Marca Trevigiana, terra di vite e di eroi

Dai colli del Prosecco lungo il Piave e fino al Grappa per scoprire sapori tipici, tesori d’arte e luoghi della Grande Guerra nella provincia di Treviso, la “marca gioiosa et amorosa” dove sono state scritte alcune tra le più eroiche pagine della storia risorgimentale d’Italia.

Indice dell'itinerario

Definita nel Medioevo “marca gioiosa et amorosa”, la provincia di Treviso sembra fatta apposta per un itinerario di scoperta con un avvicendarsi di appassionanti temi che s’intrecciano e si completano a vicenda. La natura, la storia – da quella antica alle drammatiche pagine della Grande Guerra scritte sul Piave – e i sapori tipici di questa terra sono i protagonisti di un viaggio all’insegna di un’ospitalità senza pari che dalla pianura, attraverso le colline, arriva fino alle Prealpi. Tanti ingredienti, miscelati sapientemente, per offrire al visitatore un’esperienza en plein air ricca, coinvolgente e tutta da gustare.

La cinquecentesca Porta San Tomaso apre un ingresso monumentale a chi entra a Treviso
La cinquecentesca Porta San Tomaso apre un ingresso monumentale a chi entra a Treviso

Un salotto sul Sile

La porta d’ingresso alla Marca non può che essere la città di Treviso, circondata e attraversata dall’acqua da cui si è sviluppata e dalla quale ha tratto una cifra stilistica che incarna quel fascino elegante, delicatamente snob, tipico dello stile di vita della provincia veneta. Serena e frizzante, rilassata e attiva: questa è Treviso, e non bisogna aver paura nell’abbondare di aggettivi dopo averla visitata apprezzando la sua atmosfera da “salotto buono” dove tutto è familiare e ospitale a prima vista.

La Porta Santi Quaranta
La Porta Santi Quaranta

L’inizio di ogni passeggiata in città è tradizionalmente la bellissima Piazza dei Signori, ieri centro del potere storico e oggi epicentro della vita cittadina, intorno alla quale si sviluppa l’impianto urbano che nei secoli ha assorbito quanto di meglio dalle diverse epoche: dal tracciato romano allo sviluppo medioevale e, infine, alle raffinate architetture veneziane. A dominare la piazza sono il Palazzo del Podestà con la sua torre civica e il Palazzo dei Trecento, antica sede delle assemblee del Maggior Consiglio cittadino, mentre nelle immediate vicinanze la Loggia dei Cavalieri, tra i più famosi monumenti cittadini, era il luogo d’incontro dei nobili trevigiani e il punto di partenza delle crociate in Terrasanta.

L’Isola della Pescheria a Treviso
L’Isola della Pescheria a Treviso

A pochi passi il duomo di San Pietro, con la facciata neoclassica della prima metà dell’Ottocento e la cripta risalente al complesso degli edifici paleocristiani su cui fu eretto, ospita preziose opere d’arte come la Pala dell’Annunciazione di Tiziano e gli affreschi di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone, tra cui la famosa Adorazione dei Magi. Altrettanto famoso ma molto più profano è il monumento più curioso di Treviso, la Fontana delle Tette, realizzata nel 1559 per volere del podestà della Repubblica di Venezia, Alvise da Ponte, dopo una terribile siccità che colpì il territorio: in occasione della nuova nomina di un podestà, per tre giorni vino – rosso e bianco – zampillava dai prosperi seni della figura femminile, per la gioia dei cittadini. La fontana che oggi si trova tra Calmaggiore e Piazzetta della Torre è una copia dell’originale, custodita a lungo nel Museo Casa da Noal, un bell’edificio in stile tardogotico veneziano. Oggi, protetta da una teca, la statua originale è visibile sotto il portico del Palazzo dei Trecento.

Treviso, uno scorcio della Piazza San Vito, nell’elegante centro storico
Treviso, uno scorcio della Piazza San Vito, nell’elegante centro storico

Il piatto forte di Treviso però, senza nulla togliere ai monumenti storici, è il suo modo di offrirsi al visitatore, regalando scorci unici che danno la sensazione di essere più in un giardino che in una città. Allora attraversando Piazza San Vito, altro accogliente crocevia della vita cittadina, giungiamo alla Pescheria, il caratteristico isolotto nel centro storico dove si tiene il mercato del pesce e vicino al quale scorre il pittoresco canale dei Buranelli, meta irrinunciabile di ogni turista per una foto ricordo. L’acqua – lo abbiamo detto – è protagonista a Treviso e proprio da questa sembra nascere la città osservando le mura cinquecentesche, imponente opera difensiva circondata da un profondo fossato.

Una camminata lungo la cinta fortificata tra le monumentali Porta San Tomaso e Porta Santi Quaranta è l’occasione per scoprire altri angoli di sorprendente bellezza urbanistica oltre che di natura. Ugualmente facile e adatta anche alle due ruote è la passeggiata alla Restera lungo il corso del fiume Sile – praticabile anche in canoa – che si snoda in un meraviglioso ambiente da condividere con germani e cigni assai confidenti. E dopo essersi ossigenati per bene i polmoni non rimane che ritemprarsi con un tradizionale piatto di bigoli, la cui squisitezza ci consola del fatto che dovremo attendere per gustare il divino radicchio rosso locale, un capolavoro di delizia che è possibile apprezzare nei mesi freddi.

La capitale del Prosecco

Nel complesso del duomo di Conegliano la Sala dei Battuti accoglie un importante ciclo di affreschi realizzato nel XVI secolo
Nel complesso del duomo di Conegliano la Sala dei Battuti accoglie un importante ciclo di affreschi realizzato nel XVI secolo

I filari dei vigneti che senza soluzione di continuità si estendono sulla fascia collinare compresa tra Conegliano e Valdobbiadene ci annunciano che siamo entrati nel regno del Prosecco Superiore, tra i più apprezzati e rinomati vini italiani. Epicentro dell’attività di valorizzazione e diffusione di questo prodotto Docg esclusivo del trevigiano, Conegliano è la città che vanta la prima Scuola Enologica d’Italia – fu fondata nel 1876 – a cui diede un forte impulso il famoso enologo Antonio Carpenè. Essere qui in questa stagione vuol dire immergersi nel pieno del calendario della rassegna enoturistica Primavera del Prosecco, che fino a metà giugno annovera eventi culturali, mostre e degustazioni lungo quella direttrice di cultura e conoscenza del territorio che è la Strada del Prosecco e dei Vini dei Colli Conegliano-Valdobbiadene.

La tradizionale e genuina ospitalità del territorio, grazie alle diverse strutture ricettive della zona, è assicurata anche al turismo itinerante e noi approfittiamo del Campeggio Club Conegliano dove siamo calorosamente accolti dal presidente Sergio Sanson, veterano di numerosi viaggi in camper e vecchia conoscenza di PleinAir: un vero appassionato del viaggio, che nel 2008 guidò una spedizione di otto camper alla ricerca delle origini del Prosecco sulle pendici del Monte Ararat, dove circa novemila anni fa furono coltivate le prime vigne che poi si diffusero dal Mediterraneo all’Europa.

La lapide con cui Conegliano omaggia il suo più importante figlio, Giambattista Cima
La lapide con cui Conegliano omaggia il suo più importante figlio, Giambattista Cima

Se Conegliano è nota per il Prosecco, non lo è da meno per aver dato i natali a Giambattista Cima, uno dei maggiori esponenti della pittura rinascimentale veneziana, nella cui casa è raccolta una documentazione fotografica delle opere, oltre a reperti archeologici provenienti dalla zona. Al grande artista è dedicata la bella piazza centrale della cittadina, su cui si affacciano il Municipio e il Teatro Accademia; da qui lungo Via XX Settembre arriviamo al vicino palazzo della Scuola dei Battuti, dal nome dell’antica confraternita religiosa che nella seconda metà del Duecento offriva assistenza agli infermi. L’edificio è parte integrante del duomo, di cui cela il vero prospetto con la sua facciata adorna delle meravigliose decorazioni cinquecentesche del fiammingo Ludovico Pozzoserrato: si tratta dell’affresco più esteso di tutto il Veneto, uno dei più grandi in Italia.

Ancor più bella, al suo interno, la grande Sala dei Battuti, completamente decorata da Francesco da Milano e dal Pozzoserrato con un ciclo di opere che le cui rappresentazioni spaziano dalla Creazione del Mondo al Giudizio Universale. Attraverso l’edificio si accede all’interno del duomo dell’Annunziata, dove è possibile ammirare la pala della Madonna in trono col Bambino fra angeli e santi, unica opera del Cima rimasta a Conegliano.

Il chiostro del quattrocentesco convento di San Francesco
Il chiostro del quattrocentesco convento di San Francesco

Da non perdere un altro antico edificio religioso: convertito in polo congressuale e centro residenziale internazionale per studenti, il quattrocentesco convento di San Francesco svela un bellissimo chiostro che, caduto in oblio per oltre due secoli dopo la distruzione operata dalle truppe napoleoniche, è finalmente stato recuperato all’originale aspetto grazie a un attento restauro. Il castello, che domina l’abitato dall’alto del suo colle, è l’ultimo luogo obbligato di visita, da cui godere di un ampio panorama sui dintorni. Nella torre, frutto di una serie di ristrutturazioni succedutesi fino al 1855, è ospitato il museo civico con una collezione di affreschi, lapidi, armature e altri antichi reperti della storia cittadina. Appartenenti a un’epoca più recente sono invece le testimonianze raccolte nel Museo degli Alpini, dove a rotazione sono esposti reperti bellici di un corpo strettamente legato alla città.

Il castello di San Salvatore a Susegana
Il castello di San Salvatore a Susegana

Anche i dintorni di Conegliano assicurano piacevoli occasioni di sosta e di conoscenza del territorio, come l’imponente castello San Salvatore di Susegana, del XIV secolo, uno dei più estesi complessi fortificati d’Italia che fu anche una strategica postazione austro-ungarica durante la Grande Guerra. Preziosa testimonianza della cultura e dell’architettura rurale del XVII secolo è invece il Molinetto della Croda a Refrontolo che, risistemato dopo la tragica alluvione dello scorso agosto, è tornato al pittoresco aspetto che lo rende uno dei luoghi più affascinanti della Marca Trevigiana.

Molinetto della Croda a Refrontolo
Molinetto della Croda a Refrontolo

Ricca di fascino è anche la chiesa di San Giovanni Battista a Tempio di Ormelle – edificata verso la metà del XII secolo dai Cavalieri Templari – che presenta integro l’aspetto originale di quando era un importante punto di passaggio per pellegrini e cavalieri diretti in Terra Santa. Per la gioia del palato si sosta infine a San Polo di Piave, dove l’antica tradizione della coltivazione lungo le sponde dell’asparago bianco, oggi prodotto Igp rigorosamente localizzato in undici comuni lungo il corso del fiume, ci consente di gustare questa prelibatezza accompagnata da un ottimo calice di Prosecco.

Le memorie del Piave e il Monte Grappa

La salita con il cuore in gola al Sacrario di Cima Grappa
La salita con il cuore in gola al Sacrario di Cima Grappa

“Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio”, recita la celebre canzone La leggenda del Piave: le sponde del fiume nel Trevigiano non sono solo un luogo terreno, ma incarnano il perenne ricordo del sacrificio di una generazione di italiani che ha scritto la storia del nostro paese. È proprio per mantenere viva questa memoria che l’Ecomuseo della Grande Guerra, un progetto della Regione Veneto che vede coinvolte le province di Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza, si è posto l’obiettivo di recuperare le testimonianze del conflitto. Proprio qui, sul fronte del Piave e fino al Monte Grappa, ci furono le battaglie più accese, quelle che bloccarono l’invasione austro-ungarica portando alla svolta decisiva della battaglia di Vittorio Veneto.

L’originale barca da ponte esposta sulla strada di Nervesa della Battaglia
L’originale barca da ponte esposta sulla strada di Nervesa della Battaglia

Tra i monumenti più evocativi di quei drammatici giorni c’è una barca da ponte – poco prima di Nervesa della Battaglia, lungo la provinciale 248 – di quelle usate per i ponti galleggianti attraverso i quali dare l’assalto alle truppe nemiche sull’altra sponda; la nostra mente, per quanto si sforzi, può solo in parte immaginare l’orrore di quegli scontri che lo scafo di ferro, crivellato dai colpi dell’artiglieria, racconta con cruda chiarezza. Siamo sul Montello, dove il 19 giugno 1918 perse la vita l’asso dell’aviazione italiano Francesco Baracca quando il suo aereo, abbattuto durante un attacco alle linee austriache, si schiantò nel luogo su cui oggi è situato il sacello eretto in sua memoria. Poco distante sorge il sacrario militare dove sono conservate le spoglie dei soldati italiani e austro-ungarici caduti nel vicino tratto del Piave che fu teatro di cruente battaglie. A smorzare l’austerità del luogo, un piccolo biglietto tricolore posto sulla lapide di un soldato dal nipote è la commovente testimonianza di quanto il ricordo di queste vite spezzate sia ancora vivo.

Un esemplare in mostra al museo di aerei storici di Nervesa della Battaglia
Un esemplare in mostra al museo di aerei storici di Nervesa della Battaglia

C’è anche chi mantiene la memoria storica attraverso la passione per il volo: nel suo hangar-museo della Prima Guerra Mondiale il pilota e costruttore di aerei d’epoca Giancarlo Zanardo ci mostra una vasta collezione di repliche di aerei storici perfettamente funzionanti. A lui va il merito di aver ricostruito il mitico Spad XIII, l’aereo di Francesco Baracca, con cui ha voluto onorare volando sul luogo della sua ultima battaglia.

L’Isola dei Morti a Moriago della Battaglia
L’Isola dei Morti a Moriago della Battaglia

Silenzio e natura sono invece il modo di ricordare i caduti all’Isola dei Morti, a Moriago della Battaglia, così chiamata per la grande quantità di corpi che vi si ammassarono durante la Battaglia della Vittoria in cui caddero migliaia di persone ricordate come “i ragazzi del ‘99”. Quello che fu il teatro del sanguinoso scontro è oggi un parco di 100 ettari dove passeggiare o pedalare godendo gli scenari naturali del Piave; a rammentare i tragici scontri c’è una piramide di pietra sormontata da una croce fatta con un elmetto e il filo spinato recuperato dalle trincee.

Il Monte Grappa da Asolo
Il Monte Grappa da Asolo

L’ultima cima

Lasciato il corso del fiume sacro alla patria il filo della storia ci conduce verso il Monte Grappa, dove fu combattuta la sanguinosa “battaglia dell’ultima cima”, un episodio di epica resistenza che segnò la ripresa materiale e morale del nostro esercito per la vittoria finale. Mentre affrontiamo i tornanti immersi tra i boschi e il silenzio del paesaggio montano, cerchiamo di immaginare come fossero allora questi luoghi, come le schiere di soldati si muovessero sottoposte al continuo fuoco nemico.

Alcuni cimeli della Prima Guerra Mondiale alla Baita Monte Asolone
Alcuni cimeli della Prima Guerra Mondiale alla Baita Monte Asolone

A darci un’esatta descrizione di quello che fu un vero inferno è Davide Pegoraro che, nella suo Rifugio Baita Monte Asolone, ha allestito un piccolo e interessante museo di cimeli da lui stesso raccolti e restaurati. Incontrare questo giovane e appassionato ricercatore, profondo conoscitore della storia degli eventi bellici e autore di libri sulla Grande Guerra, è una preziosa esperienza che ci rende la piena coscienza dei terribili accadimenti storici in questo luogo e ci prepara all’ultima tappa.

Un particolare del monumento ai caduti di Cima Grappa
Un particolare del monumento ai caduti di Cima Grappa

Il Sacrario di Cima del Grappa sembra sospeso tra cielo e terra in un’atmosfera irreale che ne enfatizza la monumentalità, resa ancora più solenne da un silenzio rotto solo dal vento che sembra voler accarezzare il ricordo dei quasi 23.000 caduti tra italiani e austro-ungarici, in gran parte ignoti. Impossibile descrivere a parole l’emozione di trovarsi in questo luogo; all’estremo sacrificio di questi uomini rivolgiamo un pensiero pietoso e ci rendiamo conto, guardando verso l’orizzonte dove il Piave lambisce i colli coperti di vigneti, di quanto sia stata importante per le generazioni successive la storia consumatasi in questa terra di vino e di eroi. 

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