Le montagne dei Cimbri

Delicate dorsali dai profili sinuosi, valloni spesso impraticabili, pascoli sconfinati e falesie verticali: i Monti Lessini, dolci e selvaggi al tempo stesso, sono un mondo cangiante e ricco di sorprese.

Indice dell'itinerario

Sino ad alcuni secoli fa questo lembo delle Prealpi Venete, compreso tra il Monte Pasubio e la Val d’Adige, era coperto da boschi abitati da orsi, cervi e lupi. Oggi quegli animali sono scomparsi, come anche gran parte delle foreste: la trasformazione del paesaggio cominciò nel Duecento, con il primo insediamento di famiglie della Bassa Baviera: erano i Cimbri (tzimber, boscaiolo). Il vescovo di Verona concesse loro il diritto di sfruttare le foreste; il legname servì alla produzione di carbone, mentre i tronchi più pregiati arrivavano a Venezia per la costruzione di galee.
I Cimbri erano uomini duri, abituati a servirsi di tutte le risorse della natura. Sfruttarono anche il freddo: l’acqua piovana raccolta in pozze d’inverno gelava; il ghiaccio era poi custodito nelle giasare (profondi pozzi), e nei mesi più caldi venduto a macellai, lattai e gelatieri della pianura.
La loro lingua è stata quasi completamente dimenticata, ma non a Giazza, la Lietzan cimbra: un borgo posto alla confluenza tra la Val Freselle e la Val di Revolto, dove i 150 abitanti parlano un antico dialetto ricco di vocaboli tedeschi.
A differenza di altre località montane del Veneto, dove per la costruzione s’impiegò il legno, sui Monti Lessini si usò la roccia: specchio di questa architettura è Molina, un abitato dell’Alta Valpolicella. Di roccia sono i muri di tutti gli edifici, i tetti, le fontane, i portici, i contorni delle finestre. Dal centro del paese una mulattiera lastricata in pietra porta a un antico mulino e all’ingresso del Parco Naturale delle Cascate. Un sentiero, in parte attrezzato con passerelle e gradinate metalliche, consente di scoprire un mondo di rocce, boschi e acque cristalline. Lungo il percorso si susseguono cascate, pozze, forre profonde e covoli (grotte). La zona fu abitata dall’uomo preistorico, come testimoniano gli oggetti risalenti al Neolitico e all’Età del Bronzo, rinvenuti in località Scalucce.
Molte aree della Lessinia sono oggetto di ricerche da parte dei paleontologi: la più celebre è la Pesciara di Bolca, uno dei più importanti giacimenti fossiliferi del pianeta. Di interesse geologico e paleontologico è poi il Ponte di Veja, arco di pietra probabilmente formatosi a seguito del cedimento di una caverna carsica. La sua imponenza solleticò l’interesse anche dei pittori: Andrea Mantegna lo raffigurò nel celebre affresco L’incontro nel Palazzo Ducale di Mantova. Alla base del ponte, raggiungibile a piedi per un sentiero segnato, nella “Grotta A”, furono rinvenuti bulini e raschiatoi dell’uomo del Paleolitico Superiore.
Il ponte di Veja rientra nell’area di riserva del Parco Regionale della Lessinia; oltre alla tutela del territorio, tra le finalità del parco ci sono la valorizzazione dell’ambiente storico, nonché lo sviluppo culturale. Perciò l’ente gestore ha istituito il Sistema Museale della Lessinia, composto da sette interessanti musei tematici ubicati in luoghi d’interesse urbanistico, etnografico o naturalistico. Il nostro itinerario prevede proprio la visita di questi sette gioielli, indispensabili per apprezzare appieno il balcone verde affacciato sulla pianura veronese.

Sulle ruote
Il percorso stradale è lungo circa 160 km e si sviluppa su strade di montagna piuttosto tortuose, ma accessibili anche ai camper. Lo abbiamo compiuto in tre giorni: pertanto la nostra proposta può essere concentrata in un weekend o diluita con gite a piedi e in mountain bike.
Dall’autostrada Milano-Venezia si esce a Soave, quindi si continua per Monteforte d’Alpone. Dopo circa 10 km si devia a destra fino a Roncà, sede di un museo dei fossili (per la visita, tel. 045/7460065 – 7460677).
Tornati sulla strada principale della Val d’Alpone si prosegue fino a Bolca, dove meritano una visita il museo e Pesciara, l’area dei ritrovamenti posta a un paio di chilometri dal paese (per informazioni e visite guidate tel. 045/6565088).
Si riprende la strada verso San Bortolo delle Montagne e Selva di Progno per raggiungere Giazza. In prossimità della parrocchiale s’incontrano abitazioni affrescate e il Museo Etnografico (tel. 045/7847050 oppure 045/7810342 Molinari). Una bella escursione di 6/7 ore complessive conduce al Rifugio Fraccaroli e alla Cima Carega, da cui si ha una splendida vista sulle Piccole Dolomiti e sui Lessini Orientali. L’itinerario inizia al termine della rotabile della Valle di Revolto, in prossimità dell’omonimo rifugio.
Da Giazza, scesi in direzione di Selva di Progno, si tiene la destra fino a Velo Veronese e quindi Camposilvano, dove si trova l’interessante Museo dei Fossili della Lessinia (tel. 045/7835600). Non lontano dal museo meritano una visita la Grotta del Covolo e la Valle delle Sfingi, singolare insieme di strutture rocciose modellate dai millenni. Tornati a Velo Veronese si raggiunge Roverè Veronese e la vicina Roverè Mille, con la Grotta di Monte Capriolo (per visite e informazioni per comitive, tel. 045/7835777).
Da Roverè si continua verso Cerro Veronese, quindi si risale a Bosco Chiesanuova, dove si visita presso il Comune il Museo dell’Uomo e dell’Ambiente in Lessinia (tel. 045/7050022). Sulla strada per San Giorgio, a circa 4 km da Bosco Chiesanuova, in località Griez, si trova la Giassàra. Da Bosco Chiesanuova verso Erbezzo, dopo circa 1,5 km si arriva al Baito della Coletta, nell’omonima località. Si continua per Ronconi e Sant’Anna d’Alfaedo dove merita la visita il Museo Paleontologico e Preistorico (tel. 045/7532656). A circa 6 km dal museo, oltrepassati gli abitati di Vaggimal, Corrubbio e Crèstena (strada piuttosto stretta), si arriva all’albergo Ponte di Veja, non lontano dal celebre arco di pietra.
Per arrivare al Parco delle Cascate, seguire la strada per Sant’Anna d’Alfaedo; prima di raggiungere l’abitato deviare sulla sinistra per Cerna, e dopo circa 1 km girare sulla destra per una stradina asfaltata che conduce a Molina.
Sono necessarie alcune ore per la visita del paese, delle Cascate (per informazioni: Associazione Vivere a Molina, 045/7720185), e del Museo della Flora della Lessinia. Da Molina si scende a Fumane e a San Pietro in Cariano, da cui si raggiungono rapidamente la S.S. n. 11 e l’autostrada.

PleinAir 316 – novembre 1998

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio