Medioevo prossimo

Centinaia di rocche, castelli e residenze nobili proiettano sul paesaggio dell'Alto Adige un'aura secolare che ricorda le vicende di antiche corti, ricchi feudatari, romantiche dame. E conservano un patrimonio d'arte, d'architettura e di costume che riporta in vita la storia di questa terra di confine.

Indice dell'itinerario

L’ultimo è stato scoperto qualche anno fa in Val Gardena, a poca distanza da Ortisei: accanto ai resti delle mura, gli archeologi hanno riportato alla luce monete medioevali, frecce e una balestra. E basta percorrere l’autostrada tra Verona e Innsbruck, ma anche la vecchia statale che corre quasi parallela oppure la ferrovia, per scoprire che l’Alto Adige è terra di castelli. Torri isolate, fortilizi, manieri trasformati in residenze sbucano tra i vigneti della Valdadige, le rocce della Val d’Isarco, le foreste di abeti.
All’estremità meridionale della provincia, dall’alto di un dirupo, i ruderi dello Haderburg sorvegliano Salorno e il confine con il Trentino. A nord, circondato dal bosco, lo Strassburg tiene d’occhio come nel Medioevo la via del Brennero. Otto castelli sorvegliano Bolzano, mentre intorno a Merano e alla conca del Burgraviato fortezze e torri sono una dozzina. A spiegare la presenza di oltre quattrocento castelli in uno spazio così ridotto è la posizione del Sudtirolo, con la necessità di controllare le strade che da oltre due millenni attraversano le Alpi: infatti molti di questi edifici, anche se più tardi hanno assunto forme medioevali o rinascimentali, sono nati al tempo di Roma lungo la Via Claudia Augusta, che saliva da Bolzano al Passo di Resia, o la Claudia Padana, che attraversava il Brennero. A Castel Feder, tra lastroni di granito e querce che danno un’inattesa nota mediterranea al paesaggio, si scoprono sotto le mura duecentesche i resti di un castelliere dell’Età del Bronzo: forse Ötzi, l’uomo del Similaun, ha sostato in fortilizi come questo.
Sarebbe un errore, però, pensare ai castelli altoatesini come a mete riservate agli studiosi. Alcuni sono abitazioni private, altri sono stati trasformati in ristoranti o alberghi di lusso, altri ancora continuano ad ospitare le famiglie nobili che li controllavano secoli fa. Castel Juval, in Val Venosta, è stato acquistato nel 1983 da Reinhold Messner che ne ha fatto il primo dei suoi musei dedicati alla montagna, e lo stesso è accaduto da due anni a Castel Firmiano, affacciato sul capoluogo.
Nell’Alto Medioevo questa rete di presidi servì a contrastare le invasioni dei Longobardi e dei Baiuvari, poi a questi ultimi per consolidare il loro dominio sulla terra in cui avevano portato la lingua tedesca. Dopo il Mille la strada del Brennero divenne vitale per gli imperatori di Germania in lotta con il papato: per renderla sicura le valli dell’Isarco e dell’Adige vennero affidate ai vescovi di Bressanone e di Trento, che non potevano avere eredi (almeno ufficialmente) e dare quindi vita a dinastie ostili all’Impero. Nel 1363, con il passaggio della regione all’Austria, il ruolo militare dei castelli si ridusse; ma cinque secoli dopo, quando il Regno d’Italia iniziò a premere da sud, i governanti di Vienna approntarono nuove difese lungo l’Adige e sulle Dolomiti. Poi, con la pace, più di un castello iniziò a trasformarsi: Glorenza prese le forme di una città fortificata, il fortilizio sulla rupe di Sabiona che aveva ospitato il principe-vescovo di Bressanone tornò alle sue funzioni religiose (ma ancora oggi le Benedettine che abitano il convento sono protette da due cinte di mura merlate).
Oggi, per molti altoatesini, i castelli sono un elemento importante di un’identità gelosamente difesa. Per capire questa terra, però, è utile ricordare che torri e mura non sono mai riuscite a fermare gli scambi commerciali e culturali fra il mondo tedesco e quello italiano, testimoniati dalle vicende di alcune nobili famiglie. I Thurn und Taxis, diventati ricchi alla corte di Vienna e oggi residenti in Germania, erano originari di Bergamo e posseggono tuttora castelli in Alto Adige. Leonardo di Völs, signore di Castel Presule nel ‘400, legittimò il suo potere cercando titoli a Roma, scoprì di essere imparentato con i Colonna, introdusse il loro stemma nel suo.
Ma i veri protagonisti della storia di questa parte d’Europa sono stati i conti di Tirolo, che venivano dalla Val Venosta e partirono dal loro castello presso Merano per conquistare Trento, Bressanone, la Carinzia e l’Istria. Mainardo II, nel ‘200, riunì per la prima volta in un unico stato le valli dell’Inn, dell’Adige e dell’Isarco, ovvero il Tirolo storico. Dante conosceva la dinastia con il nome di Tiralli, ma il nome di Castel Tirolo – e quindi dell’intera regione – deriva da una parola ladina: il maniero, infatti, riceveva acqua da un troi, un canale a mezza costa scavato sul fianco della montagna, e teriòl o tiriòl è un piccolo troi, cioè un canaletto. Anche le parole più umili possono diventare famose.

Dieci castelli per una vacanza
In poco spazio non è possibile descrivere un patrimonio storico e architettonico che conta, come abbiamo detto, centinaia di possibili mete: ma per chi volesse compiere un piccolo tour alla scoperta dei castelli altoatesini, ecco alcuni suggerimenti sperimentati.

Castel Coira
Tra i più famosi del Sudtirolo, sorge a Sluderno in vista dell’Ortles, che con i suoi 3.904 metri era la vetta più alta del Tirolo storico. A renderlo importante è stata però la vicinanza alle strade che conducono in Austria per il Passo di Resia e in Engadina attraverso la Val Müstair; a queste, tra il 1820 e il 1825, si è aggiunta l’arteria che conduce in Valtellina scavalcando lo Stelvio. Costruito a partire dal 1253 per volontà di Enrico IV di Montfort, vescovo di Coira nei Grigioni svizzeri, il castello passò nel 1504 ai conti Trapp, che lo trasformarono in residenza (anche oggi, in alcuni momenti dell’anno, i discendenti della famiglia soggiornano negli appartamenti privati). Cuore del Churburg è il loggiato del primo piano che poggia su sedici colonne in marmo di Lasa, pregiata pietra da costruzione proveniente dall’omonima località della provincia. Una porta decorata da intarsi conduce alla stanza del conte Jakob, fatta allestire nel 1561 da Jakob Trapp VII in partenza per Gerusalemme, e fu lui, al ritorno, a far costruire la cappella sul cui altare spiccano la Madonna Nera, San Nicola e San Giorgio. La visita si conclude nell’armeria, dove sono conservate una cinquantina di armature (la più antica risale al 1365). Qui i ragazzi possono vestirsi da cavalieri, esperienza divertente e istruttiva che fa capire quanto fosse scomodo indossare capi di metallo, specialmente sotto il sole dell’estate.
Aperto tutti i giorni dal 20 marzo al 31 ottobre esclusi i lunedì non festivi, per comitive anche in altri periodi. Ingresso 8 euro inclusa guida, bambini da 6 a 14 anni 4 euro, fino a 6 anni gratis, Carta Famiglia 17 euro (tel. 0473 615241, www.castelcoira.com, info@castelcoira.com).
Consorzio Turistico Alta Val Venosta, tel. 0473 737040, www.ferienregion-obervinschgau.it.
Sosta Posteggi ai piedi del castello o in paese, che dista circa 15 minuti a piedi (navetta su richiesta).

Castel Tirolo
La fortezza i cui signori hanno dato il nome a un’ampia fetta delle Alpi, nonché allo stesso paese di Tirolo, sorge su un’altura affacciata sulla conca di Merano all’imbocco delle valli Passiria e Venosta. Anche se il primo fortilizio fu costruito dai Romani, il complesso che si visita oggi fu eretto a partire dal 1141 dai conti di Venosta, poi conti di Tirolo. Della prima costruzione resta il mastio, che poggia su mura spesse 5 metri; accanto sorgono il frontone merlato del Mushaus (che raccoglie i servizi, fra cui la cucina del 1320), l’ala orientale con una piccola torre, il palazzo con bifore e trifore rivolte verso la valle, la cappella con abside semicircolare e campanile. Le costruzioni più eleganti sono il palazzo e la cappella, quest’ultima con affreschi gotici e bellissimo portale romanico in marmo di Lasa, d’ispirazione longobarda, decorato da sculture a rilievo di figure umane intrecciate a bestie e ad esseri favolosi. Il castello passò agli Asburgo quando si estinse la dinastia dei Tirolo, conobbe secoli di abbandono e degrado, poi nel 1816 fu riscattato dalla città di Merano e regalato a Francesco Giuseppe. I restauri sono stati avviati dopo il passaggio all’Italia. Ceduto nel 1974 alla Provincia di Bolzano, Castel Tirolo ha visto nascere in anni recenti un bel museo dedicato alla storia di questo territorio.
Aperto tutti i giorni dal 13 marzo al 30 novembre esclusi i lunedì non festivi. Ingresso 6 euro per un adulto e 12 euro per due adulti con eventuali figli sino a 14 anni, bambini fino a 6 anni gratis, per visite guidate supplemento di 2 euro a persona (tel. 0473 220221, www.schlosstirol.it, info@casteltirolo.it).
Sosta Posteggi in paese, uno dei quali riservato a pullman e camper.

Castel Wolfsthurn
Il più elegante castello barocco dell’Alto Adige sorge su un dosso a sbarrare la verde Val Ridanna, che sale da Vipiteno verso le Alpi Breonie. Ai suoi piedi è l’abitato di Mareta, frazione di Racines; alla sommità della valle sono le miniere di zinco e piombo di Monteneve, oggi trasformate in una meta turistica. La necessità di controllare l’accesso alle miniere, ai boschi e ai pascoli spiega la presenza di una fortezza ricordata per la prima volta nel 1242, quando venne data in feudo ai Wölfe von Mareit. Nel 1574 passò ai Grebmer di Vipiteno e nel 1725 al barone Franz Andrä von Sternbach, funzionario alla corte di Vienna e ricco possidente, che fece demolire il vecchio edificio e costruire quello che si visita oggi. Il rapporto del barone con la corte imperiale spiega la presenza tra i monti una dimora che ricorda i palazzi delle capitali europee: progettata dal viennese Christoph Daniel Dietrich e costata 60.000 fiorini, è ancora utilizzata dalla famiglia von Sternbach. Un’ala ospita dal 1996 il Museo Provinciale della Caccia e della Pesca dove, superato l’orso impagliato dell’androne, si scoprono quadri, arazzi, armi e trofei che raccontano due secoli di storia del Sudtirolo. Tra gli ambienti spiccano i saloni del secondo piano (il più vasto è quello da ballo, illuminato da un enorme lampadario) e la sala che ha preso il posto della cappella.
Aperto tutti i giorni dal 1° aprile al 15 novembre esclusi i lunedì non festivi. Ingresso 4 euro per un adulto e 8 euro per due adulti con eventuali figli sino a 14 anni (tel. 0472 758121, www.provincia.bz.it/volkskundemuseen).
Ufficio Turistico di Racines, tel. 0472 760608, www.ratschings.org.
Sosta Posteggi a Mareta, da cui si arriva con una breve salita a piedi.

Castel Tasso
Altri castelli dell’Alto Adige sono più imponenti o sfarzosi. Pochi, però, possono vantare la miscela di armonia ed eleganza di Castel Tasso, Burg Reifenstein in tedesco, che sorge su un cocuzzolo di roccia a sud di Vipiteno nel comune di Campo di Trens. Chi arriva da Bolzano sull’autostrada del Brennero lo vede comparire a sinistra, prima di iniziare la salita verso il confine e il valico. Il nome italiano della fortezza ne indica gli attuali proprietari, i conti Thurn und Taxis, che la posseggono dal 1813; quello tedesco significa pietra sulla riva ed è riferito alla Sterzinger Moos, una palude bonificata nel 1877. La visita è un viaggio nella storia della fortezza: dalle mura, che hanno preso l’aspetto attuale alla fine del ‘500, si sale al cortile interno occupato da una cisterna. Più in alto sono il mastio e il bel palazzo tardogotico nel quale i Thurn und Taxis alloggiano di tanto in tanto. Stupefacenti le decorazioni della Camera dei Conti e della Sala Verde. La piccola chiesa sull’altura è dedicata a San Zeno, vescovo di Verona vissuto nel secolo IV.
Aperto tutti i giorni dal 1° aprile al 15 novembre escluso il venerdì. Ingresso 3,60 euro per un adulto e 7,25 euro per due adulti con eventuali figli sino a 14 anni (tel. 0472 765879).
Ufficio Turistico di Vipiteno, tel. 0472 765325, www.infosterzing.it.
Sosta Piccolo posteggio nei pressi. Sulla A22, presso l’autostazione doganale, c’è un camper service (seguire le indicazioni Autocamp Sadobre). A Vipiteno si pernotta nell’area attrezzata di fronte al ristorante Top Stop (tel. 0472 721793).

Castel Tures
Uno dei castelli più grandi dell’Alto Adige domina l’ampia conca di Campo Tures in cui si riuniscono la Valle Aurina, la Valle dei Molini e la Valle di Riva, ai piedi delle Vedrette di Ries. E’ sorto all’inizio del ‘200 come fortezza sotto Hugo I di Taufers, ricordato dal 1136, e il figlio Hugo II. Nel 1315 passò ai signori di Tirolo, e fra il 1484 e il 1486 fu ingrandito dal principe-vescovo di Bressanone Georg Golser. Trasformato in residenza tra il ‘500 e il ‘600, dal 1977 è proprietà del Südtiroler Burgeninstitut, l’Associazione dei Castelli dell’Alto Adige. Due terzi dei suoi sessantaquattro ambienti sono rivestiti in legno pregiato: all’interno spiccano la Sala dei Giudizi, la biblioteca e la Stanza delle Streghe, che deve il nome a Margarethe von Taufers la quale vide uccidere l’amato nel giorno stesso delle nozze, pianse per sette anni e poi si gettò dalla finestra. Nelle notti di luna piena, secondo la tradizione, si sentono ancora i lamenti del suo spettro.
Aperto tutto l’anno, visite guidate in giorni e orari variabili a seconda della stagione. Ingresso 7 euro, bambini da 6 a 14 anni 4 euro, fino a 6 anni gratis (tel. 0474 678053 o 340 8690168, Südtiroler Burgeninstitut tel. 0471 982255, www.burgeninstitut.com, taufers@burgeninstitut.com).
Area Vacanze Valli di Tures e Aurina, tel. 0474 652081, www.tures-aurina.com, info@tures-aurina.com.
Sosta Posteggi in paese, da cui si arriva con circa 15 minuti di passeggiata.

Castel Welsperg
Il nome dei conti von Welsperg, una delle casate più antiche del Sudtirolo, è legato alla conca di Primiero, in Trentino, che la famiglia ebbe come feudo dal XVI secolo al 1907. La loro presenza in Alto Adige è però documentata fin dal 1140, quando Otto I di Welsperg aveva possedimenti in Val Pusteria, in Val d’Isarco e nella Inntal. Nello stesso anno venne portata a termine a Monguelfo la costruzione del castello, destinato a rimanere per ottocento anni il centro del potere della casata; l’elemento più antico è il mastio, poi sorsero il palazzo con gli edifici di servizio e una cappella. Fra il ‘400 e il ‘500 il castello fu ampliato e ristrutturato, nel 1765 venne devastato da un incendio e durante la ricostruzione il piano superiore fu demolito. Si accede attraverso un ponte in legno, che una volta era levatoio, e una porta affiancata da due feritoie. Sul cortile si affacciano il mastio, il forno e la cosiddetta nuova cappella di San Giovanni, mentre un arco porta alla grande corte utilizzata per manifestazioni e feste. All’interno, gli ambienti più suggestivi sono la cucina con le mura annerite dal fumo, la cappella romanica e le Stube del Curatore e del Conte, rivestite in legno.
Aperto dal 1° luglio al 7 settembre ore 10/13 e 16/18.30, domenica 16/19, sabato chiuso; dall’8 al 26 settembre ore 15/17, sabato e domenica chiuso (Ufficio Turistico Monguelfo, tel. 0474 944118, https://welsberg.com, info@welsberg.com).
Sosta Ampio posteggio a circa 15 minuti di passeggiata dal castello.

Castel Velturno
Fra i più suggestivi del Sudtirolo, sorge nel paese omonimo su un poggio che guarda la Val d’Isarco ed è facilmente raggiungibile da Bressanone. Dalla parte opposta della valle si alzano le cime delle Odle. Fu Cristoforo Madruzzo, principe-vescovo di Trento e Bressanone, ad avviare la costruzione del castello di Velturno, Feldthurns in tedesco, accanto all’omonimo paese. I lavori, su progetto di Mattia Parlati, finirono nel 1587. Gioiello di architettura rinascimentale circondato dal verde dei prati, Castel Velturno fa da sfondo ai campanili e alle vecchie case del paese. Un giardino circonda la residenza vescovile, decorata all’esterno da affreschi, e la vicina Casa dello Scrivano. All’interno ci si emoziona nel visitare il salone d’onore con i suoi pannelli e intarsi, gli affreschi di Pietro Maria Bagnadore, le stufe di maiolica (tra le molte spicca quella della Sala del Principe) e le raffinate serrature delle porte. Hanno richiesto anni di lavoro ai migliori artigiani dell’Alto Adige e del Tirolo anche i soffitti a cassettoni, per i quali sono state impiegate dieci diverse essenze di legno.
Aperto dal 1° marzo al 30 novembre tutti i giorni tranne il lunedì. Ingresso adulti 3 euro, famiglie 8 euro (Associazione Turistica Velturno, tel. 0472 855290, www.velturno.info, info@velturno.info).
Sosta Posteggi in paese.

Castel Roncolo
La strada della Val Sarentina raggiunge Bolzano da nord traversando una lunga gola rocciosa. Allo sbocco della forra c’è Castel Roncolo, Schloss Runkelstein in tedesco. Fu Aldrighetto, vescovo di Trento e signore di Bolzano, a concedere nel 1237 ai fratelli Federico e Beraldo di Vanga il permesso di erigere una fortezza sulla rupe. Nel 1385 Castel Roncolo passò ad altri due fratelli, Nikolaus e Franz Vintler di Bolzano, che fecero dipingere i primi affreschi; più tardi fu del principe-vescovo Georg Hack, dell’arciduca Sigismondo il Danaroso, dell’imperatore Massimiliano I che fece restaurare gli affreschi e dei von Liechtenstein. Già nell’800, grazie al suo aspetto romantico, l’edificio divenne meta turistica, e fra il 1884 e il 1888 fu fatto ristrutturare dall’imperatore Francesco Giuseppe. Oggi Castel Roncolo può essere raggiunto con il veicolo dalla strada per la Val Sarentina oppure a piedi, in bici o in bus navetta dal centro di Bolzano. Il Palazzo Occidentale e la Casa d’Estate conservano gli affreschi che gli hanno valso il soprannome di “castello dipinto”. Gli ambienti più belli sono le Sale dei Cavalieri, dei Giochi, degli Stemmi, del Torneo, con una scena di combattimento, e la Sala delle Coppie, dove i cavalieri si affrontano l’un l’altro, ma è nella Stanza di Tristano che si ammirano le pitture più affascinanti, dedicate al celebre ciclo medioevale (particolare l’ampio uso della terraverde, che dà a queste immagini un aspetto inconsueto). Per chi vuole sedersi a tavola in un’atmosfera d’epoca, nel cortile si trova una locanda.
Aperto tutti i giorni ore 10/18 tranne il lunedì. Ingresso 8 euro, Carta Famiglia 13 euro (tel. 0471 329808).
Azienda Soggiorno e Turismo di Bolzano tel. 0471 307000, www.bolzano-bozen.it.
Sosta Piccolo posteggio alla base del castello (collegamenti anche con navetta dal centro di Bolzano). A disposizione anche il camping Moosbauer (Via San Maurizio 83, tel. 0471 918492, www.moosbauer.com, info@moosbauer.com, annuale). Un camper service si trova in Via Buozzi vicino alla nuova fiera, in direzione del centro dopo il viadotto ferroviario.

Castel Presule
Un’imponente fortezza domina un terrazzo naturale ai piedi dello Sciliar. Citato per la prima volta nel 1279 come Castrum Presile, Castel Prösels fu costruito intorno al 1200 per i signori di Völs, ovvero Fiè allo Sciliar, ma già alla fine del XIII se ne impadronì il conte Mainardo II di Tirolo. Il periodo più importante nella storia di Castel Presule è però l’inizio del ‘500 quando Leonardo di Völs, dopo essere stato esattore della miniera di sale di Hall in Tirol, divenne Capitano dell’Alto Adige e del Tirolo, ricondusse le origini della sua famiglia ai Colonna di Roma e trasformò l’edificio fortificato in raffinata residenza. Oltre alla chiesa, al cortile e agli altri ambienti, purtroppo in buona parte privi di mobilio, si visita la Sala dei Pilastri dov’è esposta la collezione di armi di Franz Anton von Kofler, acquistata dalla Provincia e data in prestito a Prösels. Numerosi i sentieri per passeggiate nei dintorni. Da notare che le strade di accesso sono piuttosto strette e quella da Fiè è anche ripida.
Aperto dal 1° maggio al 31 ottobre, visite guidate in orari diversi escluso il sabato. Ingresso 5 euro, bambini da 6 a 14 anni 2 euro (tel. 0471 601062, www.schloss-proesels.it).
Associazione Turistica Fiè allo Sciliar, tel. 0471 725047, www.voels.it.
Sosta Ampio posteggio nei pressi. In alternativa ci si può servire del camping Seiser Alm (San Costantino 16/A, tel. 0471 706459, www.camping-alpedisiusi.com, info@camping-alpedisiusi.com, aperto tutto l’anno ad eccezione del periodo da inizio novembre a metà dicembre).

Castello di Salorno
Recenti restauri hanno reso nuovamente accessibile lo Haderburg, che sorveglia da otto secoli il confine tra l’Alto Adige e il Trentino ed è oggi inserito nel parco di Monte Corno, l’area protetta più meridionale della provincia di Bolzano. Vero nido d’aquila aggrappato sulla cima di una rupe, fu fatto costruire dai conti di Salorno all’inizio del XIII secolo e più tardi passò ai Conti di Tirolo e di Völs; l’allontanarsi del confine e l’introduzione delle artiglierie lo fecero però abbandonare già nel ‘500. Aperto alle visite nel 2003, è una delle mete più apprezzate della Bassa Atesina ed è stato ripristinato anche per ospitare eventi culturali. Dal posteggio si segue il Sentiero delle Visioni, una ripida stradina nel bosco che sale a tornanti fino al castello (c’è anche un servizio di navetta). Giunti al Cortile Maggiore, con tavoli e punto di ristoro, una scala metallica porta ai bastioni e al mastio, completamente spoglio e forse per questo ancora più spettacolare. Dai merli a coda di rondine si ammira un magnifico panorama sulla valle dell’Adige. Aperto dal 1° aprile al 31 ottobre dal venerdì alla domenica. Ingresso 3 euro, da 10 a 16 anni 2 euro, minori di 10 anni gratis (tel. 334 2516694, www.castellodisalorno.it).
Ufficio Turistico di Salorno, tel. 0471 884279.
Sosta Ampio posteggio alla base del castello, da cui si sale a piedi in circa 25 minuti.

PleinAir 429 – aprile 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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