Cabo de Gata: Liberi come una volta

Nel parco di Cabo de Gata, sulla costa mediterranea dell'Andalusia, c'è uno strabiliante deserto sul mare

Indice dell'itinerario

Cabo de Gata è un deserto sul mare, l’unico d’Europa, il più settentrionale del nostro continente, dove già a febbraio le temperature possono arrivare a 28 gradi centigradi di giorno e a 20 di notte. Qui si respira il dolce aroma di albicocchi e peschi che quasi sa di miele, il profumo agrumato dei mandarini, l’odore salmastro dei fiori sugli scogli.
Il profumo inebriante dei frutteti entra dal finestrino mentre attraversiamo l’interno della Sierra. Gli alberi, in filari ordinati, sono coperti di fiori bianchi, rosa pallido, rosso chiaro che creano rettangoli di colore in contrasto con l’ocra uniforme delle montagne brulle e sassose. Un’infinita varietà di piante ha trovato il modo di sopravvivere alle temperature elevate. All’orto botanico di Rodalquilar la nostra instancabile guida, Loic, ci spiega i trucchi di arbusti, erbe e alberi contro la siccità. L’esparto che ricopre le colline, ad esempio, è un cespuglio autoctono simile all’erba della pampa, e le cui fibre sono impiegate per la lavorazione di corde e tessuti: si è infatti adattato al clima secco trasformando le foglie in lunghi fili erbosi che limitano al massimo la dispersione dell’acqua. Molte varietà botaniche, soprattutto quelle che crescono sulle scogliere come la lavanda iberica, hanno foglie e petali ricoperti di peluria per raccogliere l’umidità, altre hanno sviluppato un rivestimento ceroso per diminuire la traspirazione e riflettere i raggi implacabili del sole, e altre ancora, come il cisto bianco, producono un lattice molto concentrato che si utilizza nella preparazione di oli essenziali e, in passato, del sapone. E ci sono piante che hanno sviluppato radici tanto profonde e ramificate da essere inestirpabili, come una sorta di piccoli iceberg verdi molto più sviluppati sottoterra che sopra. Una di esse aveva il curioso compito, nella tradizione popolare, di mettere alla prova il futuro genero: solo se il giovane aspirante riusciva a sradicarlo con le proprie forze meritava la figlia in sposa. Non dimentichiamo le piante grasse, che concentrano acqua e nutrimento nelle foglie proteggendosi con le spine dagli animali e dall’evaporazione. Fico d’India, fico degli ottentotti e aloe regalano splendide fioriture e prodotti molto utili, ma è l’agave, la pita, ad avere il posto d’onore. Della pianta sudamericana, introdotta in Spagna alla fine del ‘700, si utilizza praticamente tutto: dalle foglie si ottengono fibre e cibo per gli animali, dal fusto verde (che misura dai 4 ai 9 metri di lunghezza) travi di buona qualità, dalla polpa zuccherina un biocarburante a base di etanolo o un biodiesel, mentre dalla radice si estrae la sostanza che fa da base alla tequila. Dalla dovizia delle sue fioriture, inoltre, gli anziani sanno prevedere quanto pioverà l’inverno successivo.

 

Palmito

Nell'interno il paesaggio e la vegetazione ricordano le oasi desertiche
Nell’interno il paesaggio e la vegetazione ricordano le oasi desertiche

A chiudere la rassegna c’è il palmito, una delle poche specie arbustive endemiche d’Europa. Per quanto possa sembrare inospitale, questo è un microcosmo di ambienti ed ecosistemi veramente unici, che molti di noi conoscono dal grande schermo. Quest’arido paesaggio vulcanico fu scelto infatti da Sergio Leone come set privilegiato per i suoi western, e le location di queste pellicole cult, con i finti villaggi californiani e messicani di legno, il saloon, le lunghe vie polverose sono in piedi (e visitabili) ancora oggi, come tante piccole Hollywood. Il pueblo di El Albaricoques, dove venne girata la maggior parte delle scene di Per un pugno di dollari, è tuttora abitato. Gabriel García Márquez descrisse invece una piccola fazenda di questa sierra circondata di agavi, Los Frailes, in Bodas de sangre, uno dei suoi romanzi più noti, anch’esso divenuto un film. E George Lucas trasformò le dune costiere dei Genoveses nel deserto di Petra per Indiana Jones e l’ultima crociata.

Una Noria, ovvero un pozzo profondo azionato da forza animale o dal vento
Una Noria, ovvero un pozzo profondo azionato da forza animale o dal vento

Negli anni ‘30 e ‘50, però, la zona di Carboneras rischiava davvero di diventare un deserto privo di vita: le miniere d’argento si stavano esaurendo e per estrarre i filoni più profondi furono immesse nelle cave grandi quantità di arsenico e cianuro, che inquinarono falde acquifere e campagne agricole. Per fortuna negli anni ‘60 le estrazioni minerarie vennero definitivamente bloccate, e fu messo in opera un grande piano di risanamento. Ancora oggi alcune poblaciones non possono usare l’acqua dei loro pozzi, ma il terreno e la costa sono stati completamente risanati, tanto che le serre per la produzione di ortaggi sono diventate la prima fonte di prosperità per l’economia locale. La cattiva fama della zona, in compenso, ha protetto il selvaggio litorale dalla speculazione edilizia che negli ultimi trent’anni ha devastato la riviera spagnola. L’istituzione della riserva naturale di Cabo del Gata nel 1987 ha contribuito ad arginare ulteriormente l’espansione del cemento. Il grosso rischio oggi sono proprio le serre, che sbancano le colline e sottraggono sabbia alle dune costiere per il fondo delle coltivazioni, ipotecando il delicato e unico ambiente del parco: ma ambientalisti, guide e associazioni di cittadini si battono per mantenere il promontorio un deserto inalterato.

Nei piccoli villaggi, dove l'economia è ancora fortemente legata all'agricoltura e alla pastorizia, i monumenti sembrano quelli dei set cinematografici cari a Sergio Leone, che proprio qui veniva a girare molti dei suoi western.
Nei piccoli villaggi, dove l’economia è ancora fortemente legata all’agricoltura e alla pastorizia, i monumenti sembrano quelli dei set cinematografici cari a Sergio Leone, che proprio qui veniva a girare molti dei suoi western.

 

 

Portolano minimo

Abbondanti fioriture in technicolor già a febbraio.
Abbondanti fioriture in technicolor già a febbraio.

Il regolamento del Parque Natural de Cabo de Gata-Níjar vieta il campeggio libero fuori dalle strutture e dagli spazi attrezzati, ma se si sosta con discrezione e senza occupare aree esterne al veicolo la permanenza viene tollerata con larghezza.
Entrati nel parco da ovest, cioè dal lato di Almería, dopo il paese che prende il nome dal promontorio si raggiunge Salinas de Acosta, un paesino dall’aspetto semiabbandonato; ma la strada sterrata delimitata da paletti, che costeggia la lunga spiaggia fino a La Almadraba de Monteleva, offre tranquilli parcheggi vista mare. Arrivati alle saline si può continuare verso l’interno solo con mezzi fuoristrada o in mountain bike, e anche l’accesso al faro e alla bella spiaggia è possibile solo per i mezzi di piccole dimensioni a causa di un restringimento della strada, pur se asfaltata. Volendo proseguire a piedi sino al faro, l’escursione è di circa 4 chilometri.
Sull’altro lato del promontorio, San José è uno dei borghi più caratteristici della zona, ancora preservato dalla deturpante edilizia che caratterizza per centinaia di chilometri il litorale iberico. Le spiagge di Morrón de los Genoveses e di Mosul sono fra le più belle di tutta la costa: lunghe lingue di sabbia con dune fossili grigie, agavi e palme, mulini a vento, piccoli cortijos e strade di terra rossa. Si raggiungono con uno sterrato facilmente transitabile di circa 3 chilometri, fiancheggiato da parcheggi dove è possibile pernottare. Alla fine della strada bianca comincia il panoramico sentiero pedonale che in circa 6 chilometri porta al faro da questo versante. Lungo la strada principale del pueblo, in Calle Correo, c’è il punto informativo del Grupo J126 che gestisce l’accoglienza turistica nel parco.
ALos Escullos, dietro il castello di San Felipe fatto erigere da Carlo III nel ‘700 e unico rimasto delle imponenti fortificazioni insieme a quello di El Playazo, c’è la Playa de l’Arco, dove è possibile anche la sosta notturna. Altro sito da non perdere per un tranquillo riposo e magari un bel bagno è l’incantevole spiaggia di sabbia e ciottoli di Cala de l’Imbarcadero, con un piazzale a cui si arriva con una strada quasi interamente asfaltata. Dal centro abitato parte il percorso pedonale per la Punta de Loma Pelada. Il campeggio Los Escullos, fuori dal centro abitato verso San José, si stende proprio vicino alla spiaggia.

Un parco nazionale aperto alla vacanza PleinAir
Un parco nazionale aperto alla vacanza PleinAir

La Isleta del Moro, una manciata di chilometri più a nord, sarebbe un borgo assai gradevole se non fosse un po’ troppo edificato, ma si fa perdonare con la Cala del Peñón Blanco, l’ennesima spiaggia con ampio spazio di sosta in terra battuta dove si può rimanere a dormire con il camper se non si è disturbati dall’eccessiva presenza di turisti.
Rodalquilar, pochi chilometri all’interno, è la población mineraria per eccellenza: conserva alcune delle case e dei pozzi più caratteristici di tutta la zona, oltre ad essere sede dell’orto botanico. La strada su asfalto conduce al castello settecentesco e alle belle spiagge con ampio parcheggio (che si può però allagare in caso di pioggia) di El Playazo e La Ermita. L’ambiente desertico della piccola valle è di quelli che non si dimenticano, con il fiume chiuso tra due aspre montagnole color fuoco e un bel palmeto tra gli orti. Sempre dalla valle parte la sterrata verso Punta Polacra, svoltando a destra dall’asfalto che termina di fronte al cancello della Torre de los Lobos: si arriva così alla Cala del Carnaje, una bella duna appartata di ciottoli neri vulcanici, ma dopo poche centinaia di metri la strada diventa difficilmente transitabile e vi consigliamo perciò di proseguire a piedi per circa 20 minuti.
Dal gruppo disordinato delle pittoresche abitazioni tradizionali di Las Negras parte invece il sentiero pedonale per San Pedro, un villaggio di grotte sul mare senza luce né acqua, in cui vive stabilmente una comunità di una trentina di persone che scoprirono la zona negli anni ‘70 e contribuirono alle prime battaglie per la salvaguardia dell’ambiente. Sono circa 6 chilometri, più o meno un’ora a piedi, senza rifornimento d’acqua e su sentiero accidentato lungo la falesia, ma si è sempre i benvenuti.
Continuando per Agua Amarga su un asfalto a una sola corsia piuttosto ampia, si incontrano le indicazioni per Cala del Plomo, che dista ancora 7 chilometri di sterrato transitabile a bassa velocità (un po’ faticosi e impegnativi in caso di pioggia) che portano a un bell’arenile di sabbia e sassi con possibilità di sosta per più notti. C’è una fontana a metà strada, ma fate rifornimento con parsimonia. Il camping La Caleta, con accesso diretto alla spiaggia, è uno dei più belli del circondario.

Il premio di un'escursione lungo le rocce costiere.
Il premio di un’escursione lungo le rocce costiere.

Arriviamo così ad Agua Amarga dove ci attende un bel piazzale sterrato in fondo al paese, sulla spiaggia di sabbia. Dall’abitato parte il sentiero per San Pedro via El Plomo, circa 12 chilometri fino a Las Negras con tratto iniziale impegnativo. Suggestiva la panoramica sulla costa dall’antico Cargador de Minerais, indicato sulla strada per Carboneras. Molto bello, poco più avanti, il faro di Mesa Roldán, raggiungibile in salita su asfalto che termina in un grande piazzale in terra battuta, riparato dal vento.
Carboneras, cittadina fra le più grandi e popolate del parco, offre in realtà poco di attraente. Uscendo in direzione Mojácar c’è la spiaggia di Algarrobico, sino a poco tempo fa una delle più belle e selvagge dell’area, purtroppo ora devastata dalla costruzione illegale di un orrendo e gigantesco hotel, bloccata da un’incursione di Greenpeace. La strada è a tratti asfaltata a tratti sterrata, con piccole piazzole da cui si riesce a godere del mare cristallino.
Ultima tappa a Mojácar, piccolo centro rimasto fuori dalla giurisdizione del parco ma che offre alcuni tratti ancora vergini. In direzione di Carboneras, dietro al castello e a Playa Macenas, alla torre del Pirulico e al nuovo campo da golf che ha purtroppo invaso la costa, una sterrata stretta ma transitabile con un po’ di attenzione porta a due piccole baie appartate e a tre spiaggette di sabbia e ciottoli, incantevoli e ancora incontaminate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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