Miracoli intorno al lago

Leggende fiorite intorno ad antiche immagini sacre, chiese medioevali e rinascimentali incastonate nella campagna, paesaggi da meditazione: un itinerario d'arte e di fede tra Cortona e il Trasimeno, grande crocevia del turismo secondo natura.

Indice dell'itinerario

Avvolto da un sottile manto di nebbia che il sole primaverile fatica a dissolvere, l’eremo Le Celle ci appare in tutto il suo fascino. All’ingresso un cartello invita a predisporre l’animo all’ascolto per cogliere l’atmosfera di questo convento incastonato tra i boschi di Cortona, piccolo gioiello della Toscana aretina a due passi dal Trasimeno. Il complesso venne fondato nel 1211 da San Francesco d’Assisi, che passò di qui nel corso delle sue peregrinazioni e fu talmente colpito dalla bellezza del luogo – offertogli dal cortonese Guido Vagnotelli che divenne poi un suo compagno – da costruirvi una celletta e un oratorio. Ed è sempre qui che probabilmente, pochi mesi prima di morire, nella primavera del 1226 dettò il suo testamento in cui ripercorreva la propria esperienza religiosa e spirituale.
All’eremo dimorarono, fra i tanti, Sant’Antonio da Padova, San Bonaventura, San Lorenzo da Brindisi e il Beato Guido da Cortona. L’attuale struttura, ancora oggi abitata dai Cappuccini, comprende una parte antica (accessibile, con le celle e il refettorio) e un’altra costruita a partire dal XVI secolo, che include una piccola chiesa. Si trova a circa 4 chilometri da Cortona ed è facilmente raggiungibile anche in camper costeggiando le mura della cittadina e salendo verso Monte Sant’Egidio; bisogna solo fare attenzione alla deviazione a sinistra (segnalata) che si stacca da un’ampia curva e scende con una stretta strada asfaltata verso l’eremo.

 

Intorno a Cortona

Santa Margherita a Cortona
Santa Margherita a Cortona

La visita a Le Celle rappresenta un ideale punto di partenza o d’arrivo di un itinerario religioso attorno al più grande bacino lacustre dell’Italia centrale: un viaggio tra chiese e santuari più o meno noti consacrati alla Vergine, al Poverello e a Santa Margherita da Cortona. Proprio a lei è dedicato, nelle immediate vicinanze dell’eremo, un imponente santuario neogotico edificato nella seconda metà dell’800 in sostituzione di una chiesa duecentesca (il rosone della facciata è quello originario) eretta sul luogo dell’oratorio fondato dalla santa e della cella attigua dove ella morì nel 1297. Da Le Celle vi si arriva tornando sulla strada principale e salendo ancora per un breve tratto fino a un bivio sulla destra, che porta al grande piazzale antistante la chiesa. All’interno della grande basilica a tre navate, l’altare maggiore custodisce il corpo di Margherita in un’urna seicentesca; spiccano anche la simbolica tomba marmorea in stile gotico, realizzata nel 1362, e un Crocifisso ligneo della metà del XIII secolo che si dice abbia parlato alla santa.

Una statua di San Francesco all'eremo Le Celle di Cortona
Una statua di San Francesco all’eremo Le Celle di Cortona

A poca distanza, sul colle adiacente domina la cinquecentesca Fortezza Medicea di Girifalco, aperta al pubblico durante la primavera e l’estate: dalla torre (utilizzata dalla Protezione Civile come punto di osservazione degli incendi boschivi) si ammira un fantastico panorama su Cortona e tutta la Valdichiana.
Ritornando verso il centro e giunti all’altezza di Porta Colonia, dal piazzale del parcheggio sulla destra una strada scende al santuario rinascimentale di Santa Maria Nuova, bella chiesa a pianta quadrata sormontata da una cupola costruita in seguito ad avvenimenti prodigiosi attribuiti alla Madonna. Fu iniziata nel 1550 e terminata nel ‘600 con interventi anche di Giorgio Vasari; l’altare maggiore contiene un’immagine miracolosa della Madonna dell’Ellera, ovvero l’edera.

Santa Maria delle Grazie al Calcinaio
Santa Maria delle Grazie al Calcinaio

Poco fuori città, in direzione di Camucia, tra il verde degli olivi si erge Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, edificata tra il 1485 e il 1514 da quel maestro dell’architettura rinascimentale che fu Francesco di Giorgio Martini. Il nome le deriva da una Madonna col Bambino dipinta nel ‘300 da un ignoto pittore locale sul muro di una vasca usata per la concia del cuoio, detta appunto calcinaio per la calce impiegata a tale scopo. Proprio davanti all’immagine, oggi conservata sopra l’altare maggiore, a partire dalla Settimana Santa del 1484 si verificarono vari eventi miracolosi e ben presto il luogo divenne meta di pellegrinaggi: di qui la decisione di erigere un tempio e ancora oggi, ogni martedì di Pentecoste, nel sito si celebra una frequentata processione. La chiesa contiene altre importanti opere d’arte, tra cui le vetrate dipinte dal francese Guillaume de Marcillat.

 

L’Isola Maggiore

Sulle rive del lago la chiesetta di San Michele
Sulle rive del lago la chiesetta di San Michele

Giunti sulle sponde del Trasimeno, proseguiamo verso Tuoro per imbarcarci, in località Punta Navaccia, sul traghetto che in 10 minuti giunge all’Isola Maggiore, dove San Francesco approdò nel 1211 per trascorrere in solitudine la Quaresima. Oggi sul luogo dello sbarco e della sosta del santo ci sono due piccole cappelle che custodiscono rispettivamente il masso che egli usò come giaciglio e una statua di legno che lo raffigura, segnata dal tempo e dalle intemperie. In riva al lago si trova lo scoglio su cui la leggenda vuole siano rimaste le impronte lasciate dai gomiti e dalle ginocchia del santo durante la preghiera; a pochi metri un’altra sua statua in bronzo dello scultore Sisto Zanetti, donata nel 1982 dai Frati Minori Conventuali e dell’Ordine Francescano Secolare della basilica di Santa Croce a Firenze. La presenza di Francesco sull’isola ispirò la realizzazione, nel 1328, di un convento e una chiesa che a fine ‘800 vennero inglobati nel Castello Guglielmi (oggi diroccato e non più visitabile). Fra le altre tappe sull’isola le chiese del Buon Gesù, di San Salvatore e quella monumentale di San Michele Arcangelo, ricca di interessanti affreschi di scuola umbra.

 

Il Trasimeno nord-orientale

Le rive del lago Trasimeno
Le rive del lago Trasimeno

Rientrati a Tuoro, la statale 75 ci porta in breve a Passignano. Poco prima dell’abitato incontriamo sulla sinistra il santuario della Madonna dell’Oliveto (o dell’Olivo) la cui origine è legata alla presenza di un’immagine miracolosa della Vergine posta tra gli olivi in riva al lago. Costruito dal 1582 al 1586 utilizzando forse il materiale proveniente dalle rovine dal vicino monastero dei Camaldolesi di San Vincenzo, ospita nove altari sormontati da pregevoli dipinti, tra cui il centrale con una Madonna in trono col Bambino del XV secolo. Nel braccio destro del transetto ancora una scultura cinquecentesca della Vergine con il Figlio: fu commissionata da una nobildonna appartenente alla casata della Corgna come ringraziamento per essersi salvata da una perigliosa traversata sul lago in tempesta. La sagrestia conserva arredi e un coro realizzati tra il XVI e il XVIII secolo, diversi ex voto e una terza Madonna col Bambino in legno d’olivo.

L'interno della chiesa di San Cristoforo
L’interno della chiesa di San Cristoforo

Assolutamente da non perdere è la vicina chiesa di San Cristoforo, primitiva pieve di Passignano. Posta sul colle del cimitero poco fuori dall’abitato, risale al XII secolo circa ma fu totalmente rinnovata nella seconda metà del ‘700, quando la parte absidale venne demolita perché pericolante e l’edificio ridotto a circa la metà dell’originale. Conserva numerosi affreschi dal ‘200 in avanti, un Crocifisso ligneo del ‘500 e una statua di San Cristoforo, anch’essa in legno.

La Madonna dei Miracoli, uno dei capolavori del rinascimento umbro a Castel Rigore
La Madonna dei Miracoli, uno dei capolavori del rinascimento umbro a Castel Rigore

Proseguendo verso Magione, un bivio a sinistra sale al borgo medioevale di Castel Rigone con splendido panorama sul lago. Qui troviamo la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, eretta alla fine del ‘400 e considerata uno dei capolavori del Rinascimento umbro. La tradizione, avallata da antichi scritti, narra che dal 1490 si verificarono nel luogo eventi prodigiosi attribuibili a un’immagine della Madonna con Bambino racchiusa in un’edicola (oggi il dipinto, di autore ignoto e certamente di molto antecedente al santuario, è posto in una nicchia del transetto sinistro): fu così che papa Alessandro VI, accogliendo il fervido desiderio degli abitanti, autorizzò nel 1494 la realizzazione di una chiesa che fu costruita in arenaria su progetto di un ignoto architetto, il quale si ispirò al santuario del Calcinaio di Cortona. Il campanile originario, del 1531, crollò improvvisamente nella notte del 19 novembre 1810 e fu sostituito da quello attuale. All’interno troviamo pregevoli opere di scuola umbra e toscana del XV e XVI secolo; tra queste, sull’altare maggiore si ammira una perfetta copia della pala dell’Epifania dipinta dal perugino Domenico Alfani, mentre nel transetto di destra è custodito un bel Crocifisso ligneo del 1531 alle cui spalle è posto un affresco della metà del ‘500 attribuito al cortonese Tommaso Bernabei, allievo di Luca Signorelli. Di autore ignoto la coeva statua in pietra Sant’Antonio Abate con il porcellino.

 

Verso Perugia

La chiesetta della Madonna del Soccorso
La chiesetta della Madonna del Soccorso

A pochi minuti dalla sponda orientale del Trasimeno è il paese natale del francescano Fra’ Giovanni da Pian di Carpine – l’antico nome di Magione – che nel 1245 fu inviato da papa Innocenzo IV alla corte del Gran Khan in Mongolia. Durante il viaggio, durato due anni, il frate scrisse la famosa Historia Mongalorum, importantissimo resoconto di usi e costumi del popolo asiatico e fonte di preziose informazioni per i successivi esploratori dell’Oriente, incluso Marco Polo.
Sulla via principale di Magione troviamo Santa Maria delle Grazie, edificata nel XIV secolo nell’ambito di un complesso monastico-ospedaliero che cessò la sua attività agli inizi del ‘900 quando fu in parte demolito per lasciare spazio all’attuale strada. La chiesa, il cui campanile in cotto fu eretto nel 1720 sulle fondamenta della torre del vecchio nosocomio, conserva un pregevole dipinto trecentesco della Madonna del Latte. Uscendo dal paese in direzione di Perugia una deviazione a sinistra porta al santuario della Madonna del Soccorso, edificio a croce greca della prima metà del XVIII secolo con grande cupola ottagonale, ampliamento di una cappella già esistente. Tra i dipinti ivi conservati una nicchia ospita l’originario affresco della Vergine, ancora un’opera di autore ignoto.

A Corciano, quasi alle porte di Perugia, il campanile di Santa Maria Assunta fa copolino dietro una delle porte cittadine
A Corciano, quasi alle porte di Perugia, il campanile di Santa Maria Assunta fa copolino dietro una delle porte cittadine

Il vicino borgo medioevale di Corciano, circondato da alte mura, offre una magnifica vista che spazia fino al Monte Amiata. Nei pressi della quattrocentesca Porta Santa Maria, col suo possente torrione, svetta il campanile della parrocchiale neoclassica di Santa Maria Assunta, eretta nel 1870 trasformando un edificio gotico del ‘200: conserva tra l’altro un dipinto dell’Assunta a firma del Perugino e un bellissimo Gonfalone quattrocentesco di Benedetto Bonfigli, il massimo pittore dell’Umanesimo di Perugia.
Dall’altra parte del paese, appena fuori le mura, si erge l’imponente sagoma gotica della chiesa di San Francesco, un ex convento che la tradizione vuole sia stato edificato nel 1223 per celebrare il passaggio del santo a Corciano di ritorno dall’Isola Maggiore (in realtà alcuni documenti la daterebbero alla fine del XIII secolo). All’interno, oggi adibito a museo, sono presenti affreschi del XIII e XV secolo di scuola umbro-senese, un Crocifisso del ‘500 e opere di altri artisti; sotto il pavimento, alcune sepolture di casate locali sono indicate da pregevoli stemmi.
A poca distanza c’è la piccola Santa Maria del Serraglio, del XVI secolo, che ingloba un’edicola trecentesca contenente una Madonna con Bambino cui erano attribuiti poteri miracolosi. Custodisce fra l’altro una Natività di Maria e una scultura del Cristo risorto, entrambe del ‘700.

 

La sponda meridionale

Un panorama del borgo di Panicale
Un panorama del borgo di Panicale

Tornati sul lago, ne proseguiamo il periplo sulla statale 599 fino a Sant’Arcangelo incontrando, circa un chilometro prima dell’abitato, la chiesa di Santa Maria d’Ancaelle (il cui nome deriverebbe dall’antico insediamento di Ankajalla): menzionata per la prima volta in un editto imperiale del 1014, si presenta con linee di rigorosa semplicità e conserva opere pittoriche di pregio, probabilmente del XIII secolo, purtroppo in modesto stato di conservazione. Superato il paese, appena dopo un campeggio una breve sterrata sulla destra (priva di indicazioni) conduce alla seicentesca Santa Maria di Montivalle, con pianta quadrata e copertura a capanna. Proseguendo sulla 599, con bei panorami sul lago, imbocchiamo un piccolo bivio a sinistra che sale verso Panicale, passando per Casalini e Le Mura, e prosegue per Tavernelle, da dove chiare indicazioni conducono al santuario della Madonna delle Grondici.

La cupola  del santuario della Madonna di Mongiovino
La cupola del santuario della Madonna di Mongiovino

Arroccato in splendida posizione su una collina in mezzo ai boschi, fu eretto nel XV secolo a protezione di un’immagine mariana che, secondo la tradizione, avrebbe fatto resuscitare un bambino. Il nome deriva dall’antica usanza di seppellire i bimbi morti senza battesimo sotto le tettoie (appunto le grondici) in appositi luoghi sacri, detti anche santuari dell’ultimo respiro e largamente diffusi nell’Europa del ‘500 e del ‘600, quando era vietata la sepoltura dei non battezzati nei cimiteri canonici. All’interno spicca un Gonfalone di fine ‘400 raffigurante la Madonna in trono con Bambino tra San Sebastiano e San Rocco. Il sito, ristrutturato in anni recenti, è dotato di ampio parcheggio, aree picnic e punto di ristoro.

Poco lontano da Tavernelle sorge lo splendido santuario della Madonna di Mongiovino
Poco lontano da Tavernelle sorge lo splendido santuario della Madonna di Mongiovino

Tornati a Tavernelle, si sale sul colle opposto per giungere in breve allo stupendo santuario della Madonna di Mongiovino, autentico gioiello dell’arte rinascimentale. La costruzione, su progetto iniziale del 1513 di Donato Bramante e quello successivo del suo allievo Rocco di Tommaso da Vicenza, cominciò nel 1524 e durò per molti anni; la cupola ottagonale fu terminata nel 1529 ma affrescata internamente solo nel 1709, mentre la lavorazione dei due portali fu eseguita tra il 1532 e il 1538 dal famoso scultore e intagliatore Bernardino da Siena. Il campanile, molto più recente, venne eretto nel 1775. Anche in questo caso si dice che il santuario fu edificato intorno a un’edicola sacra, in seguito all’apparizione della Madonna a una pastorella di nome Andreana: l’immagine originaria è molto probabilmente quella trecentesca di Madonna con Bambino che oggi troneggia sopra l’altare maggiore ed è parte di una vera e propria pinacoteca nella quale sono conservati affreschi e dipinti di alcuni fra i maggiori artisti del ‘500. Ripresa la strada verso Panicale, proprio sotto il paese, all’altezza della deviazione che sale a sinistra verso l’abitato troviamo un’edicola cinquecentesca con una bella Madonna con Bambino.

 

Nelle campagne della sponda meridionale ecco una delle tante immagini mariane tuttora oggetto di venerazione
Nelle campagne della sponda meridionale ecco una delle tante immagini mariane tuttora oggetto di venerazione

Sulla destra, la strada vicinale della Querciolana (prima asfaltata e poi sterrata) porta alla chiesa di Santa Maria della Querciolana, purtroppo non visitabile perché privata. Il borgo, una delle più belle terrazze panoramiche dell’Umbria, custodisce veri e propri tesori artistici tra cui la bella chiesa della Madonna della Sbarra: eretta nel 1618 appena fuori le mura per volere del Comune, deve il nome al casello del dazio che anticamente si trovava in questo luogo e conserva, tra le molte opere, una Via Crucis di fine ‘700 e una Sacra Famiglia attribuita a El Greco, mentre al piano superiore adibito a museo e visitabile solo con guida è custodita una raccolta di oggetti e paramenti sacri.

Un piacevole tragitto di qualche chilometro ci porta a Paciano, altra perla fra i borghi medioevali dell’Umbria, arroccata su uno sperone del Monte Petravella. Qui, narra la leggenda, nel 1561 un pellegrino avvistò per tre sere consecutive una stella la cui luce illuminava la facciata di un’edicola dedicata alla Madonna: così nacque il santuario detto appunto della Madonna della Stella. Lo si raggiunge facilmente a piedi da Porta Rastrella, prendendo la strada di fronte che con un’ampia curva passa davanti alle fonti e, al bivio successivo, scende sulla destra. Sull’altare maggiore è conservata la quattrocentesca Madonna con Bambino già contenuta nella preesistente edicola; gli affreschi delle due cappelle laterali furono realizzati intorno al 1580, mentre sono di poco successivi quelli della sagrestia che raffigurano la storia del miracolo e del santuario.

 

La sponda occidentale

La cappella della Madonna del Busso di Panicarola è così detta dagli scoppi utilizzati dai pescatori del lago
La cappella della Madonna del Busso di Panicarola è così detta dagli scoppi utilizzati dai pescatori del lago

E’ il momento di far rotta verso Castiglione del Lago, imboccando per un breve tratto la statale 71 che lasciamo per deviare verso Panicarola. Qui, qualche centinaio di metri dopo l’abitato in località Scopetino, un’indicazione sulla destra porta al santuario otto-novecentesco della Madonna del Busso (bussi erano gli scoppi utilizzati dai pescatori del lago): ogni anno, l’ultima domenica di settembre, vi si tiene la festa della patrona che si conclude a tarda notte con fuochi d’artificio.
Tornati a Panicarola, svoltiamo in direzione Carraia per incontrare poco dopo sulla sinistra la Madonna della Carraia, un’altra chiesa di campagna dedicata al culto mariano. Edificata nel 1686, ha pianta a croce greca ed è sormontata da una cupola completata a metà ‘800; sull’altare maggiore è posta un’immagine cinquecentesca della Vergine, anch’essa reputata miracolosa.

Sosta pleinair a Castiglione del Lago
Sosta pleinair a Castiglione del Lago

Proseguendo alla volta di Castiglione del Lago, poco prima del paese una deviazione a sinistra in direzione Gioiella passa sotto la ferrovia e conduce in breve alla chiesa della Madonna del Vitellino.

L'affresco della Madonna del Vitellino
L’affresco della Madonna del Vitellino

L’omonimo affresco del XVI secolo venne asportato da un’altra chiesa e ricollocato qui, ma una serie di ristrutturazioni ne avevano cancellato ogni traccia: solo nel 1998, grazie alle ricerche condotte dallo studioso Guido Lana, è stato ritrovato sotto ben cinque strati di pittura murale. Non lontano, sulla parallela statale 454 che conduce a Pozzuolo, la piccola chiesa seicentesca della Madonna del Soccorso conserva un altro affresco della Vergine.
Concludiamo il nostro itinerario visitando due chiesette dedicate alla figura che, assieme a San Francesco, ha segnato l’inizio di questo percorso d’arte sacra intorno al Trasimeno: Santa Margherita. La prima si trova a Laviano, un pugno di case nella campagna vicino a Pozzuolo, raggiungibile con una deviazione sterrata dalla strada per Montepulciano. Si tratta della cappella dei Santi Vito e Modesto, conosciuta anche come Santuario della Conversione, risalente al XII secolo e contenente due dipinti del ‘700 raffiguranti L’estasi di Sant’Antonio e Il ritorno di Santa Margherita. A pochi passi, su un terreno privato dall’altra parte della strada, sorge la casa (non visitabile) dove la santa nacque nel 1247.

Panorama di Pozzuolo dalla cappella della Conversione a Laviano
Panorama di Pozzuolo dalla cappella della Conversione a Laviano

Tra Pozzuolo e Petrignano, in località Giorgi, sorge invece la piccola chiesa costruita nel 1756 in memoria del pentimento di Margherita, che si votò a Dio dopo aver ritrovato ai piedi di una quercia il corpo del suo compagno Ascanio, ucciso in circostanze misteriose. Era il 1274: ma dopo tanto tempo, quasi come un simbolo, il possente albero secolare è ancora lì accanto alla chiesetta, forte e incrollabile come può esserlo la fede.

 

 

 

 

 

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