Lungo il fiume e tra gli alberi

Tra frutteti, rocche e abbazie, si snoda in riva all'Adige uno degli itinerari ciclabili più belli del Tirolo meridionale: con il veicolo ricreazionale e la bicicletta, un'esperienza per tutti e a tutto pleinair.

Indice dell'itinerario

Un colpo di pedale dietro l’altro, e il panorama della Val Venosta si dipana al ritmo lento della bicicletta davanti ai nostri occhi. Sono luoghi piuttosto noti, anche grazie al fatto che questa è la naturale porta d’ingresso al Tirolo occidentale; ma la pista ciclabile che segue l’alto corso dell’Adige offre vedute di grande suggestione, spesso ben diverse da quelle della statale di fondovalle. La perfetta collocazione dei campeggi (in mancanza di aree attrezzate e di opportunità di sosta libera, come del resto quasi ovunque nella provincia di Bolzano) consente inoltre di sfruttare appieno l’abbinata con il camper, la caravan o la tenda, per una vacanza da modulare a piacimento anche nella durata delle singole tappe lungo un percorso che copre in tutto poco più di 80 chilometri.

 

Dal Passo di Resia a Malles Venosta

un parcheggio presso il valico di Passo di Resia
un parcheggio presso il valico di Passo di Resia

Il nostro itinerario lungo l’Adige inizia dal campeggio di Passo di Resia, in territorio austriaco: non essendo scalatori, preferiamo percorrere il tracciato in discesa. Lasciato il passo si incontra subito un breve tratto in salita prima di iniziare a scendere per Resia. Giunti in paese potremo decidere se rimanere sulla sponda orientale del lago artificiale oppure passare su quella opposta (è inoltre possibile effettuare il periplo del bacino, che conta 18 chilometri): noi consigliamo la prima possibilità perché in tal modo si visitano le sorgenti dell’Adige alle spalle del villaggio, l’abitato stesso e, poco più a sud, il bel campanile che emerge solitario dalle acque dopo che nel 1950 le vecchie case di Curon Venosta furono sommerse e 500 persone dovettero emigrare.

Arrivare a Burgusio dopo aver costeggiato il lago di San Valentino alla Muta e' una riposante passeggiata
Arrivare a Burgusio dopo aver costeggiato il lago di San Valentino alla Muta e’ una riposante passeggiata

Dopo aver attraversato San Valentino alla Muta e costeggiato il suo bel laghetto con le barche dei pescatori in bell’evidenza, svoltiamo a destra seguendo la pista ciclabile vera e propria (situata a pochi passi dal fiume, che qui scorre precipitoso) fino ad arrivare, in ripida discesa e in un ambiente immacolato, a Burgusio. Lungo il tracciato, di tanto in tanto si notano i tipici crocefissi di legno intagliato che ornano sentieri e vette dell’Alto Adige. Burgusio è un paesino che sorprende piacevolmente per le graziose case dipinte, la bella fontana sovrastata dalla statua di San Michele; nel cimitero, la parrocchiale dell’Immacolata con due portali romanici e un alto campanile conserva all’interno affreschi gotici, una statua della Pietà del 1400 e un organo nella cui cassa sono scolpite figure di angeli, proveniente dall’abbazia benedettina di Monte Maria.

Dall'abbazia di Monte Maria si domina dall'alto il paese, il castello e la valle
Dall’abbazia di Monte Maria si domina dall’alto il paese, il castello e la valle

Le candide mura di quest’ultima si notano facilmente dalla statale, così come Castel del Principe che sorge poco più in basso: quasi a guardia l’uno contro l’altro, i due simboli del potere di una volta si raggiungono con una breve deviazione che costa un piccolo sforzo in salita, ma ne vale davvero la pena per l’ampia veduta della valle e per il complesso abbaziale in sé stesso, che si segnala per la maestosità architettonica e per alcune preziose opere d’arte.

La pista ciclabile prosegue per Clusio e Glorenza, ma noi prendiamo per un breve tratto la statale per portarci più rapidamente a Malles Venosta. All’ingresso si ammira sulla sinistra la chiesa di San Benedetto, del IX secolo (in fase di restauro durante la nostra visita), i cui affreschi sono tra le più antiche testimonianze di pittura murale nell’area tedesca; per visitarla occorre chiedere la chiave alla famiglia Weiskopf, che abita lungo la stessa strada al civico 31. Il centro storico è sovrastato dal castello Fröhlich che sfoggia un’originale torre cilindrica d’epoca romanica, come i cinque campanili di medesimo stile che impreziosiscono il caratteristico abitato insieme alle pittoresche case borghesi. In questa piacevole cittadina si trova il bel campeggio situato nei pressi della vecchia stazione ferroviaria (in disuso ormai da più di dieci anni, ma sembra che ci sia un progetto per riattivare il tratto Merano-Malles), a cui si arriva dalla discesa dei Carabinieri. La sosta offre un ampio panorama sulla Val Monastero e sul gruppo dell’Ortles, con Glorenza regina incontrastata al centro.

 

Da Malles Venosta a Laces

Il gioiello urbanistico di Glorenza
Il gioiello urbanistico di Glorenza

Dal campeggio ci portiamo sulla pista in direzione di Clusio e di Laudes. Attenzione a non commettere l’errore di prendere la provinciale, perché non vedreste niente: il paesaggio si ammira infatti al suo meglio dalla ciclabile, che scorre in discesa tra il verde brillante di bellissimi prati: il paesino di Laudes con la chiesa gotica che conserva pregevoli affreschi, i bunker disseminati nel circondario, il tronco di un grosso abete vecchio di 280 anni e poi, con il vento in faccia, un tuffo nella natura prima di lasciarsi conquistare dalla storia intrigante di Glorenza. Se fosse una donna la si amerebbe al primo sguardo, ma non è tipo che si lasci conquistare facilmente; le torri e le mura intatte tradiscono infatti un passato di animo forte e battagliero, desiderato e corteggiato. Già sede giudiziaria della contea agli inizi del XIII secolo, nel 1304 le vennero conferiti i diritti civici; guerre, inondazioni e pestilenze l’hanno pesantemente colpita in più occasioni, ma si è sempre saputa riprendere per mostrarsi oggi più splendente che mai. Previo accordo con il Comune c’è la possibilità di sostare con il v.r. in un’area attrezzata che si trova lungo l’Adige, raggiungibile dopo un chilometro di strada stretta prendendo a destra appena usciti da Porta Tubre.

Uno scorcio di Glorenza
Uno scorcio di Glorenza

Dalla stessa porta, svoltando subito a sinistra prima del ponte e costeggiando il fiume si può effettuare una prima deviazione a Sluderno e a Castel Coira; se invece si attraversa il ponte si prende prima a sinistra per Montechiaro e poi per Prato allo Stelvio. Il castello, in origine di proprietà dei principi vescovi di Coira, dal XVI secolo appartiene ai conti Trapp che in epoca rinascimentale ne hanno modificato l’aspetto: attualmente ospita la più grande raccolta privata di armi e armature storiche d’Europa, e non avendo mai subito distruzioni è il maniero meglio conservato di tutto l’Alto Adige. Montechiaro si raggiunge anche senza tornare a Glorenza, prendendo da Sluderno la strada provinciale che taglia la valle e andando a reimmettersi sulla pista ciclabile (che in questo tratto non è asfaltata). Attraversando l’abitato si notano i resti di un castello che doveva essere molto imponente, e in pochi minuti si entra nella frazione di Agumes: qui l’Adige è costretto a piegare a sinistra formando un’ampia curva, dove la valle si allarga fino a Lasa. All’inizio del secolo questa era una zona paludosa, formata dagli acquitrini e dai meandri del fiume; durante la costruzione della ferrovia è stata bonificata e attualmente si presenta come una ricca area agricola dove la pista, ora su asfalto, corre pianeggiante e piacevolissima in mezzo a orti e frutteti.

Un ponte sull'Adige
Un ponte sull’Adige

Superato Prato allo Stelvio, appoggiato al versante destro della valle vedremo il borgo di Cengles, e su terra battuta attraversiamo Ontaneto di Cengles, una zona fluviale protetta, caratterizzata da rigogliosi cespugli di Daphne mezereum, il fior di stecco. Arrivati alla caserma abbandonata, dopo un breve tratto a sinistra di nuovo su asfalto, prima del ponte sull’Adige svolteremo a destra in direzione di Lasa, tra l’argine del fiume e i frutteti. Questa cittadina è famosa per le cave di marmo, l’oro bianco di cui si nota ovunque la presenza: dall’abside della parrocchiale al selciato della piazza, fino alle targhe commemorative e ai marciapiedi decorati. Si ammira anche un busto raffigurante l’imperatore Francesco Giuseppe, commissionato durante la Prima Guerra Mondiale e mai recapitato a causa degli eventi bellici: dimenticato in una stalla per ben mezzo secolo, adesso fa bella mostra di sé nel centro storico. Ma anche numerosi edifici e monumenti a Vienna, a Monaco, a Londra e a New York sono stati realizzati con il marmo di Lasa perché è una pietra che, oltre alla bellezza, offre una grande resistenza agli agenti atmosferici.

La parrocchiale di Laces
La parrocchiale di Laces

Uscendo dall’abitato ci dirigiamo ora verso la centrale elettrica, superata la quale il percorso sale molto ripidamente per circa 200 metri per poi proseguire su una strada forestale a mezza costa, da cui si può ammirare l’Adige nel fondovalle e prendere la discesa che porta di nuovo al fiume. Dopo un ponte coperto in legno si avanza costeggiando sempre il fiume sino a Covelano e alla fronteggiante Silandro, capoluogo della valle. Qui hanno termine le indicazioni della pista ciclabile Vinschgau-Val Venosta; da questo punto fino a Merano incontreremo piccoli cartelli verdi con il simbolo della bici, le frecce direzionali e i nomi dei paesi in bianco (occorre però dire che la segnaletica non è sempre presente e a volte bisogna affidarsi al proprio senso di orientamento o alle cartine). Il maestoso campanile di Silandro, che i suoi quasi 100 metri di altezza rendono il più alto di tutta la valle, è un chiaro segno della potenza dell’Ordine Teutonico. Poco invece è rimasto dell’antica struttura architettonica e urbanistica di questa cittadina dopo la colata di cemento degli anni Sessanta. Tornati sulla pista ciclabile, che adesso è asfaltata e si snoda nuovamente in mezzo ai frutteti, seguiamo le indicazioni per la frazione di Morter, dove è situata la chiesetta di San Vigilio, e poi per Laces, ritenuta non a caso la capitale delle mele: è infatti uno dei comuni con la più alta produzione di frutta pro capite, oltre che sede delle maggiori cooperative frutticole della vallata. Il clima sostanzialmente secco e soleggiato (piove pochissimo e l’unico rischio è rappresentato dalle grandinate) favorisce metodi di coltivazione naturali ed ecocompatibili, la cosiddetta coltura integrata che consente una maturazione ottimale della frutta. Imboccando la via principale si arriva al centro del borgo – anche questo dotato di campeggio – passando davanti al castello, alla parrocchiale dei santi Pietro e Paolo e alla chiesa dello Spital allo Spirito Santo, che conserva bellissimi affreschi e un celebre altare ligneo in stile gotico.
Siamo a quota 639: in una sola giornata siamo scesi di oltre 400 metri dai 1.050 di Malles Venosta.

 

Da Laces a Merano

Dopo Laudes la salita per Naturno
Dopo Laudes la salita per Naturno

Siamo alla tappa conclusiva, nell’ultimo tratto della valle: per uscire da Laces ci portiamo verso la zona est dell’abitato e prendiamo una stradina secondaria che conduce a Castelbello, ma noi passeremo solo per la frazione di Maragno. Percorriamo un bel tratto sopraelevato che costeggia il fiume e poi, seguendo le indicazioni per Naturno, la vecchia ferrovia; un po’ di saliscendi in mezzo ai meleti e agli impianti di innaffiamento (così potenti che alle volte bisogna indossare la mantellina per proteggersi) vivacizzano l’andatura. Poco prima di Naturno, in posizione dominante appare sulla sinistra Castel Juval – oggi di proprietà del famoso scalatore Reinhold Messner – che controlla l’imbocco della Val Senales.

Castelbello
Castelbello

Dal paese vale la pena effettuare una deviazione per visitare la chiesetta di San Procolo, risalente al VII secolo, in cui sono conservati affreschi di epoca precarolingia; per raggiungerla, all’altezza della vecchia stazione si va diritto (i due campeggi sono proprio a due passi), all’incrocio con la statale si svolta a destra e poi al semaforo a sinistra. Tornati sulla pista, si prosegue verso Castel Taranto attraversando ancora zone a frutteto, ma il tragitto non è monotono come si potrebbe pensare perché il paesaggio regala sempre numerosi elementi di interesse lungo le due sponde della valle: se avete con voi un binocolo potrete ad esempio osservare castelli, abbazie e chiese che si profilano in lontananza. Giunti a Plaus, sulle mura del cimitero si apprezzano le undici scene ispirate alla Danza Macabra, opera dell’artista venostano Luis Stefan Stecher.

La pista prosegue sulla sponda sinistra del fiume. All’altezza di Rablà, dopo un paio di chilometri di buona salita, una deviazione ci porta a Parcines, un altro pittoresco borgo di case e portici che ospita il museo della macchina da scrivere intitolato al suo inventore, Peter Mitterhofer: vi si possono ammirare circa 1.200 esemplari, dei quali 900 nell’archivio visitabile su richiesta, che offrono un quadro assai istruttivo di oltre cent’anni di evoluzione nella storia di questo strumento.
Da qui merita senz’altro una deviazione la cascata di Parcines, la più alta della provincia con i suoi 97 metri: chi non se la sente di andare in bici affrontando i 3 chilometri di durissima salita può prendere il pulmino che ogni mezz’ora parte dal centro del paese (se si alloggia in un campeggio dei dintorni si ha in omaggio un biglietto da utilizzare anche su altri autobus). Per gli ultimi chilometri del nostro itinerario lasciamo la pista ciclabile e ci portiamo sull’ampia strada che in ripida pendenza ci conduce sulla statale, quasi all’altezza della cascata; qui svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Lagundo, sempre in piacevole discesa dopo un primo tratto pianeggiante.

Le terme di Merano
Le terme di Merano

Superato il paese, sbucheremo sul viale che conduce direttamente al centro di Merano. L’atmosfera è ben diversa dai tranquilli paesini finora toccati: la città, divisa dal corso del Passirio che qui confluisce nell’Adige, offre un centro storico assai gradevole, numerose ricchezze monumentali – castelli e chiese in primo luogo – ma anche itinerari naturalistici, passeggiate a tema e altre opportunità di soggiorno (consigliamo di procurarsi guide e opuscoli presso l’ufficio turistico, che offre informazioni anche su visite guidate e altre iniziative nel territorio).
Se poi non foste ancora sazi di pedalate, Merano è un’altra base ideale per proseguire il viaggio: il percorso ciclabile si sviluppa infatti sia verso nord, risalendo la Val Passiria, che verso sud, in direzione di Bolzano, regalando ancora tante emozioni tra borghi, fiumi e castelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

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