Marinai del Nord

Un mitico alone circonda la storia del Vichinghi: seguiamone le tracce in terra danese tra musei interattivi, necropoli, fortificazioni e villaggi che sembrano usciti dal primo millennio.

Indice dell'itinerario

Spada, scudo ed elmo di ferro: così l’iconografia classica solitamente raffigura i biondi e possenti Vichinghi, quasi a voler sottolineare la loro barbarica aggressività. Ma erano veramente quei feroci predatori e abilissimi pirati che per quasi tre secoli razziarono mezza Europa con fulminee scorrerie e riuscirono a raggiungere le coste americane ben prima di Colombo con le loro navi agili e veloci?
A queste e ad altre domande abbiamo cercato la risposta seguendo le tracce del popolo nordico, originario della penisola scandinava, in un itinerario che ha attraversato le tre regioni principali della Danimarca.

La città di Harald
Da Copenhagen la statale 156 ci porta velocemente a Roskilde, l’antica capitale danese, per un primo approccio con la marineria vichinga. Imboccato a destra il Kong Valdemars Vej, un tratto dell’anello stradale urbano, lo si percorre fino a un’ampia curva dove ci si immette sulla Sankt Clara Vej che corre parallela al grande parcheggio del Vikingeskibsmuseet, il museo delle navi vichinghe affacciato direttamente sul fiordo (da notare che l’ingresso e, volendo, anche il treno per Roskilde sono inclusi nella Copenhagen Card). Subito dopo l’entrata ci si ritrova in un cantiere navale in piena attività: è infatti in allestimento l’ultima ricostruzione, in dimensioni reali, di un antico vascello i cui lavori vengono effettuati solo nei weekend da alcuni appassionati, pertanto la realizzazione richiede a volte anche 5 anni. Si utilizzano strumenti del tutto simili a quelli usati dagli antenati che, non conoscendo la sega, modellavano il legno del fasciame, delle ordinate e degli alberi a colpi di ascia e di accetta. La chiglia e il timone erano solitamente scolpiti in un unico pezzo, e tutta la nave era tenuta insieme da chiodi di legno e da precisissimi incastri legati con fibre naturali; la calafatura avveniva con un composto formato da peli di animali miscelati con catrame.
Le stupende imbarcazioni, che misuravano fino a 25 metri di lunghezza, venivano utilizzate per la pesca, il trasporto di merci e come navi da guerra: più piccole le prime, larghe e capienti le seconde, lunghe e veloci le ultime sulla prua delle quali veniva innestata, durante le incursioni, un’inquietante polena a forma di drago. La navigazione si avvaleva della forza dei rematori, con batterie che potevano arrivare fino a 32 paia di remi, e dalla tipica vela quadrata, adorna – come si sostiene in questo museo – da bande verticali colorate. Lo scafo piatto dava inoltre la possibilità di spingersi su bassi fondali, mentre la relativa leggerezza dell’imbarcazione consentiva il suo trasporto via terra, permettendo così di arrivare laddove non c’erano vie d’acqua. La necessità di effettuare scambi commerciali e l’insufficienza di terre da coltivare costrinsero infatti i Vichinghi a rivolgere la propria attenzione a paesi e insediamenti posti oltre i loro confini. A partire dalla fine dell’VIII secolo e per circa 300 anni, soprattutto l’Europa fu vittima delle incursioni: Irlanda, Inghilterra, Islanda ma anche Francia, Spagna e Italia conobbero il terrore degli attacchi repentini che lasciavano intere città saccheggiate e parte della popolazione rapita e ridotta in schiavitù. Attraverso la Russia si spinsero anche a Baghdad e a Costantinopoli, mentre dalla Groenlandia raggiunsero il nord dell’America, come testimoniano reperti trovati in loco.Nella piccola darsena annessa al complesso espositivo è ormeggiata una buona parte delle 40 barche ricostruite (alcune delle quali possono essere prese a nolo per veleggiare nel fiordo sotto la guida di un istruttore): in mancanza di documenti scritti, tutti questi modelli si basano sullo studio di alcuni vascelli trovati a Skuldelev, poco più a nord della città, dove attorno all’anno Mille furono deliberatamente affondati per bloccare gli accessi ai canali navigabili e proteggere la capitale. Nel 1962 i resti sono stati riportati in superficie e successivamente esposti nella sala principale del museo, con le parti mancanti evidenziate da profilati in ferro che delineano il contorno delle barche. A completare il quadro una serie di sale di documentazione dove, tra libri e filmati, si approfondisce la storia dei ritrovamenti. Oltre all’immancabile esposizione di oggetti a tema, molto interessante e divertente è la sala in cui ci si può cimentare nello scrivere il proprio nome con i caratteri dell’alfabeto vichingo – le celebri rune – o salire sulle tolde delle due navi tra sartie, remi e barili di legno, non foss’altro che per scattare una foto ricordo dopo aver scelto e indossato i costumi a disposizione. Altre attività ludiche rivolte soprattutto ai ragazzi sono la fattura di nodi marinareschi, i giochi di corde da intrecciare e il conio di monete.
Oltre alle testimonianze vichinghe, Roskilde presenti vari monumenti notevoli legati alla sua storia. Riprendendo la Sankt Clara Vej ci si dirige verso il centro cittadino (dove non mancano spazi a pagamento per la sosta). La zona pedonale inizia intorno alla Stændertorvet, con il palazzo municipale del 1884 fiancheggiato dall’Algade e dalla Skomagergade, due lunghe strade animate da eleganti negozi; nei pressi del civico 30 è visibile la pavimentazione stradale in marmo risalente al Medioevo. Siamo nel cuore antico della città, sulla quale dominano le due svettanti guglie della cattedrale, uno dei più importanti monumenti danesi voluto nel 1170 dall’abate Absalon. L’imponente edificio in pietra rossa racchiude al suo interno (ingresso a pagamento) le tombe di 39 monarchi danesi nelle cappelle che si snodano lungo la navata, arricchita sul lato sinistro da un organo barocco; tra i sovrani qui sepolti troviamo re Harald che si ritiene abbia fondato Roskilde intorno al 980 e che aveva il singolare soprannome di Bluetooth, ovvero Dente Blu, e nel coro il magnifico sarcofago della regina Margrethe I. Una curiosità è la stazione ferroviaria cittadina, disegnata a metà Ottocento da un architetto ispiratosi alla romana Villa Borghese. Nell’Hestetorvet, la piazza poco distante, una grande fontana composta da tre vasi di ceramica alti 5 metri ricorda l’anniversario della nascita della città.

Intorno all’anno Mille
Prendiamo ora la statale 14 in direzione Ringsted per accedere all’autostrada E20 in direzione di Nyborg. Allo svincolo 39 per Slagelse ci aspetta una breve deviazione che ci porterà al villaggio di Hejninge, dove sorge la fortezza di Trelleborg: si tratta di un terrapieno del diametro di ben 134 metri, un tempo muro di cinta che racchiudeva le abitazioni, al quale sono annessi un museo (durante l’estate vi si svolgono numerose attività di animazione d’epoca) e la ricostruzione di una casa vichinga.
Tornati sull’autostrada si prosegue fino ad Halskov dove inizia il ponte a pedaggio sullo Store Bælt, uno dei più grandi progetti architettonici danesi, che con i suoi 7 chilometri dal 1998 collega l’isola della Fionia a quella della Selandia: le due estremità viaggiano quasi a pelo d’acqua, mentre la parte più alta è sorretta da due imponenti piloni.
Arrivati in Fionia si supera Nyborg per dirigersi verso nord lungo la statale 165, compiendo uno dei cosiddetti “itinerari margherita” (segnalati da un fiore stilizzato) che, attraversando alcuni dei luoghi più suggestivi del paese, ci conduce a Kerteminde: questa colorata cittadina vanta una caratteristica chiesa in stile gotico affacciata sul fiordo omonimo, mentre all’ufficio turistico ubicato sul molo del porto si possono avere informazioni per la visita a Ladbyskibet, dove si trovano i resti di una nave da guerra nella quale un comandante vichingo si fece seppellire con tutti i suoi averi.Raggiunta Odense, la patria di quel vero e proprio eroe nazionale che è Hans Christian Andersen, attraversiamo rapidamente sulla E20 la parte occidentale della Fionia sino al ponte sul Lille Bælt, che immette nella grande penisola dello Jutland. Qui l’autostrada, pur conservando la stessa numerazione, si dirama in due tratti: per raggiungere Ribe, la nostra prossima meta, si dovrà prendere quello che va verso ovest in direzione Esbjerg. Un chilometro prima di entrare nell’abitato seguiamo le indicazioni per il Ribe Camping, che ci accoglie tra gli alberi di un bosco.
Un primo imperdibile appuntamento ci attende al Ribe VikingeCenter, dove è stato ricostruito un villaggio dell’epoca. Seguendo la statale 11 in direzione sud verso Tønder-Egebæk, a 4 chilometri dalla città troveremo le indicazioni per il complesso: all’entrata siamo accolti da tre imponenti statue lignee raffiguranti le Norne, divinità della mitologia nordica che filando le corde determinavano il destino di uomini e dei (come del resto le Parche, analoghe figure della tradizione greca e latina). La copia di una grande e colorata pietra runica segna il punto di partenza della visita che ha inizio nella prima delle grandi case di legno, lunghe fino a 17 metri, costruite secondo le antiche tecniche. All’interno, personaggi in costume interpretano la vita di tutti i giorni di una famiglia vichinga: si cuoce il cibo sul fuoco, si accudiscono gli animali o ci si riposa su ampi letti coperti da pelli. Un’altra avvincente ricostruzione è quella del mercato, con tende bianche nelle quali i vari artigiani realizzano e vendono al pubblico i loro prodotti: si seguono le fasi di lavorazione dell’osso per ricavare pettini e monili, del vetro dal quale si ottengono i variopinti grani per le collane, dei tessuti e, naturalmente, del legno. Il divertimento è assicurato anche per i bambini che possono provare il tiro con l’arco, intagliare il legno, assistere al volo delle aquile o passeggiare in sella ai pony; accanto al punto ristoro e all’immancabile shop è disponibile anche un parco giochi a tema con draghi, ponti e fortini.
Partendo dal campeggio, per la visita a Ribe si seguono le indicazioni per la zona industriale da dove, svoltando a destra in fondo alla Saltgade, ci si trova in un parcheggio con possibilità di sosta gratuita (si può anche pernottare in camper nella zona sud dell’abitato, chiamata Storkesøen). Da qui si gode una vista panoramica sulle barche alla fonda nello Skibbroen, l’antico porto, e sui rossi tetti delle case sovrastate dai campanili della cattedrale e della torre civica, che sorgono in piena zona pedonale e si raggiungono attraversando un piccolo ponte di legno. Simbolo della città è appunto la Domkirke, risalente al 1100, che conserva i sarcofaghi di due re e l’abside con decori, affreschi, mosaici e vetrate colorate; di particolare interesse le sedie del coro e quelle lignee della navata del 1900, scolpite a mano una diversa dall’altra.
Questo è uno dei pochi centri della Danimarca ad aver conservato i suoi caratteri medioevali: lo si coglie immediatamente passeggiando lungo le strade acciottolate tra i begli edifici a graticcio su cui spiccano le nere travi di legno e il rosso dei mattoni. Da notare le lunghe aste portabandiera poste dinanzi alle case, sulle quali viene innalzato il vessillo nazionale tutte le volte che c’è un evento da festeggiare. Lunghe file di locali con tavolini all’aperto e negozi di artigianato costituiscono l’ambientazione della Torvet, la piazza del mercato, fulcro del centro storico di questa tranquilla e gradevolissima città. Al civico 2 si trova il ristorante Wes Stue, una delle più antiche locande danesi il cui arredo, con pannelli di legno e piastrelle olandesi, è originale del 1700: qui si possono gustare specialità come i filetti di pesce fritto, i medaglioni di maiale e un assortimento di contorni tra cui salsa di cipolle, caviale e gamberetti. Sempre in piazza, ogni sera da giugno ad agosto una piccola folla attornia un curioso personaggio in uniforme blu con un grande medaglione dorato al collo, in una mano un lungo bastone dall’estremità chiodata e nell’altra una lanterna accesa: è la sentinella medioevale, che canta inni al Signore con la preghiera di portare benessere a tutti e, di tanto in tanto, si sofferma a raccontare (purtroppo per noi in danese) la storia della comunità. Ancora in centro è situato il Ribe Legetøjsmuseum, nel quale è esposta la collezione privata di giocattoli raccolti da Petrea e Ole Nedergaard, 800 bambole con i loro accessori – da quelle in ceramica alle moderne Barbie – oltre a una raccolta di 600 auto di latta con carica a molla e a frizione, una di moto e un’altra di macchine a vapore. Il Ribes Vikinger, l’importante museo locale dedicato al popolo scandinavo, ci riporta al filo conduttore del nostro itinerario (lo si visita comodamente anche grazie all’ampio parcheggio). Qui sono raccolti esclusivamente reperti dall’epoca vichinga al Medioevo provenienti dalla città stessa che, per la vicinanza al fiume omonimo, era divenuta un importante centro di scambi con l’Europa. A testimonianza di ciò, le campagne di scavo hanno portato alla luce una serie di utensili dell’epoca: matrici di terracotta per modellare chiavi e ornamenti in ferro, pietre per comporre mosaici, pettini in osso, contrappesi di telai, scarpe in tessuto, pasta vitrea. Nelle sale – oltre alla ricostruzione di alcuni angoli caratteristici di Ribe – si possono inoltre ammirare numerosi amuleti tra i quali quello raffigurante Odino, la mitologica divinità scelta a simbolo dello stesso museo (studi condotti su di esso hanno permesso di sostenere l’ipotesi della mancanza di corni sugli elmi, come vorrebbe invece una diffusa tradizione). Interessanti vetrine contengono coloratissime collane di vetro di provenienza veneziana, che le donne vichinghe indossavano anche per adornare i propri mantelli. Da vedere infine la riproduzione di due navi con tutte le attrezzature di bordo, tra le quali grosse pietre in funzione di zavorra. Prima di ripartire, un’esperienza da non mancare è il pranzo vichingo nel buffet del museo: pesce affumicato, prosciutto, carpaccio di cervo, piccole forme di formaggio fresco simile alla ricotta, altri formaggi con salsa di frutta e insalata da mangiare con piatti e posate di legno.

L’ultimo viaggio
Da Ribe si riprende l’autostrada E20 in direzione Kolding e si prosegue sulla E45 per Vejle; da qui si passa sulla statale 28 in direzione Herning e, usciti a Skibet, si procede per Jennum e Skovdallund fino a Jelling. La cittadina (dotata di numerose aree di sosta) deve la sua importanza alle famose pietre runiche, monoliti con iscrizioni scolpite che rappresentano importanti testimonianze della lingua scritta dei Vichinghi. I due originali qui rimasti – gli altri sono conservati nel museo di Copenhagen – si trovano presso la chiesa, tra due giganteschi tumuli nei quali re Harald seppellì i suoi genitori, Gorm il Vecchio e la regina Thyra, facendo incidere sulla tomba più grande l’immagine di Cristo e un’iscrizione con la quale dichiarava di aver convertito la Danimarca al cristianesimo: per questo motivo la pietra viene indicata come il “certificato di battesimo” della nazione. Nel museo di fronte è possibile trovare le riproduzioni in plastica, a grandezza naturale, delle pietre runiche sulle quali le incisioni sono evidenziate con vivaci colori così come, presumibilmente, dovevano essere in origine.
Da Vejle si riprende l’autostrada E45 per un ultimo balzo verso nord fino ad Ålborg: la quarta città della Danimarca, con i suoi musei, eventi musicali, parchi di divertimento e attività legate alla pesca sportiva offre ampie possibilità di svago. Soprannominata la piccola Parigi del Nord, fu fondata dai Vichinghi nel punto più stretto del fiordo che, ricco di aringhe e vicino al Mar Baltico, divenne un importante centro di scambi commerciali. In pieno centro, al civico 9 di Østerågade sorge la casa di Jens Bang, che nel 1624 volle dare prova della sua ricchezza facendo costruire questo sontuoso edificio in stile rinascimentale olandese. Dello stesso periodo sono il palazzo di Jørgen Olufsen e il castello, mentre sono di epoche precedenti il bianco duomo di Sankt Budolfi del XIV secolo, il convento dello Spirito Santo e la chiesa di Nostra Signora con un bel portale del 1110. Anche qui le strade secondarie conservano angoli suggestivi su cui affacciano le vecchie case a graticcio, mentre le vie principali sono costellate di negozi; volendo poi fare provvista di aringhe, basterà recarsi in una delle tante pescherie.
A Nørresundby, pochi chilometri a nord di Ålborg, ci attende la tappa conclusiva di questo viaggio alla scoperta dei Vichinghi, oltre che uno dei monumenti più significativi della loro storia: la necropoli di Lindholm Høje. Varcato l’ingresso e giunti alla sommità di una collinetta dalla quale si domina con lo sguardo l’intero sito, la prima impressione è che tutto il declivio sia cosparso di grosse pietre poste in maniera disordinata: un esame più attento rivela invece che si tratta di sepolture organicamente collocate in forme diverse, circolari quelle destinate ad accogliere le spoglie delle donne e triangolari quelle degli uomini. Altre ancora sono ovali, con un monolito a una delle estremità per ricordare la forma di una nave, e in esse venivano sepolti personaggi di spicco insieme con i loro beni. Nell’area, utilizzata per circa sei secoli fino all’anno Mille, si contano oltre 700 tombe crematorie conservatesi intatte grazie alla sabbia che le aveva ricoperte con una coltre che superava i 4 metri; si deve a una contadina il fortuito ritrovamento che alla fine degli anni Cinquanta ha permesso di riportare alla luce l’intera necropoli. Dagli scavi sono emerse anche le fondamenta delle case di uno dei due villaggi che nacquero nel comprensorio e, ai piedi dell’altura, un campo arato dai cui solchi gli studiosi hanno dedotto l’introduzione di un nuovo tipo di aratro capace di rivoltare la terra. Nell’annesso museo sono esposti numerosi reperti, tra i quali una piccola raccolta di meravigliose spille ornamentali, mentre grandi diorami illustrano la storia degli abitanti dei villaggi, il loro modo di vestire, le tecniche agricole, la cremazione dei defunti su grandi pire; nel periodo estivo si organizzano spettacoli teatrali in costume e mercati all’aperto in cui si vendono riproduzioni dell’artigianato vichingo.
Ma è la spiritualità di questo luogo, intriso di miti e leggende, a lasciare l’impressione più forte: la collina di Lindholm Høje era l’ultimo approdo quando una delle Norne tagliava la corda della vita e, sotto la protezione di Odino, lo spirito poteva finalmente volare nel Valhalla. Anche i Vichinghi andavano in Paradiso.

PleinAir 393 – aprile 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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