Montecchio, la stagione dell’olio nuovo

Un viaggio da sogno alla scoperta dell’arcipelago che deve il nome al navigatore britannico James Cook. Isole dove sentirsi ospiti e non turisti, stabilendo con i pochi abitanti e con la natura un rapporto davvero diretto. Come vuole lo spirito del pleinair.

Indice dell'itinerario

Le origini di Montecchio risalgono all’XI secolo, quando la famiglia Chiaravalle di Todi edificò il nucleo originario del castello, poi ampliato con ulteriori fortificazioni che andarono avanti fi no al XIII secolo. Da allora l’antica Castrum Monticuli fu governata anche dagli Alviano, dai Baschi e dai Colonna per poi passare sotto il dominio degli Atti e nel Seicento dei Corsini. Oggi Montecchio è un posticino assai gradevole, facilmente raggiungibile e con un grande parcheggio a due passi dal centro dove si può sostare in camper anche di notte.

La necropoli umbro-etrusca del Vallone di San Lorenzo

Il centro storico

Da Piazza Garibaldi, che ospita il monumento ai caduti e su cui affaccia il Municipio, si accede ai vicoli e alle case centenarie del vecchio borgo di impronta medioevale, ben conservato e sviluppato ad anelli che convergono verso l’alto. Superata la porta principale sormontata dall’imponente torre, sulla quale è incastonata una palla di cannone (leggenda vuole che sia stata sparata durante l’assedio del 1496 dalle milizie di papa Alessandro VI, capitanate da Matteo da Canale), ci si perde fra le caratteristiche viuzze con le abitazioni munite di scalinate esterne.

Molte di quest’ultime sono ancora le scale originali realizzate dopo il Medioevo in sostituzione di quelle in legno che durante i periodi di assedio venivano ritirate all’interno delle case per impedire l’accesso ai nemici. Una delle stradine più caratteristiche è il cosiddetto Vicolo Brutto, situata nella zona più antica del borgo e il cui nome sembra derivi dal fatto che in passato era parecchio malmessa rispetto alle altre vie.

Nella parte alta si erge la parrocchiale di Santa Maria, originaria del XIV secolo e più volte rimaneggiata, a cui nel 1616 è stato aggiunto il campanile. Conserva diversi dipinti e statue di santi, e una trentina di anni fa subì seri danni a causa di un fulmine che cadde al suo interno.

La campagna e l’olio di Montecchio

Montecchio è circondato da una campagna generosa da cui si ricavano ottimi prodotti tipici come il vino, che fa parte del marchio Orvieto Doc, e soprattutto il famoso olio extravergine di oliva Dop, fiore all’occhiello del territorio. Un viaggio nel passato remoto è invece offerto dalla necropoli umbro-etrusca del Vallone di San Lorenzo, venuta alla luce nella metà dell’Ottocento grazie agli scavi dell’archeologo orvietano Domenico Golini: una vasta area con centinaia di tombe scavate nella roccia e databili fra il VII e il IV secolo a.C.

Il sito si trova a pochi chilometri da Montecchio ed è accessibile nei weekend da ottobre a metà dicembre solo con visite guidate organizzate dall’Antiquarium comunale della vicina frazione di Tenaglie, dove sono custoditi i reperti rinvenuti nella necropoli.

Il paesino, sorto intorno al XII-XIII secolo e il cui toponimo deriva da Gens Tenilia di epoca romana, conta un centinaio di anime e offre un bel panorama sulla valle del Tevere. È dominato da un imponente palazzo, costruito nel Seicento dalla nobile famiglia spoletina degli Ancajani sui resti di un preesistente fortilizio dei conti Baschi, che comprende un grande giardino all’italiana realizzato nel 1800 dal barone Decio Ancajani.

Una parte della struttura ospita oggi una mostra permanente della civiltà contadina, interessante raccolta di attrezzi e utensili di varie epoche provenienti dalle campagne e dai piccoli centri urbani dell’Umbria (aperta al pubblico gratuitamente ogni ultima domenica del mese). La piccola chiesa di San Giovanni Battista, invece, fu edificata nel 1370 e custodisce una pala d’altare raffigurante la Madonna del Rosario di Pietro Paolo Sensini e una Deposizione di Cristo nel sepolcro attribuita ad Andrea Polinori, risalente alla prima metà del Seicento.

Melezzole

Un po’ più a est, circondato da estesi boschi di castagno, spicca a oltre 600 metri di altitudine il borghetto di Melezzole, un gioiellino medioevale con case e vicoli di pietra. In linea d’aria è piuttosto vicino a Montecchio, ma per raggiungerlo occorrono una ventina di chilometri di strada in buona parte tortuosa.

All’entrata del paese, che risale al XII secolo ed è a pianta circolare, s’innalza il torrione del vecchio castello con lo stemma dell’aquila di Todi, mentre nella piazza centrale si trova la chiesa di San Biagio, edificata nel 1112 e ristrutturata nel 1624, che conserva una statuetta lignea del XVIII secolo di autore ignoto e un affresco del 1600 raffigurante L’Ultima Cena. Anche qui l’economia locale si basa essenzialmente sui prodotti della terra: olive, funghi, tartufi e soprattutto castagne, tra cui i famosi marroni di Melezzole, tutelati con il marchio Igp.

Il raccolto si avvicina

Frantoio Bartolomei, museo dell’Olio

Dalla fine dell’Ottocento il Frantoio Bartolomei, alle porte di Montecchio, si dedica alla produzione olearia usando tuttora l’antico sistema di spremitura con macine in pietra. Oltre a due parcheggi adiacenti alla struttura – a disposizione dei camperisti anche per la sosta notturna – e a un punto vendita, l’azienda ha allestito un museo dedicato all’oro giallo che custodisce attrezzi, recipienti, macchinari e oggetti d’epoca. L’occasione per visitarlo è la manifestazione I Giorni dell’Olio Nuovo, nei primi tre weekend di novembre, che prevede degustazioni gratuite dell’olio novello e di altre specialità tipiche, dimostrazioni del ciclo produttivo mostre d’arte e attività e laboratori per bambini.

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