Lunigiana, il libro nella giara

Da contadini a librai ed editori: ecco la storia di Pontremoli e della Lunigiana, uno scrigno di memoria en plein air a mezza via fra il Mar Ligure e l’Emilia, un territorio che fu protagonista di una straordinaria rivoluzione culturale

Indice dell'itinerario

Attraversiamo Piazza Arnoldo Mondadori, giriamo in Via Luigi Einaudi, percorriamo una strada intitolato a Giangiacomo Feltrinelli… ma dove siamo capitati? Che paese è mai questo? Siamo a Montereggio, il paese dei librai. Qui le vie e le piazze non sono intitolate a santi, scienziati, imperatori o città: in questo borgo, arroccato su un’altura che domina la valle del torrente Mangiola, non per caso le strade sono dedicate ai più celebri editori italiani. Se – come scrisse Seneca – “il libro ti muta nell’essenza”, a mutare profondamente in questo caso è stata l’essenza di questo angolo di Lunigiana, lembo di Toscana stretto fra l’Emilia e la Liguria, dove nel ‘500 ebbe inizio la cosiddetta saga dei librai.

Il monumento al libraio ambulante situato a Montereggio
Il monumento al libraio ambulante situato a Montereggio

Da Montereggio e dalle piccole frazioni appartenenti al feudo di Mulazzo, legato al nome dei marchesi Malaspina (oggi ricordati, oltre che dal loro imponente palazzo, da un documentatissimo centro studi), i venditori ambulanti iniziarono a trasportare nelle loro gerle almanacchi, lunari e romanzi popolari al posto di stoffe o cocci. Non sapevano leggere, ma il loro istinto per gli affari – che la leggenda vuole essere stato donato dal diavolo in un momento di bontà – li spinse a intraprendere questo commercio che dalle colline li portava verso Pontremoli e poi su al nord, verso le grandi città. Da ambulanti a editori: fu il destino di intere famiglie che impiantarono la loro attività a Pontremoli – come ad esempio i Bertoni, i Tarantola e i Giovannacci – oppure trovarono la fortuna in Spagna e addirittura oltreoceano, in America Latina, come i Maucci con la loro Casa Editoryal.

Una veduta di Pontremoli
Una veduta di Pontremoli

La capitale del libro

A Pontremoli, palcoscenico del prestigioso Premio Bancarella, il libro è un’istituzione. Superato il fiume Magra attraverso il trecentesco Ponte della Cresa, sovrastato dal Castello del Piagnaro (sede del Museo delle Statue Stele Lunigianesi, dove sono custodite ottanta stele antropomorfe risalenti alla Preistoria), siamo accolti da un ben conservato nucleo storico dove all’austero impianto medioevale si sovrappose alla metà del ‘600, allorché Pontremoli entrò nel Granducato di Toscana, il raffinato Barocco Pontremolese. Sorto sulla lingua di terra delimitata dal corso del Magra e dal torrente Verde, il cuore della cittadina è dominato dalla Torre del Campanone, una costruzione di 36 metri voluta nel 1322 da Castruccio Castracani e rialzata nel XVI secolo. In centro passeggiamo tra gli eleganti palazzi storici e le antiche chiese ricche di opere d’arte che si affacciano su Piazza della Repubblica, Piazza del Duomo e Via Garibaldi.

Una fase del restauro di un testo antico presso il laboratorio dell’Archivio Seminarile
Una fase del restauro di un testo antico presso il laboratorio dell’Archivio Seminarile

Tra le numerose botteghe artigiane c’è la legatoria delle sorelle Francesca e Donatella, dove si può assistere alle fasi della legatura dei libri, realizzata secondo il metodo antico con l’uso di strumenti identici a quelli utilizzati secoli fa. A Pontremoli il libro non solo nasce, ma è anche oggetto di cure. Nella Biblioteca del Seminario Vescovile in Piazza San Francesco, accanto alle sale dove trovano sistemazione migliaia di volumi di grande valore, c’è una piccola porta dietro la quale ogni giorno si salva un pezzo di storia. A vederla al lavoro nel laboratorio di restauro, pagina dopo pagina la dottoressa Elisa Battilla riporta alla vita con solventi, analisi spettrometriche e congegni tecnologici antichi libri offesi dalle ingiurie del tempo, dalle alluvioni o dal fuoco.

Legatoria artigiana
Legatoria artigiana

Un lavoro lungo, portato avanti studiando in maniera certosina la composizione chimica dell’inchiostro, della carta, del cuoio, delle tele per poi intervenire rispettando i materiali e le tecniche di realizzazione dell’epoca, che forniscono – oltre al contenuto del libro – testimonianze storiche di enorme valore. Un lavoro costoso, di certo non facilitato dalla cronica mancanza di fondi destinati alla cultura; ma grazie all’iniziativa “Adotta un libro antico”, a cui possono aderire con offerte privati cittadini, associazioni, aziende e ordini professionali, la sopravvivenza di questo inestimabile patrimonio sembra essere meno incerta.

I luoghi del ricordo

Piazza Vittorio Emanuele II a Fivizzano
Piazza Vittorio Emanuele II a Fivizzano

Per la Lunigiana la memoria è una cosa sacra. Probabilmente dipende da fatto che tante persone hanno patito la miseria, sono emigrate per sfuggirla e infine sono tornate a testa alta; e anche coloro che non sono tornati portano nel cuore, di generazione in generazione, il ricordo di questa terra. È quello che succede al Museo Archivio della Memoria di Bagnone, dove il Comune ha approntato un piccolo miracolo tecnologico che tra mostre, percorsi multimediali e siti Internet documenta in maniera vivida la storia della Lunigiana e della sua gente.

Il borgo di Bagnone visto dall’omonimo torrente
Il borgo di Bagnone visto dall’omonimo torrente

Tra queste colline tanti sono i luoghi della memoria che le nebbie sembrano voler custodire gelosamente, quasi a celarli a chi non ha la pazienza di scoprirli. Situato fra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano, Fivizzano è il paese natale di quello Jacopo che intorno al 1470 introdusse in questa zona l’uso dei caratteri mobili in tipografia: a Palazzo Fantoni, uno degli edifici storici della bella cittadina, è ospitato il Museo della Stampa che racconta il legame tra la Lunigiana e i suoi editori.

Accesso al borgo di Villafranca
Accesso al borgo di Villafranca

E tornando nell’ampia conca scavata dalla Magra una visita merita certamente il Museo Etnografico di Villafranca in Lunigiana, dove è documentata la vita quotidiana della popolazione contadina locale. Poi ci sono le frazioni di Filetto e Virgoletta, borghi rimasti intatti nel tempo, veri musei a cielo aperto dove è possibile scoprire l’intima essenza di questa terra.

Il castello di Castiglione del Terziere con una veduta dalla sua sommità
Il castello di Castiglione del Terziere con una veduta dalla sua sommità

A simbolo di tutti questi luoghi c’è Castiglione del Terziere con il suo castello, autentico scrigno di cultura e di memoria insufflate dallo spirito mecenatesco di Loris Jacopo Bononi, scomparso nel 2012. Dirigente d’azienda, docente universitario e scrittore dotato di una personalità eclettica, oltre a essere il fondatore del Museo della Stampa di Fivizzano fece restaurare negli anni ’70 la fortezza di Castiglione per farne l’epicentro di un vero messaggio culturale che non doveva essere per pochi eletti ma rivolto a tutti, lunigianesi e non solo.

Scorcio del castello di Castiglione del Terziere
Scorcio del castello di Castiglione del Terziere

Nel tempo il castello si è riempito di preziosi volumi, opere d’arte e tante altre testimonianze storiche attraverso le quali viene raccontata la Lunigiana, la sua storia e il suo ruolo nella cultura internazionale. Oggi, oltre a fornire un palcoscenico d’eccezione a eventi culturali di vario genere, il castello è un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono scoprire questa regione.

Il castello di Castiglione del Terziere: un particolare della biblioteca
Il castello di Castiglione del Terziere: un particolare della biblioteca

Il paesaggio racconta

Puntiamo la prua del camper verso le montagne su cui sorge Zeri, il comune sparso in numerose piccole frazioni situate nelle valli e sulle cime appenniniche dello spartiacque tra il corso della Magra e quello del Vara, in Liguria. A ogni curva i boschi nebbiosi sembrano disegnare panorami in cui i piccoli e isolati borghi – generalmente poche case agglomerate intorno a un campanile – tradiscono le loro origini agricole e pastorali. La vita dura e povera che si consumava in queste valli si legge nelle montagne ammantate di fitte foreste alle quali si doveva caparbiamente strappare terreno da coltivare o da adibire a pascolo. Ancora oggi le castagne sono raccolte ed essiccate secondo l’antica tradizione; assieme all’agnello costituivano la base della sussistenza di questo territorio.

San Lorenzo Martire torreggia sulla campagna intorno a Patigno
San Lorenzo Martire torreggia sulla campagna intorno a Patigno

Le tracce di una vita povera e dura ma al tempo stesso dignitosa si possono trovare ancora, ormai inghiottite dalla vegetazione, nei piccoli alpeggi di pietra abbandonati da decenni. Magico per la sua atmosfera malinconica quello della Formentera (risalente al 1500), costituito da una ventina di case usate d’estate dagli abitanti di Noce e Patigno per portare gli animali al pascolo. Le abitazioni costruite con la sapiente disposizione di pietre a secco, i ricoveri per gli animali e il piccolo oratorio dove celebrare le funzioni ci raccontano l’esistenza di questa gente come le pagine di un libro.

Chissà se è in un luogo così silenzioso che in un giorno di nebbia un pastore analfabeta, spinto dal desiderio di una vita migliore, pensò di diventare un venditore ambulante. Ma non uno qualsiasi: uno che sarebbe diventato un editore.

Dal manoscritto al touchscreen

Museo Archivio della Memoria di Bagnone
Museo Archivio della Memoria di Bagnone

Nove anni di lavoro per recuperare documenti, ricostruire le storie d’intere famiglie, organizzare, catalogare e digitalizzare: il risultato è una perfetta simbiosi tra passato e moderne tecnologie. Sul grande tavolo touchscreen del Museo Archivio della Memoria di Bagnone è possibile ricercare e visualizzare carte, manoscritti, illustrazioni. Nel ricco percorso museale, altri schermi interattivi consentono la visione di filmati, interviste, fotografie d’epoca e in tanti casi anche di sapere il nome delle persone ritratte e la storia della loro vita. Così sappiamo chi era quell’emigrante con la valigia di cartone, dove è andato e qual è stato il suo destino, oppure che quelle signore con il carretto erano barsane, venditrici ambulanti, tra le prime donne a emanciparsi nel mondo del lavoro sostituendosi agli uomini emigrati (Piazza Marconi 7, Bagnone – MS, tel. 0187 427834, www.museoarchivio dellamemoria.it).

Ager Lunensis

Anfiteatro romano di Luni
Anfiteatro romano di Luni

Che origine ha il toponimo della Lunigiana? La piana dove sfocia il fiume Magra conserva le testimonianze della colonia romana di Luna, fondata nel 177 a.C., protagonista di fiorenti commerci dovuti all’estrazione del marmo nelle Alpi Apuane. Situato nella frazione oggi chiamata Luni del comune di Ortonovo, il parco archeologico dell’antico approdo strappato ai Liguri Apuani consente di visitare le aree dove sorgevano il Foro e vari edifici pubblici e privati, oltre ai ruderi dell’anfiteatro. Straordinarie opere d’arte statuaria e musiva – oltre a tanti oggetti d’uso comune – sono custodite nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Luni, situato in loco. L’area è aperta al pubblico da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.30; l’anfiteatro si visita due volte al giorno, d’inverno alle 10.30 e alle 15.30, d’estate alle 10.30 e alle 17 (Via Luni 37, Ortonovo- SP, tel. 0187 66811). 

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