Lo Sperone sotto i piedi

Seguite i nostri passi tra le bellezze del Parco Nazionale del Gargano. Sette brevi passeggiate sul versante meridionale e sulle vicine isole Tremiti.

Indice dell'itinerario

Valle Grande
(2 ore e 30 minuti a/r).
Per raggiungere l’ingresso della valle, da San Giovanni Rotondo si segue la provinciale per Manfredonia, dove alcune indicazioni segnalano una sterrata che si inoltra fino ai pressi di un piccolo casolare. A destra si prende un sentiero panoramico che taglia a mezza costa il versante della valle. A circa mezz’ora di cammino il sentiero scompare e si trovano delle piccole pareti calcaree aggirabili con molta facilità. Si raggiunge un bel pianoro con vista sullo scabro tetto del Gargano (Monte Calvo, 1.055 metri). Continuando a zigzag tra gli affioramenti rocciosi si trova, verso destra, l’ingresso alto della Grotta Grande. Questo bel complesso sotterraneo, disposto su più livelli, è il relitto di una cavità un tempo molto più estesa e ridotta dall’arretramento evolutivo della valle. Da una prima caverna si scende in un piccolo corridoio che imbocca un riparo. Sul fondo si guadagna l’accesso a un angusto passaggio che sbuca in una vasta sala. Il percorso scende fino a un grande ingresso che domina una parete verticale (attenzione a non sporgersi). Si risale tutta la grotta e si attraversa il pianoro sommitale, per poi scendere comodamente lungo il versante e raggiungere il fondo della valle in corrispondenza della carrareccia d’ingresso.

Abbazia della Santissima Trinità
(3 ore e 30 minuti a/r)
Da Mattinata con la statale 89 si raggiunge in tre chilometri l’azienda agrituristica Monte Sacro (vedi Buono a Sapersi). Dopo aver lasciato i mezzi nel parcheggio si affronta una dolce salita lungo un nastro asfaltato, trascurando piccole vie laterali, fino ad imboccare a sinistra un sentiero interamente contrassegnato con vernice gialla e rossa. Si prende tra le rocce fino a guadagnare una cascina affacciata sul Piano di San Martino. Seguendo la traccia del percorso, all’ombra del bosco e tra grigi affioramenti rocciosi si parano orchidee colorate. Continuando a sinistra, il sentiero sale attraversando una piccola dolina e procedendo verso la cima di Monte Sacro (872 m), ormai vicina. Poco dopo, un verdissimo pianoro ospita le rovine dell’abbazia della Santissima Trinità. Anticamente tempio dedicato a Giove, trasformato in abbazia dai Benedettini, ebbe notevole prestigio e ampi possedimenti fino al suo declino e al totale abbandono.

Valle di Macchia
(3 ore a/r)
Da Manfredonia, seguendo la statale 89 in direzione di Mattinata, si svolta a sinistra per la semplice chiesetta della Madonna della Libera, preceduta da un modesto parcheggio. Proseguendo a piedi lungo la strada asfaltata, dopo circa 15 minuti di cammino segue uno sterrato in forte salita. Lungo il percorso si possono notare caratteristiche abitazioni scavate nel calcare, una delle quali d’aspetto ellenico con porte e particolari colorati di blu che contrastano col nitore delle mura. Si raggiunge così un grande pino d’Aleppo che si affaccia sulla valle di Macchia, terrazzata e punteggiata da ulivi e vecchi casolari che guardano la cima della Coppa Caramanico (609 m). Come le altre gole che si aprono verso sud, questa valle fu scavata dalle acque che dalle alte quote del promontorio scivolavano fino a tuffarsi nell’Adriatico. Più avanti si piega a sinistra di un bivio e tra saliscendi si raggiunge il versante opposto della valle, dove il sentiero digrada dolcemente tra muretti a secco fino a sbucare a non molta distanza dalla chiesa della Madonna della Libera.Monte Saraceno
(un’ora e 30 minuti a/r)
Tra Mattinata e Monte Sant’Angelo, sempre lungo la statale 89, si tocca il Bivio la Cavola. Da qui una mulattiera costeggia il fianco ovest del monte Saraceno (260 m), tra pini d’Aleppo e macchia mediterranea. Abbandonata la mulattiera, si raggiunge un pianoro e si attraversa un antico centro abitato con annessa una vasta necropoli. Architetture murarie di pietre associate a secco, stele, oggetti di arredo, sculture e circa 400 tombe a borsa rappresentano le testimonianze lasciate dalla civiltà dauna a partire dall’Età del Ferro. Verso l’Adriatico una serie di terrazzamenti digradano sul mare fino ad alte scogliere. Raggiunto di nuovo il percorso principale, si costeggiano antiche cave e si prosegue in direzione di Punta Rossa, dove sorgono i resti di una vecchia costruzione. Da questo punto si può ammirare un bel panorama sulla piana di Mattinata, ricca di ulivi, la costa sabbiosa e la tondeggiante cima della Coppa di Montelci.

Fuorirotta alle Tremiti
Dal Gargano o dalla costa molisana (traghetti da Rodi, tel. 0884 965343; Vieste, tel. 0884 707489; Peschici, tel. 0884 964234; Termoli, tel. 0875 704859), con zaino in spalla e scarponcini si possono raggiungere in giornata le isole di San Nicola, San Domino e Capraia, che offrono solitari e piacevoli sentieri.

San Nicola
(dalla Salizada alla punta del Cimitero: 2 ore a/r)
Dal porto si sale per la Salizada, la ripida strada a rampe che affianca le mura di difesa dominate dalle torri del Cavaliere del Crocifisso e dalla Torre del Pennello. Oltre quest’ultima si percorre il piccolo centro di San Nicola e si raggiunge l’ingresso dell’abbazia con la vistosa Torre Aragonese. Quindi si passa per Piazza delle Armi e si aggira l’imponente mole del baluardo del Cavaliere di San Nicolò. Il percorso punta per la Tagliata, uno stretto passaggio inciso nella roccia sospeso tra due ripide scogliere, e continua poi per il pianoro di San Nicola. Non perdendo mai di vista il sentiero, si prosegue per una necropoli e i ruderi di una domus romana. In vista dell’isola di Capraia, il sentiero costeggia un tratto panoramico fino al cimitero della comunità tremitese.

San Domino
(dal porto al faro: 2 ore a/r)
Dal piccolo porto di San Domino si sale in vista dei faraglioni dei Pagliai. Poi si segue per la Piana Grande che, più avanti, è ombreggiata da pini d’Aleppo. L’asfalto finisce e si continua a sinistra per un sentiero che lambisce il punto più alto dell’isola (116 m). Sulle tracce del sentiero si punta dritti per l’estrema propaggine meridionale costeggiando l’alta parete del Picco Falcone, che precipita nella Cala del Bue Marino guardando Punta Secca. A poche decine di metri c’è il faro, in stato di degrado. Per il ritorno, si può continuare seguendo il sentiero che verso sud-est costeggia la punta di Ponente e lo scoglio dell’Elefante, fino a sbucare nell’abitato di San Domino.

Capraia
(dalla punta dello Straccione al faro: un’ora a/r)
Con una piccola imbarcazione occorre raggiungere la punta dello Straccione, la parte più meridionale dell’isola; si costeggia la cala del Falconetto e gli Scoglietti fino a spingersi al centro dell’isola, raggiungendo da qui la cala del Caffè o il faro.

PleinAir 370 – maggio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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