Memorie dal fronte

Dalla costa toscana a quella marchigiana attraverso l'Appennino, alla ricerca di luoghi e testimonianze della Seconda Guerra Mondiale lungo quella che fu la Linea Gotica. Un percorso nella storia per rileggere, con l'occhio attento del viaggiatore, le ultime fasi del conflitto che divise in due l'Italia.

Indice dell'itinerario

Per circa otto mesi, dal settembre 1944 all’aprile 1945, un confine di 320 chilometri dal Tirreno all’Adriatico spezzò l’Italia in due: il centro e il sud liberati dalle truppe angloamericane, il nord ancora sotto i nazifascisti. La prima Gotenstellung o Linea Gotica, come fu chiamata, attraversava il Belpaese dalle spiagge del Massese a Pesaro, ma ne furono tracciate altre mano a mano che il fronte si spostava grazie all’avanzata degli Alleati, in queste zone particolarmente aiutati dai gruppi partigiani.
La Linea Gotica percorre territori che hanno sofferto storie tragiche. I nazisti e i fascisti compirono stragi raccapriccianti di civili inermi, vecchi, donne e bambini, borghi tranquilli furono travolti insieme ai loro abitanti da una dissennata violenza che cancellò o fece deportare intere comunità: ripercorrerne le tracce consente dunque alla coscienza collettiva di riappropriarsi di un cammino fatto dai nostri genitori e dai nostri nonni. In camper non è possibile ricalcare fedelmente il percorso, che s’inerpica per lunghi tratti in mezzo alle montagne, ma abbiamo cercato di mantenerci il più vicino possibile; e non potendo visitare tutti i luoghi (numerosi, purtroppo) in cui ci furono battaglie o eccidi, abbiamo colto l’occasione per scoprire una Toscana diversa, sconfinando in Emilia e arrivando nelle Marche, fra paesi che hanno veramente tanto da raccontare.

Intorno alle Apuane
Al Cinquale, in provincia di Massa Carrara, un monumento in marmo bianco alla foce del fiume Versilia è posizionato nel punto esatto in cui la Linea Gotica iniziava sul versante tirrenico. La località fa parte del Comune di Montignoso, medaglia d’oro al merito civile: le frazioni che lo compongono furono pesantemente colpite dalle vicende belliche, con rastrellamenti, distruzioni e decine di vittime civili, ricordate da un altro monumento. Dal mare ci siamo spostati ai piedi delle Alpi Apuane e di una fortezza millenaria, il diruto castello Aghinolfi, che era già citato in un documento dell’VIII secolo e vale una visita anche per lo splendido panorama sulla costa, distante solo 5 chilometri.
Siamo lungo il confine del Parco Regionale delle Apuane e, per avvicinarci ad alcuni dei luoghi che fanno da filo conduttore all’itinerario, imbocchiamo Via della Resistenza seguendo le indicazioni per il Monte Pasquilio, a 13 chilometri dall’incrocio con la statale Aurelia. La strada, con pendenze e tornanti, si presenta comunque agevole per furgonati e mezzi di piccole dimensioni, e porta agli 824 metri di quota di un parcheggio con vista che spazia dal Mar Ligure alle vette della catena apuana. Da qui si snoda il tracciato escursionistico della Linea Gotica (segnavia 140), che guida il turista alla scoperta di trincee e camminamenti utilizzati dai tedeschi; dopo un largo sterrato nei pressi di una pietraia, il sentiero di crinale ascende al Monte Folgorito in modo meno praticabile; volendo si può preferire la sterrata che arriva ai piedi della montagna.
Tornati sull’Aurelia ci dirigiamo verso Pietrasanta che merita una visita almeno per la splendida Piazza del Duomo, a cui si accede per una porta medioevale. Chiusa dalla trecentesca chiesa di Sant’Agostino (oggi sospesa al culto e sede di mostre d’arte) e dalla Rocca di Sala, che s’inerpica sull’altura che abbraccia l’abitato verso est, la piazza è il centro di un impianto urbanistico della metà del ‘200. Il duomo, che risale al XIV secolo, ha un’elegante facciata in marmo bianco e al suo interno, fra le tante opere di pregio, spicca un pulpito i cui bassorilievi furono scolpiti nel 1508. Pochi anni più tardi sarebbe stato eretto il campanile, curiosamente separato dal corpo principale. Si trova invece dall’altra parte della Via Garibaldi il battistero, nato come oratorio nel ‘600 e rinnovato alla fine del secolo successivo con due eleganti fonti battesimali, di cui una costruita alla fine del ‘300.
Il fatto di essere un’exclave del Granducato di Toscana così vicino alle cave di marmo fece di Pietrasanta un passaggio obbligato per l’attività di grandi artisti come Filippo Brunelleschi, Donatello e più tardi Michelangelo. Quanto agli scrittori, non si può non menzionare Giosuè Carducci, che nacque nella frazione di Valdicastello dove troviamo la pieve dei Santi Giovanni e Felicita, bell’esempio di architettura romanica. Per raggiungerla si segue la Via Sarzanese lungo la quale, poco più avanti, si incontra il bivio che sale a Sant’Anna di Stazzema, tappa necessaria per comprendere fino a che punto sia arrivata la ferocia nazista. La vicenda che colpì questi luoghi ne fa un simbolo delle atrocità perpetrate ai danni di innocenti: il massacro di 560 persone (tra cui bimbi in fasce e donne incinte) compiuto il 12 agosto 1944 è una delle ferite più profonde nella storia nazionale, e infatti il Comune di Stazzema venne insignito “a perenne ricordo e monito” della medaglia d’oro al valor militare. Posta a 660 metri di altitudine, Sant’Anna si raggiunge superando Monteggiori, borghetto aggrappato a uno sperone di roccia, e La Culla; la panoramica strada non è molto larga, ma è percorsa anche dai pullman. Arrivati in cima, non ci sono problemi per il parcheggio e si può sostare in un silenzio assoluto. Il paese ospita il Museo Storico della Resistenza, nel quale approfondire la conoscenza dell’eccidio e della situazione nella zona; il Parco Nazionale della Pace si estende invece sul territorio collinare circostante. Dalla piazza della chiesa un sentiero lastricato sale al Col di Cava ed è affiancato da una Via Crucis che, accanto a ogni formella religiosa, presenta una lastra bronzea dedicata agli episodi della strage: l’ascesa di Cristo al Calvario è così collegata al ricordo di quel 12 agosto. In cima è posto l’Ossario, una semplice costruzione in pietra che domina la valle, dietro alla quale una grande stele riporta i nomi di centinaia di vittime la cui lista si conclude, sul lato posteriore, con l’inquietante dicitura “Elenco incompleto”.

Tra Lucchesia e Pistoiese
Di nuovo sulla Sarzanese, andiamo ora ad imboccare la provinciale 1 che conduce a Camaiore, dove una breve sosta ci fa scoprire le lunghe vie parallele dell’antico centro storico, con la chiesa del XIII secolo fiancheggiata da una torre campanaria del 1365. La strada, dopo un breve tratto piuttosto tortuoso poco prima di Montemagno, prosegue in direzione di Lucca portandosi sulla riva del Serchio, dove svoltiamo a sinistra sulla provinciale 25 risalendo il fiume sino ad incrociare a più riprese la statale 12 dell’Abetone. Rimaniamo però sulla parallela per visitare, a Diecimo, la pieve romanica di Santa Maria: risalente al XII secolo, vanta una poderosa torre campanaria che si apre verso l’alto con bifore, trifore e quadrifore, mentre all’interno sono conservate antiche opere scultoree.
Borgo a Mozzano è noto soprattutto per il trecentesco Ponte della Maddalena, da tutti chiamato Ponte del Diavolo. Merita certamente una sosta la parrocchiale di San Jacopo, che custodisce importanti sculture lignee, ma quello che stupisce davvero è la concentrazione di opere fortificate della Linea Gotica, sorprendente per quantità e per stato di conservazione: le gallerie, i bunker e le piazzole di tiro sono agevolmente visitabili facendosi accompagnare da una guida. Si tratta di opere scavate nella roccia, che non hanno subito grossi deterioramenti; all’interno sono stati allestite piccole esposizioni con materiale bellico, mappe e fotografie. Da notare il lungo e massiccio muro anticarro che andava da una roccia all’altra nel punto più stretto della valle (sulla provinciale, poco prima di un distributore di carburante e di un’area di sosta non segnalata). Sull’altra sponda del Serchio si trovava il campo di concentramento di Socciglia, che ospitava prigionieri in attesa di essere deportati, mentre sotto la torre e le case della rocca di Anchiano, bel paesino medioevale, si trovano gallerie e bunker anch’essi visitabili. E’ in questa frazione che ogni anno si svolge, nel mese di maggio, la Sagra del Baccalà: Borgo a Mozzano è infatti gemellato con la città norvegese di Ålesund, che dal 1980 rifornisce la comunità del saporito pesce conservato.
Nella vicina Fornoli, il Ponte delle Catene (oggi pedonale) scavalca il più grande affluente del Serchio, la Lima. Progettata alla metà dell’800 da Lorenzo Nottolini, la struttura è unica nel suo genere, con due grandi archi di pietra a mantenere in tensione gli elementi in metallo. Il grazioso abitato fa parte del comune sparso di Bagni di Lucca, stazione termale già apprezzata in età romana per le sue acque di elevata temperatura e dagli straordinari effetti curativi: risalendo la Lima si incontrano eleganti residenze nelle quali soggiornarono, fra gli altri, lo scrittore e filosofo Michel de Montaigne e i poeti romantici inglesi Byron e Shelley.
La statale 12 dell’Abetone percorre la valle entrando in provincia di Pistoia e superando Popiglio, con la bella parrocchiale duecentesca di Santa Maria Assunta e l’annesso Museo d’Arte Sacra. Poco più avanti, in direzione di La Lima, si può sperimentare un traballante ponte sospeso pedonale che scavalca il torrente verso Mammiano Basso.
Prendiamo ora a destra in direzione di San Marcello Pistoiese, frequentata stazione di villeggiatura, e dopo aver raggiunto Pontepetri svoltiamo di nuovo per Piastre e Cireglio, dove ci sistemiamo nel parcheggio vicino alla sede della Croce Rossa. Siamo di nuovo sulla Linea Gotica, e non è un caso: per la particolare conformazione del territorio, infatti, la montagna pistoiese venne largamente sfruttata con opere di fortificazione. Informandosi sul posto non è difficile individuare il cosiddetto Itinerario del Sasso, un percorso ciclopedonale che porta nel punto da cui le truppe tedesche potevano controllare una vasta porzione di territorio (addirittura oltre Pistoia e Prato, dato che a quei tempi la visuale era libera da ostacoli). Inoltre, in corrispondenza del punto in cui oggi sorge una croce, la conformazione della roccia offriva un vero e proprio bunker naturale.
Scesi fin quasi alle porte del capoluogo, è il momento di svoltare in direzione di Bologna sulla statale 64, la vecchia Porrettana, ormai poco frequentata e per questo ben più apprezzabile. Passate le poche case di Signorino, in 5 chilometri su rampe di una certa pendenza raggiungiamo gli oltre 900 metri del Passo della Collina, altro luogo importante nella storia della Linea Gotica. Anche qui abbiamo dovuto chiedere più volte prima di trovare un gentile maestro in pensione che ci ha mostrato alcune strutture militari, purtroppo in uno stato di totale abbandono: l’unica postazione facilmente riconoscibile si trova poco prima di entrare nell’abitato, in uno slargo dove oggi viene abitualmente tagliata la legna. Il posto è molto bello e offre la possibilità di scegliere interessanti escursioni, tra cui una variante della Via Francigena. Nella borgata, che ha un’origine abbastanza recente (risale all’apertura della Strada Leopoldina, nel 1847) sorgono alcuni grandi edifici in pietra che furono utilizzati dalle truppe tedesche; oggi ne sono stati ricavati appartamenti, e due dei fabbricati ospitano ex tossicodipendenti.

Sull’Appennino e nel Mugello
Per le prossime tappe interessate dalle vicende belliche, Vernio e San Quirico, dal Passo della Collina si dovrebbe compiere una lunga deviazione su tortuose stradine interne o tornare verso sud effettuando un ampio giro per Pistoia, Prato e la provinciale 325. Decidiamo allora di rimanere sulla Porrettana e dopo un paio di chilometri di discesa piuttosto malridotta raggiungiamo Sambuca Pistoiese, dove il 4 ottobre 1944 gli Alleati istituirono un comando.
Un primo sconfinamento in Emilia conduce al Lago di Suviana, invaso artificiale balneabile nella bella stagione e altro punto di partenza di numerose passeggiate. Nel periodo estivo quasi tutti i parcheggi sono a pagamento, eccetto alcuni nei pressi della diga, ma c’è anche un campeggio ad apertura stagionale che favorisce una permanenza di qualche giorno. Parte di un’area protetta regionale che tutela anche il vicino Lago di Brasimone, il bacino è inserito in un contesto paesaggistico di prim’ordine, fra splendidi boschi popolati da cervi. La provinciale 62 prosegue oltre i laghi fino a Castiglione dei Pepoli, centro di villeggiatura a quasi 700 metri di quota un tempo conosciuto come Castiglione dei Gatti (forse una derivazione dal celtico gat, bosco) con la bella piazza su cui sorge il cinquecentesco Palazzo Comunale.
Ci ritroviamo di nuovo in Toscana, questa volta in provincia di Firenze, seguendo le indicazioni per Roncobilaccio – dove la provinciale è sovrastata dall’Autosole – e poi per San Giacomo, Fratte e Bruscoli: qui vale senz’altro una visita il Museo Storico Etnografico con una sezione di reperti geologici, archeologici e paleontologici, una dedicata agli usi e ai costumi della civiltà contadina e una in cui sono esposti residuati bellici raccolti nelle zone di battaglia intorno alla Linea Gotica. Con un breve tratto a ritroso si sale al Passo della Futa, un altro degli storici valichi fra Emilia e Toscana, dove il Cimitero Militare Germanico è un’imponente struttura di grande valore architettonico dove riposano le salme di oltre 30.000 soldati tedeschi. Anche da qui hanno inizio numerose escursioni nello splendido contesto appenninico.
La ex statale 65 della Futa continua verso Bologna, ma noi la lasciamo subito per portarci a Cornacchiaia, dove un comodo parcheggio si trova nei pressi della bellissima pieve romanica. Vicinissima è Firenzuola, che nel 1944 subì una pesantissima incursione aerea alleata che determinò la distruzione quasi totale del paese (pur con un ridotto numero di vittime civili, poiché gli abitanti vennero fatti sfollare in tempo): rimane una parte delle antiche mura, mentre la bella rocca è stata ricostruita e ospita il Museo della Pietra Serena.
Affrontiamo le curve della provinciale 503, ben nota ai motociclisti, che si immerge nella struggente bellezza naturalistica del Mugello. Ma ancora una volta ci troviamo di fronte al ricordo della guerra: la battaglia che si svolse per la conquista del Passo del Giogo vide le truppe statunitensi della V Armata contrapporsi ai nazisti, impegnati a difendere le cime da cui si controllava il passo, il Monticelli e l’Altuzzo. La vetta di quest’ultimo si raggiunge con una breve e facile passeggiata dal valico; dalla sommità si controlla tutta la piana sottostante, e il silenzio questa volta è rotto dal rumore delle moto che girano sul circuito del Mugello, visibile in lontananza. Seguendo la sterrata che proprio dal passo si stacca verso est, ci si inoltra per una dozzina di chilometri in una foresta sino a raggiungere, sulla Via Faentina, la Colla di Casaglia; la carrareccia è una vera delizia per escursionisti, cavallerizzi e biker.
Dispiace lasciare questi luoghi, anche nel timore che scendendo in pianura ritroveremo caos, traffico e industrie, ma Scarperia val bene la sosta, tanto più perché offre un comodo approdo nel parcheggio a fianco del cimitero. All’interno del bellissimo Palazzo dei Vicari, con l’alta torre merlata e la facciata decorata da numerosi stemmi, è situato l’interessante Museo dei Ferri Taglienti: il borgo è infatti celebre per la fabbricazione artigianale dei coltelli. Nel 1944 Scarperia non subì gravi danni perché il fronte si trovava a qualche chilometro di distanza, ma la cittadina fu un punto di riferimento importante per i partigiani che combatterono insieme al 338° Reggimento della V Armata statunitense: fu nei pressi dei monti Altuzzo e Pratone che riuscirono ad aprirsi un varco, infrangendo la linea difensiva a costo però di gravi perdite da una parte e dall’altra.
Borgo San Lorenzo è il centro più importante del Mugello, il più trafficato e il più movimentato. La pieve di San Lorenzo, già menzionata in un documento del 941 (ma l’attuale edificio risale al XII secolo), conserva all’interno diverse opere d’arte tra cui un’eccezionale tavola di Giotto, riportata alla luce dopo un difficile restauro: il dipinto raffigura la Madonna con in braccio Gesù Bambino – il cui volto è andato perduto – che le carezza il viso, e si tratta dell’unica opera del pittore mugellano conservata nella sua terra d’origine. Da vedere anche il Palazzo Pretorio e la Villa Pecori-Giraldi, dimora ottocentesca di proprietà comunale in cui ha sede il Museo della Manifattura Chini, importante fabbrica d’inizio ‘900 che contribuì alla diffusione dello stile liberty con la produzione di oggetti d’arredo in vetro, ceramica e grès. Non può mancare un saluto al Monumento a Fido, ricordo di un tenace affetto canino: nel dicembre 1943 un bombardamento colpì la fornace in cui lavorava il suo padrone, uccidendo lui e molti altri operai; l’ignaro Fido come ogni sera andò alla fermata dell’autobus per aspettare il rientro dell’uomo, ma non vedendolo scendere dalla corriera vi tornò tutti i giorni per quattordici anni, finché non morì.
La regionale 302 porta alla Colla di Casaglia e di qui a Marradi, dove i nazisti trucidarono 42 persone per rappresaglia; noi invece scendiamo verso Vicchio (che diede i natali a Giotto e al Beato Angelico), Dicomano e Stia, ritrovandoci così nell’Aretino. All’alba del 13 aprile 1944, in località Vallucciole, i tedeschi – sempre affiancati dai repubblichini – commisero un altro crimine orrendo, massacrando 108 persone di cui ben 22 fra neonati di pochi mesi e adolescenti. Quel giorno tutta la zona fu colpita da stragi che fecero un numero imprecisato di morti.
All’Alto Casentino PleinAir ha recentemente dedicato un servizio, ma bisogna almeno ricordare Poppi, che fu fatta oggetto di attacchi aerei e ospitò parecchi sfollati: un Centro di Documentazione sulla Guerra e la Resistenza si trova presso la biblioteca all’interno del castello medioevale. Passata la bella cittadina di Bibbiena proseguiamo per Chiusi della Verna, nei cui pressi sorge il celebre santuario in cui San Francesco ricevette le stimmate. Anche Chiusi vide la sua strage di innocenti, tra cui il parroco: in queste zone ogni lembo di terra è bagnato di sangue.
Scendiamo infine a Pieve Santo Stefano, dove scopriamo una storia che ha dell’incredibile. Nell’agosto del 1944 gli abitanti vennero costretti ad abbandonare le proprie case perché il paese doveva essere fatto saltare in aria: sfruttando l’orografia della valle del Tevere, che qui si stringe in una gola, questa era infatti un’importante postazione della Linea Gotica. Tra gli sfollati c’era il fotografo Lidio Livi, che non potendo portare con sé la macchina fotografica la murò in un edificio. Al suo rientro il paese non era altro che un cumulo di macerie, ma la macchina era rimasta intatta: Livi decise allora di fotografare le rovine e di unirvi le immagini precedenti ai bombardamenti a quelle della ricostruzione, corredate da testimonianze scritte. Il libro che è nato da questo lavoro si intitola Pieve 1944. Il paese cancellato e abbiamo avuto modo di consultarlo presso l’Archivio Diaristico Nazionale (la grande raccolta di diari, epistolari e memorie di vario genere che è valsa a Pieve Santo Stefano l’appellativo di Città del Diario). Alla fine della guerra, il tributo pagato da questa comunità era di 35 persone trucidate e 76 dilaniate dalle bombe, oltre alle abitazioni rase al suolo: i tedeschi risparmiarono solo le chiese e alcuni palazzi.

Le valli marchigiane
Discesi brevemente lungo la E45 fino alle porte di Sansepolcro, risaliamo ora sulla strada regionale del Marecchia in direzione del Passo di Viamaggio e di Badia Tedalda, per poi prendere verso Sestino: da qui la Linea Gotica entrava nelle Marche e si dipanava sulle alture che costeggiano la valle del Foglia. Sulla provinciale 3 bis, attorniata da colline coltivate anche nei punti di maggiore pendenza, passiamo Belforte all’Isauro e Lunano per una tappa a Sassocorvaro, sul Lago di Mercatale. La storia di questo borgo risalirebbe almeno al XIII secolo, quando era retto da una potente famiglia locale che parteggiava per i Guelfi. Dopo aver subito i soprusi dei Brancaleoni, Sassocorvaro fu conteso tra i Montefeltro e i Malatesta e quindi fra diverse signorie, finché nel 1631 l’intero Ducato di Urbino passò alla Santa Sede. Oltre alla collegiata, spicca fra le antiche mura la Rocca Ubaldinesca, capolavoro di architettura militare del XV secolo, serrata da enormi torrioni; e proprio nel possente edificio, durante la guerra, vennero nascoste migliaia e migliaia di opere d’arte provenienti da tutta Italia per sottrarle alle spoliazioni degli eserciti di passaggio.
Ripresa la marcia lungo il Foglia, a Casinina il Museo Storico della Linea Gotica conserva oltre 3.000 reperti e un’ampia documentazione sugli eventi bellici: l’VIII Armata Britannica attaccò il fronte tedesco lungo il fiume, mentre il paese fu conquistato dalla IV Divisione dell’Esercito Indiano. In due giorni caddero 2.000 uomini, senza contare le tante vittime civili perite a causa dei bombardamenti e delle mine. Il giardino sul retro del complesso ospita un piccolo Parco Tematico della Memoria con un Monumento Internazionale ai Caduti, cannoni e diversi veicoli militari ancora funzionanti. Prima di ritrovare fortificazioni significative della Linea Gotica bisogna arrivare a Montecalvo in Foglia e alla vicina Ca’ Gallo, mentre a Montecchio sono quasi 600 le tombe del cimitero del Commonwealth (uno dei tanti nel suo genere) al di sotto del quale si notano ancora le tracce di un fossato anticarro. In prossimità di Tavullia, cui si giunge con una breve deviazione, troviamo invece il memoriale Quota 204, eretto a ricordo di uno degli episodi delle ultime fasi del conflitto quando truppe canadesi sfondarono la Linea, facendo ripiegare i tedeschi.
Le ultime anse del Foglia ci accompagnano fino a Pesaro e alle rive dell’Adriatico. Al Cinquale, punto di partenza del nostro viaggio nella memoria, lo sguardo era rivolto alle severe quinte rocciose delle Apuane, mentre ora va a perdersi nella vastità del mare, e di fronte a quest’ultimo spettacolo la domanda è sempre la stessa: tanti morti e tanta sofferenza, per che cosa?

Testo e foto di Gianni Fucile

PleinAir 458 – settembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio