Le vie dei dipinti

Se le Vie dei Canti, secondo la mitologia maori, sono quelle percorse dagli spiriti del Tempo durante la creazione, le vie dei dipinti rupestri sono le uniche pagine scritte della storia e della cultura aborigene in Australia. Ne sfogliamo alcune nel Northern Territory

Indice dell'itinerario

Provate a immaginare un territorio vasto più dell’Austria, interamente ricoperto da boschi e abitato da meno di 16.000 persone. Poi immaginatevi una sola strada carrozzabile che l’attraversa in diagonale e decine di fiumi di ogni dimensione che dalle alture del centro scendono verso il mare.
Non vi sono città, né veri villaggi e quando, durante l’estate australe, le grandi piogge fanno gonfiare i corsi d’acqua, gran parte di quello sterminato territorio si tramuta in un’unica, immensa palude dove i coccodrilli diventano i veri padroni.
Questa terra selvaggia è l’Arnhem Land, l’estremità settentrionale del Northern Territory australiano, uno dei luoghi più incontaminati del mondo intero.
Tranne in poche e ristrette aree, l’accesso all’Arnhem Land è virtualmente vietato, trattandosi di territori autonomamente gestiti dagli aborigeni, unici abitanti da almeno cinquemila anni. Per andarvi a conoscere la testimonianza più affascinante della storia e della cultura indigene, vale a dire i dipinti rupestri, occorre affidarsi alla provata esperienza delle due o tre organizzazioni autorizzate ad entrarvi.
Max Davidson’s è il titolare di una di queste e ha attrezzato un confortevole campo base a Mount Borradaile, sul versante occidentale dell’Arnhem Land.
Vi si arriva da Darwin con un piccolo aereo in circa un’ora di spettacolare volo, con atterraggio su una pista di terra ricavata fra gli alberi che sembra uscita da un film d’avventura. L’alternativa è il viaggio di una giornata in fuoristrada, ma solo quando le piste tornano praticabili dopo le piogge.
Il campo è composto da una grande tenda comune e da alcune tende a due letti, semplici ma spaziose. Nel locale comune si mangia, si raccontano le avventure del giorno e si discutono i programmi del giorno dopo; tutto all’insegna del pleinair più schietto. Dopo mezzanotte, quando il generatore si spegne, il buio totale avvolge il campo e si sente vivere la foresta, al di là delle pareti di tela.
Qui arrivano da tutto il mondo due categorie di viaggiatori, accolti in numero volutamente ridotto per salvaguardare l’ambiente: i pescatori e i busher, vale a dire coloro che non sanno resistere al fascino delle foreste selvagge.
I pescatori sono attratti dai giganteschi barramundi, enormi pesci che, al ritiro delle acque dopo la stagione delle piogge, restano intrappolati nei billabong, vaste e profonde pozze d’acqua cristallina. Gli altri vanno alla ricerca degli spettacolari dipinti rupestri del Mount Borradaile, attraversando un ambiente naturale tanto straordinario da stordire anche il più navigato dei viaggiatori.
L’esplorazione dell’Arnhem Land è un’esperienza unica, una sorta di viaggio nel tempo. Poco meno di 100.000 anni fa, popolazioni provenienti dall’Indonesia e dalla Nuova Guinea occuparono per prime le terre dell’attuale Northern Territory. Da allora, l’evoluzione naturale imposta dall’adattamento all’ambiente ha modificato usi e costumi delle popolazioni originarie, generando una cultura autonoma ricchissima di miti e leggende che si fondono armoniosamente nei cerimoniali religiosi delle varie tribù. E la religiosità degli aborigeni è tutt’uno con la loro necessità di esprimersi in forme artistiche.
La pittura del corpo, la danza, la scultura su legno e principalmente le pitture rupestri rappresentano veri e propri documenti della loro civiltà. Per tentare di comprenderli, anche se in piccola parte, occorre partire dal concetto di creazione a cui tutti fanno riferimento.
Il dreaming è l’era del sogno, un “tempo fuori dal tempo” nel quale gli spiriti delle origini forgiarono e diedero il nome a tutte le cose del creato. Ciò che esiste, in quanto tale, è emanazione di questi spiriti e tutto è riconducibile ad essi. Quelle forze misteriose, tuttavia, non conclusero la loro opera con la creazione, ma continuarono e ancora continuano a influenzare e dirigere la vita sociale, l’ordinamento della giustizia e il sistema dei valori civili e religiosi degli aborigeni.
L’esistenza di molti clan, numericamente poco consistenti e sparsi su territori molto vasti, ha determinato grandi differenze formali nella ritualità e nella rappresentazione artistica, ma i principali valori di fondo, come la solidarietà, il coraggio e il rispetto delle tradizioni sono comuni a tutti i gruppi.

Le pietre animate
Raggiungere i siti istoriati del Mount Borradaile è una piccola avventura che comincia di primo mattino e si conclude alla sera, dopo una giornata trascorsa esplorando a piedi il bush o navigando sui fiumi e i canali naturali a bordo di piccole imbarcazioni. In un modo o nell’altro, si entra così in piena sintonia con l’ambiente naturale, costituito da decine di specie diverse di uccelli, da un’infinità di piante e alberi, da una moltitudine di insetti e, soprattutto, dai giganteschi coccodrilli di mare. Questi maestosi rettili, capaci di raggiungere i sette metri di lunghezza, sono eccellenti predatori e trovano nell’immensa rete fluviale dell’Arnhem Land grande abbondanza di cibo.
Provenienti dal Mar di Arafura, si spingono fino a 200 chilometri nell’interno, e una volta entrati nei fiumi e negli acquitrini raramente se ne allontanano. Non è difficile osservarli, anche se gli esemplari di dimensioni maggiori tendono a non mostrarsi troppo. I coccodrilli frequentano soprattutto i billabong e le rive a ridosso delle mangrovie, dove capita sovente di vederli immobili, all’ombra. Quando, al contrario, scattano fuori dall’acqua per catturare le prede, lo spettacolo che offrono è decisamente agghiacciante.
L’esperienza delle guide è una sicura garanzia contro ogni rischio e l’itinerario alla volta delle pitturi rupestri continua senza pericoli. Esistono molti siti nell’Arnhem Land: in alcuni i dipinti sono custoditi all’interno di grotte, in altri sono tracciati su ripide pareti, in altri ancora si trovano sparsi un po? ovunque sui fianchi di grosse rocce che costituiscono una sorta di labirinto naturale. I soggetti trattati sono di vario tipo: animali, principalmente canguri, serpenti e pesci, figure umane, scene di caccia, momenti della vita comune o eventi eccezionali come, ad esempio, l’arrivo delle prime barche a vela. Le scene più belle e affascinanti sono quelle relative ai miti e alle divinità, spesso rappresentate con fedele e spregiudicato realismo. Alcuni dipinti risalgono a 4000 anni fa, ma la maggioranza è ovviamente più recente. Tutti, comunque, suggeriscono riflessioni avvincenti sullo stile di vita, sugli spostamenti dei gruppi nomadi, non meno che su alcuni valori forti delle comunità del passato.
Le guide aiutano a comprendere il significato delle singole figure e man mano si scopre quanto sia complessa la cultura degli aborigeni, e non priva di enigmi. Come il fatto che pitture di argomento simile si trovino in luoghi talvolta anche molto distanti fra loro. I clan, ancorché nomadi, non amavano i lunghi spostamenti per cui è improbabile che possano aver visto e poi riprodotto quelle opere; e le differenze linguistiche tra i vari gruppi portano ad escludere contaminazioni del genere. Alcune immagini quasi identiche a quelle dell’Arnhem Land si trovano ad esempio nella parte meridionale dei Northern Territory, ma anche nel più lontano Kimberly.
Così come si trovano, ma più plausibilmente, nel confinante Kakadu National Park che, data la vicinanza, reclama senz’altro una visita. Oltre a vantare migliaia di pitture rupestri, i 22.000 chilometri quadrati del parco custodiscono infatti ambienti naturali e scorci paesaggistici bellissimi (vedi anche PleinAir n. 296).
Maestose cascate si alternano a fiumi dai nomi evocativi: East and South Alligator River, Wildman River, Jim Jim River…
Visitando il parco, si scoprono sei differenti ecosistemi: la foresta monsonica, particolarmente rigogliosa lungo le sponde dei fiumi, il bush, caratterizzato dai boschi di eucalipto, il plateau (una serpeggiante scarpata alta fino a 200 metri che divide il Kakadu National Park dall’Arnhem Land), le colline del Sud e la linea costiera sul Mar di Arafura. Ognuno di questi ecosistemi è un mondo a sé, affascinante e ricco di flora e fauna tipiche.
Nel parco è anche facile incontrare gruppi di aborigeni residenti. Un buon numero di guide proviene da questi; e grazie alla loro disponibilità si riesce a conoscere molte usanze: i sistemi di caccia e cottura delle prede, l’utilizzo delle piante medicinali, i metodi di fabbricazione di oggetti d’artigianato, le tecniche di pittura e decorazione di cortecce, armi e tessuti… Nei casi più fortunati, si riesce anche ad assistere ad alcune delle loro feste, animate da danze propiziatorie e dal suono profondo del didjeridou, un ramo di eucalipto cavo all’interno.
Nel buio incipiente del tramonto, tra i riflessi guizzanti di un falò, le danzatrici dalle lunghe vesti cominciano a muoversi nell’ombra, evocando spiriti misteriosi; è il momento in cui anche il viaggiatore, almeno per un attimo, si sente in armonia con un mondo che non potrà mai comprendere del tutto.

PleinAir 367 – febbraio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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