Libertà vo cercando

Dal 29 aprile al 1° maggio, sui sentieri della Majella si cammina in una grande marcia collettiva per rievocare una delle vicende più intense e drammatiche della Seconda Guerra Mondiale.

Indice dell'itinerario

Fra il 1943 e il 1944, quando l’Italia era spezzata in due dalla Linea Gustav, la Majella divenne il passaggio segreto utilizzato dai renitenti alla leva, dagli antifascisti, dai prigionieri fuggiti per lasciare i territori controllati dall’esercito tedesco e raggiungere le linee alleate (nel settembre del ’43 dal solo campo numero 78 di Fonte d’Amore a Sulmona, col tacito consenso delle autorità italiane, ne scapparono ben 80.000). Non era un’impresa facile, e molti pagarono con la vita il loro tentativo. Ma i fuggiaschi potevano contare sulla coraggiosa complicità degli abitanti della montagna che, pur vessati e minacciati dai tedeschi, diedero loro rifugio e aiuto.

Quel grande scrittore del nostro Novecento che fu Ignazio Silone racconta dell’esperienza del poeta sudafricano Uys Krige, fatto prigioniero e detenuto appunto a Sulmona da dove riuscì a evadere. «In un nostro primo incontro a Roma, verso la fine del ’44 (…) mi parlò con le lagrime agli occhi dei pastori di Roccacasale, di Campo di Giove, di Castel Verrino, di Pietrabbondante, di Cupello. Egli non esitava ad affermare che il tempo passato fra essi era il più bello della sua vita, avendo allora intravisto per la prima volta la possibilità di relazioni umane assolutamente pure e disinteressate». Le memorie di Krige sono state raccolte in The way out, un commovente libro-tributo pubblicato in Italia da Vallecchi col titolo Libertà sulla Majella, purtroppo esaurito da tempo.

E il 25 marzo del 1944, con la guida Alberto Pietrorazio e una sessantina tra italiani e stranieri, anche l’attuale Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi raggiunse, in 25 ore di marcia nella neve, Taranta Peligna e Casoli, ovvero la libertà.
Per testimoniare l’importanza di un periodo così tragico della storia nazionale, da tre anni il sentiero è stato riscoperto e nel mese di maggio viene percorso da centinaia di escursionisti in una manifestazione organizzata dall’associazione Il Sentiero della Libertà-Freedom Trail in collaborazione con la Regione Abruzzo. Alla prima edizione del 2001 ha partecipato lo stesso Ciampi, a quasi sessant’anni di distanza dalla sua prima traversata. In quei duri momenti scrisse un diario, poi donato al Liceo Scientifico Enrico Fermi di Sulmona, dove ha sede l’associazione promotrice dell’evento: “Si progredisce molto lentamente su alcuni punti, dovendo camminare quasi a quattro gambe perché i soli piedi non fanno presa (specie io, che non ho i chiodi) sulla neve gelata, nei punti erti; in altri sprofondiamo fino al ventre: mi aiuta molto il bastone con la racchetta”. Si trattava al tempo di un’impresa molto difficile, in un ambiente severo e aspro, e oltre che dalle intemperie bisognava difendersi dalle ronde che pattugliavano la zona in cerca dei fuggiaschi. Il 18 ottobre 1943 il tenente Ettore Corti rimase ucciso in uno scontro con i tedeschi: un cippo a Guado di Coccia ricorda lo sfortunato militare italiano, ma anche le centinaia di vittime rimaste senza nome.

Marco nazionale della Majella
Marco nazionale della Majella

Ora, su quello stesso percorso, camminatori provenienti da ogni angolo del mondo trascorrono tre giorni tra natura e storia, seguendo una velocità di marcia adeguata al ricordo. Con la collaborazione del Parco Nazionale della Majella, l’intero tracciato è stato segnalato da paline riportanti la scritta Freedom Trail, così chi vuole può avventurarvisi tutto l’anno: ed è questo il nostro suggerimento. Oggi che andare in montagna è divenuta un’attività diffusa e molto amata, c’è bisogno di percorsi che oltre alle emozioni legate all’ambiente offrano anche la possibilità di provarne altre, ricche di significato. Ecco quindi che il Sentiero della Libertà diviene un itinerario per riscoprire, sul filo della memoria, un aspetto importante della nostra storia recente.

 

Le tappe del Freedom Trail

Arrivano da tutto il mondo i partecipanti alla marcia che si tiene sul Sentiero della Libertà
Arrivano da tutto il mondo i partecipanti alla marcia che si tiene sul Sentiero della Libertà

Le iscrizioni alla marcia, che quest’anno si tiene dal 29 aprile al 1° maggio e conta un numero massimo di 500 partecipanti, si sono chiuse il 31 gennaio scorso: ma nulla impedisce, com’è ovvio, di trovarsi sul sentiero in quei giorni, senza contare che muovendosi con il camper si è svincolati dalle esigenze logistiche di un numero così elevato di persone. La traversata, con livello di difficoltà escursionistico e quindi praticabile da chiunque sia in buona forma e abbia un minimo di esperienza e di allenamento, parte da Sulmona e termina a Casoli richiedendo tre giorni per ricoprire un percorso totale di 40 chilometri: si può dunque scegliere di effettuarne solo alcuni tratti, facendo ritorno al veicolo in giornata, o ci si deve organizzare con qualcuno che ci venga a riprendere al termine della camminata. Nel territorio del parco è vietato il campeggio libero, ma nei giorni della marcia non è difficile trovare un posto in cui piantare la tenda.

Una lapide a Guado do Coccia
Una lapide a Guado do Coccia

La prima tappa ha inizio da Sulmona (dove si trova una comoda area attrezzata), raggiungendo in giornata Campo di Giove: per i nostri scopi, invece, converrà partire direttamente da quest’ultima località, facendo base al camping Orsa Minore. Si raggiunge il paese e si seguono a piedi le indicazioni per Palena, lasciando a sinistra la strada per Caramanico e percorrendo ancora su asfalto il sentiero P1 per Guado di Coccia. Subito dopo il cimitero appena fuori l’abitato, si incontra sulla sinistra un tracciato in salita che dapprima costeggia la strada e poi sale trasversalmente verso la montagna. Poco più avanti bisogna prendere un bivio a destra (seguire le indicazioni Freedom Trail) e poi un altro a sinistra, entrambi ben segnalati con paline. Il sentiero P4 sale a mezza costa, aprendo la vista sia verso la montagna che sulla valle. A un successivo incrocio si gira a destra per la Madonna di Coccia, sino a uscire sulla pista da sci. Qui le segnalazioni indicano di andare a destra, ma conviene invece proseguire sulla sinistra, evitando così lo sbancamento della pista. Si sale molto rapidamente nella faggeta e dopo circa mezz’ora si sbuca in alto, si seguono i paletti a mancina (segnaletica gialla) fino al punto in cui i due sentieri si uniscono e si prosegue dritti sulla rampa della pista da sci fino al rifugio e alla stazione di arrivo della seggiovia.

Dopo una meritata pausa, si inizia a scendere verso valle lasciandosi a destra la sterrata usata dai mezzi di servizio e passando accanto alla lapide che ricorda il tenente Ettore De Corti. Sempre su sterrato si seguono i piloni degli impianti di risalita in direzione di Palena, dove a un certo punto la vista si apre verso la valle: quando la strada curva, si prende a sinistra un sentiero che scende facendosi via via meno evidente, anche se intuitivo (la segnaletica comunque si dirada, perciò attenzione). Per aiutarvi procedete tenendo a destra un muro a secco, in gran parte crollato ma visibile. Il tracciato passa accanto a una pineta, entra in una sorta di vallone e sbuca nei pressi di alcuni impianti, appena fuori del paese. Usciti sulla strada, si prosegue verso sinistra, si passa davanti a una chiesetta e si prosegue a lungo sull’asfalto. La traversata da Campo di Giove a Palena è quindi ideale per chi vuole limitarsi all’aspetto strettamente escursionistico del sentiero. L’itinerario continua sino all’ingresso della Grotta del Cavallone, dalla quale trasse ispirazione il pittore Francesco Paolo Michetti per le scende del dramma dannunziano La figlia di Iorio: la suggestiva cavità merita una visita, peraltro possibile solo nel periodo estivo.

Taranta Peligna è uno dei pochi centri abitati del percorso, che nell'ultimo tratto segue in buona parte il fiume Aventino.
Taranta Peligna è uno dei pochi centri abitati del percorso, che nell’ultimo tratto segue in buona parte il fiume Aventino.

Subito dopo si giunge al sacrario della Brigata Majella, fondata da Ettore Troilo e composta da partigiani che ebbero un ruolo importante nella liberazione dell’Italia centro-settentrionale. Poco prima del tunnel che immette al sacrario, inizia sulla destra un sentierino che scende sotto la strada per Taranta Peligna, in ambiente molto ameno. Si sbuca su una sterrata e si va verso sinistra arrivando in breve al paese, un piccolo e tranquillo insediamento della valle dell’Aventino che, come molti altri, fu completamente raso al suolo nel corso degli scontri fra tedeschi e alleati: simbolo di questa distruzione, ma anche della volontà di riscatto, rimane il diruto portale della chiesa di San Biagio, risalente intorno al XVII secolo. Vale la pena fare una passeggiata per le vie del borgo, scendendo verso il fiume sino a uscire dal paese; poco prima del ponte sull’Aventino si incontra una sterrata che conduce alla cosiddetta Acquaviva, un piccolo giardino con polle sorgive di straordinaria limpidezza. Limpido è anche il vicino fiume, che qui scorre allegramente tra le rocce. Questa ricchezza d’acqua favorì la nascita di numerosi lanifici, che sfruttavano la lana proveniente dalle pecore allevate in tutta la regione: un’economia ormai quasi scomparsa. Nel parco ci sono tavoli e panche per una sosta ancora più piacevole; se ci si sposta in camper, lo si può lasciare nel parcheggio.

Il bel portale dell'adiacente chiesa di San Biagio
Il bel portale dell’adiacente chiesa di San Biagio

Il percorso della marcia da qui non è segnalato e procede lungo una strada molto panoramica, parallela all’Aventino, che scende sino a un piccolo ponte e prosegue diventando una sorta di carrareccia e sfiorando di nuovo il fiume; più avanti lo si guada (si può evitare di scendere in acqua passando su un altro vicino ponticello) per continuare sempre all’interno della valle, con notevoli viste sulla montagna. Giunti a una strada asfaltata, si va a sinistra dapprima in discesa e quindi in netta salita: il tracciato è comunque molto tranquillo e, rimanendo più in alto rispetto al corso d’acqua, rivela bellissimi panorami.

Al bivio a T che si incontra alla fine dalla salita, si va a destra verso Ponte di Ferro: poco dopo, sotto le case di Lama dei Peligni, si prosegue diritti e si scende di nuovo sino all’Aventino, seguendo la riva sinistra grazie a uno stradello che sale. Di fronte a un altro piccolo bivio si tiene la sinistra, quindi il sentiero spiana e arriva a Pianimarini, piccola frazione di Lama. Dopo le prime abitazioni, si va a mancina su una stradina in netta salita che passa accanto a una casa diruta e collega a una sterrata: svoltando a destra si ritrova l’asfalto e si giunge al paese di Fontirossi, da dove si prosegue per Casoli. In corrispondenza del cartello che indica quest’ultimo paese, si gira prima a sinistra e poi a destra per un’area picnic (ottima per la sosta), sede del centro Patrick Rafting che consente di provare il brivido di una discesa in gommone sul fiume.

Ora il Sentiero della Libertà continua sull’asfalto incrociando diverse aree picnic. Seguendo la statale 84 si sfiora il bel lago artificiale di Casoli e si attraversa una galleria (prestare attenzione): quando la strada curva e inizia a salire si imbocca una piccola sterrata che si stacca sulla destra e, attraverso un passaggio molto verde e rilassante, sbuca poco dopo nei pressi delle prime abitazioni di Casoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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