Grandiosi, prima di tutto, per l’apparato scenico: giganteschi carri trionfali costruiti ad arte, le cosiddette machine, che scendono in strada nella settimana di Ferragosto per la Sfilata della Vara e dei Giganti. Il rito, che abbina motivi profani ai festeggiamenti in onore della Madonna, ha dignità plurisecolare: la più antica testimonianza scritta di una machina dedicata all’Assunta è del 1562, ma sappiamo che già nel 1535 il carro dedicato a Carlo V era stato trasformato in vara (bara) devozionale.
Un complesso apparato piramidale rappresenta l’assunzione al cielo della Vergine: sulla piattaforma di base è rappresentata la morte di Maria, intorno alla cui bara sono disposti i dodici apostoli; salendo sono raffigurati i “sette cieli” che la Madonna attraversa nella sua ascensione. Al centro la Terra, con il Sole, la Luna e gli altri pianeti che le ruotano intorno. I raggi più lunghi di Sole e Luna sorreggono figure di angioletti, mentre al culmine c’è Cristo. Servendosi di due lunghe gomene, il popolo messinese trascina la Vara al grido di “Viva Maria”.
Al seguito di questo carro sacro, quello profano suscita altrettanto calore ed eccitazione: rappresenta due giganti, Mata e Grifone, che la tradizione vuole siano i fondatori della città. L’origine del mito non è chiara; la versione più popolare, ispirata ai racconti dei crociati, narra la vicenda del pirata saraceno Hassam-ibn-Hamman che, innamoratosi della bella Marta (in dialetto Mata) la fece rapire, e fu corrisposto da lei solo dopo che ebbe ricevuto il battesimo e cambiato il nome in Grifone. Abbandonata la spada, il moro sposò la bella e fondò con lei la città di Messina.
Perché il popolo li chiama giganti? Forse – in una sorta di commistione frequente nella tradizione orale – il riferimento risale all’epoca leggendaria delle enormi creature che popolarono l’isola (quali i Ciclopi e i Lestrigoni). In ogni caso, indiscutibilmente giganti sono le due statue, costruite non si sa bene quando, che procedono tra la folla su enormi cavalli anch’essi di legno, finché trovano dimora nella piazza del Municipio, dove per una settimana resteranno esposti al pubblico.
Poi, come sempre in Sicilia, la festa si conclude con spettacolari giochi pirotecnici.
PleinAir 315 – giugno 1998