Mediterraneo alpino

Il lago più grande d'Italia è una sorgente inesauribile di itinerari, che dalle celebri località della riviera spaziano verso le serene colline dell'entroterra: come in questa proposta che ne esplora le sponde sud-occidentali, con utili approdi per il camper e idee a misura di cicloturismo.

Indice dell'itinerario

L’anfiteatro morenico del Garda è uno dei veri gioielli del paesaggio italiano: a due passi dalle montagne ma con clima e ambiente mediterranei, circondato da deliziosi centri storici ed emergenze artistiche e monumentali di fama internazionale, il lago è oltretutto una delle mete più accessibili di tutto il nord Italia e non solo, trovandosi all’incrocio dei due maggiori assi autostradali che attraversano la Pianura Padana e le Alpi centro-orientali. Ma proprio questa ricchezza di temi rende l’area gardesana non facile da scoprire, perché si rischia di perdersi nel ventaglio dei tanti possibili itinerari e delle attività correlate: per un primo approccio, da sperimentare nei finesettimana o nelle brevi vacanze di primavera e d’autunno, è bene dunque individuare zone non troppo ampie e, al tempo stesso, capaci di offrire un contatto più approfondito con le infinite valenze del bacino e degli immediati dintorni. E’ il caso di questa proposta, che si sviluppa per poche decine di chilometri fra Lombardia e Veneto concentrandosi sulla sponda occidentale e meridionale tra Salò e Peschiera, con alcune tappe nelle fasce collinari adiacenti.
A fronte dell’assedio turistico che negli ultimi decenni ha visto crescere a dismisura le strutture residenziali, con case, ville e villette ormai presenti ovunque, non mancano tuttavia risorse e opportunità per il visitatore pleinair. La pur variabile situazione delle soste offre comunque sufficienti approdi al veicolo ricreazionale, senza dimenticare i numerosissimi campeggi rivieraschi che, dalla primavera all’inizio dell’autunno, rappresentano un’adeguata base logistica per il soggiorno all’aria aperta, le tappe culturali e lo sport, potendosi inoltre avvalere della navigazione pubblica per raggiungere più comodamente alcune delle località di maggior pregio.

 

 

 

Salò

La parte antica di Salo', sullo sfondo la torre dell'orologio
La parte antica di Salo’, sullo sfondo la torre dell’orologio

All’estremità sud del Parco dell’Alto Garda Bresciano (che tutela la riviera e un’ampia fascia dell’entroterra fino a Limone sul Garda), il centro di Salò abbraccia l’omonimo golfo sul quale si affaccia l’ampio lungolago realizzato nei primi anni del secolo scorso. La storia recente ci ricorda che fu sede della Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945, ma il cuore delle vicende cittadine e odierna sede comunale è il Palazzo del Capitano con la Loggia della Magnifica Patria, la federazione di 36 località nata in epoca carolingia per difendersi dalle invasioni degli Ungari e durata fino al 1797, anno in cui il trattato di Campoformio la cancellò insieme alla Repubblica di Venezia alla quale si era affidata nel 1426. Da non perdere anche il duomo di Santa Maria Annunziata, del XV secolo, oggetto di un restauro che lo ha riportato agli antichi splendori.
Da qui prendiamo le mosse per visitare la Valtenesi, seguendo un percorso che può essere effettuato anche in bicicletta poiché interessa strade di modesto traffico e non presenta particolari difficoltà nonostante l’andamento collinare. Che si tratti di una valle degli ateniesi , come sostiene qualche leggenda locale, non possiamo garantirlo (certo è invece che qui sono stati rinvenuti numerosi reperti d’epoca romana): ma si tratta di una zona molto bella e godibile con ville patrizie, antichi castelli, pievi solitarie e notevoli vedute sul lago. Portiamoci dunque verso la statale che giunge da Desenzano e, alla rotonda di Cunettone, prendiamo per Puegnago, borgo agricolo in cui spiccano i resti di una fortificazione precedente all’anno Mille, il campanile ottocentesco e alcune chiese. Meta ideale di escursioni sono i vicini laghetti di Sovenigo, dei quali il più grande si ricopre di suggestive fioriture di loto tra giugno e luglio.

 

 

Da Polpenazze a Maguzzano

Il castello medioevale di Padenghe in Valtenesi
Il castello medioevale di Padenghe in Valtenesi

Dopo una piccola deviazione per la chiesetta romanica di San Pietro in Lucone, tra un saliscendi e l’altro su queste dolci colline eccoci a Polpenazze, con la sua enorme parrocchiale cinquecentesca in posizione panoramica, e poco più avanti a Soiano, la cui parte antica sorge ai piedi del piccolo castello (ma qui, come più avanti, si fanno particolarmente evidenti gli effetti della cementificazione).Continuando a scendere in direzione del lago, Padenghe è annunciata da uno svettante castello che offre il doppio piacere della sua visita e della splendida vista; in paese meritano una tappa anche la parrocchiale e l’adiacente Palazzo Barbieri, sede del Comune. Dalla rocca, prendendo in direzione di Bedizzole, in pochi minuti si raggiungono un’altra pregevole chiesetta del Millecento, dedicata a Sant’Emiliano, e soprattutto uno dei più bei castelli della zona, quello di Drugolo, che si evidenzia per le sue particolarità architettoniche.
Tornati a Padenghe, proseguiamo brevemente in direzione di Lonato (che visiteremo più avanti) per recarci a Maguzzano, dove sorge un’abbazia benedettina edificata tra il V e il VI secolo e ricostruita alla fine del Quattrocento, con elegante chiostro. Da qui, scesi al Lido di Lonato, andiamo a chiudere l’anello tornando verso Salò per visitare la parte bassa delle colline, che si allungano nel lago formando due tondeggianti promontori. Poco prima del semaforo di Moniga del Garda, lasciata la statale, si prende a destra e subito dopo ancora a destra per la solitaria chiesetta trecentesca di Santa Maria della Neve; arrivati in paese (la strada è stretta, ma è a senso unico) ne visiteremo il bel castello – ancora abitato da privati, come quello di Padenghe – e Vllla Brunati, la cui facciata mostra un portico adorno di lunette affrescate.

 

 

Manerba sul Garda e Desenzano

Campeggio sul lago a Manerba
Campeggio sul lago a Manerba

A Solarolo, frazione principale delle cinque che compongono Manerba del Garda, troviamo una torre del distrutto castello medioevale, la parrocchiale e la chiesa di San Giovanni Decollato che fu già dei Cavalieri Gerosolimitani. Ma il meglio ci aspetta alla Rocca di Manerba, un ampio promontorio a picco sul lago – oggi interamente tutelato da un parco naturale e facilmente visitabile a piedi – in stupenda posizione panoramica sul Garda e sulla penisola di Sirmione. Alcune campagne di scavi condotte nella seconda metà degli anni Novanta hanno individuato il cosiddetto Riparo Valtenesi dove, dal 4500 a.C., vissero cacciatori e pescatori che fabbricavano attrezzi di pietra e oggetti di ceramica, mentre al terzo millennio a.C. risale una necropoli con sei tombe collettive in legno e pavimento in acciottolato; ulteriori ricerche hanno infine portato alla luce resti di una fortificazione di epoca longobarda. A partire dalla primavera inoltrata, le passeggiate che scendono fin sulle sponde rivelano un ambiente intatto, ricco di vegetazione e con un’acqua limpidissima a motivo dei fondali pietrosi (vi si incontrano talora dei bagnanti naturisti, attratti dalla posizione nascosta di alcuni tratti di spiaggia e dalla scarsissima frequentazione). Se invece si decide di salire in quota per ampliare il raggio della veduta, si noterà sul profilo dell’enorme terrazza una sorta di casello in cemento a precipizio sulla roccia: non si tratta del deturpante residuo di chissà quale speculazione, bensì di un glorioso punto base che veniva utilizzato per registrare il passaggio degli idrovolanti in gara per il primato mondiale di velocità, ottenuto nel 1934 dal pilota Agello con 709,209 chilometri all’ora. Poco più avanti si trova una parete frequentata da free climber provenienti da tutta Europa. Oltre alle bellezze paesaggistiche, l’area del parco offre una flora ricchissima – tra cui numerose specie di orchidee selvatiche – e una zona boschiva perlopiù spontanea, ad eccezione di una specie di pino che è stata trapiantata.

Visitato il Museo Archeologico di Manerba, dove si trovano numerosi reperti degli scavi, ultima tappa prima del rientro a Salò è San Felice del Benaco. Lungo strada incontreremo la località Pieve, che prende il nome dalla chiesetta romanica (ma qui si fa di nuovo molto evidente anche la presenza degli insediamenti turistici residenziali) e il santuario della Madonna del Carmine, edificato nel 1452 in forme tardogotiche, con facciata a capanna e interno a navata unica decorato da begli affreschi.

Conosciuta come la piccola capitale del lago, Desenzano è il luogo ideale da cui partire per l’esplorazione di questa parte dell’entroterra gardesano, che nuovamente potremo effettuare seguendo un itinerario ad anello. Indispensabile preliminare è una visita all’ufficio turistico, dove potremo procurarci anche una cartina dei percorsi ciclabili: qui infatti le dueruote si possono impiegare al meglio lungo innumerevoli percorsi di interesse storico, artistico e naturalistico.

La cittadina, oggi attrezzatissimo centro turistico con una tradizione ricettiva che data da oltre un secolo, conobbe anche in passato una notevole prosperità come centro agricolo e commerciale. Tra i molti monumenti di vaglia troviamo il duomo tardorinascimentale di Santa Maria Maggiore, di articolata architettura firmata nella sua versione definitiva da Giulio Todeschini; vi si ammirano un’Ultima Cena di Giambattista Tiepolo e numerose altre tele di interesse, tra cui un ciclo pittorico di Andrea Celesti dedicato alla Maddalena. A completare la scoperta del centro il caratteristico castello affacciato sul lago e la porticata Piazza Malvezzi con il Palazzo del Provveditore Veneto, mentre all’epoca romana risale una villa del III-IV secolo con pavimenti a mosaico e altri reperti conservati nel piccolo museo all’ingresso. Una ricca collezione archeologica – tra cui un aratro risalente al 2000 a.C. – è invece esposta al Museo Rambotti, nel restaurato chiostro di Santa Maria de Senioribus.

 

Arrivando a Sirmione

I resti assai rappresentativi della villa del poeta latino Catullo
I resti assai rappresentativi della villa del poeta latino Catullo

Spostiamoci ora a Lonato, il cui nome dice poco a chi non conosce questa zona: e invece si tratta di un paese ricco di motivi d’interesse con almeno 7.000 anni di storia, un nucleo antico da fare invidia a tante e più blasonate località rivierasche, una rocca con superbe vedute e, non da ultimo, la Fondazione Ugo da Como, con una preziosa collezione di volumi e opere d’arte. L’abbazia di Maguzzano ed il castello di Drugolo, che abbiamo visitato nel precedente itinerario, fanno parte dello stesso comune.

Patria di San Luigi Gonzaga, Castiglione delle Stiviere offre un’imponente basilica barocca costruita in suo onore e ancora un godibile centro storico con belle piazze e abitazioni d’epoca, tra cui il settecentesco Palazzo Longhi che ospita il Museo della Croce Rossa. Da questo punto il percorso, che dalla provincia di Brescia sconfina brevemente in quella di Mantova, si fa più articolato andando a cercare sulle basse colline le memorie di storia patria rievocate da Solferino e San Martino della Battaglia, teatro dei conflitti decisivi per le sorti della Seconda Guerra d’Indipendenza nel giugno del 1859. Un ampio panorama del circondario si apprezza dalla sommità della Rocca di Solferino, in realtà un torrione dell’anno Mille più tardi rimaneggiato; in paese, tra le ben segnalate tappe degli eventi risorgimentali, troviamo inoltre il Museo Storico e il vicino Ossario presso la chiesetta di San Pietro. La stessa combinazione si ritrova – risalendo verso Desenzano – a San Martino, dove il complesso monumentale è formato dall’alta torre ottocentesca intitolata a Vittorio Emanuele II, dal Museo della Battaglia e dall’Ossario.
Il percorso che riporta verso il lago offre l’occasione di visitare altri tre piacevoli borghi. Cavriana conserva i resti di una rocca che fu tra le più possenti della zona, la parrocchiale tardobarocca e, nelle sale di Villa Mirra, un museo archeologico che propone fra l’altro numerose testimonianze della preistoria locale e una piccola ma interessante collezione privata di antichi mestieri, ospitata in un ex mulino; ai margini dell’abitato è la caratteristica pieve di Santa Maria, con un prezioso altorilievo raffigurante la Vergine. A Castellaro Lagusello, minuscola perla medioevale racchiusa da mura fortificate, il vicino e grazioso laghetto (oggi compreso nel Parco Naturale Regionale del Mincio) è uno dei pochi resti dei movimenti morenici della zona. Pozzolengo è invece dominata dalle torri cilindriche della rocca ormai diruta e offre anche un’interessante parrocchiale; ma nei dintorni troviamo di nuovo l’invasione del cemento, che ha stravolto il paesaggio della collina.La penisola di Sirmione, spettacolare conclusione dell’itinerario, non ha bisogno di presentazioni: mete d’elezione – ma non uniche – dell’attivissimo centro turistico e termale sono la turrita Rocca Scaligera del XII secolo, lambita dalle acque del Garda, e l’area archeologica delle Grotte di Catullo, dove il poeta latino ebbe nel I secolo a.C. una fastosa residenza. Dall’estremità della stretta lingua di terra si ammira verso occidente il panorama del golfo di Desenzano, verso oriente quello di Peschiera intorno al quale si ambienta l’ultima parte del nostro itinerario.

 

Peschiera e il sud-est

Le fertili campagne dei colli morenici
Le fertili campagne dei colli morenici

Lasciamo la Lombardia per il Veneto, entrando nella provincia di Verona e scegliendo ora come filo conduttore del nostro giro sulle colline moreniche il corso del Mincio, emissario del Garda proprio a Peschiera. Anche questa cittadina di grande fama turistica (incrementata dalla vicinanza a Gardaland) rivestì notevole importanza strategica sin dall’epoca romana, e la miglior conferma ne è l’intatto complesso dei suggestivi bastioni – più volte rimaneggiati nei secoli – circondati dalle acque che in breve si immettono nel fiume. Questo inoltre era uno dei capisaldi del famoso Quadrilatero che insieme a Verona, Mantova e Legnago doveva proteggere le comunicazioni con l’Austria attraverso la Val d’Adige.
Appena al di là dell’autostrada, dove tornano ad intersecarsi le tre province del basso Garda, una tappa da non perdere è il cinquecentesco santuario della Madonna del Frassino: le dieci cappelle che fiancheggiano la navata centrale sono ricche di dipinti e affreschi, mentre un tabernacolo custodisce una statuetta che ricorda l’origine di questo frequentato luogo di culto, ovvero il salvataggio di un contadino che l’11 maggio 1510 fu salvato dal morso di un serpente grazie alla miracolosa apparizione della Madonna.
Monzambano, comodamente raggiungibile anche in bicicletta lungo una ben fruibile pista, offre belle vedute sulla valle del Mincio dalla maestosa parrocchiale costruita in nitide forme settecentesche. Da qui una strada che a tratti costeggia il fiume ci porta a Borghetto, deliziosa frazione di Valeggio sul Mincio che scavalca il corso d’acqua con antiche case e resti delle fortificazioni di quello che fu il Serraglio, grandiosa opera di fortificazione voluta dalla signoria scaligera a metà del Trecento per collegare le rocche di Nogarole, Villafranca, Gherla e Valeggio. Qui, notato per l’appunto il castello con quattro torri duecentesche e una quinta più alta e snella voluta da Gian Galeazzo Visconti nel secolo successivo, proseguiamo in direzione di Villafranca di Verona dove, oltre al pittoresco maniero, sorge la Villa Gandini-Bugna in cui si tenne nel 1859 l’incontro fra Napoleone III e Francesco Giuseppe che condusse alla pace di Zurigo; singolare il duomo, che fu edificato nel Settecento copiando le forme della chiesa palladiana del Redentore di Venezia.

Salendo tra dolci colline, l’Ossario di Custoza e il monumento di Monte Croce ci riportano a due tristi pagine del Risorgimento: qui il 25 luglio 1848 il feldmaresciallo Radetzsky sconfisse Carlo Alberto e il 24 giugno 1866 vide la ritirata del generale Lamarmora sotto la pressione delle truppe dell’arciduca Alberto d’Austria (proprio a queste vicende si ispira il personaggio dell’eroico tamburino sardo nata dalla penna di Edmondo De Amicis per le pagine di Cuore, caposaldo della letteratura otto-novecentesca per i ragazzi). Una piacevole opportunità escursionistica nella zona è offerta dal sentiero attrezzato CamminaCustoza – percorribile anche in bicicletta – con numerosi punti di sosta tra campagne, boschetti e vigneti.

Siamo al termine della nostra esplorazione intorno al lago, non senza un’ultima tappa a Salionze dove, nel 452, Leone I convinse Attila a fermare la sua marcia verso Roma. Quell’incontro fra il Papa e il condottiero barbaro, che dopo aver devastato Aquileia e il Veneto rinunciò a proseguire la sua campagna di conquista, rimane avvolto nella leggenda: il ritiro degli Unni non cambiò di molto le sorti dell’Impero Romano d’Occidente, che ventiquattro anni dopo si sarebbe definitivamente disgregato con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre, ma fu l’ultima impresa del popolo nordico che nel 453, con la morte dello stesso Attila, iniziò a scomparire dallo scenario della storia. Il moderno turista, rientrato a Peschiera, potrà meditare a proprio agio su queste e altre curiosità, magari concludendo il soggiorno con una pausa rilassante in una delle amene località rivierasche del basso Garda.

 

 

 

 

 

 

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