Milano da credere

I suoi monumentali edifici religiosi valgono da soli un viaggio. E sono il filo conduttore di un insolito percorso che dall’ombra della Madonnina ci guida attraverso i luoghi della fede verso millenarie abbazie, un tempo immerse nelle campagne e oggi inglobate nella periferia cittadina

Indice dell'itinerario

Come tutte le metropoli, Milano ha volti diversi: qui convivono la capitale della finanza e quella della moda, la città della Scala e quella dello stadio di San Siro dove giocano le partite casalinghe i rossoneri del Milan e i nerazzurri dell’Inter. Efficienza e velocità sembrano essere le parole d’ordine di un centro moderno e internazionale, ma c’è un’altra anima altrettanto evidente e cara agli stessi abitanti della città: all’ombra della Madonnina vi proponiamo un viaggio nella Milano della fede capace di rivelare aspetti noti e meno noti del suo passato.

Abbazia benedettina di Viboldone, gioiello dell’arte medioevale lombarda
Abbazia benedettina di Viboldone, gioiello dell’arte medioevale lombarda

Sedici secoli fa l’antica Mediolanum era un avamposto dell’Impero Romano verso il cuore dell’Europa. Scriveva nel 380 il poeta latino Ausonio Decimo Magno: “Ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità ed eloquenza. Le sue costruzioni sono una più imponente dell’altra”. In quegli anni Milano aveva come vescovo Sant’Ambrogio, destinato a diventare uno dei suoi simboli.

Qui, nel 386, Sant’Agostino si convertì alla fede di Cristo. In città, tre quarti di secolo prima, l’imperatore Costantino aveva proclamato l’editto che sanciva la libertà di culto per i cristiani. E da quei tempi ai giorni nostri si dipana un filo che tocca Ariberto d’Intimiano, che fece della Milano dei vescovi una potenza in Europa, e San Carlo Borromeo, protagonista del mondo cattolico negli anni delle guerre di religione e della Controriforma. Una storia che arriva fino alla carismatica figura di Carlo Maria Martini, arcivescovo della città tra il 1980 e il 2002, scomparso quest’anno e tumulato nel duomo.

Una passeggiata nella storia

Il nostro viaggio inizia dalle terrazze del duomo, straordinari belvedere su un mondo fatto di guglie, statue e archi rampanti. La più antica delle centotrentacinque guglie è la Carelli, realizzata nel 1404 e sormontata da una statua di Gian Galeazzo Visconti. Un tiburio regge quella principale, completata nel 1769 e circondata da pinnacoli dell‘800. A 108 metri dal suolo si erge la celebre Madonnina, alta più di quattro metri: disegnata dallo scultore Giuseppe Perego e fusa dall’orafo Giuseppe Bini, è uno dei simboli della città.

Dalla guglia più alta del duomo la Madonnina abbraccia la città: qui una suggestiva vista sulle terrazze dell’edificio
Dalla guglia più alta del duomo la Madonnina abbraccia la città: qui una suggestiva vista sulle terrazze dell’edificio

Dalle terrazze si osserva gran parte della metropoli; verso nord, oltre la cupola della Galleria Vittorio Emanuele II, nelle giornate serene si vedono le Alpi dal Monte Rosa alle Grigne. Così, nel 1867, Mark Twain esprimeva l’emozione di molti visitatori di fronte alla maestosità del monumento: “Il duomo, simbolo per eccellenza di Milano, è la prima cosa che cerchi quando ti alzi al mattino e l’ultima su cui lo sguardo si posa la sera. Si dice che venga solo dopo San Pietro in Vaticano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell’uomo”. Una chiesa grande come una montagna, lunga 150 metri, decorata da 3.500 statue, scandita all’interno da 52 colonne alte 24 metri ciascuna. Altrettanto enormi sono stati i tempi della costruzione, iniziata nel 1386 e terminata ufficialmente nel 1813 per accogliere l’incoronazione di Napoleone a re d’Italia, ma proseguita fino al ‘900 con il completamento della facciata: longh comm la fabbrica del domm, lungo come la fabbrica del duomo, recita un proverbio milanese.

Sant’Ambrogio
Sant’Ambrogio

All’interno, da vedere i pavimenti in marmi policromi disegnati nel 1584 da Pellegrino Tibaldi e completati nel ‘900, e i rosoni del XV secolo. A novembre, in onore di San Carlo Borromeo, vengono esposti i Quadroni, tele dedicate a episodi della vita del santo. Particolarmente cara ai fedeli è la statua di San Bartolomeo Scorticato, del 1562, dove il santo porta la propria pelle sulle spalle come una stola. Il candelabro Trivulzio, donato al duomo nel 1562, è un capolavoro di scultura gotica. La reliquia più preziosa è il chiodo della Vera Croce (il Sacro Chiodo), rinvenuto secondo la tradizione da Sant’Elena e usato come morso dal cavallo di Costantino. Conservato in una nicchia, viene mostrato ai fedeli il 3 maggio e portato in processione il 14 settembre. Nell’altare progettato dall’architetto e scultore Pellegrino Tibaldi è esposto il crocifisso che San Carlo Borromeo portò in processione durante l’epidemia di peste del 1576.

Uno scorcio della chiesa di San Babila, una delle più antiche di Milano
Uno scorcio della chiesa di San Babila, una delle più antiche di Milano

Dal duomo con una passeggiata si raggiungono altre due chiese importanti. La basilica di San Babila, sulla piazza omonima, è stata edificata nel IV secolo e sorge sul basamento di un tempio pagano dove furono sepolti i primi cristiani della città. Sia la facciata che l’interno sono stati rimaneggiati tra l’800 e il ’900. L’immagine seicentesca della Madonna che campeggia nella navata di destra è molto amata dai fedeli, mentre le cappelle laterali risalenti al tardo Rinascimento ospitano dipinti moderni.

Le forme della chiesa di San Carlo ricordano quelle del Pantheon
Le forme della chiesa di San Carlo ricordano quelle del Pantheon

Ha forme neoclassiche la chiesa di San Carlo al Corso, che si affaccia su Corso Vittorio Emanuele II tra San Babila e il duomo. Ispirata al Pantheon e simile al colonnato di Piazza del Plebiscito a Napoli, nell’800 prese il posto di un convento medioevale. Le colonne esterne sono in granito di Baveno, l’interno è a pianta circolare; sopra al settecentesco altare maggiore, recuperato dalla precedente basilica, campeggia un crocifisso ligneo di Pompeo Marchesi, allievo del Canova.

Per capire la storia antica di Milano è bene dirigersi alla basilica di San Lorenzo Maggiore e ai pochi resti della città romana. In Corso di Porta Ticinese si alzano le Colonne di San Lorenzo, coronate da capitelli corinzi e dalla trabeazione di un edificio del III secolo. È ciò che rimane delle terme volute dall’imperatore Massimiano e spostate dopo l’Editto di Costantino per la realizzazione della basilica. Dopo i bombardamenti dell’ultima guerra, che devastarono il quartiere, alle spalle di San Lorenzo è nato il Parco delle Basiliche.

Le colonne di San Lorenzo sono uno dei più significativi resti della città romana
Le colonne di San Lorenzo sono uno dei più significativi resti della città romana

Più tardi è stata istituita un’area archeologica il cui fulcro sono le rovine dell’anfiteatro romano, abbandonato nei primi secoli del cristianesimo per l’opposizione della Chiesa e a lungo utilizzato come cava di pietra. Dopo aver ammirato le colonne e la statua di Costantino si visita la basilica, costruita tra il IV e il V secolo con materiali provenienti dall’anfiteatro e da altri edifici antichi. Non è chiaro se abbia preso il posto della Basilica Portiana, la più antica della città; la dedica a San Lorenzo è attestata solo in epoca longobarda (VI secolo), mentre la cupola ottagonale è stata eretta nel ’600 dopo il crollo di quella originaria. La cappella di Sant’Aquilino, nata come luogo di culto privato della famiglia imperiale, conserva mosaici del V secolo analoghi a quelli della basilica romana di San Paolo, tra cui spicca il Martirio di San Genesio d’Arles.

Dentro e fuori la città

Una veduta del Parco delle Basiliche
Una veduta del Parco delle Basiliche

Da San Lorenzo una passeggiata di un quarto d’ora conduce a Sant’Ambrogio, la più celebre basilica medioevale di Milano. Costruita tra il 379 e il 386 per volere del santo, all’epoca vescovo della città, è stata sistemata in forme romaniche nell’XI secolo. Nel cuore dei milanesi contende al duomo il titolo di chiesa più amata: sarebbe difficile, però, immaginare due luoghi di culto più diversi. Mentre il duomo si affaccia con prepotenza sul paesaggio cittadino, la basilica di Sant’Ambrogio è silenziosa e appartata. Nelle sue architetture invece del granito e del marmo prevalgono i mattoni come in tante chiese della Pianura Padana; dall’esterno pochi passi in discesa portano al quadriportico avvolto da un silenzio irreale.

Basilica di Sant’Ambrogio
Basilica di Sant’Ambrogio

Accolgono il visitatore i due campanili, la facciata a capanna della chiesa, le sculture dei capitelli e dei portali. L’interno a tre navate è solenne, e le volte a crociera s’ispirano a quelle delle cattedrali francesi; nella cripta, della seconda metà del X secolo, sono custodite le spoglie dei santi Ambrogio, Gervaso e Protasio. Conserva l’aspetto altomedioevale la cappella di San Vittore in Ciel d’Oro, voluta nel IV secolo dal vescovo Materno per accogliere i resti di San Vittore Martire, che deve la sua fama ai mosaici del V secolo raffiguranti i tre santi. Due colonne, una fuori e l’altra dentro la chiesa, raccontano due leggende milanesi.

La Colonna del Diavolo, di origine romana, si alza oggi sulla piazza: due fori testimonierebbero di uno scontro fra Sant’Ambrogio e il demonio, e appoggiandovi l’orecchio si udrebbero i clamori dell’inferno. Secondo fonti storiche era invece usata durante la cerimonia di consacrazione degli imperatori germanici, che l’abbracciavano dopo il giuramento e l’incoronazione. Su una colonna di granito, all’interno, poggia il Serpente di Mosè, una scultura in bronzo donata nel 1007 dall’imperatore Basilio II: tradizione vuole che una preghiera rivolta al serpente consenta di guarire da molti mali, e che la sua discesa dalla colonna preceda la fine del mondo.

La torre dell’abbazia cistercense di Chiaravalle
La torre dell’abbazia cistercense di Chiaravalle

A poche centinaia di metri Santa Maria delle Grazie, una delle grandi chiese del centro di Milano, deve la fama alla straordinaria opera d’arte racchiusa al suo interno. Costruita fra il 1463 e il 1469 per volontà del duca Francesco I Sforza, venne trasformata vent’anni dopo sotto Ludovico il Moro che ne fece il luogo di sepoltura della sua famiglia. Fu lo stesso Ludovico, nel 1494, a commissionare a Leonardo da Vinci l’Ultima Cena, l’affresco che è uno dei capolavori del grande artista toscano. Sopravvissuta ai bombardamenti alleati del 1943, restaurata molte volte (l’ultima serie d’interventi è iniziata nel 1977 e si è conclusa nel 1999) a causa dell’umidità che continua a trasudare dal muro, questa straordinaria opera attira oggi oltre trecentomila visitatori ogni anno. All’interno della chiesa offre suggestivi giochi di luce la tribuna, sormontata dal tiburio progettato da Donato Bramante su commissione di Ludovico il Moro. La sua struttura rinascimentale contrasta con lo stile gotico delle navate.

La facciata dell’abbazia di Viboldone
La facciata dell’abbazia di Viboldone

Per completare il viaggio nei luoghi della fede di Milano vale la pena allontanarsi dal centro, nelle antiche campagne oggi inglobate nella periferia cittadina, fino a raggiungere l’elegante abbazia di Viboldone, costruita fra il 1176 e il 1348. Situata nella periferia sud-orientale della città, presenta l’esterno in mattoni, con il portale su cui spiccano sculture gotiche in marmo. All’interno, a tre navate, risalta il contrasto fra le prime campate romaniche e le successive in stile gotico. Gli affreschi, di scuola giottesca, sono del ’300: di grande fascino la Madonna in Maestà e Santi, del 1349, e il Giudizio Universale di Giusto de’ Menabuoi, databile tra il 1350 e il 1370.

Abbazia di Viboldone, interno decorato da pregevoli affreschi
Abbazia di Viboldone, interno decorato da pregevoli affreschi

Anche l’abbazia di Chiaravalle è circondata da edifici moderni e tralicci. Fondata nel XII secolo da San Bernardo da Chiaravalle, è stata consacrata nel 1221 ed è uno dei primi esempi di architettura gotica in Italia. Risale ai decenni successivi il primo chiostro, mentre il secondo, eretto nel Rinascimento dal Bramante, è stato demolito nel 1861 per far posto alla ferrovia Milano-Genova. Venduta nell’800 a privati ma riacquistata nel 1952 dalla Chiesa, conserva gran parte delle architetture originali.

Il chiostro duecentesco dell’abbazia cistercense di Chiaravalle
Il chiostro duecentesco dell’abbazia cistercense di Chiaravalle

L’interno, a tre navate con volte a crociera, custodisce affreschi realizzati dopo il Concilio di Trento che ritraggono martiri e santi dell’ordine cistercense. Il coro ligneo del Seicento è un capolavoro di Carlo Garavaglia. Nella sala del Capitolo si ammirano graffiti del Bramante, mentre la celebre Madonna della Buonanotte è stata dipinta nel 1512 da Bernardino Luini. Simbolo di Chiaravalle è la Ciribiciaccola, la torre campanaria costruita fra il 1329 e il 1340 e più volte rimaneggiata che raggiunge i 56 metri di altezza, decorata da bifore, trifore e archetti pensili. Con quest’ultima tappa si conclude il nostro viaggio nei luoghi della fede del capoluogo lombardo: una chiave di lettura insolita per una città tutta da… vedere. 

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