La Vergine sull'albero

A Deliceto, sui colli della Daunia, uomini e animali in processione rendono omaggio alla loro amatissima patrona in una festa di genuino folklore rurale.

Indice dell'itinerario

Risale forse all’XI secolo l’apparizione della Vergine a un contadino di Deliceto, che la vide tra i rami di un piccolo olmo: a seguito di quest’evento, sul posto venne innalzato un santuario in onore della Madonna che da quel momento sarebbe divenuta protettrice dell’intera comunità. Si dice poi che nel 1837 il suo miracoloso intervento pose fine all’epidemia di colera che aveva colpito la popolazione dauna e da allora, ogni anno, l’avvenimento viene ricordato con una grande processione.
La mattina del 22 settembre una moltitudine di fedeli percorre a piedi i 5 chilometri che separano il paese dal santuario dell’Olmitello, situato in aperta campagna: un edificio di nuda semplicità, che fin nell’architettura – simile a quella di tante antiche fattorie pugliesi – rivela la sua origine rurale, preservata anche dai restauri effettuati nei secoli scorsi e in anni recenti. Dopo la funzione religiosa il corteo, preannunciato dalla banda musicale, entra in città con l’effigie mariana in testa e percorre le vie del centro, seguito da un gruppo di cavalieri e dai contadini che trasportano a braccia e a dorso d’asino i frutti della campagna, sfilando sotto gli archi delle luminarie che al tramonto daranno un tocco in più alla coinvolgente atmosfera della festa paesana. C’è chi indossa i costumi di una volta, lunghe vesti con scialli per le donne e farsetti scuri con camicie bianche per gli uomini; qualcuno si esibisce con strumenti tradizionali, sottolineando le espressioni di un folklore che qui è ancora parte integrante della vita di tutti i giorni. Alla presenza delle autorità, la manifestazione si conclude nella piazza principale con l’assegnazione dei premi alle migliori cavalcature.
L’estate è ormai giunta al termine, e si apprezza l’aria fresca e limpida della collina: siamo a 620 metri di quota nel caratteristico ambiente della provincia foggiana tra boschi, macchia, oliveti, fondi da cui provengono i frutti genuini di questo mondo legato a filo doppio alla terra e ai suoi prodotti. L’economia di Deliceto si basa per l’appunto sull’agricoltura e sull’allevamento di ovini e bovini allo stato brado, con una produzione ricca e varia di cereali, ortaggi e latticini tra i quali spiccano mozzarelle, ricotte, caciocavalli e un gustoso pecorino artigianale lavorato direttamente dai contadini. Tra un assaggio e l’altro in una delle botteghe (senza dimenticare, oltre al companatico, il pane fragrante dei forni cittadini e come dessert i saporitissimi biscotti) potremo andare a zonzo a piacimento alla scoperta di chiese, monumenti e graziosi scorci del nucleo storico: l’impronta è chiaramente medioevale, ma le ricerche archeologiche hanno rivelato che la collina fu frequentata sin da mille anni prima dell’era cristiana; vi fu poi eretto un castrum romano nel luogo in cui oggi si trova il rione detto Piazza Alta.Si deve però giungere all’età longobarda per trovare il primo insediamento stabile. Al IX secolo risale l’imponente castello, originariamente a forma triangolare, costruito sullo sperone roccioso che domina il paese e ben visibile anche da notevole distanza: grazie a tale posizione ebbe per molti secoli una funzione militare strategica, poiché permetteva il controllo dell’ampia vallata circostante. I continui rifacimenti e ampliamenti succedutisi nel tempo lo hanno portato all’odierna sagoma trapezoidale con tre torri angolari; vi si accede da un portone sormontato dallo stemma diviso in quattro sezioni, una delle quali reca le insegne dei Piccolomini. Alla nobile famiglia apparteneva uno degli ultimi signori della città, nipote del pontefice Pio II, che intorno al 1460 si stabilì in quest’area con una colonia di miliziani albanesi e ampliò l’abitato munendolo di mura difensive. Al centro del grande cortile, un tempo sede di esercitazioni militari e competizioni cavalleresche, si trova una cisterna ottagonale per la raccolta dell’acqua piovana. Gli alloggi dei militari e della famiglia marchesale, le scuderie (ricavate dal dislivello del suolo) e la cappella sono gli elementi predominanti della rocca che, dichiarata monumento nazionale già nel 1902, dovrebbe prossimamente vedere la fine dei lavori di restauro. La riapertura consentirà la visita di alcuni ambienti, tra cui la torre quadrangolare con sale abbellite da camini in pietra e i terrazzi dai quali si gode un ampio panorama sull’intero tessuto urbano.
Percorrendo le ripide stradine che dal castello portano in centro, si attraversa l’antico abitato le cui architetture stanno riassumendo l’aspetto medioevale grazie a un progetto del Comune che prevede l’interramento di tutti i cavi aerei e un contributo del 50% a fondo perduto per chi ristruttura la propria abitazione riportandone la facciata in pietra viva.
Lungo il corso principale si affacciano i monumenti sacri principali come la Chiesa Madre, la cui costruzione iniziò nel 1744 e terminò solo all’inizio del XIX secolo: al suo interno conserva pregiati dipinti, reliquie e una pianeta appartenuta a Padre Pio. Poco più avanti si incontra la chiesa di Sant’Anna e Morti, eretta alla fine del 1600 e nel cui interno è allestito un museo diocesano; varcato l’ingresso (dove due teschi in pietra ricordano che qui si celebravano messe in suffragio dei defunti), si attraversa una porta in legno restaurata da un artigiano locale che ne ha riportato alla luce le eleganti decorazioni. Ricordiamo ancora la chiesa della Santissima Annunziata, la più antica del paese, e la cappella di Sant’Antonio, con un bellissimo organo a canne.
Altre occasioni per scoprire i paesaggi e le usanze locali si trovano sulle colline intorno a Deliceto: si tratta in particolare di vecchi mulini ad acqua, di cui quattro ancora in discreto stato di conservazione, e delle neviere, fosse in muratura nelle quali durante l’inverno si accumulava la neve venduta come ghiaccio nella stagione calda. Poco dopo un ponte, su un’ampia curva della statale 90ter, si trova infine la monumentale fontana Mariamalia (dal nome di una statua bronzea che la decora) edificata in epoca rinascimentale e più tardi unita a un lavatoio pubblico e a un abbeveratoio per gli animali, ultima tappa tra queste campagne prima di ridiscendere verso la pianura.

PleinAir 398 – settembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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