradizionali a fondo piatto che si trovano a Vranjina e Virpazar, due suggestivi villaggi dove è anche possibile gustare le specialità gastronomiche del territorio. Nella zona nidificano molte altre specie di uccelli, fra cui aironi bianchi e grigi, cormorani, svassi e gallinelle d’acqua. Una mezza giornata in barca a esplorare il lago sarà appena sufficiente per farsi un’idea della superba bellezza di questo specchio d’acqua, e non mancano i sentieri adatti a lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta.

Per scoprire poco alla volta i villaggi che sorgono sulle sponde del lago si percorre l’unica strada che da Ostros, ai confini con l’Albania, conduce a Vranjina, ultimo insediamento prima delle paludi nord-orientali. Ostros è famoso per un grande castagneto, il più esteso del paese; proseguendo s’incontra Murici, con la sua spiaggia selvaggia e primitiva, e dopo altri venti chilometri Godinje, un gruppo di vecchie case su un’altura con splendida vista sul lago.

20220207_Lago di Scutari_Chiesa San Nicola_pressi di Vranjina

Davvero incantevole è Virpazar, tanto piccolo quanto suggestivo, sede del centro visitatori del lago; infine si arriva a Vranjina, borgo di pescatori dove ancora oggi il pesce è venduto su piccoli banchi ai lati della strada. Prima di lasciare la zona è opportuno visitare almeno uno dei monasteri che sorgono su piccole isole o sulle modeste alture nei pressi delle rive, come quello di Sveti Nikola a Vranjina. Con la barca si arriva a Starceva Gorica o al monastero di Beska, di fronte a Murici. Non è facile, ma ne vale la pena.

20220207_Lago Pivsko

Il nord-est

Puntare verso le montagne dell’entroterra montenegrino è un itinerario nello spazio e nel tempo. Le campagne sono popolate da pagliai, mucche al pascolo, case coloniche che ci riportano all’Italia rurale del primo dopoguerra. Qui il mese di settembre è dedicato alla raccolta della legna per le stufe, ancora oggi utilizzate per riscaldare gran parte delle abitazioni. Queste atmosfere antiche ci hanno suggestinato in modo particolare: il Nordest del paese è poco noto agli stessi montenegrini, e su alcune delle sue montagne esistono zone praticamente inesplorate. Basti pensare che il massiccio del Prokletije, ai confini con il Kosovo, è comparso nelle carte geografiche solo nel 1853.

Lungo la strada che da Podgorica conduce verso Bijelo Polje, la cittadina più settentrionale di questa porzione del Montenegro, le gole si alternano a vasti prati, sempre con la compagnia di vette importanti dove si possono intravvedere gli arditi viadotti di una delle ferrovie più spettacolari d’Europa. S’incontrano alcuni monasteri, come quello di Moraca, e tranquille cittadine, come Kolasin e Moikovac. Doverosa una sosta al Biogradasko Jezero (Lago Biogradasko), situato all’interno dell’omonimo parco nazionale.

20220207_Katun nei pressi di Kolasin

Dopo Bijelo Polje, dove gli appassionati di speleologia possono provare esperienze fantastiche in grotte ancora vergini, la strada devia verso est in direzione dei massicci del Monte Hajla e Prokletije. La prima località attraversata è Berane; poco fuori dal centro, raggiungibile anche in bici, c’è il monastero Djurdevi Stupovi, più volte danneggiato e oggi perfettamente ristrutturato. Interessante anche il ben curato museo civico. Raggiunta Rozaje, a venti chilometri dal confine kosovaro, ci troviamo ornai ai piedi del Monte Hajla, attraversato da una rete di sentieri per escursionisti di ogni livello. Qui è anche possibile noleggiare un fuoristrada con autista e salire fino ai katun d’alta quota, esperienza questa davvero suggestiva.

Torniamo sui nostri passi per spostarci nel versante meridionale dell’area e, oltrepassata Andrijevica, con la bella chiesa di San Michele, raggiungiamo Plav. L’edificio di maggiore interesse è la Redzepagic Kula, la torre fortificata del 1671; massiccia pietra nella parte di deposito e difensiva, robusto legno nell’area residenziale. Da vedere anche la moschea del Sultano, con un minareto che supera i quaranta metri d’altezza.

20220207_Niksic_ponte Tzars o dell'imperatore, sul fiume Zeta

Il nord-ovest

Ci spostiamo ora al confine con la Serbia e la Bosnia. Pljevlja è la città più settentrionale e vale la pena arrivarci per almeno due motivi: la moschea Husein Pasa, visitabile all’interno, con il suo incredibile tappeto del 1573 e il monastero di Svete Trojice, a un chilometro dal centro, con la bella chiesa e un prezioso museo.

Scendendo si arriva a Zabljak, centro amministrativo del Parco Nazionale Durmitor. L’area protetta è una delle attrazioni principali del Montenegro e, avendo tempo a disposizione, conviene davvero prevedere una sosta prolungata. Fra le attività outdoor citiamo la possibilità di praticare il trekking su sentieri ben segnalati, di avventurarsi lungo itinerari in mountain bike o di dedicarsi a semplici passeggiate fra i boschi, escursioni guidate ai numerosi laghi di montagna, discese di rafting e molto altro. Davvero stupendo il Crno Jezero (Lago Nero), uno specchio d’acqua a forma di 8 raggiungibile a bordo del proprio automezzo.

Qualche chilometro più a ovest si arriva a Pluzine: la città in sé non è interessante, mentre merita una tappa il vicino Pivsko Jezero (Lago Piva). Si tratta di un bacino artificiale che ha sommerso l’antico villaggio snodandosi fra strette valli e creando straordinari panorami, fruibili sia al livello dell’acqua, quando la strada corre parallela alla riva, che dall’alto, quando il tracciato sale e regala fantastiche vedute aeree. Prima di smarrirci fra le montagne dedichiamo una visita a uno dei luoghi più suggestivi del paese. Il monastero di Piva sorge in un luogo isolato, perfetto per la meditazione e la preghiera. La chiesa, completamente affrescata con dipinti del XVII secolo, un tempo sorgeva dove ora c’è il lago: smontata pietra su pietra, fu ricostruita a nove chilometri dall’attuale Pluzine.

L’ultima tappa ci porta a Niksic, da cui proseguiremo per raggiungere il monastero di Ostrog. Prima, però, vale la pena visitare la bella chiesa di San Basilio, il ponte romano e il museo allestito nel palazzo reale. Quest’ultimo necessita di una ristrutturazione ristrutturato e l’interessante museo è in condizioni piuttosto degradate, ma offre una panoramica molto valida della storia lontana e recente di questo territorio.

Il monastero di Ostrog è uno dei più importanti siti religiosi dei Balcani, meta di pellegrinaggio da tutto il mondo per i numerosi miracoli attribuiti a San Basilio, le cui spoglie riposano nella chiesa della Purificazione. È costruito in due parti: monastero basso e monastero alto, a 900 metri d’altezza; è qui che nel XVI secolo il santo fece scavare nella roccia alcune cappelle, primo nucleo dell’attuale struttura. La posizione stessa del complesso è spettacolare: con le sue mura bianche, incastrate nella roccia rossastra, spicca come un luminoso gioiello di fede e speranza nel difficile cammino della vita.

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