Labirinto mediterraneo

Romana, longobarda, normanna, barocca, nobile, borghese: i segni di una storia antica e preziosa si svelano passo dopo passo a chi visita Salerno, che fu caposaldo della scienza medioevale con la sua celeberrima scuola di medicina ed è oggi una delle mete più vivaci e meglio fruibili tra le città d'arte del Bel Paese.

Indice dell'itinerario

Ancora largamente sconosciuto ai turisti eppure capace di svelare un passato ricco di cultura e di snodi inattesi, il centro storico di Salerno è uno dei più cospicui dell’Italia meridionale: chi giunge in città da sud, dove si è concentrato il moderno sviluppo edilizio degli ultimi cinquant’anni colmando il litorale e la fascia nord-orientale, farà a tutta prima una certa fatica a riconoscerne i pregi, mentre più agevole è la scoperta se si arriva da nord, abbracciando con lo sguardo la particolare posizione tra il mare e le scoscese colline prossime alla Costiera Amalfitana.

Colonia romana già due secoli prima dell’era cristiana con il nome di Salernum, fu però tra il VII e l’VIII secolo che l’antico insediamento conobbe nuovo impulso grazie alla conquista dei Longobardi di Arechi, avvicendatisi al potere bizantino. Nel 1076 la città fu presa dai Normanni di Roberto il Guiscardo, che giustificò pienamente il soprannome di Astuto: il ducato da lui fondato, infatti, riprese e accentuò la fortunata fase di cultura, commerci e ricchezza instaurata dall’ultima dinastia longobarda. Dopo l’epoca normanna le fortune di Salerno conobbero invece pochi momenti di spicco, anche se le successive dominazioni contribuirono alla fitta serie di stratificazioni e di reimpieghi che contribuiscono alla peculiarità del nucleo antico cittadino.

 

 

Giardini e palazzi

Le aiuole terrazzate dei Giardini della Minerva, la cui fama è legata anche alle fortune della Scuola Medica Salernitana
Le aiuole terrazzate dei Giardini della Minerva, la cui fama è legata anche alle fortune della Scuola Medica Salernitana

Il nostro parcheggio si trova a breve distanza dal centro storico e dalla villa comunale, ben tenuta e resa piacevole da accorti restauri, che attraversiamo per puntare su Via Roma. La costruzione della villa seguì di poco quella dell’adiacente Teatro Verdi, voluto dal primo sindaco dopo l’Unità e che propone in scala minore le forme del San Carlo di Napoli. In questa zona una volta era già mare, almeno a quanto riferisce uno studioso locale secondo cui, prima dell’800, i monaci potevano pescare semplicemente affacciandosi alle finestre del convento allora esistente presso l’area dell’odierno teatro.

Pochi passi e siamo sul Lungomare Trieste, adorno di palme e fiancheggiato da palazzi di apprezzabili qualità estetiche, costruiti tra ‘800 e ‘900, che nascondono la parallela Via Roma, la quale prosegue con Corso Garibaldi. La passeggiata litoranea, costruita nel 1920 e molto frequentata dai salernitani soprattutto durante la bella stagione, si snoda per 3 chilometri e termina a Piazza della Concordia con il porto turistico Masuccio Salernitano (del cui posteggio potrebbe servirsi chi intenda far uso dello scivolo per il varo di una piccola imbarcazione).
Via Porta di Mare, fra le perpendicolari che sbucano su Via Roma, è già centro storico: risalendola fino a trovare sulla destra il Vicolo dei Barbuti, subito ci si presenta l’importantissimo complesso di San Pietro a Corte dove l’originaria struttura termale romana del II secolo venne riutilizzata come luogo di culto cristiano. Sulla sua verticale, utilizzando pilastri edificati al tempo dei Longobardi, sorse un salone simile a un loggiato con acceso da una costruzione adiacente: si trattava della cappella di corte del re Arechi II – che poteva così entrare nel luogo di culto dalla vicina reggia – della quale sono state identificate monofore e una bifora. Nel duplice vano sottostante alcuni suggestivi affreschi in differenti stili appartengono a momenti diversi del gusto bizantino. Una stratificazione a tutto campo, insomma, che nel momento in cui scriviamo è oggetto di interventi di restauro curati dalla Soprintendendenza (fra i tanti che negli ultimi anni stanno interessando tutta la vecchia Salerno per restituirne le bellezze a una completa fruizione).

Via dei Mercanti è una delle animate stradine del nucleo antico
Via dei Mercanti è una delle animate stradine del nucleo antico

 Quanto ai Barbuti, da cui tuttora prende nome il quartiere, non era che l’appellativo popolare degli stessi Longobardi insediati in questa parte della città. Proprio di fronte al complesso si leva Palazzo Fruscione, che nel ‘700 fu adibito ad alloggio con stalle per i cavalli e conserva su due lati cospicue decorazioni ad archi intrecciati di epoca medioevale. Via Porta di Mare prosegue con Via dei Canali, che si apre subito in uno slargo luminoso: siamo all’Ave Gratia Plena Minor, che insieme alla chiesa dell’Annunziatella fu dal 1698 ricovero “per le vergini povere, di honesta famiglia”; al di là dell’ingresso si apprezza un bel cortile con fontana. Continuando fino al termine della salita sbucheremo in breve su Via Tasso, che dal periodo romano e per buona parte del Medioevo restò la principale di Salerno. Qui possiamo osservare importanti dimore signorili come quella che fu dell’antica famiglia dei Ruggio d’Aragona, lasciata nel 1870 dall’ultimo erede al Comune di Salerno, o Palazzo Conforti, della metà del ‘700, dove il possente portale di piperno – un tufo piuttosto diffuso nel territorio campano – incornicia una scenografica scala aperta. A Palazzo Ruggi appartiene un cortile con una fontana del Nettuno che è antica solo in apparenza, essendo stata realizzata negli anni ’30 per iniziativa del preside di una scuola del palazzo. Sul lato opposto della strada una discesina porta all’antica chiesa di Santa Maria de Lama, che merita la visita per i suoi affreschi del periodo longobardo.

Un angiporto ci segnala ora la salita che ci condurrà nella parte alta del centro storico, al Giardino della Minerva: si tratta di una serie di piccoli e soleggiati belvedere a terrazza, coltivati a piante medicinali irrigate da una canalizzazione di acque sorgive, situati sul limite occidentale delle antiche mura e collegati a mezzo di scale ombreggiate da pergole in legno. Sui luoghi sembra aleggiare la memoria di Matteo Silvatico (vedi approfondimento “Il maestro dei boschi”), la cui famiglia possedette da queste parti orti e giardini dove è facile pensare che il maestro delle celeberrima Scuola Medica Salernitana conducesse gli studenti perché si impratichissero nel riconoscimento e nell’uso terapeutico delle essenze vegetali.

 

 

Il duomo del re

Poco distante dal duomo, la chiesa dell'Addolorata fa da sfondo a un'elegante piazzetta
Poco distante dal duomo, la chiesa dell’Addolorata fa da sfondo a un’elegante piazzetta

Passando per Via Trotula de Ruggiero e per l’arioso triangolo di Largo Conforti, nel quale campeggia la chiesa dell’Addolorata, siamo ormai prossimi alla cattedrale di San Matteo anticipata da un quadriportico ricco di sarcofagi e lapidi romane: la grandiosa struttura fu voluta da Roberto il Guiscardo per ingraziarsi i nuovi sudditi dopo il lungo assedio che nel 1071 aveva portato la città nelle sue mani. Di schietto stile romanico, un leone e una leonessa sono i custodi dell’atrio; da notare le colonne di spoglio e gli archi rialzati del portico, questi ultimi mutuati dall’arte islamica al pari delle tarsie in pietre di diversa natura che appaiono anche nel magnifico campanile normanno. Sotto i portici di destra l’ingresso alla Sala San Tommaso, indicata dalla tradizione come una delle aule in cui venivano impartite le lezioni della Scuola Medica.

L'elegante campanile medioevale di San Matteo
L’elegante campanile medioevale di San Matteo

La chiesa vanta porte bronzee lavorate a Costantinopoli, mentre nel vasto interno basilicale spiccano i due amboni decorati da motivi di gusto bizantino, dove reclamano particolare attenzione le sculture dei leggii e dei capitelli. Fra gli altri elementi notevoli è il pavimento del transetto, i cui mosaici si direbbero una serie di tappeti realizzati per mettere in evidenza la sacralità dell’area. L’abside di destra è dedicata a Papa Gregorio VII con il sarcofago romano del I secolo, la statua seicentesca e l’importante mosaico di fondo che lo ritrae in trono. Altro bellissima opera è il monumento sepolcrale di Margherita di Durazzo, già regina di Napoli.

Di fronte alla scalinata della cattedrale, Palazzo Giannattasio è un fabbricato della metà del ‘700 nell’elegante stile derivato dalla Napoli del tempo. Da qui si raggiunge il Museo Diocesano, che è ima visita assolutamente da non mancare: ci riferiamo in particolare alla collezione di sessantanove stupende formelle considerate dagli studiosi la più vasta e completa raccolta di tavolette d’avorio del Medioevo cristiano. Che dire poi delle pergamene miniate dell’Exultet, conservate nella stessa sala, o dei numerosi codici come il Pontificale degli inizi del ‘300? E ancora l’importante raccolta di pitture e sculture, la croce appartenuta a Roberto il Guiscardo e una serie di preziosi paramenti sacri.

la magnifica cattedrale di San Matteo, vero scrigno di tesori d'arte e architettura come lo splendido ambone medioevale
la magnifica cattedrale di San Matteo, vero scrigno di tesori d’arte e architettura come lo splendido ambone medioevale

 

Castelli e musei

Il castello del sovrano longobardo Arechi domina Salerno dall'alto della sua collina
Il castello del sovrano longobardo Arechi domina Salerno dall’alto della sua collina

Chi volesse scoprire come un anonimo caseggiato possa nascondere addirittura le tracce di una reggia dovrà ora, nel percorrere Via San Michele, prendere il breve passaggio sulla destra che porta più in basso. Attraversato un cortiletto, si noteranno in alto sulla facciata le tarsie in pietra dai cromatismi così apprezzati in epoca normanna, ma anche profili di antiche aperture tra cui monofore e bifore. Gli studiosi non ne dubitano: sono i segni di Castelterracena, il palazzo del Guiscardo costruito poco dopo il 1076, ormai celato dalle ingiurie del tempo e della natura, compresi terremoti e svariati reimpieghi.

Il centro storico è ricco di inattese peculiarità
Il centro storico è ricco di inattese peculiarità

Via San Michele prende più avanti il nome di Via San Benedetto, toccando la chiesa omonima dal pronao a tre arcate. Il complesso, valorizzato da un altro dei recenti restauri, era andato distrutto nell’884 in un assalto saraceno ma fu rapidamente ricostruito: non si tratta di uno dei tanti monasteri salernitani, ma di quello a cui l’imperatore Ottone concesse poco prima del Mille la supremazia su tutti i monasteri e le chiese sparsi in città e nelle Calabrie. Anche la storia di questo edificio è fatta di alterne vicende, ad esempio la sua trasformazione in teatro nel XIX secolo, ma cosa ne è stato di un quadriportico analogo a quello della cattedrale di cui San Benedetto disponeva in origine? Potremo rendercene conto attraversando la strada per visitare l’odierno Museo Archeologico, la cui parte frontale adotta quanto rimasto del lato dell’antico porticato opposto alla chiesa. Delle interessanti raccolte ospitate nel museo, il primo piano presenta reperti dalla preistoria al periodo greco di molti siti della provincia, mentre al secondo sono esposti i ritrovamenti salernitani, etruschi e sannitici del quartiere di Fratte e quelli della colonia romana di Salernum. Pregevole una testa bronzea di Apollo – scelta a simbolo del museo stesso – rinvenuta nelle acque del golfo nel 1930 e databile probabilmente fra il I secolo a.C. e il I d.C.

L'acquedotto di Via Arce, un tempo in aperta campagna
L’acquedotto di Via Arce, un tempo in aperta campagna

Dovremo poi uscire brevemente dal centro storico per apprezzare in Via Arce i significativi resti dell’acquedotto medioevale, che sorgeva ancora in aperta campagna quando, tra l’XI e il XII secolo, venne costruito per portare acqua alla zona del monastero di San Benedetto. Una vera singolarità l’arco acuto a sesto ribassato che vi fu impiegato, probabilmente per motivi tecnici.
Muovendoci infine sulla via del rientro alla nostra base, eccoci imboccare in Piazza Sedile di Portanova la serpeggiante Via dei Mercanti, stretta e animata strada commerciale del centro storico. Come in altri punti della Salerno antica vi si incontrano pezzi romani di spoglio (specialmente colonne con capitelli), chiese grandi e piccole, vecchi edifici signorili come Palazzo Pinto dove ha sede la Pinacoteca. Quasi di fronte sorge il Museo della Scuola Medica da poco risistemato, nei pressi la curiosità di una vecchia cappella gentilizia oggi divenuta una pasticceria. Svoltando poi a sinistra in direzione del mare varrà una visita la chiesa di San Giorgio, con tele e affreschi dei Solimena – protagonisti del barocco napoletano – e il bel pulpito in legno intagliato.

Un’ultima esplorazione, questa volta sulle quattro ruote, ci porterà in cima al colle su cui sorge il castello di Arechi (con parcheggio) che domina la città dall’alto di quasi 300 metri. Di epoca bizantina, oppose le sue solide mura all’attacco di Roberto il Guiscardo: i Longobardi di Gisulfo dopo sette mesi di assedio cedettero solo per fame, ma ottennero di patteggiare le onorevoli condizioni della resa che avrebbe definitivamente concluso la loro signoria su Salerno. Noi ci apprestiamo invece a concludere la nostra visita, raggiungendo con facilità i vicini caselli autostradali per il ritorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

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