Magico invito

Tutti sanno dov'è, lungo la costa tirrenica tra Roma e Napoli, e conoscono il suo bel mare. Eppure il Parco Nazionale del Circeo è ancora ben lontano dall'essere un'area protetta realmente valorizzata per quel che meriterebbero le sue risorse di tutto rilievo, talvolta eccezionali.

Indice dell'itinerario

E’ ormai primavera. Avete qualche giorno di libertà, il camper pronto a partire e una gran voglia di lasciarvi alle spalle l’inverno. Un buon posto ci sarebbe, e si chiama Circeo: un parco fra i più conosciuti o, per meglio dire, assai frequentato, preso d’assalto durante l’estate per le sue belle spiagge e la relativa vicinanza a grandi città come Roma e Napoli. Nel resto dell’anno conosce quasi solo il viavai delle gite scolastiche e di chi vi possiede la seconda casa; ma è proprio quando la folla si ritira che arriva il momento del pleinair.

Gli ambienti del parco e l’aria frizzante della mezza stagione invitano alle escursioni, e con una varietà davvero singolare. Scriviamo null’altro che la verità se diciamo che, anche per realizzare questo servizio, al Circeo abbiamo scarpinato in lungo e in largo nella foresta, pagaiato nei laghi a bordo della nostra canoa, pedalato un po’ ovunque in sella alla mountain bike, esplorato con binocolo e macchina fotografica a portata di mano i canali di bonifica, nuotato nello splendido mare, percorso con gli scarponi sentieri sorprendentemente selvatici e a piedi nudi la battigia, che sembra non finire mai. Naturalmente dormendo in camper, che qui diventa sempre troppo piccolo: perché, racchette da neve a parte, vorresti e dovresti portarti tutto.

L’identikit dell’area protetta è riassunto nell’elenco dei suoi variegati ambienti. In 8.400 ettari – a ben settantacinque anni dall’istituzione, nel 1934, il Circeo resta uno dei più piccoli parchi nazionali d’Italia – albergano la foresta demaniale, i laghi costieri, il Monte Circeo, la duna e l’isola di Zannone. Vero biglietto da visita è il bosco, un grande rettangolo verde a nord-est di Sabaudia, attraversato da due sole strade di cui quella più mediana è percorribile solo fino alla caserma forestale Cerasella. Per il resto, tra la selva di querce chiazzata da piccoli specchi d’acqua (retaggio delle antiche Paludi Pontine), ci si sposta a piedi o a pedali lungo un dedalo di sentieri tabellati.

Paralleli al litorale, da nord a sud si incontrano i quattro laghi di Fogliano, dei Monaci, di Caprolace e di Paola o Sabaudia, il più vasto e l’unico fruibile per gli sport d’acqua, mentre gli altri offrono rifugio a un’avifauna ricca e diversificata e, assieme ad altre zone umide come i Pantani dell’Inferno e il piccolo lago dei Registri, sono le mete predilette dai birdwatcher e dai fotografi naturalisti. Fra i laghi e il mare si estende la duna, una delle più belle e integre della penisola nonostante la strada costiera la percorra quasi per tutti i suoi 20 chilometri, scanditi da numerose ville sorte abusivamente nel tempo. Alta fino a 20-30 metri e tappezzata di ginepri, eringi, camomille e gigli di mare, giunge fin sotto alla Torre Paola, la più bella tra quelle lungo la costa, che sorge all’estremità meridionale del cordone sabbioso sotto al Monte Circeo. Ed è proprio la piccola dorsale costiera, culminante nei 541 metri del Picco di Circe, a fornire gli unici panorami di un’area per il resto pianeggiante: viste mozzafiato sul mare e sull’intero territorio del parco, colte da un belvedere che nonostante la quota modesta sa regalare molte soddisfazioni all’escursionista.

La costa laziale vista dall'isola di Zannone
La costa laziale vista dall’isola di Zannone

Infine c’è l’isola di Zannone, inclusa nell’area protetta a partire dal 1979: intorno ai 194 metri del Monte Pellegrino, la sua quota massima – e circondati da un mare color cobalto – si estendono 100 ettari di macchia mediterranea solitaria, frequentati solo dai mufloni e dalle guardie forestali durante i turni di sorveglianza. Insomma, un Lazio mai visto.
Non bastano certo queste pagine ad illustrare tanto la biodiversità di questi ambienti che le emergenze culturali. A un elenco lungo e pedante preferiamo allora qualche citazione a nostro gusto: i voli delle gru che ad ogni inverno ingentiliscono la severa geometria dei campi; le palme nane della cala della Cava d’Alabastro, davanti a uno dei luoghi sacri della paleontologia italiana e cioè il Riparo Blanc; le linee metafisiche del centro di Sabaudia, che paiono uscite dal pennello di Giorgio de Chirico; i tappeti fucsia dei mesembriantemi che rivestono la duna a primavera.

Un muflone a Zannone
Un muflone a Zannone

Un parco, dunque, ricco di risorse e dalle grandi potenzialità, che una gestione ormai superata ha però tenuto ai margini del tumultuoso sviluppo anche turistico delle aree protette italiane. Complici l’elevata accessibilità e una scarsa condivisione da parte della comunità locale, per anni il territorio ha conosciuto una contrapposizione fra sviluppo e tutela che non ha portato davvero né l’uno né l’altra, anche se finalmente le cose stanno cambiando (vedi riquadro SOS turismo). Ma nell’attesa che il libro dei sogni diventi realtà eccovi una traccia, uno spunto. Perché per scoprire un altro Circeo servono soprattutto nuovi occhi.






 

In bici/1 Due ruote intorno al parco

Sabaudia presenta evidenti richiami dell'architettura del ventennio, quando ebbe luogo la sua fondazione
Sabaudia presenta evidenti richiami dell’architettura del ventennio, quando ebbe luogo la sua fondazione

Difficoltà Nessuna (dislivello assente), preferibile una mountain bike
Periodo Primavera e autunno
Durata Un giorno (circa 50 km)
Dal parcheggio di Sabaudia si punta verso il mare e la strada litoranea, che si raggiunge dopo aver superato il ponte che scavalca il Lago di Paola, con bella vista sul Monte Circeo. Giunti alla litoranea si va a destra e si prende a pedalare sul lungo e pianeggiante rettilineo, con scorci sull’ampia spiaggia dove scendono a intervalli lunghe passerelle in legno che evitano il calpestio della delicata vegetazione dunale. Si prosegue per una decina di chilometri fino a un bar, dove l’asfalto piega verso destra ad angolo retto: ma noi andiamo dritti sulla duna, spingendo a tratti la bici a mano per superare i tratti più insabbiati, tra grandi ginepri e splendide vedute sul mare.

Le dune del litorale
Le dune del litorale

Verso l’interno le sponde del più piccolo specchio d’acqua costiero, il Lago dei Monaci, offrono spesso avvistamenti di cormorani, falchi di palude, aironi. Rifiuti portati a spasso dal vento annunciano l’arrivo sulle sponde del Rio Martino, di nuovo sulla carrabile, che si risale fino al ponte andando a ritrovare il mare al di là di esso. Costeggiamo adesso il Lago di Fogliano giungendo alla strada che viene da Latina, fiancheggiata da una ciclabile che si prende a seguire, e al primo incrocio svoltiamo a destra per Borgo Grappa. Subito dopo il piccolo Lago dei Registri, talvolta asciutto, occorre fare attenzione alla piccola segnalazione di una traccia sulla destra (con la scritta “Lago”) che, appena prima di un edificio abbandonato, attraversando un prato e superando un canale e poi un boschetto raggiunge la riva del Lago di Fogliano, che si segue verso sinistra. Pedalando in relax si giunge in breve a Villa Fogliano, dove hanno sede il centro visita del Parco Letterario di Omero e una stazione del Corpo Forestale, con una sala in cui è esposta una collezione ornitologica. Prima ancora, di fronte a una magnifica selva di bambù giganti ovviamente di origine artificiale, si ammira il curioso Casino Inglese, sorta di chalet in legno eretto dai Caetani a inizio ‘900 e restaurato dall’ente parco. Più avanti, una fontanella sotto le palme consente di riempire le borracce.

Più o meno di fronte al Casino Inglese si imbocca, sempre in bici, una stradina bianca che all’ombra dei pini e poi fra i campi conduce in solitudine lungo la sponda destra del Rio Martino. Per riprendere verso Sabaudia, andando a sinistra si varca il ponte e sull’altra sponda si prende non la stradina privata immediatamente a sinistra, ma quella successiva che si infila tra un canale e i prati della Bufalara. Si giunge così a una strada asfaltata dritta dove passa anche un tratto di pista ciclabile, la si attraversa e si prosegue per il rettilineo sempre sterrato (notare sulla destra i buchi d’ingresso di alcune tane di istrice) fino a un pittoresco allevamento di bufale, con tanto di pozza infangata e staccionate in legno. Subito dopo si supera un ponte a sinistra e si sbuca di nuovo su asfalto, che a sinistra porta a Bella Farnia (con pista ciclabile) e a destra, dove andiamo noi, a costeggiare a distanza il Lago di Caprolace. Al primo bivio si va a destra, incontrando subito un altro allevamento di bufale con annesso spaccio di mozzarelle, verdure e altri prodotti. In fondo alla discesa la carrabile passa accanto ai Pantani dell’Inferno, una zona umida ricchissima d’avifauna ma purtroppo inaccessibile perché spesso utilizzata come poligono dai militari (altra incongruenza sul territorio, fra le tante). Dalla parte opposta, cioè a destra della strada, uno specchio d’acqua antistante il lago di Caprolace attira spesso garzette, aironi cenerini, anatre e talvolta specie meno diffuse. Tornati sulla litoranea si svolta a sinistra verso Sabaudia, per chiudere l’anello, e dopo aver riattraversato il ponte sul lago di Paola si è di nuovo al camper.

Una sosta tranquilla nei pressi di Sabaudia
Una sosta tranquilla nei pressi di Sabaudia

 

In bici/2 La foresta demaniale

Cicloturismo
Cicloturismo

Difficoltà Nessuna
Periodo Tutto l’anno
Durata Da una a due ore
Dalla S.S. 148 Pontina, che dopo la deviazione per Latina prende il nome di Mediana, tenersi pronti a svoltare dopo la deviazione segnalata per Pontinia. Le indicazioni sono per la Cantoniera Cerasella, base per le escursioni in foresta. Il camper si parcheggia al termine del tratto transitabile della strada, dove sorgono la casa forestale e, accanto ad alcuni tavoli da picnic, un recinto che ospita daini e cinghiali.

Cicloturismo e birdwatching
Cicloturismo e birdwatching

Fra i tanti percorsi possibili segnalati dal parco, suggeriamo di prendere in bici un piccolo itinerario circolare che ha inizio lungo la migliara, la stradina a fondo naturale che solca la foresta: seguendola in direzione opposta all’ingresso, dopo poco un breve scivolo sulla destra porta ad affacciarsi su un bell’esempio di bosco allagato, che si può costeggiare brevemente a piedi lungo il bordo dell’acqua. Rimontati in sella, si pedala fino ad alcune segnalazioni. A destra un sentiero si dirige verso la riserva integrale della Piscina delle Bagnature; prendendo a sinistra, invece, si incontra un nuovo bivio dove si tiene la destra (a sinistra si ritorna a Cerasella). Superata la tabella 10 e ignorata una successiva deviazione, si svolta a sinistra per una traccia che porta a una delle torri di avvistamento antincendio del parco, ai lati della strada asfaltata per Sabaudia e purtroppo non accessibile ai visitatori. Sempre nel bosco si prosegue in rettilineo verso la tabella 14, oltrepassata la quale si prende la prima traccia a destra. Ai tre bivi successivi si va prima a destra, poi a sinistra e quindi ancora a sinistra, si supera un fosso e verso la tabella 7 (a sinistra) si sbuca di nuovo sulla migliara, che in pochi minuti riconduce al punto di partenza.

 

In canoa Pagaiata con vista sul Lago di Paola

In canoa nel lago di Paola
In canoa nel lago di Paola

Difficoltà Nessuna
Periodo Da fine primavera a inizio autunno
Durata Mezza giornata
Si mette comodamente in acqua la canoa dal pontile adiacente al parcheggio di Sabaudia, ma naturalmente possono essere utilizzati altri approdi. Dalla forma singolarmente tortuosa, ricco di bracci laterali verso l’entroterra, il Lago di Paola sembra disegnato apposta per essere esplorato con calma senza alcuna difficoltà, avendo la sola accortezza di evitare le giornate ventose che renderebbero faticosa la pagaiata. Navigando da questo punto verso nord si incontra il solo braccio dell’Annunziata, sulle cui sponde è un campeggio, subito dopo Santa Maria della Sorresca. Quest’ultima, una piccola chiesa eretta nel luogo dove sorgeva un monastero benedettino, nel Medioevo appartenne ai Templari: aperta solitamente nel giorno di Pentecoste, conserva al suo interno una Madonna con Bambino in legno assai venerata localmente.

Passando invece sotto il ponte stradale che scavalca il lago, sulla sinistra si inoltrano i bracci di Caprara e degli Arciglioni e quindi, oltre il Villaggio dei Giornalisti, il braccio Carnarola: qui termina la parte boscata dove il parco in anni passati ha allestito alcune ricostruzioni di carbonaie e lestre a scopo didattico (visitabili lungo un sentiero che parte dal centro visitatori di Via Carlo Alberto). Continuiamo a pagaiare sempre in direzione del Monte Circeo, che si specchia nel lago con la sua inconfondibile silhouette. Dopo un’area agricola si stacca a sinistra il braccio della Molella, il più profondo di tutti, che giunge nei pressi dell’omonima frazione.

Sabaudia: la Villa di Domiziano
Sabaudia: la Villa di Domiziano

Ma la nostra meta è subito più avanti, ancora nascosta nella vegetazione lungo le sponde: si tratta della cosiddetta Villa di Domiziano, una residenza romana del I secolo il cui scavo ha portato alla luce anche resti di un impianto termale e delle relative cisterne necessarie all’approvvigionamento di piscine e fontane, nonché numerose statue (l’ingresso all’area archeologica dev’essere però obbligatoriamente prenotato in anticipo). Non lontani anche i resti del complesso della Casarina, risalente al II secolo e trasformato in romitorio nel XIII secolo. A questo punto si può passare sulla sponda opposta dove più avanti, sullo sfondo dell’approdo turistico, davanti all’imbocco del canale romano è la bella Torre Paola. Pagaiando a ritroso si torna al pontile di partenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

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