Magna Grecia contadina

Dalla costa di Metaponto alle pendici della collina materana, un itinerario ad anello che tocca alcuni dei centri più rappresentativi della Lucania jonica e del suo entroterra. Con un'idea per trascorrere la Pasqua all'insegna del folklore.

Indice dell'itinerario

Chi visita la Basilicata noterà ben presto che in poche regioni come questa si trovano, concentrate nel raggio di poche decine di chilometri, testimonianze monumentali capaci di raccontare duemila e più anni di storia: merito della contenuta estensione del territorio, incuneato fra gli Appennini e i due affacci costieri, e della secolare lontananza di tanti piccoli centri dalle grandi vie di comunicazione del passato, che solo negli ultimi decenni è stata temperata dalla realizzazione di collegamenti stradali veloci fra il mare e l’entroterra. E’ così che gli itinerari da queste parti sono in grado di offrire paesaggi e motivi d’interesse molto diversificati, permettendo al viaggiatore di spostarsi rapidamente da un comprensorio all’altro sulle direttrici principali per poi lasciarle in favore delle strade minori, dove si susseguono borghi di origine perlopiù medioevale segnalati in lontananza da torrioni e campanili. La nascita di nuovi centri nelle zone di pianura in prossimità delle stazioni ferroviarie, delle aree industriali e delle moderne località di soggiorno balneare, non ha sottratto a questi paesi la loro genuinità: arroccati in cima alle alture, sono divenuti custodi fedeli di una tradizione sempre più apprezzata da chi cerca un’accoglienza vecchio stampo, cui si aggiungono i sapori decisi di una cucina tipica semplice e varia al tempo stesso.

Il Metapontino
Percorrendo verso sud il breve tratto lucano della statale 106 Jonica, in tutto una quarantina di chilometri, subito dopo il confine con la Puglia si scavalca su un ponte il fiume Bradano, ormai prossimo alla foce: sulla destra appaiono due imponenti file di colonne, evidenti resti di un antico tempio. Nell’ampio parcheggio all’ingresso si è accolti da un inatteso custode, un confidente cagnolino che riceve i visitatori scodinzolando nella speranza di ottenere qualche bocconcino. Il libero accesso all’area (la sede museale si è spostata nella vicina Metaponto) avviene tramite un breve sentiero erboso che conduce in presenza delle Tavole Palatine, celebre santuario in stile dorico del VI secolo a.C., dedicato a Hera. Cinque colonne da un lato e dieci dall’altro, restaurate nel 1961, sono ciò che resta delle originarie diciotto. Il tempio era posto fuori dalle mura dell’antica Metaponto, ubicata in prossimità del mare. Fondata dai Greci nel VII secolo a.C., divenne un importante centro commerciale soprattutto per l’esportazione del grano, tanto da raffigurarlo sulle proprie monete, e nel periodo di massimo splendore ospitò Pitagora e la sua scuola filosofica. Dopo la conquista romana, avvenuta a più riprese e consolidatasi intorno al I secolo a.C., conobbe un nuovo periodo di espansione; ma i saccheggi e le distruzioni causate dal passaggio delle truppe di Spartaco, lo schiavo ribelle che da qui voleva imbarcarsi per la Cilicia, ne causarono il progressivo decadimento. Il sito andò spopolandosi fino a venire del tutto abbandonato e ne rimase solo un minuscolo insediamento che si chiamò Torre di Mare (attualmente individuata come la masseria fortificata presso la stazione ferroviaria), mentre gli edifici vennero smantellati per reimpiegarne il materiale; ciò che invece non venne utilizzato fu, nel tempo, sommerso dalle paludi. Solo in seguito alle bonifiche del 1950 sono riemerse le antiche vestigia presso le quali risorse anche il nuovo centro di Metaponto.
Il primo svincolo che si incontra proseguendo sulla 106 immette sulla statale 175 Bradanica, il cui ultimo tratto conduce alla cittadina. Percorso il primo chilometro si incontra un recinto che racchiude la cosiddetta Area Crucinia, una necropoli con tombe a camera purtroppo quasi nascoste dall’invadente vegetazione. Bisogna invece addentrarsi nell’abitato, ormai all’incrocio con la 407 Basentana proveniente da Potenza, per trovare la nuova sede del Museo Archeologico Nazionale che raccoglie il ricco patrimonio proveniente dagli scavi; da segnalare in special modo un corredo funerario femminile composto da oggetti per la preparazione di creme cosmetiche. In posizione diametralmente opposta all’ingresso del museo è ubicato il parco archeologico dell’antica Metapontion, anche se qui l’accesso libero è limitato dall’esiguità degli spazi per la sosta (si tratta di un viale interpoderale). Sono visibili le tracce del centro abitato, l’area sacra con frammenti di colonne dei templi, il santuario di Apollo Licio, il teatro semicircolare a gradinate degradanti e il castrum romano.
Dirigendosi verso il mare si attraversano folte pinete prima di giungere a Metaponto Lido, sviluppatosi tra le foci del Bradano e del Basento con ampi arenili affollatissimi d’estate, ma estremamente godibili nelle belle giornate di primavera e inizio autunno. Ripresa la 106 si imbocca a questo punto la superstrada della valle del Basento per portarsi nell’entroterra, con un’altra tappa di rilievo dopo appena 11 chilometri: Bernalda, comune al quale fa capo la stessa Metaponto. L’attuale posizione, in cima a un colle alto 130 metri, fu voluta nel 1496 dal feudatario Bernardino da Bernaudo che spostò in questo luogo più salubre e difendibile l’intera popolazione dell’antica Camarda, posta più in basso. Attualmente la struttura urbana è suddivisa, come in altre località della regione, in due parti nettamente distinte: il movimentato quartiere nuovo, con ampi viali animati dal passeggio e dalle attività commerciali ad ogni ora del giorno, e il silenzioso nucleo antico che, pur se abitato, sembra deserto. La bianca e levigata pavimentazione a chianche, le lastre di pietra che caratterizzano le strette strade, conducono nella grande piazza adornata centralmente da una fontana e sulla quale affaccia la cinquecentesca chiesa di San Bernardino da Siena, con accanto il campanile a cuspide piramidale e una statua dedicata al santo. Superato il complesso, ci si dirige alla base del castello aragonese (in ristrutturazione al momento della nostra visita) con torri cilindriche e quadrate, da cui lo sguardo spazia sulla valle sottostante. Spostandosi invece nella parte nuova un altro importante monumento è la sede municipale, ex convento di Sant’Antonio, con un bel chiostro porticato sormontato da un’originale torre dell’orologio; il tutto inserito in un contesto di ampi viali alberati, murales e moderne sculture in bronzo e ferro. Si è poi su Corso Umberto, la strada principale, dove i numerosi bar e tavoli all’aperto accolgono gli avventori impegnati a godersi la tranquillità del luogo, come a voler mettere in pratica un detto locale che recita “chi arriva, rimane”. Un’ultima vista del castello arroccato si apprezza lasciando Bernalda per raggiungere Pisticci, che dista 13 chilometri e si trova in posizione leggermente più elevata, a 364 metri d’altitudine. Il territorio fu abitato sin dall’Età del Ferro; successivamente coloni ellenici vi istituirono un presidio militare e una scuola di ceramica i cui manufatti sono presenti nei più importanti musei del mondo. Seguendo le indicazioni, si giunge nell’ampio parcheggio presso i campi da tennis oppure si prosegue per il Fosso La Salsa, un’altra area di sosta posta proprio alla base del nucleo abitativo più antico, detto Terravecchia. Una lunga scalinata in pietra conduce in Piazza Plebiscito con la torre dell’orologio da dove, continuando a salire, si raggiungono la Chiesa Madre, la più antica del paese, e i resti del castello normanno. Tornando sui propri passi si percorre il centrale Corso Margherita che termina di fronte al Palazzo Comunale e alla chiesa di Sant’Antonio, recentemente restaurati. Quasi all’inizio del corso, una piccola terrazza offre la vista d’insieme del rione Dirupo, nato sulle rovine della frana del 1688, che presenta la maggior concentrazione delle tipiche case bianche con gli spioventi tetti rossi. Ordinatamente allineate l’una accanto all’altra, le abitazioni sembrano seguire ogni curva del terreno e della strada su cui affacciano regalando, con l’accensione delle luci serali, uno spettacolo notturno di grande suggestione.

La collina materana
Riprendendo la Basentana e superando Ferrandina, la deviazione per Matera conduce in breve a Miglionico, a 461 metri di altitudine. Il centro è conosciuto per il maniero feudale, chiamato anche Castello del Malconsiglio dopo la Congiura dei Baroni che qui ebbe luogo ai tempi di Ferdinando I d’Aragona. Attualmente sull’intera struttura sono in corso lavori di ristrutturazione e ripristino che però, negli ambienti già ultimati e utilizzati per attività congressuali, denunciano interventi snaturanti. Importanti le opere artistiche conservate nella Chiesa Madre: un’interessante Pietà scolpita su pietra occupa la lunetta della porta d’accesso al campanile, mentre i pannelli che adornano l’ingresso principale sono di chiara provenienza pompeiana. L’interno, oltre a un crocifisso ligneo del ‘600, custodisce preziose tele fra le quali un’Assunzione in Cielo di Maria, attribuita al Tintoretto, e una Deposizione che si vuole sia di Michelangelo. Una passeggiata lungo le stradine del centro permetterà di scorgere le forme singolari dei camini (che secondo la tradizione allontanano la cattiva sorte) e la chiesa voluta da Ettore Fieramosca che, divenuto signore di queste terre, promosse il culto della Madonna delle Grazie. Giunti all’estremità dell’abitato, alcuni belvedere affacciano sul lago artificiale di San Giuliano.
Tornati sulla statale 7, la Via Appia che continua a risalire verso Matera, dopo una dozzina di chilometri si torna a chiudere l’anello prendendo la statale 380 in direzione di Metaponto. Ancora 12 chilometri sino a una nuova deviazione che scavalca il Bradano e conduce a Montescaglioso, posto su un colle di 336 metri con vista panoramica sulla valle e sulle gravine. Il principale motivo di notorietà è l’abbazia benedettina di San Michele Arcangelo, ma anche il territorio circostante riserva occasioni di scoperta. Oltre alla presenza di numerose masserie fortificate, i cui spalti merlati e le caditoie denotano la necessità di difendersi da parte dei loro abitanti, nella località denominata Difesa San Biagio si trova un’antica necropoli, che i più avventurosi potranno scoprire con una lunga passeggiata fra la vegetazione calanchiva e gli innumerevoli cocci antichi sparsi ovunque. All’inizio di questo percorso, frequentato anche per le escursioni e le osservazioni naturalistiche a motivo della ricchezza florofaunistica, il Comune ha realizzato una grande area ricreativa con campi da calcetto e parco giochi, nella quale fermarsi per un rilassante picnic. Da qui è possibile, con molta cautela, ammirare dall’alto le bianche lame dei calanchi che sembrano precipitare verso la pianura, dove le acque del Bradano scorrono in larghe anse fino al mare di Metaponto e al nostro punto di partenza.

PleinAir 440 – Marzo 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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