La Ville Lumière

Parigi? No, Lione: la città simbolo del Rhône-Alpes si veste di luci nell'eccezionale spettacolo che accompagna i giorni dell'Immacolata. Un ottimo motivo per immergersi nell'atmosfera unica di un centro che deve la sua fama non solo alla gastronomia, ma anche alla storia secolare dell'industria della seta.

Indice dell'itinerario

Entrare da Bouchon Chez Hugon è come immergersi in una commedia di Molière: è qui, tra coltellacci e pentoloni della sua trattoria, che si muove Madame Hugon, ritratto vivente di quelle energiche mères che hanno portato Lione ai vertici della gastronomia mondiale. Non a caso la città vanta oggi la più alta concentrazione di chef della Francia, tra cui il celebre Paul Bocuse che ha creato un vero e proprio impero gastronomico con ben sette ristoranti sparsi in tutta l’area metropolitana; e sulle sue orme ci sono emergenti come il bretone Le Bec, già insignito di due stelle dalla guida Michelin. I bouchon restano però i locali più amati dai lionesi, una vera e propria istituzione: nel gergo popolare il termine indica il fagotto di fieno e paglia che gli osti appendevano alla porta per segnalare al viaggiatore che il suo cavallo sarebbe stato strigliato e rifocillato mentre lui si dava da fare con la forchetta. Chez Hugon è il più illustre rappresentante della tradizione, con portate ipercaloriche come il cervelle de canut che tra il XVIII e XIX secolo, epoca d’oro delle seterie lionesi, dava sostegno ai 60.000 operai piegati per sedici ore ai giorno sui telai Jacquard nel quartiere della Croix Rousse. In questo rione fatto di piazzette e ripide stradine è ancora intatta l’architettura originaria, come quella del cortile dei Vorages dove centinaia di setaioli furono massacrati dai soldati nello sciopero del 1831.
La Croix Rousse scende a precipizio verso il centro storico, un incantevole labirinto che si avvolge intorno alla splendida piazzetta di Neuve Saint Jean. E’ il cuore della vieux Lyon, affollato di negozietti, alberghi d’epoca e ristoranti tipici, anch’esso preservato nel suo aspetto di una volta tanto da essere entrato a far parte dei tesori dell’Unesco. Siamo a due passi dalla cattedrale di Saint Jean, splendido edificio romanico-gotico innalzato a più riprese tra il 1180 e il 1480: sulla facciata una serie di statue dalle inquietanti fattezze sembrano evocare il tragico assedio degli Ugonotti del 1532, mentre all’interno ci si sofferma incantati di fronte alle splendide vetrate policrome e a un incredibile orologio astronomico del ‘500.
Tutti da scoprire sono i traboule, camminamenti che corrono internamente alle case permettendo di passare da una strada all’altra senza uscire all’aperto: il più lungo parte dal 54 di Rue Saint Jean e attraversa sei cortili, con scale spiraliformi e corridoi a ogiva, per sfociare al 27 di Rue du Boeuf. Interessanti sono anche il traboule di Place du Ch’ange annunciato da una porta che pare introdurre alla spelonca di una fattucchiera (non per nulla Lione è una delle mete preferite dagli amanti dell’occultismo), il cortile interno ad arcate del palazzo Paterni e quello altrettanto spettacolare del palazzo Builloud. Un altro suggestivo percorso è quello che dal cortile dei Vorages scende attraverso scale e scantinati fino a Place des Terreaux. Immersi in questo sentore d’ombra e di mistero, non ci si aspetterebbe che Lione sappia essere una città colma di luce: e invece è proprio quello che succede nei giorni a cavallo dell’8 dicembre, quando tutto il centro storico si illumina per la straordinaria Fête des Lumières. Riflessi, scintillii, riverberi multicolori si specchiano ad ogni angolo sul selciato, sulle case, nelle acque del Rodano e della Saona, creando le fantasie e i motivi più inaspettati: mandrie di mucche e di pecore che pascolano tra i balconcini, gigantesche macchine da scrivere che sembrano balzar fuori dalle persiane, alberi ondeggianti e foglie che cadono sulla facciata di Saint Jean, fontane di luce che dipingono il municipio di fiamme rosseggianti o di azzurre cascate, e persino in metropolitana si sale e si scende accompagnati dalla danza variopinta dei neon. Lo scorso inverno uno degli allestimenti più inconsueti era quello firmato da François Magos lungo il Rodano, che si accendeva a intermittenza mentre il fruscio del fiume si mescolava a quello delle fontane illuminate a Place Bellecour, a due passi dalla grande ruota panoramica; per non dire della storica Rue de la Republique, che brillava di luci lungo tutto il suo percorso. Vale una visita anche la Tête d’Or, un parco urbano tra i più grandi d’Europa con alberi monumentali, prati, laghetti e le ottocentesche serre in ferro battuto (artisticamente illuminate durante la Fête des Lumières) dove sono esposte piante tropicali.
Il giorno dell’Immacolata è invece il momento in cui i lionesi vanno in processione con le fiaccole portando simulacri e stendardi fino alla cattedrale di Fourvière. E’ in questo tempio dalle torri ottagonali, innalzato nel 1896 su un’altura che domina la città, che si celebra la messa solenne in un tripudio di folla, a ricordare che l’appuntamento con le luci di dicembre è anche un grande momento di fede e tradizione.

Affreschi in movimento
Tra gli aspetti più caratteristici di Lione ci sono i giganteschi murales, alcuni a tema satirico, altri storici, altri ancora di forte contenuto sociale: il grande trompe-l’oeil dell’hotel Cour des Loges, il murale dei Canuts nella Croix Rousse che rievoca la storia dei setaioli e del quartiere, quello che ritrae i lionesi celebri e quello della Bibliothèque. Ovviamente non sfuggono all’omaggio neppure gli chef più celebri del Rhône-Alpes, ritratti nel ristorante di Paul Bocuse. Un capitolo a parte merita l’insolito viaggio tra i venticinque giganteschi murales realizzati in periferia sulle lunghe e grigie facciate dei palazzi in onore del grande architetto Tony Garnier e delle sue indimenticate utopie sociali d’inizio secolo.
Non si può lasciare la città senza una visita al Musée Lumière (da notare la curiosa omonimia tra il cognome degli inventori del cinema e la denominazione della festa): dedicato ai fratelli Louis e Auguste, ne ripercorre la vicenda umana e professionale di artisti e ingegneri. Nelle sale della loro vecchia casa viene proiettata a ciclo continuo una delle prime pellicole che realizzarono nel 1895, la Sortie de l’usine Lumière in cui viene ripreso un gruppo di operai all’uscita dalla fabbrica: dura appena 40 secondi, ma l’emozione trasmessa da quei pionieristici fotogrammi è ben più durevole. Quanto all’hangar che fece da sfondo al ciak, ne rimangono ancora oggi alcune travi a raccontare i primi passi di un’avventura che, dal cuore della Francia, avrebbe cambiato il mondo.

PleinAir 412 – novembre 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

________________________________________________________

Tutti gli itinerari, i weekend, i diari di viaggio li puoi leggere sulla rivista digitale da smartphone, tablet o PC. Per gli iscritti al PLEINAIRCLUB l’accesso alla rivista digitale è inclusa.

Con l’abbonamento a PleinAir (11 numeri cartacei) ricevi la rivista e gli inserti speciali comodamente a casa e risparmi!

photo gallery

dove sostare

tag itinerario

cerca altri itinerari

Scegli cosa cercare
Viaggi
Sosta
Eventi

condividi l'articolo

Facebook
WhatsApp

nuove idee di viaggio