Montagne alla fine del mondo

Reinhold Messner è protagonista non solo di imprese alpinistiche ma anche di iniziative culturali: visitiamo i suoi tre musei (e un quarto in arrivo) tra vette e ghiacciai delle Dolomiti.

Indice dell'itinerario

C’è un angolo di Himalaya tra i monti del Sudtirolo. A picco su castelli e frutteti della Val Venosta, ai piedi delle montagne del Parco Naturale di Tessa, le bandiere di preghiera buddiste, le iscrizioni tibetane scavate nella roccia, le mulattiere aggrappate ai fianchi della montagna danno l’impressione di essere ai piedi dell’Annapurna e dell’Everest. Nelle sale del castello medioevale di Juval compaiono grandi statue del Buddha, immagini di demoni e divinità himalayane, una testa impagliata del piccolo orso, il Che-mo dei tibetani, che ha forse dato origine alla leggenda dello yeti.
L’alpinista più famoso del mondo non potrebbe avere una dimora più adatta. Dopo aver conosciuto la montagna insieme al padre, maestro di Sankt Peter Villnöss (ovvero San Pietro di Funes), Reinhold Messner ha iniziato intorno ai vent’anni una straordinaria galoppata sulle pareti più verticali e difficili delle Dolomiti aprendo, spesso da solo e senza corda, decine di nuovi itinerari. Nel 1970, all’età di 26 anni, ha scoperto le grandi montagne dell’Asia centrale: sul Nanga Parbat, dove ha salito la ciclopica parete Rupal, ha lasciato il fratello Günther, travolto da una gigantesca valanga, e buona parte delle dita dei piedi. Poi è salito senza ossigeno sull’Everest, ci è tornato da solo e nel 1986 ha completato per primo la collezione dei quattordici 8.000 del pianeta.
Negli anni successivi ha esplorato le distese di ghiaccio e i grandi deserti della terra (è sua, con il tedesco Arved Fuchs, la prima traversata dell’Antartide sugli sci), si è dedicato alla politica (fino alla primavera del 2004 è stato parlamentare europeo per i Verdi), ha continuato a scrivere libri e a parlare di montagna e alpinismo in programmi televisivi e conferenze. Giunto ai sessant’anni e a quattro figli (la prima ha 24 anni, l’ultima 3), Messner conserva ancora un fisico asciutto e allenato e una straordinaria capacità di bere alcolici, tipica del montanaro altoatesino (due bottiglie di buon rosso non gli fanno alcun effetto).
Inoltre – va detto – è una macchina da soldi di straordinaria efficienza. Trent’anni fa, quando i migliori alpinisti facevano una spedizione ogni tre anni, il ragazzo di Funes metteva in fila i suoi sponsor italiani e tedeschi e partiva tre o quattro volte all’anno. Oggi possiede un agriturismo, due ristoranti, un’azienda di prodotti biologici, e un discorso a parte meritano i musei. Per decenni, tra Bolzano e Kathmandu, ha acquistato quadri, mobili antichi, statue, documenti e cimeli della storia dell’alpinismo: e oggi gran parte di questa collezione può essere vista nei tre MMM, i Messner Mountain Museum ospitati nel castello di Juval, nel forte di Monte Rite e nell’apposita struttura di Solda inaugurata lo scorso settembre. Accanto a quest’ultima è situato il ristorante Yak&Yeti, realizzato dallo stesso Messner nel più vecchio maso del paese, dove si serve la carne degli yak che l’alpinista ha riportato dal Nepal.
Un cantiere visibile dall’autostrada del Brennero e dalla superstrada tra Bolzano e Merano segnala che i lavori procedono a Castel Firmiano, l’imponente fortezza medioevale che nei prossimi mesi accoglierà il quarto e più importante dei MMM. Una quinta struttura sorgerà in Val di Landro, accanto alla statale che unisce Dobbiaco a Cortina. Spiega Messner: «Oggi la mia attenzione è concentrata sui musei, e ognuna delle strutture ha una storia e un’organizzazione diversa. Il forte di Monte Rite appartiene al Comune di Cibiana, che lo ha restaurato con i fondi dell’Unione Europea e mi ha dato in comodato i locali dove ho sistemato parte della mia collezione. Castel Firmiano è compreso nella provincia di Bolzano, e anche lì di mio ci saranno solo gli oggetti esposti. A Castel Juval e a Solda sono invece di mia proprietà sia gli edifici che il contenuto. I Messner Mountain Museum servono a far conoscere meglio le Alpi e le altre montagne del mondo, ma hanno un costo elevato e devono rendere. Al Monte Rite abbiamo 15.000 visitatori l’anno, a Juval circa 20.000, a Castel Firmiano spero di arrivare a 100.000». E conclude: «Vorrei far crescere i musei e poi lasciarli, ma perché tutto vada a regime ci vorranno dieci anni. A quel punto, non so cosa sarà della mia vita».
Ognuno dei MMM è dedicato a un aspetto diverso del rapporto tra l’uomo e la montagna, ma ad unirli sono l’immaginazione e la cultura di Messner: tutti, in ogni caso, offrono un’ambientazione di notevole fascino. Il museo del Monte Rite, nel Bellunese, ha un aspetto e un contenuto del tutto differenti rispetto a quelli altoatesini: battezzato Museo nelle Nuvole, si trova a quota 2.181 ed è uno straordinario belvedere sulle Dolomiti poiché è allestito in un forte italiano costruito nei primi anni del Novecento al fine di controllare la valle del Boite e la strada per Cortina. E’ affiancato da un rifugio anch’esso di proprietà del Comune di Cibiana e da un negozio-libreria, e sui prati circostanti pascola una parte degli yak (gli altri sono a Solda) che Messner ha portato dall’Asia. La maggioranza dei visitatori arriva con le navette da Forcella Cibiana, da dove una rete di sentieri permette delle piacevoli escursioni. Tema dell’esposizione è la roccia delle Dolomiti: accanto ai quadri di paesaggi che rappresentano queste montagne, dipinti dalla fine del Settecento ai nostri giorni, sono esposte opere di artisti contemporanei e cimeli di famosi alpinisti come Emilio Comici e Georg Winkler. Una sala all’ingresso ripropone l’aspetto del forte com’era al tempo della Grande Guerra, con documenti e cimeli militari italiani. Spiega Elettra Monico, responsabile del museo: «Reinhold ha imposto che non ci fossero pannelli e spiegazioni, crede che ogni visitatore debba crearsi un percorso autonomo tra quadri e cimeli. Questo è vero per chi ha già una certa conoscenza della montagna e della storia dell’alpinismo. Agli altri consigliamo di partecipare a una visita guidata, che permette di apprezzare nel modo migliore quello che è esposto nel forte».
Il castello medioevale di Juval, a Castelbello, sorge a picco sulla Val Venosta presso lo sbocco della Val Senales, e nei mesi di luglio e agosto serve da residenza all’alpinista e alla sua famiglia. Inaugurato nel 1993, è dedicato alla fede dei popoli montanari dell’Asia e ospita una collezione di statue e oggetti di culto provenienti dal Tibet, dal Nepal e da altri paesi. La salita dalla Val Venosta (dove si trova un ampio posteggio) può essere effettuata con una navetta o a piedi. Tutto l’anno sono aperti un ristorante di proprietà Messner e due locali voluti da altri imprenditori locali. I vigneti intorno al castello danno vini pregiati, e una buona rete di sentieri segnalati permette di dedicarsi a vari itinerari.
Affiancato dal vecchio maso trasformato in ristorante, il MMM di Solda è stato inaugurato nel settembre del 2004. Il nome di Museo alla Fine del Mondo deriva dalla vicinanza alla parete nord dell’Ortles e al piccolo ghiacciaio battezzato con questo nome. Dedicato al ghiaccio alpino e non solo, si raggiunge per una buona strada (i v.r. possono fermarsi a qualche centinaio di metri di distanza) ed è aperto per gran parte dell’anno. Si entra scavalcando un crepaccio artificiale da cui sale un soffio di aria gelida, mentre all’interno sono esposti materiali alpinistici e polari incluse le attrezzature utilizzate da Messner nella traversata dell’Antartide, opere d’arte di varie epoche e allestimenti dedicati ai cristalli di ghiaccio, allo yeti, ai ghiacciai alpini e ai poli. Effetti speciali consentono infine di percepire il soffio di una valanga che cade.
Ma non è questo il solo Museo Messner di Solda. Tra gli alberghi più alti del paese, una piccolissima costruzione affrescata dove cent’anni fa trovavano riparo gli alpinisti ospita da qualche anno il Museo delle Curiosità Alpine. La struttura mette insieme l’abilità di collezionista e la proverbiale mancanza di peli sulla lingua di Messner, e si propone di mostrare la distanza tra i propositi degli alpinisti e i loro fatti . L’accusa di scarsa coerenza viene mossa – e documentata – contro famosi personaggi come l’austriaco Paul Preuss, celebre per la sua opposizione all’uso dei chiodi nelle arrampicate ma del quale si mostra un martello che non usava certo per sistemare quadri. Il trentino Cesare Maestri, che afferma di aver compiuto la prima salita del Cerro Torre, viene messo a confronto con le dichiarazioni degli alpinisti che non hanno trovato traccia del suo passaggio per buona parte della via. Walter Bonatti, dopo aver lodato il giovane Messner, lo ha attaccato per essere ricorso agli sponsor, e la sua mancanza di coerenza è ricordata da uno zaino francese modello Bonatti in vendita negli anni Sessanta. L’esposizione, avvincente per chi pratica l’alpinismo, sembrerebbe troppo di parte se l’ultima vetrina non fosse dedicata proprio a Messner: insieme a una caricatura tedesca che lo raffigura come uno yeti, in una bacheca sono raccolti i ritagli di giornale che raccontano di una sua caduta, seguita da una dolorosa frattura, quando dimenticò le chiavi del castello di Juval e tentò di entrare arrampicandosi sulla finestra. Uomo o scimmia? chiede un titolo. L’alpinista più famoso del mondo sa anche prendere in giro sé stesso.

PleinAir 394 – maggio 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio